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Recensione

Valerian e la Città dei Mille Pianeti, la fantascienza secondo Luc Besson

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Avatar di Marcello Paolillo

a cura di Marcello Paolillo

Editor-In-Chief

Pubblicato il 14/09/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Luc Besson è sicuramente un nome ben noto tra gli appassionati di cinema, specie quelli a cavallo tra gli anni 90 e i 2000. Impossibile infatti non ricordare Nikita, con la bellissima Anne Parillaud, cui fa seguito un certo Léon, una pellicola che consacra nel firmamento cinematografico internazionale il regista francese, grazie alla commovente storia del sicario interpretato da Jean Reno, assieme a una giovanissima Natalie Portman e a uno straordinario – e cattivissimo – Gary Oldman. Poco tempo dopo, Besson scrive e dirige una pellicola di fantascienza realmente particolare, con l’allora popolarissimo Bruce Willis e una giovane Milla Jovovich (con cui il regista si sposerà di lì a poco). Si trattava de Il Quinto Elemento, un film visionario e tremendamente naif, capace di riscuotere un notevole successo di critica e pubblico. Ora, a ben vent’anni dall’uscita di quel film, Luc Besson si lancia nuovamente nella fantascienza per una pellicola che eredita in toto lo spirito delle avventure di Korben Dallas.

Benvenuti sul pianeta MülPochi di voi sanno che “Valérian e Laureline” è una serie a fumetti ad ambientazione fantascientifica ideata dallo scrittore Pierre Christin e dal disegnatore Jean-Claude Mézières. Il film diretto da Luc Besson e interpretato dalla giovane coppia di attori formata da Dane DeHaan e Cara Delevingne è ad ogni modo tutto fuorché un classico cinecomic Marvel o DC. Valerian e la Città dei Mille Pianeti ci catapulta infatti nel XXVIII secolo, nel quale Valerian – un agente speciale del cosiddetto “Ministero della Difesa” – decide presto di allearsi con la bella Laureline. Il compito del dinamico duo sarà quello di portare a termine missioni spaziali più o meno estreme, fino al giorno in cui dovranno confrontarsi con un nemico decisamente più grande di loro. Luc Besson riporta in auge l’estetica che ha reso celebre il Quinto elemento, confemando – come se davvero ce ne fosse bisogno – un talento visivo e tecnico fuori dal comune. Non aspettatevi in ogni caso un clone del vecchio film sci-fi del 1997 con Bruce Willis e neppure qualcosa sulla falsariga del più recente Lucy: Valerian e la Città dei Mille Pianeti è visivamente mostruoso, e lo fa in una prima metà visivamente sbalorditiva e piena zeppa di trovate geniali, inclusi alcuni personaggi alieni realmente sorprendenti. La seconda metà del film diventa invece più lenta e didascalica, come se Besson avesse deciso di scalare la marcia per non sovraesporre lo spettatore a uno ziliardo di effetti speciali (anche in 3D). Il risultato, in ogni caso, crea un ibrido piuttosto convincente, che pur non raggiungendo i fasti tecnici di uno Star Wars o un Guadiani della Galassia, rassicura circa la volontà del buon Luc di creare un universo psichedelico che vive di vita propria. Questo perché Valerian e la Città dei Mille Pianeti è in grado di unire azione, humor, effetti speciali e spettacolarità, per un film che ama tanto prendersi sul serio (in alcuni passaggi, i riferimenti alla filosofia dietro Star Trek sono palesi e del tutto volontari) quanto risultare scanzonato e fuori di testa (specie una delirante sequenza che interessa il personaggio interpretato dalla celebre cantante Rihanna).

Una missione per salvarli tuttiTrattandosi a conti fatti del lungometraggio europeo più costoso mai prodotto – si parla infatti di ben 200 milioni di euro circa di budget – Luc Besson ha davvero dato fondo a tutta la sua creatività, avendo deciso di dirigere e scrivere Valerian e la Città dei Mille Pianeti come fosse la sua visione estrema, il film della vita, il progetto a cui desiderava lavorare da sempre e che solo ora è riuscito a partorire serenamente, complice anche un progresso tecnologico impensabile negli anni 90. Se l’estetica generale è quindi di indubbio valore, un po’ meno attenzioni sembrano essere state riservate per quanto riguarda il montaggio e la sceneggiatura: alcuni snodi narrativi insensati, troppi personaggi di contorno e, soprattutto, alcune sequenze inutilmente lunghe. Non basta quindi un’apertura sulle note di David Bowie per rendere fluida una vicenda che, spesso e volentieri, perde alcuni pezzi per strada senza che lo spettatore faccia in tempo ad accorgersene. Il film, del resto, è anche eccessivamente lungo (siamo sulle due ore e un quarto abbondanti), cosa questa che potrebbe destabilizzare chi non ci parte preparato.Nulla di così grave, in ogni caso: Valerian e la Città dei Mille Pianeti è un film “leggero” che va affrontato con lo spirito giusto, non annoia e non invita alla distrazione, tra una battuta spiritosa e una riflessione sullo sfruttamento insensato delle risorse naturali del pianeta. Un film pacifista, nell’accezione più comune del termine, diretto da un regista altrettanto ben disposto a proporre al grande pubblico un progetto molto intimo personale e che sicuramente non riceverà i consensi dello spettatore medio. Nel caso in cui riusciste però a mettere da parte i pregiudizi e a far volare la mente all’interno della galassia visionaria e satura di colori messa in piedi da Besson, lo spettacolo – che siate adulti o bambini – è assolutamente garantito. Una fantascienza diversa per uno spettatore differente: e in questo, Valérian e Laureline portano sicuramente a termine con successo la loro missione più importante.

Visivamente straordinario

Valérian e Laureline sono una coppia vincente

Troppo lungo

Alcune sequenze poco funzionali al contesto

7.5

Pur non cambiando le sorti della fantascienza cinematografica, Valerian e la Città dei Mille Pianeti scorre piuttosto piacevole dall’inizio alla fine, complice un’estetica ricercata e satura di colori e una trama che, pur viaggiando su toni leggeri e scanzonati, talvolta non si nega qualche riflessione sulla società in cui viviamo. Il risultato è un film vibrante e ben riuscito, che non solo non tradisce il romanzo a fumetti da cui trae ispirazione, bensì lo omaggia con rispetto e originalità.

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