Immagine di Dread Templar | Recensione - Un infernale tributo agli shooter anni '90
Recensione

Dread Templar | Recensione - Un infernale tributo agli shooter anni '90

L'opera di T19 è una dichiarazione d'amore all'epoca d'oro degli FPS nati su PC negli anni '90, un tributo che ci ha lasciato molto soddisfatti

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dread Templar
Dread Templar
  • Sviluppatore: T19 Games
  • Produttore: Fulqrum Publishing
  • Distributore: Fulqrum Publishing
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Sparatutto
  • Data di uscita: 26 gennaio 2023

Riff metal martellanti? Presenti. Pioggia insensata di proiettili? Presente. Orde di demoni da abbattere a suon di piombo? Anche essi presenti. Insomma, con Dread Templar si viene scaraventati con forza all’interno degli shooter anni ‘90, quelli dove le coperture erano solo una utopia e tutto si risolveva con un pacifico scambio di battute shotgun alla mano.

Dopo l’era gloriosa dei vari DOOM, Quake e Turok, sembra proprio che nell’ultimo periodo questo genere di FPS pre-era 3D sia tornato di moda, un’etichetta di boomer shooter che comprende gli ottimi Prodeus, DUSK o, ancora, Amid Evil.

Riuscirà il titolo sviluppato da T19 Games (lo trovate anche su Instant Gaming) a farsi largo in questa schiera fatta di poligoni tagliati con l’accetta – spesso letteralmente – o siamo al cospetto solo una timida e poco ispirata imitazione creata tanto per cavalcare l’onda?

Questo paesaggio l'ho già visto

La storia di Dread Templar è un perfetto esempio di come dovrebbe essere gestita la narrativa in questa tipologia di opere. Praticamente non c’è e sì, stiamo proprio pensando a te Doom: Eternal e alle tue chiacchiere che spesso tagliavano solo il ritmo nel momento sbagliato.

Tolte le schermate che introducono i livelli e che parlano per l’appunto di un templare 2.0 alla ricerca di vendetta, non c’è nulla che aggiunga ulteriori motivazioni personali o sentimentali alla frenetica caccia infernale che sta per scaricarsi.

Armati fino ai denti

Tolta quindi ogni velleità narrativa, Dread Templar si rivela un concentrato di gameplay che si dipana lungo cinque macro-aree, ciascuna a sua volta suddivisa in cinque livelli, per un totale di venticinque arene dove cimentarsi pistole alla mano.

Bastano pochi istanti dentro questi mondi invasi da qualsiasi genere di mostro per venire catturati dalla nostalgia e da un feeling che riporta subito alla mente titoli come i già citati Quake e Turok, soprattutto per l’assurdo arsenale e per la velocità d'esecuzione.

Il nostro anonimo eroe è infatti inizialmente armato di due katane, ma nelle pieghe della sua giacca trovano spazio con il passare dei minuti anche due pistole, l’immancabile fucile a pompa, un lanciagranate, un arco e anche armi meno convenzionali, come un lancia-trappole utile per immobilizzare gruppi di nemici, un guanto che spara un raggio incandescente e una revolver che proviene dalla bocca dell’inferno.

Dimenticatevi ovviamente mirini, puntatori o orpelli del genere, perché con la pressione del tasto destro del mouse si attiva solo la seconda modalità di fuoco differente per ogni arma, un'opzione che non fa altro che aumentare le possibilità tattiche da impiegare durante gli scontri.

Rapidità di pensiero

Per quanto il ritmo sia tarato verso l’alto e non ci sia mai un momento per tirare il fiato, l’insieme dei movimenti, delle varie bocche da fuoco e degli avversari genera un costante susseguirsi di micro situazioni strategiche, dove pianificare in pochi istanti le proprie mosse.

Ad esempio, nei corridoi stretti conviene focalizzarsi sui gonfi e lenti demoni che scagliano dinamite e che con la loro massa ostruiscono l’unico passaggio, nelle arene più larghe la priorità passa velocemente sui rapidi zombi che si gettano con furia sul protagonista – e che sono il vero ostacolo al concerto fatto di scivolate, salti e spari continui, mentre non si sbaglia mai se si decidere di abbattere per primi quei fastidiosi esseri in grado di generare ancora più fastidiosi minion.

Complessivamente la varietà dei nemici è buona, soprattutto perché non si è mai al cospetto di tristi sosia che si differenziano solo per la skin, ma ciascun avversario, con le sue routine e i suoi attacchi, propone sempre una sfida differente.

In questa equazione vanno poi aggiunti gli immancabili boss, posti a conclusione dei livelli principali. Volendo descriverli in poche parole, useremmo termini come esagerati e fuori di testa, a tratti quasi psichedelici. Cosa altro si può dire su una sorta di papa corrotto, fluorescente, alto come un palazzo di sette piani e che spara di continuo raggi laser?

L’unica nota negativa è forse un bilanciamento non sempre equilibrato, visto che il livello di sfida non cresce progressivamente sezione dopo sezione, ma ci sono picchi di una complessità fuori dalla norma senza un vero perché.

Parola d'ordine: esplorazione

Come da tradizione, un altro dei pilastri portanti in questo retro-genere è il level design e quello messo in scena da Dread Templar è una chiara e riuscita rievocazione storica. I vari livelli sono dei veri e propri labirinti, con tanto di passaggi da sbloccare attraverso chiavi e aree segrete – decisamente più ardue – che nascondono bottini interessanti, in un costante crescendo qualitativo che trova la sua massima espressione nelle fasi finali.

Ogni sezione è un continuo susseguirsi di zone più aperte e strettoie, dove non mancano anche sezioni platform con tanto di seghe circolari, fumi tossici e altre diavolerie letali.

Purtroppo non tutto è riuscito al 100%. Alcune segreti sono così celati che possono essere solo scovati per tentativi, fra salti su spigoli e sporgenze dove si resta incastrati, ma è soprattutto il level design nel suo complesso che ci è parso sin troppo scolastico per lunghi tratti – leggasi almeno primi tre mondi – anche a causa di una estetica infernale che, al decimo shooter in stile anni ‘90, ha forse bisogno di un po’ di svecchiamento.

Con uno sguardo al presente

Nella sua classicità, fra vita da ricaricare con medikit, scudi da raccogliere, salvataggi manuali e fiotti di sangue in bassa risoluzione, Dread Templar riesce comunque a proporre qualcosa di innovativo che lo eleva rispetto a mero copia e incolla.

La principale novità è un sistema di upgrade ad alto coefficiente di personalizzazione. Tramite varie risorse, power up e altari sparsi per i livelli – spesso da ricercare con minuzia dietro pareti “sospette” – il nostro templare può diventare una vera e propria macchina di morte al nostro servizio e sta al giocatore scegliere se aumentare la potenza delle katane, il raggio d’azione del lancia-trappole o, ancora, se incrementare la velocità di fuoco del fucile a pompa.

Il secondo elemento moderno – fino ad un certo punto in realtà – è il bullet time, da attivare durante i momenti più critici.

Questa abilità speciale è però collegata ad una barra che ne determina la durata e che cresce mano a mano che si inanellano uccisioni. Una scelta di design semplice, logica e che ben si sposa con la filosofia del titolo, costringendo il giocatore ad adottare una necessaria tattica offensiva senza pause.

Colpi a vuoto

Nel suo complesso, fra tradizione un pizzico di innovazione, Dread Templar è un retro-shooter che porta a termine il suo principale compito: diverte.

In mezzo a tanti elementi positivi emergono però anche una manciata di criticità che allontanano il titolo di T19 Games dall’eccellenza assoluta e dai principali esponenti di questo ritorno di fiamma. La principale nota negativa è la quasi assenza di feedback dei colpi ricevuti, decisamente troppo leggeri e che si fatica ad avvertire, almeno fino a quando lo schermo non si tinge di rosso e il game over è alle porte.

Questa mancanza di risposte e di input è particolarmente valida per gli attacchi in melee, che mettono anche in evidenza delle hit-box non sempre chiare e calibrate alla perfezione.

Oltre a questi difetti in termini ludici, anche l’immaginario di Dread Templar fatica ad emergere e a restare impresso, a causa di un’ambientazione cupa e demoniaca che sa di già visto, con tanto di incursioni in un distorto antico Egitto che sa tanto di Serious Sam.

Accompagnamenti diabolici

Dove invece fatichiamo a sollevare dei dubbi è sulla qualità della colonna sonora.

Non sarà nulla di inedito, abbiamo già visto numerosi FPS sfruttare pesanti assoli di chitarra e distorsioni e i richiami allo stile di Mick Gordon sono evidenti, ma certe cose non passano mai di moda e il ritmo martellante è sempre una costante e piacevole iniezione di adrenalina ed energia.

Voto Recensione di Dread Templar - Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Veloce, adrenalinico e anche tattico

  • Buon level design, con tanti segreti da scoprire...

  • Gli upgrade e la personalizzazione del protagonista sono una piacevole aggiunta

  • Colonna sonora pesante e decisamente azzeccata

Contro

  • L'immaginario non è certo dei più originali

  • ... Ma solo nelle aree finali

  • Si fatica a percepire l'impatto dei colpi ricevuti

Commento

Dread Templar è solo l'ultimo arrivato nel filone dei cosiddetti boomer-shooter, un FPS che pesca a piene mani dai classici del genere e alle cui meccaniche tradizionali aggiunge anche un pizzico di personalità, fra upgrade e rallentamenti del tempo. Certo, non si può parlare di pionierismo ma, al netto di qualche inciampo rilevato nei feedback dei colpi, il titolo di T19 Games ci ha catturati con il suo incedere senza sosta e con la sua pioggia di proiettili.
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