Recensione

Unravel

Avatar

a cura di LoreSka

A volte ci fermiamo a riflettere sul passato. In quei momenti, spesso accompagnati da lunghi silenzi, ci tornano alla mente frammenti di ricordi importanti, dei veri e propri nodi della nostra esistenza che, collegati fra loro, formano il nostro vissuto.
Unravel è un gioco che ha cercato di dare una forma alla memoria umana, scegliendo la più semplice delle allegorie: quella del filo conduttore. Nei panni di Yarny, buffa creatura di lana, srotoliamo il nostro gomitolo rosso tra alcuni momenti nella vita di un’anziana signora svedese, tra passeggiate in campagna, momenti spensierati e qualche istante cupo. Unravel è un viaggio nel turbine della vita, travestito da delizioso puzzle platform con alcune buone idee e un’ambientazione capace di lasciare il segno.
Ferri e gomitolo
L’idea di Unravel, come detto, si regge sulla presenza di un lungo filo rosso, srotolato dal corpo del nostro protagonista, che lo collega fisicamente all’inizio di ogni livello. Lo scopo del gioco è giungere alla conclusione del viaggio recuperando alcune spille lavorate all’uncinetto, il tutto senza mai spezzare il legame fisico tra Yarny e il mondo che lo circonda.
Questa idea, per quanto semplice, viene utilizzata per introdurre alcune meccaniche che funzionano sempre molto bene. Con la lana, ad esempio, ci si può dondolare tra i chodi, si possono realizzare dei nodi, tendere dei fili e creare dei ponti o dei trampolini elastici, si possono trascinare ed incastrare oggetti, o creare dei complessi collegamenti che si rivelano provvidenziali in molti enigmi basati sulla fisica. Si possono bloccare delle altalene, aprire dei passaggi, persino mettere in difficoltà i pochi nemici che incrociano il nostro cammino.
La lana, però, è limitata e Yarny è costretto a recuperare alcuni metri di filo collocati in alcuni precisi punti del livello, che fungono al contempo da checkpoint. Così, talvolta, Yarny può esaurire il proprio filo costringendo il giocatore a ritornare sui propri passi, a scegliere una strada più conveniente e a ragionare. In effetti, di fronte ad alcuni passaggi, Unravel è un gioco che costringe a pensare, a ragionare sulle possibili combinazioni e sequenze di azioni da compiere per poter proseguire: in questi momenti, il gioco dà il meglio di sé mettendoci di fronte ad alcune brillanti idee di game design. In altri casi, invece, i puzzle sembrano seguire schemi meno intuitivi, e si resta con la sensazione di avere risolto l’enigma in maniera del tutto aleatoria.

Da questi e da altri elementi, si nota come gli sviluppatori di Coldwood Interactive siano all’esordio nel mondo dei videogiochi: Unravel ha una difficoltà non progressiva, vi sono passaggi davvero cervellotici seguiti da lunghe camminate senza particolari difficoltà, e in molti puzzle vi è la reiterazione quasi spasmodica delle stesse meccaniche. Uno dei principali difetti di questo gioco, infatti, si riscontra nella sua relativa rapidità con cui vengono svelate tutte le meccaniche: già al quarto livello avrete praticamente visto tutto quello che c’è da vedere a livello di gameplay, e per le restanti sei ambientazioni non farete altro che ripetere le stesse idee, talvolta coniugate in maniera originale, talvolta ripetitiva.
Svezia: inferno e paradiso
Nonostante questi difetti impediscano a Unravel di entrare nel territorio del capolavoro e di lasciarci di fronte allo stupore e alla meraviglia di Limbo – gioco a cui questo titolo deve davvero molto – dobbiamo ammettere che l’ambientazione ci fa presto dimenticare la relativa ripetitività di alcune sezioni.
In altre parole, Unravel è un gioco davvero meraviglioso, con ambienti, sequenze, giochi di luce, atmosfere semplicemente unici. Non ci meravigliamo del fatto che i creatori di questo gioco vivano in un luogo circondato dalle foreste e dalla natura – a volte selvaggia, a volte povera – della Svezia. Il gioco è un grande omaggio a questi luoghi, e nel giro di poche minuti vi troverete catapultati in un mondo a metà strada tra l’onirico e il bucolico, capace di segnarvi profondamente. I Coldwood sono stati estremamente abili nel creare dieci ambienti completamente diversi tra loro, ognuno con una propria anima e perfettamente distinguibile dagli altri. I temi musicali, poi, completano il tutto immergendolo in un’aura quasi tangibile, che non mancherà di provocare in voi un immediato senso di rilassatezza.
L’intera avventura scorre via in maniera piuttosto fluida, nonostante alcuni momenti che vi faranno grattare la testa, e le esigue ore di gioco per completare il viaggio senza soffermarsi sui segreti sono comunque di qualità. Se, invece, siete fra quelli che amano trovare tutti i collectibles sparsi per il livello, Unravel ha in serbo per voi alcune fasi davvero cervellotiche che vi impegneranno molto più a lungo del previsto.

– Ambientazione splendida

– Ottime musiche

– Alcuni puzzle ben architettati

– Troppo veloce nello svelare tutte le meccaniche

8.0

Il gioco di esordio di Coldwood è, in sostanza, un titolo di ottima qualità che merita di essere giocato. Le ottime idee messe in campo dagli sviluppatori hanno l’unico difetto di svelarsi un po’ troppo rapidamente, costringendoci a ripetere le stesse meccaniche troppe volte nella seconda metà del gioco. Unravel, però, è anche uno di quei giochi la cui ambientazione vi entrerà nel cuore dopo pochi istanti, e che non dimenticherete per molto tempo. Per questa ragione, il gioco è consigliato davvero a tutti.

Voto Recensione di Unravel - Recensione


8