Recensione

Another Sight, recensione di un'avventura dai toni magici e surreali

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

La produzione di videogiochi nostrana è nel pieno della fioritura, e sebbene manchino ancora dei pezzi da novanta, ossia quei grandi studi che possano far fare un deciso passo in avanti all’industria made in Italy, il sottobosco indie continua a essere in pieno fermento. Ne abbiamo visti e ne stiamo vedendo parecchi, di titoli indipendenti che tentano di farsi strada in tutti i modi, e solo da poco ci siamo resi conto che nel mare magnum dei prodotti ce n’era uno che meritava particolare attenzione. Se non altro, considerate le premesse e le fonti d’ispirazione. Stiamo parlando di Another Sight, sviluppato dai milanesi Lunar Great Wall Studios, al cui interno si trovano alcuni ex veterani di Milestone. 
Un mondo magico e misterioso
Another Sight è un’avventura story-driven basata sul platforming e sugli enigmi, con una componente narrativa a cui è stato dato grande risalto. Nelle circa cinque ore che impiegherete per portare a termine il gioco seguirete le avventure di Catherine (o Kit, come viene chiamata quasi sempre) e un gatto di nome Hodge, che si rivelerà essenziale per guidare e aiutare nell’avanzamento la giovane protagonista. Kit è infatti diventata cieca a seguito di un incidente non meglio specificato nel prologo, motivo per cui il suo incedere è spesso interrotto da incertezze e da ambienti infidi, che possono mettere a repentaglio la sua vita. Da questa idea è venuta spontanea l’intuizione di collaborare con L’Istituto Ciechi Italiano, che ha offerto la propria consulenza al fine di facilitare gli sviluppatori durante l’implementazione di una delle meccaniche base del gioco: una sorta di ecolocalizzazione che lascia Kit all’interno di una bolla illuminata che rischiara debolmente il percorso.
Nonostante la principale fonte d’ispirazione di Another Sight sia Nessun Dove del maestro Neil Gaiman, (autore di American Gods, Coraline, Sandman e altre opere magnifiche), e non manchino riferimenti all’Alice di McGee, Another Sight cade in alcune ingenuità narrative non da poco. Ad esempio, le reazioni piatte e le considerazioni di Kit sono spesso opposte a quelle che ci si aspetterebbe da una ragazza cieca, e certe frasi (il gioco è sottotitolato in italiano) lasciano di stucco per via della poca credibilità che si viene a creare nel contesto di gioco. Oltretutto, la prima metà del titolo ha una struttura della trama assai carente, e sin troppi elementi narrativi sono dati per scontati. 
La storia è tutto sommato gradevole, hai dei buoni momenti e in generale non perde mai di coesione, eppure la sensazione che durante lo sviluppo siano stati persi per strada dei dettagli non da poco, non ci ha mai abbandonato. 
Another Sight è ambientato verso la fine dell’epoca vittoriana, in una Londra sotterranea dai tratti fortemente steampunk. La vera sfida degli sviluppatori è stata mantenere quest’idea di base inserendo al suo interno alcuni tra i personaggi più importanti e influenti del periodo. Nel corso dell’avventura entrerete infatti in contatto con Monet, Tesla e altri personaggi di spicco, e gli ambienti a essi legati sono modellati proprio secondo ciò che tutti si aspetterebbero: ecco dunque che nei dintorni della casa dell’artista francese si estende un giardino dipinto secondo la tecnica pittorica impressionista, mentre le aree associate allo scienziato di origine serba sono elettrificate. 
Impedimenti oltre la cecità
Se le ambizioni artistiche dell’opera sono in parte coadiuvate da una buona realizzazione d’intenti che, in fin dei conti, rende sempre gradevole quella che è l’anima di Another Sight, lo stesso non si può dire per il sistema di gioco, risultato piuttosto problematico dall’inizio alla fine. 
Il problema reale non risiede nelle mancate rifiniture, quanto piuttosto nella struttura grezza del titolo, la quale presenta dei limiti piuttosto evidenti. 
Si consideri che il giocatore, per avanzare e per risolvere gli enigmi, dovrà continuamente passare da un personaggio all’altro, sfruttando le abilità di ciascuno per venire a capo delle aree a compartimenti stagni di cui è composta l’opera. Ebbene, se da una ragazza cieca non ci si può aspettare il massimo della maneggevolezza, e sono giustificate le continue incertezze, lo stesso non si può dire per un gatto. Eppure, anche Hodges appare goffo, lento, per nulla scattante e spesso sin troppo impedito. Ci sono degli evidenti problemi nella gestione della fisica, che fanno apparire il gatto pesante ben oltre il suo effettivo peso. Non solo: ogni fase di platforming è piagata da non poche imprecisioni che toccano entrambi i personaggi, i quali non riescono ad alternare corsa e camminata senza avere continui singulti e inspiegabili blocchi, come se avessero degli ostacoli di fronte. 
Da ciò, naturalmente, si evince quanto certe sezioni possano essere davvero frustranti, non tanto per la difficoltà ma per via dei controlli mal tarati e balbuzienti. In un’avventura del genere, questi, non sono difetti perdonabili.
Con gli enigmi, che sono piuttosto semplici e immediati, la situazione migliora un po’, fermo restando che dovrete impiegare un po’ di tempo in più del previsto – almeno all’inizio – per capire che gli elementi che si illuminano di blu al vostro passaggio sono gli unici coi quali è possibile interagire. Non ci sono spiegazioni in merito, pertanto imparare e capire come funziona il tutto è solamente affar vostro. 
Graficamente Another Sight è sufficiente: la modellazione poligonale è discreta, ma l’impatto visivo – al di là delle velleità artistiche – non è esattamente in linea con gli standard moderni, tant’è che sembra proprio di aver a che fare con un prodotto proveniente dall’alba della scorsa generazione. Non manca qualche bug qua e là, qualche compenetrazione poligonale e dei difetti che potrebbero essere risolti da una fase di pulitura post-lancio. 

– Artisticamente ha delle buone intuizioni

– La storia è piuttosto godibile e le ambientazioni risultanosempre varie e coerenti al contesto

– … Che manca di alcuni dettagli dati per scontati

– Sistema di controllo impreciso e claudicante, piagato da evidenti limiti strutturali

– Graficamente un po’ spartano, con diversi bug e una cura generale altalenante

6.5

Another Sight è un’opera dalle due anime: se a livello narrativo e soprattutto artistico riesce a rimanere a galla grazie ad alcune buone intuizioni, lo stesso non si può dire per il sistema di gioco, piagato da importanti limiti che influiscono in maniera evidente sulla godibilità del titolo.

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6.5