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Recensione

Wind Child

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Avatar di Francesco Corica

a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Pubblicato il 11/04/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Il panorama dei giochi indie negli ultimi tempi si è andato sviluppando sempre di più, grazie anche all’aiuto di programmi per sviluppare videogiochi come GameMaker, o RPG Maker, che rendono più semplice il lavoro a potenziali piccoli sviluppatori. Oggi vi parleremo proprio di un gioco realizzato con quest’ultimo programma. 
Wind Child, realizzato dal nuovo team Valkyria Studios, promette di regalare un’esperienza da gioco di ruolo classico, con una storia intrigante. Sarà davvero così?
Il destino ti attende
Nel gioco prenderemo inizialmente il controllo di una giovane ragazza, Alexia, che parte alla ricerca della sua sorellina, rapita da quello che sembrava essere un soldato. Aiutata da altre quattro persone, durante la sua missione Alexia scoprirà di essere più di ciò che credeva, e di essere destinata a qualcosa di grande.
La trama, nonostante appaia semplice e quasi scontata, è invece l’aspetto migliore del gioco: è avvincente e ben realizzata, tutti i protagonisti hanno le caratteristiche ideali per essere ricordati e la storia in generale spinge il giocatore a voler scoprire di più su ciò che succederà in futuro. Ci sono anche diverse parti divertenti, non assolutamente forzate e che riescono a far affiorare un sorriso. Sembra, insomma, che i ragazzi di Valkyria Studios ce l’abbiano messa tutta per creare qualcosa di unico a livello narrativo. 
I problemi del gioco, purtroppo, sono altri.
Dal punto di vista del gameplay il combattimento è semplice ed intuitivo: ogni personaggio ha la possibilità di difendersi, oppure creare dei danni a un determinato nemico con un attacco normale o con un attacco speciale/magia. All’inizio, tuttavia, nessuno dei personaggi avrà a disposizione né attacchi speciali né magie: si potranno imparare trovando dei libri nel corso dell’avventura, poi basterà semplicemente attivarli dall’inventario per far imparare loro automaticamente l’abilità relativa. Non bisogna neanche selezionare il personaggio a cui si vuole farla imparare: si attiverà solo se è presente quello a cui è destinato il nuovo attacco, e non potrete quindi scegliere di fare imparare un attacco speciale ad un protagonista piuttosto che ad un altro. Gli attacchi speciali e le magie non hanno alcuna differenza tra di loro, sono semplicemente delle versioni più potenti di quelli normali. Nient’altro. Non c’è un sistema “alla Pokèmon” in cui un elemento è più forte usato su un altro, e non c’è nulla che possa invogliare ad usare alcune magie su alcuni mostri anziché su altri. Si tratta dunque di una vera delusione, perché in fin dei conti non c’è alcun tipo di stratificazione a livello di gameplay. E non c’è neanche, quindi, motivo di usare gli attacchi speciali più deboli. L’unico vero vantaggio è che consumano meno punti magia, ma ovviamente tolgono meno punti vita all’avversario.
Tutti per uno, e uno per tutti!
Per riassumere, insomma, il gameplay è semplice ed intuitivo per chiunque si affacci ad un gioco di ruolo per la prima volta.
Da un lato può sembrare un vantaggio; il vero problema, è che si tratta di qualcosa di eccessivamente semplicistico per chiunque cerchi qualcosa in più, e il rischio di alienare buona parte dei potenziali fan è elevato: un vero peccato, perché si poteva osare di più. C’erano tutte le condizioni per poter creare un gameplay più entusiasmante e meno basilare. 
Anche l’atmosfera del gioco, purtroppo, non riesce a coinvolgere. Le città e i dungeon sono piuttosto anonimi e anche i nemici sono molto generici. Non c’è, quindi, quell’originalità che ci si aspetta da titoli di questo genere. Oltre a quanto detto poc’anzi, è necessario sottolineare un’altro aspetto, soprattutto considerando la premessa della recensione: RPG Maker non è un programma perfetto, c’è bisogno di tempo e cura per ogni minimo dettaglio e bisogna assicurarsi che non ci siano errori. Troppo spesso ci siamo imbattuto in bug, anche gravi: piattaforme invisibili se si prova a imboccare una strada diversa da quella “prestabilita”, ponti invisibili, o assurdità come poter camminare dentro i muri, senza alcun motivo apparente! Per non parlare di alcune parti in cui il gioco si è letteralmente “freezato” solo perché abbiamo provato ad usare il pulsante di azione su un elemento dello scenario inutile. Il gioco deve essere andato in confusione: siamo rimasti bloccati senza poterci muovere e siamo stati costretti a riavviare il gioco. Insomma, si è trattato di un’esperienza di gioco piuttosto frustrante. Bisogna anche dire, però, che il prezzo è molto contenuto: soli quattro euro per un’avventura che, comunque, dura circa una ventina di ore. Questo non giustifica assolutamente le diverse mancanze e gli errori già citati, ma un vero appassionato di questi giochi di nicchia potrebbe anche essere disposto a chiudere un occhio.

– Trama e personaggi ben realizzati

– Buona longevità

– Molti, moltissimi bug

– Combattimento fin troppo semplice

– Ripetitivo e alla lunga noioso

6.0

Wind Child è un gioco che offre una trama ben costruita, ma poco altro. Se siete super appassionati di giochi fatti su RPG Maker e avete quattro euro da spendere, allora compratelo senza problemi, perchè Wind Child farà al caso vostro. Tutti gli altri che vorrebbero qualcosa di più sono avvertiti: non è questo il gioco che fa per voi. Passate oltre.

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