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Sherlock Holmes: Chapter One | Recensione - Open world è meglio?

Frogwares ci racconta una nuova storia sul detective più famoso del mondo

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Sherlock Holmes: Chapter One
Sherlock Holmes: Chapter One
  • Sviluppatore: Frogwares
  • Produttore: Frogwares
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
  • Generi: Avventura grafica
  • Data di uscita: 16 novembre 2021 (PS5, XSX)

Sherlock Holmes è una delle icone letterarie che più hanno trovato fortuna in epoca moderna. Pensiamo soltanto ai numerosi adattamenti su pellicola, con il detective più famoso del mondo interpretato da attori del calibro di Basil Rathbone, Jeremy Brett, Robert Downey Jr. e Benedict Cumberbatch, soltanto per citare le versioni più longeve.

Anche in campo videoludico gli adattamenti non sono mancati, anzi; ci sono stati numerosissimi tentativi di trasporre le avventure del detective su PC e console, con risultati a dir poco altalenanti. L’unica garanzia di qualità, in questo marasma, è stata la serie di titoli firmata da Frogwares, che conta come ultima uscita il discreto Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter.

A distanza di cinque anni, il talentuoso team ucraino è pronto a presentare al pubblico il nuovo capitolo della serie, Sherlock Holmes: Chapter One, in uscita su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC (con versioni PlayStation 4 e Xbox One in arrivo in futuro).

Come suggerito dal titolo, questo episodio si configura come una sorta di origin story per il nostro detective, pensata per raccontarci i suoi primi passi nel mondo delle indagini poliziesche. Scopriamo insieme com’è andata.

Le origini di Sherlock Holmes

Come vi abbiamo anticipato, Sherlock Holmes: Chapter One è una sorta di origin story per il detective più famoso del mondo. Questo ha dato modo ai ragazzi di Frogwares di dare un taglio inedito al personaggio e alla sua storia.

In effetti Sherlock Holmes, tolta qualche sporadica eccezione, è sempre stato un personaggio abbastanza statico, perché così, in fondo, era stato concepito dalla penna di Arthur Conan Doyle. Qui le cose stanno diversamente. Sherlock è giovane, inesperto, e mostra una spavalderia ed un’arroganza lontane da quelle della sua versione adulta. Non solo: ad affiancarlo non c’è l’amico fraterno John Watson, ma un misterioso amico d’infanzia di nome Jon.

Avere uno Sherlock così giovane ha permesso agli sviluppatori di approfondire molto il suo personaggio: da dove nasce la passione per il violino? Da dove arriva l’interesse per la risoluzione dei crimini? Il gioco approfondisce tutto il nebuloso passato del detective, strizzando sempre l’occhio ai fan con numerosi easter egg ispirati alle sue avventure letterarie e cinematografiche.

Rispetto al passato, inoltre, la storia di Sherlock Holmes: Chapter One riguarda molto più da vicino la vita personale di Sherlock. Le vicende, infatti, si aprono quando Sherlock è in procinto di tornare sull’isola dove ha passato la sua infanzia, Cordona. Lì ha vissuto per un periodo insieme alla madre e al fratello Mycroft, prima che la donna morisse di consunzione. Sherlock, però, sembra avere rimosso molti ricordi relativi a questo evento, e nel corso dell’avventura cercherà di riprendere contatto con il suo passato.

La storia principale del gioco ci è piaciuta molto, soprattutto per la sua capacità di proporre un’evoluzione del personaggio di Sherlock, qualcosa che effettivamente è stato fatto poche volte nei vari adattamenti. Se l’intreccio principale è di ottima fattura e risulta uno dei migliori della serie targata Frogwares, i casi secondari non sono tutti alla stessa altezza, creando un’evidente disparità tra storia principale e contorno, elemento su cui torneremo nella seconda parte della nostra recensione.

Tecnicamente, il gioco si difende piuttosto bene (abbiamo testato la versione PlayStation 5), ed il salto in avanti rispetto al capitolo precedente è evidente fin da subito. Certo, non aspettatevi miracoli: si tratta comunque di una produzione a medio budget, che non riesce a sfruttare appieno gli hardware di nuova generazione.

Ci sono ancora sporadici rallentamenti, le animazioni (soprattutto dei volti) potrebbero essere notevolmente migliorate, ed anche i modelli dei personaggi, nonostante un netto miglioramento, sono ancora lontani dagli standard a cui ci siamo abituati. Fortunatamente, la direzione artistica del gioco riesce a compensare le lacune tecniche mostrandoci scorci meravigliosi a Cordona.

Questa isola mediterranea di pura invenzione è un crogiolo di diverse civiltà e culture, che si incontrano nei vari distretti del posto. Troveremo quindi strutture ispirata all’architettura orientale, mentre altre sono più vicine al gusto italiano dell’epoca. Abbiamo apprezzato molto questo aspetto del gioco, che ha fornito un gradito cambiamento rispetto alla classica ambientazione londinese.

Anche il comparto sonoro svolge egregiamente il suo dovere. Non ci troviamo di fronte ad una colonna sonora memorabile, ma le tracce presenti riescono a costruire piacevolmente l’atmosfera di gioco.

Un’isola piena di storia da raccontare

Passiamo quindi al gameplay di questo Sherlock Holmes: Chapter One. Su questo fronte, il gioco deve molto al precedente lavoro di Frogwares, vale a dire The Sinking City, titolo ispirato ai racconti di Lovecraft uscito nel 2019. Le somiglianze sono davvero moltissime, al punto che questo Sherlock Holmes: Chapter One potrebbe essere definito una variazione sul tema del titolo precedente.

Tagliando i ponti con il passato della serie di titoli dedicata al detective più famoso del mondo, il nuovo episodio adotta un approccio open-world. Cordona, dopo un breve prologo iniziale, sarà interamente esplorabile, e starà a noi decidere se seguire la storia principale del gioco o se esplorare l’isola alla ricerca dei numerosi segreti da scoprire e casi da risolvere.

L’isola è divisa in diversi distretti, e già dalla mappa di gioco è evidente la somiglianza con The Sinking City. Fortunatamente, gli sviluppatori sembrano aver imparato dai loro errori e sono riusciti a correggere almeno alcuni dei difetti del loro precedente lavoro. Il mondo di Cordona, infatti, appare sicuramente più vivo e vivace, ricco di personaggi e di luoghi e monumenti d’interesse.

L’esplorazione, dunque, risulta molto meno tediosa, grazie anche ai numerosi punti disponibili per il viaggio rapido. Saranno quattro le attività principali che troveremo nel mondo di gioco: le missioni legate alla storia principale; i casi secondari, ottenibili collaborando con la polizia locale; le cosiddette “Storie di Cordona”, approfondimenti su luoghi e personaggi che troveremo sparse nella mappa di gioco; ed infine i covi di banditi, location dove dovremo combattere ed arrestare malviventi con numerosi punti in palio.

Quando siamo all’interno di un’indagine, le meccaniche diventano quelle tipiche della serie: potremo analizzare dettagli sfruttando l’inarrivabile fiuto di Holmes, potremo ricostruire scene del passato (meccanica già vista anche in The Sinking City), e dovremo spesso fare affidamento sul famoso palazzo mentale del detective. Queste fasi sono quelle che più funzionano, a nostro avviso: i ragazzi di Frogwares sono ormai maestri nel congegnare enigmi per il nostro detective, e su questo fronte non ci hanno deluso, anzi. Le indagini, soprattutto quelle della storia principale, risultano spesso avvincenti. I problemi risiedono altrove.

Innanzitutto, il gioco sembra lasciare una certa libertà nelle indagini della storia principale. Saremo noi a decidere quando avremo abbastanza indizi per additare un colpevole, e saremo sempre noi a scegliere chi accusare. Questo comporta, ovviamente, la presenza di numerosi bivi narrativi. Già nel primo caso, a titolo d’esempio, potremo accusare due persone; una volta fatto questo, potremo scegliere se consegnare l’accusato alla giustizia o se offrirgli una scappatoia. Un solo caso, quindi, ha quattro possibili finali.

Peccato che le conseguenze siano tutt’altro che importanti: una volta chiuso il caso, la scena successiva è la stessa indipendentemente dalle scelte che si sono fatte. Questo non significa che non cambi assolutamente nulla: qualche impatto le nostre scelte lo hanno, ma non tanto quanto avremmo sperato. Era un difetto presente anche in The Sinking City, e temevano di ritrovarlo anche in questo caso.

I casi secondari della polizia e le storie di Cordona, invece, sono più lineari: la soluzione è una soltanto, ed il gioco non ci farà procedere nell’indagine fino a che non l’avremo trovata. I casi secondari risultano dei piacevoli rompicapo, ma mancano di un collante narrativo forte: ci viene fornito il background del caso, ma non c’è un vero coinvolgimento perché le vicende non accadono davanti ai nostri occhi. Da appassionati di enigmi abbiamo apprezzato questi casi per quello che sono, ma se siete interessati più alla storia del gioco che al resto li potrete saltare senza perdere niente.

Le storie di Cordona, invece, sono piccoli approfondimenti sul passato di Sherlock e di Jon, oltre che su altri personaggi dell’isola e del loro passato. Le abbiamo trovate molto interessanti proprio per la loro capacità di rafforzare il comparto narrativo del titolo, e ci siamo divertiti molto a scovarle sulla mappa di gioco.

L’ultima delle attività più importanti disponibili a Cordona sono i covi di banditi. Come anticipato, qui dovremo combattere contro degli avversari per arrestarli e ricevere punti da spendere successivamente nel gioco. Se avete giocato a The Sinking City, saprete che il combattimento non era un punto forte del lavoro di Frogwares, per usare un eufemismo. Ecco, fortunatamente qui hanno deciso di rivedere da capo il combat system, ma questo non è basato a renderlo efficacemente divertente. Sia chiaro, funziona molto meglio, ma non si va al di là di questo: funziona. Niente di più.

Come in ogni open world, ci sono anche delle attività di contorno. Tra queste, segnaliamo i numerosi commercianti di vestiti, dove potremo spendere punti per rinnovare il guardaroba di Sherlock e Jon. Più interessanti, forse, i venditori di arredamento: qui potremo acquistare i beni perduti della magione di Sherlock (capirete il perché durante il gioco), rimettendoli così al loro posto. Dobbiamo ammettere che rendere di nuovo viva la magione ci ha dato più soddisfazione di quanto ci saremmo aspettati inizialmente, dunque un plauso agli sviluppatori per averci sorpresi.

Era davvero necessario un open world?

Abbiamo cercato di presentarvi le varie attività presenti nel gioco, analizzandole una ad una per capire quanto Sherlock Holmes: Chapter One riesca a divertire con le sue indagini. Abbiamo lasciato da parte, finora, l’open world che, come detto, fa da collante tra i numerosi casi presenti nel gioco.

Ecco, fin dall’inizio abbiamo nutrito forti dubbi su questa scelta: è davvero necessario adottare un approccio open world per un gioco di Sherlock Holmes? Avevamo timore che la risposta fosse un sonoro no, anche alla luce delle pecche di The Sinking City.

Purtroppo, giocando abbiamo trovato conferma dei nostri timori: l’open world di Sherlock Holmes: Chapter One è fine a se stesso, e non ha in alcun modo migliorato la nostra esperienza, anzi. Questo, in parte, è dovuto alla mancanza di vita a Cordona; nonostante l’evidente passo in avanti rispetto a The Sinking City, Cordona rimane un ambiente piuttosto vuoto, dove è possibile interagire soltanto con un numero limitato di luoghi e persone.

Più in generale, però, in un gioco di natura investigativa, che si rifa alla tradizione delle avventure grafiche, le fasi open world sembrano più una distrazione dalla storia, un modo per allungare il brodo ed imitare le meccaniche più popolari nel panorama videoludico odierno, magari nella speranza di attirare nuovi giocatori.

Sebbene l’intento sia certamente comprensibile, avremmo preferito che i ragazzi di Frogwares si concentrassero su ciò che sanno fare bene – anche perché l’apparente libertà che hanno voluto concedere ai giocatori ha avuto conseguenze negative anche su parte dell’impianto narrativo (lo scarso impatto delle nostre scelte di cui abbiamo parlato prima).

Sia chiaro, non è tutto da buttare: alcune delle attività secondarie divertono eccome, lo abbiamo detto (mentre altre, legate ai combattimenti, proprio non funzionano). A nostro modo di vedere, sarebbe stato più opportuno scegliere un’altra strada per inserirle nel gioco, magari con una struttura a livelli aperti; così com’è, l’open world di Sherlock Holmes: Chapter One non ci ha convinti, ed ha reso quello che poteva essere uno dei migliori episodi della serie “soltanto” un episodio discreto. Un passo avanti rispetto a The Devil’s Daughter, ma ancora lontano dall’apice raggiunto con Sherlock Holmes: Crimes & Punishments.

In attesa di mettere le mani su Sherlock Holmes: Chapter One, potete recuperare il precedente Sherlock Holmes: The Devil's Daughter ad un prezzo scontato.

Voto Recensione di Sherlock Holmes: Chapter One - Recensione


7.3

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Storia principale intrigante, con inedito focus sul personaggio di Sherlock

  • Alcune delle attività secondarie sono divertenti...

  • Deciso passo in avanti dal punto di vista tecnico per gli standard della serie

Contro

  • ... ma non tutte

  • Combat system migliorato ma ancora lontano dall'essere divertente

  • L'open world funziona a metà

Commento

Sherlock Holmes: Chapter One è sicuramente un deciso passo avanti rispetto all'ultimo Devil's Daughter, sia sul fronte narrativo che per quanto riguarda le meccaniche di gioco. Ciò che impedisce al gioco di aspirare ad una promozione piena è la mancanza di focalizzazione sulla storia principale: adottare un approccio open world, peraltro non del tutto riuscito, ha inciso negativamente sull'esperienza, nonostante ci siano alcune buone idee di fondo. La nostra speranza è che gli sviluppatori sfruttino le buone basi trovate in questo episodio per portarci un sequel che riesca a superare l'apice qualitativo di Sherlock Holmes: Crimes & Punishments.
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