Shigeru Miyamoto ricorda Satoru Iwata: mi manca condividere le idee con lui

Il leggendario game designer Shigeru Miyamoto ha raccontato alcuni ricordi legati al presidente Satoru Iwata, prematuramente scomparso nel 2015

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Era l’11 luglio 2015 quando, come un fulmine a ciel sereno, videogiocatori, amici e parenti si ritrovarono ad affrontare il dolore per la scomparsa di Satoru Iwata. Classe 1959, l’allora presidente di Nintendo venne stroncato da un male incurabile contro il quale aveva lungamente combattuto.

Quattro anni dopo, il suo collega e caro amico Shigeru Miyamoto, leggendario autore di Mario, Zelda, Donkey Kong e altri maggiori successi della compagnia ha affidato a un libro, Iwata-san, per ora uscito solo in Giappone, alcuni ricordi legati allo scomparso presidente.

«Era più di ogni altra cosa un amico, per me» ha raccontato Miyamoto, «non mi sentivo mai come se lui fosse il mio capo e io un suo sottoposto. Non si arrabbiava mai, non abbiamo mai litigato su niente.»

I due non hanno mai avuto contrasti, nemmeno quando Iwata “scavalcò” Miyamoto, divenendo presidente di Nintendo nel 2002: «normalmente, se qualcuno più giovane di te, che è nella compagnia da meno tempo di tempo, diventa presidente, potrebbe diventare difficile andare d’accordo, ma per noi non è mai stato così. È sempre stato chiaro che lui fosse più adatto di me, quindi non è mai stato un problema. Penso anzi che questo ci abbia consentito di diventare con naturalezza dei veri amici.»

In particolare, Miyamoto-san ricorda un episodio in cui i due mangiarono insieme: era la prima volta che lo facevano. «Nintendo non paga questo tipo di spese, quindi abbiamo dovuto pagare ognuno la sua parte del conto. Alla fine diventò una tradizione che è andata avanti anche dopo che lui è diventato presidente e io dirigente.»

In proposito di Nintendo e di questi suoi primi anni post-Iwata, Miyamoto spiega nel libro «da quando lui è morto, Nintendo sta andando bene. Penso abbia lasciato molte parole e strutture per fare in modo che il suo lavoro potesse sopravvivere anche con i dipendenti più giovani che abbiamo oggi.»

C’è però un problema a cui non c’è modo di porre rimedio: l’assenza. Miyamoto ha confidato «l’unico problema, è che se mi viene qualche bella idea nel corso del weekend, non ho più nessuno a cui dirla il lunedì successivo. Non potrò mai più sentirlo dirmi ‘oh, a proposito di quella cosa’… Per me è un problema. Mi rende triste.»

Anche il game designer Shigesato Itoi, autore della serie Mother, ha ricordato Iwata-san nel libro: «Iwata diceva sempre che la sua visione di business era rendere tutti felici. Voleva rendere felice sé stesso, le persone e gli amici con cui lavorava, e i consumatori. Usava la parola inglese ‘happy’ anziché quella giapponese, questa cosa mi affascinava. Trovo strano che ricordi le cose più insignificanti, ma ogni volta che diceva ‘happy’ mostrava i palmi di entrambe le sue mani. Credo sia un dettaglio di lui che non mi dimenticherò mai.»

Tra i ricordi di Itoi, c’è anche quello del funerale di Iwata-san. Il giorno in cui tutti si presentarono a omaggiare la memoria del presidente, lui chiese a Miyamoto se Iwata avesse pensato di guarire, quando si era sottoposto alle cure. La risposta, con il senno di poi, rende la sua assenza per i suoi cari ancora più presente: «il giorno dei funerali di Iwata stava piovendo a dirotto. Mentre stavamo aspettando, decisi di chiedere a Miyamoto quante possibilità Iwata stesso pensava di avere, di guarire. Miyamoto mi rispose subito, in modo molto naturale: ‘credeva fermamente che sarebbe migliorato, non aveva la minima intenzione di morire’. Quella risposta mi fece comprendere quanto vicini fossero Miyamoto e Iwata, a che livello fosse arrivata la loro comprensione reciproca.»

I funerali di Iwata si svolsero il 16 e il 17 luglio 2015. Oltre 4.100 persone si presentarono a omaggiare la memoria dello scomparso presidente, che per tutta la sua vita ricordò di essere prima di tutto un giocatore. I resti di Satoru Iwata sono stati cremati e sono oggi custoditi a Kyoto.

Fonte: IGN USA