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Recensione

Dragon Quest III: The Seeds of Salvation - Recensione

La trilogia si chiude col botto

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Avatar di Nicolò Bicego

a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Pubblicato il 23/10/2019 alle 10:59
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  • Pro
    • Deciso passo in avanti sul fronte narrativo
    • Il sistema di classi rende il gameplay incredibilmente più profondo
  • Contro
    • Rimane comunque un'esperienza datata

Il Verdetto di SpazioGames

8
Siamo giunti alla fine del trittico targato Dragon Quest portato da Square-Enix su Nintendo Switch. Dragon Quest III: The Seeds of Salvation è sicuramente il miglior esponente della cosiddetta “Trilogia di Erdrik”, grazie ad una storia molto più curata e ad un gameplay più complesso e stratificato che introduce un sistema di classi per la progressione del personaggio. Se volete tuffarvi nel passato di Dragon Quest, è da questo titolo che vi consigliamo di cominciare perché, pur sentendo anch’esso il peso degli anni, è certamente quello che è invecchiato meglio.

Nella nostra recensione di Dragon Quest II: Luminaries of the Legendary Line, vi avevamo parlato di come il titolo fosse invecchiato piuttosto male e di come all’interno della stessa serie di Dragon Quest ci fossero capitoli di gran lunga migliori, tra cui il suo diretto successore. Ebbene, oggi siamo qui per parlarvi proprio di Dragon Quest III: The Seeds of Salvation, ultimo (almeno per ora) tra i titoli classici della serie rilasciati su Nintendo Switch e chiusura della cosiddetta trilogia di Erdrik (o Loto, se vogliamo utilizzare l’originale nome giapponese dell’eroe).

L’inizio e la fine di tutto

Come vi dicevamo, Dragon Quest III: The Seeds of Salvation (solo Dragon Quest III d’ora in poi) è l’ultimo capitolo appartenente alla trilogia di Erdrik, aperta dai suoi due predecessori. Sebbene i tre titoli non siano direttamente collegati, e dunque possiate giocarli nell’ordine che preferite, essi ruotano sempre intorno alla discendenza di questo leggendario eroe. Dragon Quest III, in particolare, fa da prequel al primo episodio; la storia ruota attorno al nostro Eroe (di cui noi decideremo il nome e il sesso, feature inedita per la serie) figlio del leggendario guerriero Ortega, in un mondo minacciato dal malvagio demone Baramos. Il giorno del suo sedicesimo compleanno, il nostro Eroe viene chiamato al castello del re di Aliahan, che gli assegna la missione di liberare il mondo dal gioco di Baramos, impresa già tentata da Ortega senza successo. Di qui a poco, l’eroe potrà reclutare fino a tre compagni, che si avventureranno insieme a lui in questa epica storia. Diciamolo subito: Dragon Quest III è un deciso passo in avanti rispetto ai suoi predecessori, soprattutto sul fronte della storia, che adesso appare più rifinita e dettagliata rispetto alla generica trama high fantasy offerta dai primi due capitoli. Certo, abbiamo sempre a che fare con un mondo fantasy di stampo medievale minacciato da un nemico che vuole la distruzione del mondo, ma la cura che è stata riposta nello sviluppo dell’intreccio è senz’altro maggiore.


Questa versione, peraltro, eredita alcune aggiunte che sono state fatte al gioco dalle successive edizioni, tra cui una sequenza iniziale allungata in cui vengono poste al giocatore delle domande (in generale su temi etici), la cui risposta andrà a plasmare il carattere del protagonista. Allo stesso modo, il carattere dei personaggi secondari sarà influenzato dai semi (oggetti che aumentano le statistiche, presenti in diverse tipologie) che gli daremo durante il gioco. Certo, non dovete aspettarvi un cast con personaggi indimenticabili come in un Final Fantasy VI a caso; al contempo, però, il passo in avanti rispetto ai primi due Dragon Quest è evidente, e il gioco ha l’innegabile valore di aver traghettato la serie di Dragon Quest verso una fase più matura. Per quanto riguarda il comparto audio-visivo, vale quanto vi abbiamo detto per il secondo episodio; Dragon Quest III su Nintendo Switch costituisce la versione definitiva per giocare a questo episodio (nonché l’unica disponibile per noi europei insieme a quella per smartphone), grazie ad un buon lavoro di restauro che svecchia il gioco e lo rende davvero difficile da identificare come un titolo proveniente dall’era NES.

Chiusura col botto

Non è soltanto sotto il profilo della storia che Dragon Quest III migliora esponenzialmente quanto fatto dai suoi predecessori; anche sotto il profilo del gameplay questo episodio porta con sé diverse novità, che vanno ad arricchire quello della serie che, per la verità, fino a quel momento era rimasto piuttosto spartano. Innanzitutto, vengono introdotti molti accorgimenti che semplificano le meccaniche di gioco, alcuni dei quali aggiunti tramite le riedizioni successive di Dragon Quest III, che rendono questa versione per Nintendo Switch il titolo più accessibile della prima trilogia.

Tra i cambiamenti più grandi, possiamo considerare l’aggiunta di un ciclo giorno/notte che rende certe quest, oggetti e personaggi accessibili solamente in momenti specifici, aggiungendo un altro livello di profondità al gioco. Inoltre, se già i primi due capitoli adottavano un approccio open-world, è con Dragon Quest III che si ha un importante passo avanti in questa direzione, con un mondo estremamente ricco di cose da fare tra villaggi da esplorare e quest secondarie da scovare e completare. Il cambiamento più grande, però, è sicuramente dovuto all’introduzione di un sistema di classi. Se nei primi due episodi la progressione dei personaggi era semplice e lineare (le statistiche miglioravano con l’avanzare dei livelli, senza grande capacità d’incidere sul processo per il giocatore), qui abbiamo tra le mani un sistema ben più ramificato: per ogni personaggio (tranne che per l’Eroe) è possibile scegliere liberamente la classe di appartenenza, andando ad ampliare notevolmente la libertà concessa al giocatore. Non solo: ad un certo punto della storia incontreremo un  luogo (il tempio di Dhama) che permette di cambiare la classe di un personaggio, facendolo tornare al livello 1 e dimezzandone le statistiche, mantenendo però le magie apprese. Questo permette, ad esempio, di avere un personaggio che ha imparato tutte le magie da Mago e che in seguito ha acquisito le statistiche proprie di un Guerriero.

Questa libertà rende il gioco molto più divertente da giocare, e se è vero che si tratta di elementi che diamo per scontati da qualche decennio, contribuiscono comunque a rendere il gioco ancora godibile al giorno d’oggi, a differenza dei suoi predecessori, che hanno sentito molto di più il passare del tempo. Certo, Dragon Quest III non verrà forse annoverato tra i migliori episodi della serie, ma sicuramente possiamo considerarlo il migliore della prima trilogia ed uno dei capitoli della serie che può ancora avere qualcosa da dire al giorno d’oggi, pur considerando la sua età.

- Deciso passo in avanti sul fronte narrativo

- Il sistema di classi rende il gameplay incredibilmente più profondo

- Rimane comunque un'esperienza datata

8.0

Siamo giunti alla fine del trittico targato Dragon Quest portato da Square-Enix su Nintendo Switch. Dragon Quest III: The Seeds of Salvation è sicuramente il miglior esponente della cosiddetta “Trilogia di Erdrik”, grazie ad una storia molto più curata e ad un gameplay più complesso e stratificato che introduce un sistema di classi per la progressione del personaggio. Se volete tuffarvi nel passato di Dragon Quest, è da questo titolo che vi consigliamo di cominciare perché, pur sentendo anch’esso il peso degli anni, è certamente quello che è invecchiato meglio.

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