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Like a Dragon: Infinite Wealth | Recensione - Canto del cigno

Kasuga, Kiryu e compagni tornano in uno degli episodi migliori del franchise, con uno sguardo al passato e uno al futuro della serie.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Il titolo più grande dello studio fin qui.
  • Una storia corale popolata di personaggi ben scritti.
  • Contenuti a profusione.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Like a Dragon: Infinite Wealth
Like a Dragon: Infinite Wealth
  • Sviluppatore: Rya Ga Gotoku Studio
  • Produttore: SEGA
  • Distributore: SEGA
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , PS4 , PS5 , XSX , XONE
  • Generi: Action Adventure
  • Data di uscita: 26 gennaio 2024

Il momento tanto atteso è arrivato: a più di tre anni da Yakuza Like a Dragon, che ha segnato un punto di svolta epocale per il franchise, Ryu Ga Gotoku Studio torna con Like a Dragon: Infinite Wealth, che si affranca definitivamente dal nome che ha contraddistinto la saga per oltre vent'anni e propone la mappa più ampia ed ambiziosa della serie, trasportando il giocatore nientemeno che alle Hawaii. 

Questo nuovo capitolo è sicuramente il più vasto e costoso della storia del brand, ma basterà questo a garantirne il successo? Quali miglioramenti sono stati apportati alla già funzionale formula che ha assicurato all'episodio del 2020 una calda accoglienza tanto da parte della critica quanto del pubblico?

Per le risposte a queste ed altre domande, non vi resta che continuare la lettura. Arigato Gozaimasu.

Conoscenze pregresse

Ijincho. Yokohama. 2022. Interno: Ichiban Kasuga, infilato in un vestito di classe e con i capelli raccolti, tenta di trovare un posto nella società per tutti gli ex-yakuza lasciati a piedi dal doppio scioglimento del Tojo Clan e dell'Alleanza Omi, avvenuto sul finire delle vicende raccontate nel precedente episodio.

Grazie al suo attuale lavoro da Hello Work, una partecipata del comune di Yokohama che si occupa di lavoro e di tutoring, il nostro si è fatto un nome grazie alla sua bontà di cuore, che lo porta a trovare impieghi, anche "grigi", per individui per i quali altrimenti la società non avrebbe alcun piano.

In men che non si dica Ichiban si guadagna il sopranome di "salvatore degli yakuza" ed è proprio questa inattesa fama ad attirare su di lui le attenzioni di un misterioso canale Vtube (la YouTube del mondo di Like a Dragon), atto a smascherare complotti e malefatte, che lo prende di mira e lo espone, senza motivo, al pubblico ludibrio, come oggi succede troppo spesso anche nella realtà.

Il nostro protagonista questa volta si trova alle Hawaii – e sono le storie dei singoli eroi a prendere la scena.
Colpito come da un treno in corsa dagli eventi susseguenti alla messa online di un video che lo vorrebbe colpevole di furto e riciclaggio, Ichiban – e con lui i fedelissimi Nanba ed Adachi – perde il lavoro e si trova a galleggiare nuovamente in un limbo liquido di disoccupazione, pochi soldi, troppo tempo libero e, inevitabilmente, un mare di guai.

Stavolta, questi prendono la forma di una ricerca che viene affidata al nostro da una terza parte di cui non sveleremo l'identità, al fine di evitare antipatici spoiler, e che lo porta nientemeno che alle Hawaii.

Come se non bastasse, e lo riveliamo solamente perché SEGA e il Ryu Ga Gotoku Studio non ne hanno fatto mistero nei trailer e nei video promozionali, alle avventure di Ichiban si unirà presto anche l'amatissimo Kazuma Kiryu, con un look inedito ma adeguato al suo nuovo ruolo di agente sotto copertura per i Daidoji.

Nonostante una serie di problemi legati alla sua nuova condizione, Kiryu accompagna il nostro e si erge presto al ruolo di co-protagonista, facendo di Infinite Wealth quasi più il suo canto del cigno che l'ascesa di Kasuga al ruolo di volto primario della saga.

Ci fermiamo qui per non svelare altri particolari di una trama contorta e piena di saliscendi, in linea con il tono più da dramma sociale che il team di sviluppo sembra voler dare alla serie da qui in poi, con le lotte intestine tra malavitosi lasciate in secondo piano (anche se mai completamente sparite) e le storie dei singoli eroi a prendere la scena, con meno violenza e più dilemmi morali nel menu.

La storia funziona e il mix tra personaggi vecchi e nuovi si rivela esplosivo, ma il rovescio della medaglia è rappresentato dall'enorme barriera d'ingresso che Infinite Wealth pone tra sé ed i neofiti.

Aver giocato almeno Like a Dragon, infatti, si pone come condizione essenziale per comprendere a fondo la trama di Infinite Wealth e i legami con le decine di NPC che si alternano a schermo, ma per avere un quadro davvero completo della situazione non guasterebbe essere al corrente anche degli avvenimenti narrati in The man who erased his name e, in misura minore, Yakuza 6 Song of Life.

Se la continuità è comprensibile in una serie così legata al destino dei suoi personaggi, chi volesse avvicinarsi adesso ad essa, spinto magari dalla nuova, entusiasmante mappa o dalla cornucopia di attività secondarie, dovrebbe prendere in seria considerazione di recuperare prima i titoli succitati per non perdersi passaggi fondamentali dell'intreccio.

Respirare le Hawaii

Difficile dimostrare capacità di sintesi se ci si sofferma ad analizzare il gameplay e l'offerta contenutistica di Infinite Wealth: alla pletora di attività secondarie, perfettamente innestate nelle meccaniche di gioco, si alterna una campagna principale longeva ed appassionante, decisamente lenta a carburare e dai ritmi piuttosto diluiti per tre quarti della sua durata complessiva, ma esplosiva quando c'è da tirare le fila e giungere ad una conclusione.

Sulla carta, questo nuovo capitolo non è che la naturale prosecuzione di Like a Dragon, che ha segnato un punto di svolta nella serie, con il passaggio dai combattimenti in tempo reale a quelli a turni, che non ha fatto altro che ufficializzare l'ingresso del franchise nel mondo dei JRPG.

Ma siamo dinanzi ad un JRPG impuro, sporco, unico, che talvolta si appoggia ai canoni codificati da decenni di titoli similari e talaltra propone un'ibridazione assai peculiare tra un action in tre dimensioni e l'umorismo e le tematiche di un titolo come Earthbound.

Sì, avete capito bene, proprio Earthbound: se non nel sistema di combattimento e nell'ambientazione, il titolo SEGA ricorda il classico per Super Nintendo nell'assurda selezioni di classi offerta, nella peculiarità dei topoi tipici dei JRPG applicati ad un contesto completamente differente e, in ultimo, al gusto per la comicità demenziale e non-sense, che fa capolino ad alleggerire le fasi più drammatiche.

Infinite Wealth propone per la gran parte della sua storia una mappa enorme, inferiore a quella di titoli come GTA o Saints Row ma decisamente più densa, meglio caratterizzata, con vicoli e strutture che diverranno riconoscibili già dopo una manciata di ore, missioni secondarie alla fine di ogni isolato e una caterva di attività collaterali che fanno il verso ad altri giochi, in un cannibalismo mediale che rende il prodotto un vero e proprio catalogo del gaming moderno made in Japan.

Tra un combattimento ed un dialogo, allora, ci si troverà, tra le altre cose, a giocare a freccette in un club malfamato, a consegnare cibo in una versione sotto steroidi di Crazi Taxi (indimenticabile arcade SEGA), o a competere nella Lega Sujimon, esilarante parodia del franchise Pokémon che ci ha particolarmente divertito.

E questo senza considerare gli evergreen della serie, come il karaoke, o Dondoko Island, abbondantemente pubblicizzata in fase di preview del titolo da SEGA, che è a tutti gli effetti un gioco nel gioco capace di rubarvi via altre dieci o venti ore come se nulla fosse, ammesso che siate fan delle simulazioni chill sulla falsariga di Animal Crossing.

Infinite Wealth è forte di un cannibalismo mediale che lo rende un vero e proprio catalogo del gaming moderno made in Japan.
Quando poi si passa a menar le mani, e in Infinite Wealth lo si fa molto spesso, anche se meno rispetto alle origini del franchise, il sistema di combattimento non è che un'evoluzione di quello già apprezzato tre anni e mezzo fa: il grosso degli scontri è a turni puri, basato sulla velocità di ogni singolo personaggio – ma, complice la presenza nel party di Kiryu, emblema delle scazzottate in tempo reale che hanno fatto la storia della serie, non mancano elementi action, come la parata perfetta o le azioni contestuali, l'una atta a diminuire i danni subiti e le altre a massimizzare quelli inferti.

Molto importante anche il posizionamento: molti attacchi ad area cono capaci di colpire più nemici qualora siano a portata, e i combattenti nemici si spostano di continuo sul campo di battaglia, aggiungendo un piacevole elemento strategico alle lotte.

Combattere è un piacere, e il team di sviluppo ha cercato di porre rimedio ad alcune delle (relative) criticità che avevamo individuato nel prequel: le pattuglie di scagnozzi per le strade di Honolulu sembrano meno attente di quelle che scorrazzavano ad Ijincho, ed è quindi più facile evitare un combattimento qualora si voglia, e abbiamo notato con piacere non solo un leggero aumento della difficoltà di base, davvero troppo accomodante tre anni fa, ma anche l'aggiunta di nemici speciali sulla mappa che daranno filo da torcere anche ai giocatori più navigati.

Tutto perfetto, quindi?

Quasi, oseremmo dire: le accresciute dimensioni della mappa e il respiro ancora più ampio dell'intreccio hanno fisiologicamente diluito un po' tempi e ritmi della narrativa e non solo – e più che altri episodi della serie, Infinite Wealth parte lento, e potrebbe inizialmente scoraggiare i giocatori più frettolosi, che si aspettano fuochi d'artificio a pochi minuti dai titoli di testa.

Questo è un gioco di ruolo a tutti gli effetti, con tonnellate di scene di intermezzo e dialoghi, alcuni esilaranti, altri un po' troppo prolissi: lo spettacolo arriva eccome, sia chiaro, ma bisogna anche saperlo aspettare, in pieno stile giapponese.

Troppa ambizione per PS4 e Xbox One?

Nonostante qualche passo avanti dal punto di vista della modellazione poligonale e della quantità di modelli a schermo contemporaneamente, l'aspetto tecnico è probabilmente quello che colpisce meno, dal momento che la produzione rimane cross-gen e che il motore utilizzato è il medesimo visto nel prequel oltre tre anni or sono.

Questo non significa che manchino le viste mozzafiato (complice l'ambientazione ed una buona direzione artistica), ma a queste si accompagnano dei limiti abbastanza evidenti, come del pop-in piuttosto invadente, texture di superficie in bassa risoluzione, modelli poligonali degli NPC che si ripetono con frequenza eccessiva e una generale diminuzione della distruttibilità degli ambienti, probabilmente figlia del consistente allargamento della mappa esplorabile.

Alla maggiore ambizione e alla voglia di strafare del team di sviluppo si devono anche un paio di soluzioni poco eleganti, come barriere invisibili a delineare l'ambientazione o cumuli di spazzatura e biciclette posizionati in punti strategici della mappa per impedire l'esplorazione da parte del giocatore.

La speranza, per i prossimi, inevitabili, capitoli, è che a Ryosuke Hori e il suo team venga fornito un budget più consistente, per tenere il passo con la miriade di idee nuove che il team sembra voler innestare nel franchise e per sviluppare magari un nuovo motore grafico che renda giustizia alle piattaforme di attuale generazione.

Ciò detto, non è che Infinite Wealth sia un titolo brutto o problematico dal punto di vista delle performance, beninteso: le espressioni facciali rimangono al top della categoria, la varietà di ambientazioni è cresciuta a dismisura rispetto al titolo del 2020 e alcune delle animazioni di raccordo di cui ci lamentavamo allora sono state rese più fluide e naturali, anche se a fare la parte del leone sono ancora la traccia sonora e le cut-scene.

Speriamo che, per i prossimi capitoli, ci sia la possibilità di puntare su un nuovo engine.
La prima, che comprende anche la lingua inglese oltre al consueto doppiaggio originale (che continuiamo a consigliare), sottolinea con maestria i momenti più forti del melodramma in salsa di soia portato in scena dal Ryu Ga Gotoku Studio, ed aggiunge decine di tracce j-pop con le quali comporre la propria playlist per le fasi di esplorazione libera.

Da parte nostra, stiamo faticando a toglierci dalla testa Koi no Disco Queen, una traccia impostata di default come prima della lista (e già sentita in Yakuza 0) che ci ha riportato agli anni '80 e al pop più sfrenato: sentitevi liberi di segnalarci nei commenti le vostre tracce preferite.

E le cut-scene? Il gusto per il taglio cinematografico che ha sempre contraddistinto la saga sin dagli esordi rimane invariato, e la bellezza e la forza di alcuni delle fasi della trama immortalate in queste sequenze pre-renderizzate innalzano la spettacolarità della trama, che pure, come abbiamo detto, ha un taglio meno aggressivo e violento rispetto al passato.

Qualcuno potrebbe obiettare che la frequenza e la lunghezza di queste scene siano eccessive, ed avrebbe probabilmente ragione in termini assoluti, ma il franchise che prima si chiamava semplicemente Yakuza ha sempre fatto di queste scene un marchio distintivo, ed i fan di lunga data si aspettano un tale livello di cura per i dettagli ed una messinscena all'altezza della drammaticità degli eventi raccontati.

Voto Recensione di Like a Dragon Infinite Wealth | Recensione


8.8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • La mappa più vasta della storia del franchise

  • Melodramma giapponese al suo meglio

  • Meccaniche di gameplay rodate e funzionali

  • Livello di sfida più stimolante del prequel

  • Strabiliante quantità di contenuti

Contro

  • Non un campione di ritmo

  • Impossibile goderselo pienamente per chi non avesse giocato almeno Like a Dragon

Commento

Alcune scelte potrebbero far discutere i fan di vecchia data ma, al netto dei gusti personali, Like a Dragon Infinite Wealth rimane l'episodio più vasto, ambizioso e coraggioso del franchise da parecchi anni a questa parte, frenato solamente da un motore grafico che inizia a sentire il peso degli anni e dalla natura cross-gen del progetto.
La caratterizzazione dei personaggi, la marea di attività collaterali, un sistema di combattimento flessibile e finanche l'attenzione dedicata ai giocatori veterani, che troveranno qui un livello di sfida più stimolante rispetto a Like a Dragon, sono tutti elementi che puntano alla volontà del Ryu Ga Gotoku Studio di ampliare il pubblico storico del marchio e portarlo ad un livello di popolarità ancora maggiore.
L'unica avvertenza riguarda i neofiti: mai come in questa circostanza, la conoscenza pregressa di eventi e personaggi dei due precedenti titoli canonici del franchise è essenziale per comprendere ed apprezzare a pieno le relazioni tra i personaggi e le pieghe della complessa storyline messa in piedi dagli sceneggiatori.
D'altronde, recuperare Like a Dragon, The man who erased his name e Yakuza 6 è un sacrificio solamente in termini di tempo, perché parliamo di tre titoli di alto profilo che tutti gli appassionati del genere dovrebbero giocare.
***

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