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Alle origini di Devil May Cry - parte II

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a cura di Parzival

Pubblicato il 01/12/2017 alle 00:00

Nella scorsa puntata di questo approfondimento ci eravamo lasciati accennando all’insolita decisione di Capcom di affidare lo sviluppo di Devil May Cry 2 a un nuovo team, togliendolo dalle mani del suo creatore Hideki Kamiya, alla cui personalità e intuizione per lo stile del titolo era legata gran parte del successo che questo aveva riscontrato. In ogni caso lo sviluppo del sequel venne affidato ad un altro team capitanato da Hideaki Itsuno e questo non solo segnò una prima rottura che avrebbe portato Kamiya ad allontanarsi dalla società – con buoni risultati se non altro, perché la storia ci insegna che dopo il divorzio da Capcom il buon Hideki fondò Platinum Games regalando al mondo ancora tantissime gioie a noi videogiocatori– ma rese anche Devil May Cry 2 sensibilmente diverso da quello che ci si sarebbe potuti aspettare.

La pecora nera del gregge

Arrivato sempre su PlayStation 2 nel corso del 2003, Devil May Cry 2 riuscì a vendere benissimo, ma deluse gran parte della critica e dei fan, andando a ricoprire il ruolo di anello debole della serie.
Questa volta il buon Dante si ritrova in compagnia di Lucia, un’avvenente fanciulla dai capelli rosso fuoco che potremo utilizzare alternativamente al figlio di Sparda. I due sono uniti per sconfiggere i demoni presenti nel villaggio di lei e, nel sconfiggerli, finiranno ad affrontare una storia che si complicherà via via sempre di più, risultando nel complesso comunque godibile. Al netto di alcuni miglioramenti nella gestione della telecamera, il titolo apparve però molto semplificato sia nelle boss fight che negli enigmi. Stilisticamente molto più cupo del primo, presentava ambienti più grandi ma anche più spogli e lo stesso Dante risultò anonimo rispetto allo stravagante e beffardo mezzo demone di cui il mondo si era innamorato. 

Il risveglio di Dante

Facendo tesoro delle critiche riscontrate, il team si mise subito al lavoro per migliorare tutto il migliorabile e realizzare il degno erede che i fan si aspettavano, stava per nascere Devil May Cry 3: Dante’s Awakening. Quando arrivò sugli scaffali dei negozi nel 2005, il gioco riuscì subito a riconquistare tutti gli appassionati facendo dimenticare i difetti del secondo capitolo e restituendogli un Dante fortemente carismatico. Il titolo rappresenta un prequel dell’originale e ci mostra un giovane e spavaldo Dante sulle tracce di suo fratello in cerca di vendetta e complicità, senza mancare di un’ironia decisamente accesa. La storia approfondisce fortemente la mitologia dell’universo di gioco e i suoi eventi vengono narrati a cavallo tra manga (composto di due volumi, edito in Italia da J-POP) e videogioco. Poco più tardi arrivò anche Devil May Cry 3: Special Edition in cui era possibile vivere l’avventura anche nei panni di Vergil, oltre che di Dante. L’avventura giocabile è la medesima ma le varianti stanno nel gameplay, nel parco mosse particolare di Vergil e nella modalità aggiuntiva Bloody Palace. 
In quegli anni Devil May Cry era diventato decisamente un prodotto cult, e prima dell’uscita del quarto capitolo fu protagonista di diverse altre iterazioni, come si diceva già sopra in un manga, ma anche in una serie anime di dodici episodi creata nel 2007 da Studio Madhouse e in qualche mobile games. Dante fece poi qualche comparsata anche in altri videogiochi come Marvel vs Capcom, Viewtiful Joe (altra grande perla partorita dalla geniale mente di Hideki Kamiya) e Shin Megami Tensei III: Lucifer’s Call, dove vestiva i panni di uno dei villain.

La gloriosa era dominata da PlayStation 2 stava però per volgere al termine e una nuova generazione di console era ormai alle porte, foriera di grandi novità che avrebbero permesso un’evoluzione sostanziale del medium videoludico come l’alta definizione. Anche per Devil May Cry era tempo di evolversi, e lo fece prendendo due strade parametralmente opposte all’inizio e alla fine della settima generazione videoludica. Ma di questo parleremo nella terza e ultima parte di questo approfondimento, per cui restate sulle nostre pagine per scoprire come si è evoluta la storia del franchise Devil May Cry.

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