Recensione

Yakuza 0 recensione, il drago di Dojima arriva anche su PC

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Nella prima ora di Yakuza 0 c’è tutto: un attimo prima stai tatuando i tuoi pugni sulla faccia di una gang di Kamurocho e l’istante dopo vieni catapultato dentro una cospirazione ai vertici della mafia nipponica, ma c’è sempre lo spazio per un assurdo karaoke in un virtuale bar malfamato. Fino a qualche tempo fa, l’idea di gustarsi la serie ideata Toshihiro Nagoshi su PC era pura utopia, almeno fino allo scorso E3, quando SEGA ha annunciato dal palco losangelino l’espansione del franchise anche al di fuori del mondo console. Yakuza 0 è il perfetto punto di inizio: anche se in ordine cronologico si tratta del penultimo capitolo, la sua qualità di prequel lo rende l’ideale avvio per lo sbarco della serie su PC, necessario per conoscere la storia di Kazuma Kiryu, il drago di Dojima e giovane “imprenditore” alle prese con i soliti malaffari, fra rate da riscuotere e giri illeciti da portare avanti. Ma Yakuza 0 non è solo la storia dell’ascesa e delle lotte di Kazuma, ma è anche – se non soprattutto – uno spaccato sugli anni ‘80 di un Giappone trasportato nel microcosmo di Kamurocho e in quello di Sotenbori, i due fittizi ampi quartieri in cui prende vita l’avventura, che con i neon e gli impiegati nei loro tristi abiti grigi, rappresentano una cartolina quanto mai vivida sulle profonde dicotomie sociali del paese. Le preoccupazioni circa Yakuza 0 versione mouse e tastiera non vertevano tanto sulla qualità in sé dell’opera, quanto sulla bontà dell’operazione di porting, memori dei numerosi scivoloni fatti dalle conversioni console-PC. Fughiamo subito ogni dubbio: il risultato ottenuto da SEGA è riuscito al 100% e oltretutto il titolo arriva su PC al prezzo decisamente competitivo di 19,99€.
La nascita di una leggenda
La storia raccontata da Yakuza 0 inizia nel 1988 e intreccia le vicende di Kazuma Kiryu a quelle di Majima Goro, fra Kamurocho e Sotenbori. È una storia sfaccettata, con cambi repentini, vendette, redenzioni e giochi di potere, iniziata con la riscossione di un debito e una morte messa in scena per incastrate lo stesso giovane protagonista, che attraverso i diciassette capitoli dovrà trovare una risposta per scoprire chi lo voleva incastrare. Ovviamente ci sono le mazzate, tantissime mazzate, talmente tante mazzate da far piover soldi dai poveri malcapitati che incrociano le strade dei protagonisti. Per qualsiasi dettaglio sulla componente narrativa, vi rimandiamo comunque alla recensione completa della versione console (qui). Qui vi basti sapere Yakuza 0 – come tutta la serie del resto – è il gioco più napoletano™ di sempre e Kiryu sarebbe davvero perfetto con il doppiaggio di Mario Merola: “Facitv sott scurnacchiat!” e poi via di pugni contro qualche ubriacone o bellimbusto in giacca sfavillante che ha osato calpestare i piedi della persona sbagliata. 
Yakuza 0 è davvero il tripudio delle attività secondarie fuori testa, una serie di missioni e sotto-storie che spaziano in un universo tipicamente nipponico, dove basta girare l’angolo per trovarsi nel bel mezzo di una sala giochi arcade tutta colori fluo e neon, per poi passare in pochi istanti in un simil-bordello night club a svolgere azioni licenziose. C’è il wrestling femminile, c’è il Mahjong, c’è Outurn, c’è il già citato karaoke e tantissime altre situazioni che, con non poca sorpresa, si sposano alla perfezione con la trama principale, che gioca su ben altri toni, più maturi e quasi drammatici. E poi ci sono le mazzate. Forse l’ho già detto, ma Yakuza 0 fonde alla perfezione la sua natura da open world con quella di beat’em up arcade, stratificato grazie alla presenza di combo e di un approccio quasi ruolistico, volto a personalizzare il proprio stile d’attacco, differente per ciascuno dei due protagonisti. Quando non si menano le mani, l’attenzione si sposta sui numerosi dialoghi e sulle cutscene, doppiate in giapponese e sottotitolate in inglese. Occorre ribadire l’assenza dell’italiano, data l’importanza e l’abbondanza del parlato. 
Un lavoro fatto a regola d’arte
La prima incarnazione di Yakuza 0 risale ai tempi della PlayStation 3, precisamente al lontano marzo 2015. Con due anni di ritardo, una versione leggermente migliorata arriva in occidente e sull’ultima console casalinga targata Sony, ma l’opera di lifting riesce solo in minima parte a mascherare i segni del tempo. Analogo discorso per questo port, praticamente una diretta trasposizione della versione old gen, non impeccabile se si passano sotto la lente alcuni dettagli grafici, ma non per questo poco appagante visivamente. Quello che salta subito all’occhio di Yakuza 0, è la sua estrema fluidità e scalabilità, che lo rendono un gioco adatto anche a macchine meno performanti, ma capace allo stesso tempo di alzare l’asticella nel caso in cui disponiate di adeguate risorse dentro al vostro case. Dando un’occhiata ai requisiti, balzano subito all’occhio la risorse richieste, piuttosto modeste nel 2018, come un Nvidia GeForce GTX 560 o una AMD Radeon HD 6870, non proprio due GPU di ultima generazione. 
Botte in 4K
Inoltre, pur non facendo gridare al miracolo, le opzioni grafiche risultano più che soddisfacenti e, se si scende a patti con un livello grafico basso o medio, Yakuza 0 può fare la sua discreta figura anche su PC piuttosto datati. Per mettere alla prova questa conversione sono state utilizzate due configurazioni, entrambe con Windows 10: la prima era dotata di una Nvidia GeForce GTX 1070 8Gb, Intel i7 4770k 3.50Ghz e 16 Gb di Ram Ddr4, mentre la seconda montava una Nvidia GeForce GTX 960, Intel i5 3470k 3.20Ghz e 8 Gb di Ram. In entrambi i casi i driver della GPU erano aggiornati all’ultima release disponibile. Il primo capitolo arrivato su PC della saga nipponica non è di certo un benchmark capace di mettere sulle ginocchia i sistemi più performanti, ma è sorprendente la stabilità di questo port che, nelle due configurazioni analizzate, si è dimostrato capace di sostenere praticamente lo stesso dettaglio grafico, con le uniche differenze segnalate dalla risoluzione, dal frame rate e dal livello di super sampling, tecnica di anti-aliasing che dava vita a qualche leggero calo prestazionale sulla macchina meno dotata. 
La principale miglioria grafica inerente a questa versione PC è di certo la maggior risoluzione, supportata fino ai 4K e gestita senza troppe difficoltà dal PC più performante, in grado di mantenere inoltre un frame rate stabilmente sopra la fatidica soglia dei 60 e con il massimo dei dettagli grafici. La maggior conta di pixel rende in qualche modo obsoleto il filtro FXAA, che sì grava poco sull’hardware ma che non garantisce la massima resa sulle superfici. Ovviamente questa opzione è risultato un valido alleato contro l’aliasing disponendo del PC meno carrozzato. Oltre alla risoluzione e ai filtri, vi sono anche una manciata di impostazioni sulla qualità delle ombre, delle geometrie e delle texture, con cinque livelli per ciascuna opzione, da basso a ultra. L’unica vera stranezza riguarda i sottotitoli, stranamente sgranati e poco a fuoco all’aumentare della risoluzione.
Completamente personalizzabile
Gli sforzi fatti da SEGA hanno garantito una versione PC pulita e privi di inceppi tecnologi, ma sulla quale pesa comunque una qualità complessiva vittima di un motore di gioco che oramai mostra svariati segni di invecchiamento. Grazie al blur vengono mascherati un po’ di difetti, le espressioni dei volti durante le scene non giocate – nemmeno tutte – sono ben curati, ma nei quartieri visitati non è raro imbattersi in texture grossolane e meno definite, così come gli abitanti che popolano Kamurocho e Sotenbori non fanno proprio gridare al miracolo e l’effettistica risulta in qualche modo decisamente agée. Poco male però, perché l’universo creato in Yakuza 0 riflette alla perfezione l’essenza ubriaca, euforica e allo stesso tempo decadente del Sol Levate sul finire dei ruggenti anni ‘80: anonimi impiegati sfruttati in qualche grigio ufficio e con la loro immancabile valigetta 24h in mano convivono senza difficoltà con idol e ragazze dai vestiti sgargianti, mentre all’orizzonte si stagliano grattacieli e insegne al neon promettono sollievo agli studenti. 
L’ambiguità di Yakuza 0 è di certo una delle sue migliori qualità e, fosse anche solo per questo, l’arrivo in futuro degli altri episodi su PC è una vera manna dal cielo per gli appassionati della seria sprovvisti di console Sony. Infine, oltre che per la sua stabilità, il titolo riesce anche a sorprendere per la sua capacità di trasportare agilmente il sistema di controlli anche sulle tipiche periferiche PC: se ad inizio gioco viene ricordato che un vero yakuza usa il gamepad, anche con mouse e tastiera i colpi inferti non sono niente male, anche grazie alla possibilità di rimappare completamente tutti i tasti.

– È Yakuza 0

– Port scalabile e fluido

– Supporto per risoluzioni fino al 4X

– Giocabile anche mouse e tastiera

– Prezzo decisamente accattivante

– Visivamente mostra i suoi anni

– Qualche problema per i sottotitoli

8.5

Operazione conversione riuscita: nonostante i timori iniziali – non ce ne voglia SEGA, ma guardando indietro gli esempi poco incoraggianti sono numerosi – Yakuza 0 arriva su PC in ottimo stato, con il suo giusto carico di calci, pugni e testate a regolare i conti di una storia noir fra gangster nipponici e malavita del Sol Levante. Pur mostrando gli inevitabili segni di invecchiamento, il titolo rimane piacevole alla vista grazie ad un maggior numero di pixel, con la risoluzione spinta fino ai 4K e con una manciata soddisfacente di opzioni grafiche con cui giocare per trovare il giusto bilanciamento fra prestazioni e resa visiva. Ad un prezzo molto contenuto, Yakuza 0 su PC può essere un ottimo punto di partenza per avvicinarsi alla serie.

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8.5