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Like a Dragon Gaiden: The man who erased his name | Recensione

The Man Who Erased his Name è un tassello fondamentale nell'epopea di Kazuma Kiryu: scopriamolo nella nostra recensione.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • L'anello mancante a livello narrativo tra sesto e settimo capitolo.
  • Ripropone tutti i marchi distintivi della serie regolare.
  • C'è un abbondante riciclo di asset e location, soprattutto da Yakuza 7.

Informazioni sul prodotto

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Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name
  • Sviluppatore: Ryu Ga Gotoku Studio
  • Produttore: SEGA
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PS5 , PS4 , XSX , XONE , PC
  • Generi: Action Adventure , Azione
  • Data di uscita: 8 novembre 2023

Dopo le vicende narrate in Yakuza 6: Song of Life era inevitabile che i fan della serie Sega potessero accusare un moto di tristezza: per raggiunti limiti di età e per scelta personale, il protagonista indiscusso della serie, l'amatissimo Kazuma Kiryu, sembrava uscire definitivamente di scena, lasciando il passo a personaggi più giovani e liberandosi finalmente dal giogo della malavita giapponese.

A distanza di qualche anno, possiamo dire che nulla di tutto ciò è realmente accaduto: apparso già nel settimo episodio regolare, anche se con un ruolo secondario, Kiryu non è mai davvero uscito dai radar del franchise, e Ryu Ga Gotoku Studio lo omaggia con un episodio "Gaiden" (quindi non canonico) tutto dedicato a lui.

Benvenuti nella nostra recensione di Like a Dragon Gaiden: The man who erased his name (da qui in poi solo Like a Dragon Gaiden).

Taichi Suzuki

Questo spin-off dedicato a Kazuma Kiryu si apre esattamente dov'era finito il sesto capitolo, andando a colmare il buco nero riguardante il Drago di Dojima tra la fine di Yakuza 6 Song of Life e la sua inattesa apparizione nel settimo capitolo.

Inutile dire che la narrativa di quest'ultima fatica del Ryu Ga Gotoku Studio è infarcita di spoiler, e che in questa sede camminiamo in equilibrio sulle uova per non rivelare troppe informazioni riguardo non ad uno ma a due titoli precedenti della serie.

Sì, perché sebbene la gran parte degli eventi sia legata a doppio filo con il settimo capitolo regolare del franchise Yakuza, per comprendere fino in fondo le motivazioni di Kiryu e la sua situazione all'inizio del gioco tornerebbe molto utile anche essere a conoscenza degli eventi del sesto capitolo, l'ultimo che lo vedeva protagonista, e in particolare tutta la parte finale di quel gioco.

Non rovineremo il gusto della scoperta a quanti volessero recuperare i due titoli succitati, peraltro assai meritevoli, ma qualcosa dovremo pur dirla riguardo all'impalcatura narrativa che sorregge Like a Dragon Gaiden: il Drago di Dojima si trova in una posizione estremamente scomoda, ed è suo malgrado costretto ad accettare dei compagni di letto alquanto discutibili.

Per godersi The Man Who Erased His Name, è importante conoscere gli eventi di Yakuza 6.
Per proteggere i bambini dell'orfanotrofio Morning Glory di Okinawa, Haruka ed Haruto, Kiryu ha dovuto inscenare la sua morte ed è adesso al soldo di un'oscura organizzazione parastatale che tesse le fila della vita politica e sociale giapponese da dietro le quinte.

Questo comporta non solo la mancanza di libertà personale, ed il suo confinamento in un santuario in una località non meglio specificata, ma anche l'obbligo di accettare dei lavori al limite della legalità, quando non evidentemente sporchi, per conto di questa organizzazione.

Proprio in seguito ad uno di questi, all'inizio del gioco, Kiryu si trova coinvolto in un'inattesa cospirazione che apparentemente non lo riguarda, salvo poi scoprire che al centro degli interessi di diversi attori c'è sempre lui, e la forza che proviene dal suo supporto.

Nonostante un incipit piuttosto lento rispetto agli standard della saga, condito da una serie di scelte apparentemente incomprensibili da parte del nostro eroe, Like a Dragon Gaiden cambia marcia nell'ultimo terzo della sua campagna, mescolando con maestria una manciata di facce nuove con una serie di personaggi familiari, che siamo sicuri rivedremo nei prossimi capitoli regolari del franchise.

In particolare, la brusca accelerazione degli eventi che ha luogo nel quinto ed ultimo capitolo e la lunga scena che segue i titoli di coda nobilitano una storia altrimenti leggermente al di sotto degli altissimi standard cui il franchise ci aveva fin qui abituato.

Questo a nostro avviso dipende dal cambiamento in corso d'opera che ha trasformato Like a Dragon Gaiden da un corposo DLC a un'avventura standalone da almeno quindici ore: la diluizione dei tempi e dei colpi di scena non ha avuto effetti positivi sul ritmo del racconto e sulla sua coesione, ma l'ultima fatica pubblicata da Sega compensa con l'infinito carisma del suo protagonista e con l'esattezza delle dimensioni del pezzo finale del puzzle, che va ad incastrarsi perfettamente tra gli eventi narrati nel sesto e nel settimo capitolo.

Se siamo sicuri che i veterani della saga lo ameranno, ci sentiamo di pensare che sia un'opera che non andrà d'accordo con i neofiti, ai quali, come detto, consigliamo di recuperare quantomeno Yakuza 6 e Like a Dragon prima di addentrarsi per le strade di Sotenbori.

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Il gameplay di Like a Dragon Gaiden segue il binario vecchia scuola della serie, che è andata incontro ad una biforcazione in occasione della pubblicazione del settimo capitolo, il primo ad inaugurare il sistema di combattimento a turni.

La svolta da gioco di ruolo che è coincisa con l'ascesa di Ichiban Kasuga al ruolo di protagonista non sembra aver toccato le vicende di Kazuma Kiryu, però, visto che qui i fan ritroveranno il sistema di combattimento in tempo reale che ha fatto le fortune della serie sin dal primo capitolo.

Tanto la forza quanto la debolezza di questa nuova avventura del Drago di Dojima sono insite proprio in questo suo reiterare concetti di gioco arcinoti, generando un senso di familiarità nei fan più entusiasti ma anche una forte sensazione di già visto in quanti si erano detti favorevoli allo shift operato dal team di sviluppo con Like a Dragon tre anni fa.

Con l'eccezione dell'aggiunta di nuove, incantevoli hostess nei vari locali di Sotenbori, rese ancora più realistiche dall'utilizzo di filmati in full motion video in luogo dei consueti modelli tridimensionali, Like a Dragon Gaiden si accontenta di riproporre tutto ciò che ha reso la serie ciò che è, dalla stravagante e ricchissima selezione di attività collaterali (è tornato il Pocket Circuit!) al gran numero di scontri contro i brutti ceffi che gironzolano nella notte giapponese.

Tornare a vestire i panni di Kazuma Kiryu è come indossare di nuovo le scarpe comode, anche se un po' logore, che ci si era dimenticati in fondo alla scarpiera.
Siamo dinanzi ad un'interpretazione in salsa di soia ed in scala ridotta di titoli come GTA e Saints Row, anche se, a ben vedere, c'è molto di più dal punto di vista della profondità dei personaggi, della varietà di situazioni e del gusto tutto nipponico per la narrativa slice of life e le missioni secondarie infarcite di non sense.

Tornare a vestire i panni del Drago di Dojima dopo aver impersonato Ichiban Kasuga è come indossare di nuovo le scarpe comode, anche se un po' logore, di cui ci si era dimenticati in fondo alla scarpiera, un sapore agrodolce che solleticherà soprattutto il palato di chi segue questo franchise dai tempi di PS2.

Le mancanze ci sono, il coraggio nel proporre cose nuove latita, eppure ci si diverte come si è sempre fatto, tra una rissa fuori dal Cabaret Grand che abbiamo gestito anni fa nei panni di Goro Majima ed un'immancabile partita a biliardo in uno dei tanti bar che animano la movida giapponese contemporanea.

In fondo, a ben pensarci, non è da uno spin-off, nato peraltro come contenuto scaricabile e proposto a prezzo ridotto, che era lecito attendersi novità clamorose per la serie madre.

Parola d'ordine: riciclo

Non ci ha stupito sapere, per bocca di Masayoshi Yokohama e Hiroyuki Sakamoto, rispettivamente designer e producer del gioco, che in origine Like a Dragon Gaiden era stato pensato come contenuto scaricabile per l'ottavo episodio della serie regolare: oltre ai profondi vincoli narrativi cui abbiamo accennato poco sopra, il titolo utilizza il medesimo motore, le stesse location e tutti gli asset del titolo base, generando una sensazione di deja-vu molto forte sin dai primi minuti di gioco.

Tutte le considerazioni fatte in sede di recensione per il capitolo avente come protagonista Ichiban Kasuga sono valide anche qui, con tutte le luci e anche qualcuna delle ombre già segnalate in precedenza.

I punti di forza sono quelli storici della saga: cut-scene vibranti e registicamente impeccabili, una riproduzione delle strade del Giappone contemporaneo senza pari, di parecchie spanne sopra all'unico concorrente credibile – ovvero Ghostwire Tokyo – tantissimi NPC a schermo senza che il frame rate ne soffra ed un comparto animazioni che è cresciuto di episodio in episodio fino a diventare davvero convincente.

D'altro canto, Like a Dragon Gaiden non porta nulla di realmente nuovo nemmeno dal punto di vista tecnico, e presenta quindi ancora troppi legami col passato remoto della serie, quello fatto di combattimenti che non continuano nei negozi, del riciclo forsennato di asset e modelli poligonali per i personaggi minori, nei sample audio, dalle immancabili ambulanze al chiacchiericcio dei passanti, che si ripetono uguali a loro stessi da una decade buona.

Ci aspettiamo che sia il venturo Infinite Wealth, in uscita il prossimo gennaio, a segnare un deciso passo avanti da questo punto di vista – perché, esaurito l'effetto "wow" seguito al cambio di motore e al debutto del Dragon Engine, la serie è tornata a sedersi un po' sugli allori negli ultimi tempi, lasciando ad altri prodotti dello stesso sviluppatore, come Judgment e soprattutto Lost Judgment, il testimone di titoli più belli da vedere tra quelli del portafogli del Ryu Ga Gotoku Studio.

Impossibile, invece, lamentarsi dal punto di vista dei contenuti e da quello delle interpretazioni attoriali: se i primi sono più che adeguati per un titolo che, lo ricordiamo, viene venduto al lancio a meno di cinquanta euro, le seconde avvicinano sempre più la serie agli standard cinematografici che già Toshihiro Nagoshi aveva impresso al franchise anni fa.

Per esigenze legate alla pubblicazione di questo articolo, abbiamo messo un punto alle vicende dopo circa sedici ore di gioco, dedicandoci solo a parte dei moltissimi contenuti opzionali di cui il titolo è infarcito. Se i più frettolosi potranno arrivare in fondo già dopo una dozzina di ore, coloro i quali si lasceranno tentare, tra gli altri, dal karaoke, dal golf o dalla vita notturna di Sotenbori potranno agevolmente superare le venti ore senza accusare stanchezza.

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Voto Recensione di Like a Dragon Gaiden: The man who erased his name | Recensione


7.9

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Chiude il cerchio sulle vicende di Kiryu tra il sesto ed il settimo capitolo

  • Più compatto degli episodi regolari, ma non mancano i contenuti

  • Tutti i punti di forza della serie madre...

Contro

  • ... ma nessuna novità significativa

  • Consistente riciclo di asset e location

Commento

Like a Dragon Gaiden: The man who erased his name è un capitolo minore dell'amato franchise Sega solamente se lo si guarda dal punto di vista delle novità (che latitano) e della durata complessiva, inferiore agli episodi canonici.
Dal punto di vista della narrativa, nonostante un inizio lento, dei combattimenti, della bontà dei personaggi secondari e dei mini-giochi disponibili (a proposito, non perdetevi Alex Kidd in Miracle World!) l'avventura apocrifa di Kazuma Kiryu tocca tutte le corde giuste e regala una quindicina di ore di divertimento senza troppi fronzoli.
E pazienza se per raggiungere questo obiettivo si riciclano insistentemente location ed asset dal settimo capitolo: per le novità che portino avanti la serie ed alzino l'asticella, tra meno di tre mesi ci saranno Ichiban Kasuga e Like a Dragon: Infinite Wealth.
***

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