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Immagine di Oxenfree II: Lost Signals | Recensione - Magia svanita?
Recensione

Oxenfree II: Lost Signals | Recensione - Magia svanita?

Oxenfree II arriva a sette anni di distanza dal predecessore, facendo perdere quella magia degli inizi e concentrandosi su una storia con meno mordente.

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Pubblicato il 12/07/2023 alle 09:01
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In sintesi

  • Sistema di dialoghi ancora una volta ben realizzato
  • Storia meno convincente del capostipite
  • Diverse diluizioni francamente evitabili
  • Pro
    • Il sistema di dialoghi è ancora brillante e restituisce autenticità agli scambi tra personaggi
    • Alcune buone fasi introspettive sulle storie dei protagonisti
  • Contro
    • Tante forzature nella storia e nel modo in cui ci si dilunga
    • Dopo sette anni, era lecito aspettarsi un passo in avanti da tutti i punti di vista
    • Si è persa la magia del racconto corale e del fitto mistero presenti nel capostipite

Il Verdetto di SpazioGames

7.2
Oxenfree II è esattamente come la seconda stagione di una serie Netflix che prova a bissare il successo della prima senza riuscirci: arriva fuori tempo massimo, perde le qualità del capostipite e sa di grande forzatura che apre la strada a molte diluizioni. Chi ha apprezzato il primo gioco troverà ancora buoni motivi per affrontare il viaggio, ma il passo indietro è piuttosto evidente.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Oxenfree II: Lost Signals
Oxenfree II: Lost Signals
  • Sviluppatore: Night School Studio
  • Produttore: Netflix Games
  • Distributore: Netflix
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH , PS5
  • Generi: Avventura
  • Data di uscita: 12 luglio 2023

Sette anni rappresentano solitamente il ciclo vitale di una generazione di console. Sette anni è anche il tempo intercorso tra la pubblicazione del capostipite e Oxenfree II, che arriva di fatto in un momento storico completamente diverso rispetto al 2016.

Era un periodo in cui le opere indipendenti dovevano fare i conti con dei limiti non da poco, con la necessità di inserire delle unicità in grado di poter diversificare i prodotti che fioccavano senza sosta. Il primo gioco di particolarità ne aveva tante, e le abbiamo raccontate tutte nella nostra recensione.

Oggi Oxenfree II, che viene pubblicato da quel colosso chiamato Netflix che non sempre riesce a incontrare il favore del pubblico, decide di rimanere ancorato a quasi dieci anni fa, forse con l'intenzione di bissare il successo col minimo sforzo e senza prendersi troppi rischi.

Night School Studio, che nel frattempo è stato acquisito dal gigante dell'intrattenimento, dà l'impressione di non aver mai avuto dei piani su Oxenfree II, e questo diventa piuttosto evidente quando vi renderete conto di quel senso di forzato trascinamento che permea l'intera produzione.

Oxenfree II è un seguito necessario?

Ognuno ha le proprie esigenze, desideri, speranze ed è dunque complicato rispondere alla solita domanda legata all'effettivo bisogno o meno di un secondo capitolo.

Sette anni non è nemmeno il tempo che ci metterebbe a uscire una delle più grandi produzioni in assoluto, e questo lascia già intendere come il team di sviluppo fosse già con la mente altrove.

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Squarci temporali verso altri mondi?

Succede però che vieni acquisito, che bisogna capitalizzare, mettere a frutto l'investimento; accade anche che entrino in gioco nuove politiche aziendali, cicli produttivi da stabilire e mettere a regime, e tutto ciò che comporta sottostare a chi ti foraggia.

Oxenfree II mantiene l'ossatura del capostipite, ma sette anni dopo non fa niente di davvero unico e brillante per replicarne l'effetto meraviglia.
Questo serve per dire che no, Oxenfree II non sembra affatto nato dalla precisa iniziativa degli autori. Pare piuttosto un prodotto tipicamente da Netflix, che tende ad andare a tentativi fin quando non azzecca il trend giusto o fin quando qualcosa non diventa virale o non incontra il pieno favore del pubblico. Cosa succede però a tutte le altre produzioni? Lo sappiamo già, in fondo, giusto?

Ecco, Oxenfree II sembra proprio un tentativo. Non propriamente andato a male, diciamolo subito con chiarezza. Appare però come una sorta di inserimento forzato all'interno di un contesto che era già chiaro, ben scritto, con equilibri ben precisi e con un gusto per la narrazione che sapeva dosare con grande efficacia le consuetudini dei cosiddetti "teen drama" a quelle della "ghost story".

Il primo gioco era soprattutto un racconto corale, con personaggi molto credibili, amalgamati alla perfezione e incredibilmente autentici.

Questo in Oxenfree II si è perso del tutto, assieme al senso profondo di "un’opera sulla forza del dialogo e la precarietà dei rapporti umani". La protagonista principale è una sola, Riley Poverly, ben presto affiancata da Jacob Summers, che non sempre riuscirà a farsi amare dal pubblico.

La prima è nata e cresciuta nella cittadina di Camena, che fa da sfondo all'intera avventura. Il padre era un veterano, la madre non è mai stata presente, e Riley ha deciso ben presto di spostarsi da una città all'altra alla continua ricerca di una stabilità che non ha mai avuto. Torna nella cittadina d'origine dopo anni, accettando un lavoro da ricercatrice ambientale.

Jacob è un ex conoscenza scolastica di Riley, diventa suo collega nel nuovo lavoro all'interno della cittadina e trascina la sua esistenza apparentemente senza uno scopo ben preciso.

Ha smarrito il suo cane e migliore amico, e sembra davvero un'anima in pena che si è in qualche modo adattata all'isolamento. Tra i due, è di certo il personaggio meno riuscito, capace di far raggiungere ai giocatori picchi non indifferenti di irritabilità. 

Essendo Oxenfree II (come il primo gioco, d'altra parte) un'opera interamente basata sulla storia e su sistemi di gioco estremamente semplici e non elaborati, era lecito aspettarsi molto di più su questo fronte.

Invece, oltre al racconto che diverrà sempre più ricco di dettagli man mano che avanzerete, non di rado dovrete sorbirvi una sequela di dialoghi inutili, poco interessanti, di riempimento.

Gameplay e lentezza da sopportare

Questo modo molto americano di scrivere i personaggi, che in verità è pienamente nello stile Netflix ed è ciarliero senza velleità di reale arricchimento, sortisce l'effetto opposto da quello voluto: fa allontanare il giocatore e non lo fa entrare in sintonia con le storie personali di coloro a cui invece dovrebbe legarsi.

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Il sistema di dialoghi è sempre brillante e rende le conversazioni molto credibili.

Questo per Oxenfree II è un problema non indifferente, perché ne esce fuori un prodotto che accoglie in sé diluizioni non necessarie, momenti francamente dimenticabili e del tutto trascurabili.

Non potrete saltare le linee di dialogo, ma se avete giocato al capostipite saprete benissimo che il sistema dinamico di risposte consente anche il silenzio, fino alla sparizione graduale delle scelte in sovrimpressione.

Questo seguito continua a rendere determinanti alcune opzioni di risposta, e lo fa in definitiva nei momenti clou della storia. Stavolta, quello che in principio era una sorta di thriller sovrannaturale, prova a rendere più terrena l'intera questione di fondo, mettendo in mezzo anche una setta da cui dovrete proteggervi.

Inizialmente Oxenfree II mantiene quell'alone di mistero che aveva caratterizzato il primo capitolo.

La cittadina di Camena ha in effetti tutte le caratteristiche per distinguersi come un luogo abbandonato con tanti segreti che forse sarebbe meglio non svelare, ma la virata verso le azioni segrete della setta ci ha convinti poco e fa un po' perdere quelle atmosfere così particolari e uniche create sette anni fa.

Il sistema di gioco non aiuta granché a velocizzare le sessioni, poiché si poggia su una struttura ingolfata, appesantita da un'impostazione da walking simulator bidimensionale. 

La vicenda rimane, qui, con i piedi più ancorati per terra, anche se è un peccato perdere la forza del racconto corale vista nel primo Oxenfree.
In Oxenfree II non c'è nemmeno un tasto per correre: dovrete camminare lentamente, aprire la mappa della piccola Camena, individuare i punti chiave opportunamente segnalati e dirigervi nel posto.

Nel frattempo, le fasi di traversata sono costituite da dialoghi che approfondiscono la storia del posto, gli eventi paranormali e le vite personali dei due. Di tanto in tanto, dovrete scalare delle montagne, scalinate, fare giri larghi e lunghi per arrivare sulle sommità o percorsi inversi per scendere a valle.

Il tutto, con la pressante sensazione che avreste potuto metterci letteralmente la metà del tempo per fare tutto quello che vi verrà richiesto.

Se non altro, stavolta Oxenfree II è sottotitolato in italiano, dettaglio non da poco se considerate l'amara sorpresa che i non anglofoni ebbero al lancio col capostipite, che aveva battute rapide e costringeva a rispondere in tempi piuttosto brevi.

Grandi novità rispetto al primo capitolo in verità non ce ne sono, se si eccettuano degli approfondimenti al sistema di gioco legati a una radio attraverso cui captare inquietanti conversazioni, sermoni deliranti della setta e un campionario di canzoni locali.

Gli enigmi sono davvero molto semplici e non vanno oltre banali ricomposizioni di forme da determinare con delle manopole multidirezionali. Tecnicamente non è cambiato nulla, ma a stupire in negativo sono certe scelte a monte che rallentano la conduzione di gioco.

Ci riferiamo in particolar modo a loop temporali, riavvolgimenti rapidi in caso di errore, la tendenza a spedire il giocatore in zone lontane e le sezioni dialogiche che poco aggiungono all'esperienza di gioco.

Se si considerano le proporzioni contenute della mappa di gioco e del progetto, non si tratta di difetti su cui è possibile soprassedere. Oxenfree II non è un progetto spontaneo nato da una buona idea o intuizione: è piuttosto una forzatura fuori tempo massimo, che impallidisce al cospetto della brillantezza del primo capitolo.

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