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Shenmue III, le prime ore nei panni di Ryo - Provato

Back to 2003

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 19/11/2019 alle 16:33 - Aggiornato il 20/11/2019 alle 10:11
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Il Verdetto di SpazioGames

-

Come un'auto d'epoca che sfreccia in autostrada accanto ai bolidi odierni, a testa alta nonostante l'evidente gap prestazionale, Shenmue III ci ha colpito, in queste prime ore di gioco, per la sua cocciutaggine e per l'illimitata fiducia nelle sue meccaniche di gioco, riproposte con ammodernamenti minimi a vent'anni dal debutto. Siamo sicuri che, come pochi altri, questo titolo dividerà la community in due, e siamo curiosi di vedere cos'altro ha in serbo per noi il viaggio (conclusivo?) di Ryo Hazuki. Ci vediamo tra qualche giorno per la recensione completa.


Informazioni sul prodotto

Immagine di Shenmue 3
Shenmue 3
  • Sviluppatore: YS Net
  • Piattaforme: PC , PS4
  • Generi: Azione
  • Data di uscita: 19 novembre 2019

Shenmue III si è fatto attendere quasi vent’anni, e, dopo l’annuncio allo storico E3 del 2015 (uno dei migliori della storia della manifestazione losangelina), si era un po’ perso nei meandri dello sviluppo, tra ripetuti rinvii, preoccupanti voci su embarghi ritardati e, soprattutto, dubbi sulla consistenza e la modernità del progetto in toto.

Sebbene a molte delle domande non potrà che essere la recensione a rispondere, siamo pronti a condividere con voi le prime ore di gioco con l’avventura firmata da Yu Suzuki.

Vendetta, tremenda vendetta

E così, dopo diciott’anni, tempo sufficiente per almeno un altro paio di generazioni di videogiocatori per crescere ed avvicinarsi al medium, torniamo a vestire i panni di Ryu Hazuki, quel suo giubbetto di pelle, quelle scarpe da ginnastica un po’ lise dalle migliaia di passi compiuti da quel maledetto giorno, quando uno sconosciuto dalle fattezze cinesi uccise il padre davanti ai suoi occhi, senza che il nostro riuscisse a fare nulla per evitarlo.

Il viaggio di vendetta diventa presto un viaggio di crescita, e, sebbene il fine ultimo rimanga quello di versare il sangue del marrano, gli indizi portano Ryu lontano dalla rassicurante provincia giapponese a scoprire il mondo, prima ad Hong Kong e poi sul continente, dove iniziano le vicende narrate in questo capitolo.

Shenmue III è la terza parte di una trilogia e, come tale, andrebbe giocato dopo i primi due episodi, a cui sono continui i rimandi: in quest’ottica, l’anno scorso, sono arrivate le rimasterizzazioni dei primi due capitoli, ma siamo sicuri che la stragrande maggioranza delle nuove leve (le giovani generazioni di cui sopra) non abbiano dedicato il tempo e la dedizione necessari alle prime avventure di Ryo.

Suzuki e il suo team, probabilmente altrettanto consapevoli della cosa, hanno optato per uno script che, pur rifacendosi direttamente agli avvenimenti passati, può essere compreso, almeno a grandi linee, anche da quanti non abbiano giocato i primi due capitoli (o solo uno dei due, magari).

Paradossalmente, più che la conoscenza degli eventi pregressi, a cui si può ovviare anche dando una sbirciata al riassunto disponibile dal menu iniziale, aver giocato uno dei precedenti capitoli aiuterebbe molto di più a non rimanere basiti dinanzi alla struttura ludica, alla sua pachidermica lentezza, alle scelte di game design assolutamente fuori dal tempo, che provengono direttamente dagli anni in cui il Dreamcast era un fulgido esempio di architettura tecnologica invece che un amatissimo flop commerciale.

In altre parole, e sottolineeremo questo aspetto più volte anche in sede di recensione, se non avete mai messo mano ad un titolo che avesse il buon Ryo come protagonista, preparatevi ad uno shock.


Marty, prepara la macchina del tempo

Pad alla mano, non si può che riconoscere a Suzuki e al suo team un coraggio (o è incoscienza?) che pochi altri hanno dimostrato di avere in ambito videoludico (di recente un certo Hideo ha dato prova di sé, ma per il resto…): tutto, e quando diciamo “tutto” intendiamo “tutto”, dal menu delle impostazioni ai sistemi di gioco, sembra uscito direttamente da una produzione del 2003 o giù di lì, con ripercussioni ovvie sui ritmi di gioco, sulla quality of life garantita al giocatore e, non dimentichiamolo, sull’effetto nostalgia di chi ha dovuto aspettare diciotto anni con il fiato sospeso.

Shenmue III è testardamente fedele a se stesso, irrimediabilmente indietro di due generazioni sotto diversi punti di vista e, nel contempo, uno dei pochi giochi usciti da Kickstarter che ha mantenuto tutte le promesse fatte in sede di raccolta fondi. Nessuno aveva mai parlato di ampliare la base di giocatori interessati, né di modernizzare il gameplay, né, tantomeno, di fare concessioni alle comodità moderne del videogioco, dai punti esclamativi in testa agli NPC pronti ad assegnare una missione secondaria agli indicatori sulla mappa con il prossimo obiettivo in bella vista, per non parlare del flusso costante di soldi che, dopo poche ore, investirà le tasche del giocatore.

No. Proprio no.

In Shenmue III se volete informazioni dovete chiedere in giro come il più sfigato dei turisti che si è perso nella Maremma toscana, dovrete cimentarvi in una quantità esagerata di minigiochi se vorrete avere i soldi per comprarvi un bel cesto di verdura (?!?) e, dulcis in fundo, dovrete allenarvi quotidianamente per non essere presi a calci dal primo sgherro che incontrerete sulla vostra strada.

E, badate bene, non ci sono né compiacimento né critica nella nostra analisi: questo si aspettavano i backers e tutti coloro che avevano amato alla follia i primi due episodi, e questo c’è, niente più e niente meno, almeno stando alle prime sei ore circa di gioco.

Chi scrive, fiero possessore del Dreamcast e ardente fan dei due titoli originali, di minuto in minuto oscilla tra posizioni oltranziste (“questo è quello che la gente voleva”, “le promesse sono state mantenuta”, “il Dreamcast vive!!” ecc.) ed altre decisamente più contemporanee (“queste animazioni, però, fanno pena”, “i tutorial sono inutili”, ” il gioco non rispetta il tempo del giocatore” e così via). Venire a capo di questi sentimenti contrastanti e fornire a voi lettori una recensione esaustiva sarà uno dei compiti più difficili in circa tredici anni di lavoro.

Balbettii e scorci da cartolina

Due parole al volo anche sull’aspetto tecnico della produzione, quello che, probabilmente, lascia meno spazio alle interpretazioni ed ai pareri personali: Shenmue III è bruttino, c’è poco da fare.

Pur giocato su PS4 Pro, il titolo Deep Silver presenta numerose problematiche legate alla sottotitolazione italiana, alla qualità del doppiaggio inglese, al comparto animazioni, all’espressività facciale, in qualche caso perfino al framerate, comunque generalmente solido.

Eppure, per non farsi mancare un contraddittorio anche in questo campo, l’ultima fatica di Suzuki-san sa regalare anche scorci idilliaci, tramonti di rara poesia e una direzione artistica cui il tempo non ha torto un capello.

Nondimeno, con i soldi dei backers ed il supporto di Sony e Deep Silver, c’era ampio margine per fare assai meglio di così.

Come un’auto d’epoca che sfreccia in autostrada accanto ai bolidi odierni, a testa alta nonostante l’evidente gap prestazionale, Shenmue III ci ha colpito, in queste prime ore di gioco, per la sua cocciutaggine e per l’illimitata fiducia nelle sue meccaniche di gioco, riproposte con ammodernamenti minimi a vent’anni dal debutto. Siamo sicuri che, come pochi altri, questo titolo dividerà la community in due, e siamo curiosi di vedere cos’altro ha in serbo per noi il viaggio (conclusivo?) di Ryo Hazuki. Ci vediamo tra qualche giorno per la recensione completa.

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