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Recensione

Black Panther, la recensione del film Marvel di Ryan Coogler

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Avatar di Marcello Paolillo

a cura di Marcello Paolillo

Editor-In-Chief

Pubblicato il 09/02/2018 alle 00:00 - Aggiornato il 10/08/2018 alle 17:08
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Il Verdetto di SpazioGames

7
Black Panther è un film molto particolare. Marvel ha deciso di mettere totalmente da parte i suoi supereroi più noti, dando spazio a uno dei personaggi che hanno agito dietro le quinte dei precedenti episodi del MCU. Esattamente come Ant Man, Pantera Nera è sicuramente uno degli eroi meno blasonati del Marvel Universe (sono ben pochi i lettori che conoscono o hanno sfogliato almeno una volta il fumetto originale nel nostro paese, se confrontati a quelli di uno Spider-Man qualsiasi) e dedicargli un film da solista è un atto estremamente coraggioso e netto per la Casa delle Idee. Sarà stata una scelta altrettanto vincente?

Il coraggio della PanteraIniziamo subito col dire che Black Panther è un film che non ama prendersi in giro. I toni generali sono da subito piuttosto cupi e la storia parte da un prologo che ci immerge da subito nel contesto mistico delle tribù di Wakanda, un regno florido e tecnologicamente avanzato che ha da poco visto la morte del suo re. Il principe T’Challa (Chadwick Boseman) è prossimo all’incoronazione, proprio mentre un mercenario di nome Ulysses Klaue (Andy Serkis) trama per mettere le mani sul vibranio, il potente metallo di cui Wakanda è ricchissima. Partirà da qui una frenetica caccia da parte di Black Panther, accompagnato da Nakia (Lupita Nyong‘o) e Shuri (Letitia Wright). Tuttavia, la vera minaccia si nasconde nell’ombra e aspetta solo il momento giusto per mostrarsi, mettendo davvero a repentaglio il trono di T’Challa. Come accennato poco sopra, Black Panther sceglie la strada della serietà, non avendo alcuna intezione di far ridere lo spettatore con battute e gag tipiche dei recenti film del MCU.Il recente Thor: Ragnarok o I Guardiani della Galassia hanno messo più volte in scena una comicità da molti ritenuta esagerata e fuori luogo, tanto che nel film di Ryan Coogler si è scelto invece di dare un’impronta seriosa ed estremamente drammatica al tutto. Ciò si traduce in una lentezza dei dialoghi disarmante, specie nella prima metà, inframezzata da poche – pochissime – sequenze d’azione. A volte, infatti, quasi ci si dimentica di star guardando un film Marvel, tanto che lo stesso protagonista decide di estrarre gli artigli – letteralmente – solo in un paio di sequenze cardine. Nelle oltre due ore di durata, Coogler ha infatti optato per una strategia narrativa impostata solo ed esclusivamente sui personaggi e sulle questioni personali che li collegano l’uno con l’altro.

Wakanda per sempreAnche dal punto di vista estetico e prettamente visivo, Black Panther non abbraccia lo sfarzo e la frenesia dei più recenti classici Marvel, con una CGI sobria e legata quasi ed esclusivamente alle suggestive scenografie di Wakanda e dintorni. Anche da questo punto di vista Coogler ha optato per il colpo d’occhio suggestivo e immediato, piuttosto che lo spettacolo pirotecnico e coloratissimo fine a se stesso. Questo perché il film con Chadwick Boseman sembra staccarsi quasi completamente da Avengers e soci – ad eccezione degli ovvi agganci narrativi – vivendo di vita propria quasi fosse un coraggioso spin-off dalle tinte esotiche. La trama spinge sul tema della vendetta, delle scelte familiari e del destino di un popolo messo spalle al muro per via di ferite interne al suo stesso tessuto sociale (tutte tematiche molto sensibili, specie nel periodo storico reale che stiamo vivendo) e gli attori si dimostrano abili narratori nel muovere tali tematiche, pur non brillando per chissà quali interpretazioni magistrali (specie i cattivi). Serkis è il solito monumento alla recitazione, così come Martin Freeman e Forest Whitaker danno un contributo non indifferente all’economia del film.La sensazione, tuttavia, è che manchi sempre quel briciolo di “magia” che spinge gli altri film Marvel oltre la sfera dell’intrattenimento, divertendo con gusto e disimpegno. Black Panther paga infatti la sua estrema ambizione del voler essere “diverso”, scivolando purtroppo su di una resa che non gli rende piena giustizia. Se si fosse tagliato qualche dialogo a favore di una maggiore presenza dell’eroe principale (che, lo ripetiamo, è spesso così assente che tenderete a dimenticare che si tratta di un film a lui dedicato), la pellicola ne avrebbe giovato sicuramente, facendo si che un personaggio “sconosciuto” ai più potesse entrare maggiormente nelle grazie di un pubblico curioso di conoscerlo meglio e più approfonditamente. Magari proprio in vista della sua partecipazione nel prossimo e attesissimo Avengers: Infinity War.

Sicuramente diverso dai precedenti film del MCU

Decisamente troppo lungo

Scene d’azione ridotte all’osso

7.0

Ryan Coogler, con Black Panther, ha deciso di mettere da parte la comicità tipica dei Marvel Movies, a favore di una pellicola che si prende tremendamente sul serio, con tutti i pro e i contro che questa definizione porta con sé. Se da un lato infatti non manca la sensazione di trovarsi dinanzi a un prodotto orginale e dai personaggi unici e ricercati, dall’altra è impossibile non soffrirne un’eccessiva lunghezza generale, accompagnata spesso e volentieri da dialoghi inutilmente lunghi, i quali, volente o nolente, porteranno sempre e comunque all’epilogo che pensate voi. Ragion per cui, inquadrato come un ideale “prologo” per Avengers: Infinity War, Black Panther trova ragion d’essere. Se però cercate un prodotto in grado di rimanere impresso a lungo, magari intriso delle classiche battute umoristiche del repertorio Marvel Comics, cercate pure altrove. Wakanda non è il luogo che fa per voi.

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