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Recensione

Tower Wars

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Avatar di jewel

a cura di jewel

Pubblicato il 10/09/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6.5

Quello dei tower defense non è esattamente tra i generi più in voga in questi ultimi tempi. Tuttavia, è bello vedere come nonostante le tendenze di mercato, molte software house continuino a seguire i propri processi e ascoltare il proprio istinto, sfornando titoli con la consapevolezza che questi potranno raggiungere solo un piccolo segmento di utenza, rischiando comunque di non soddisfarla. Una grossa percentuale di voi non avrà sentito parlare neanche per sbaglio del nuovo Tower Wars, ma il titolo, approdato su Steam agli sgoccioli di questa torrida estate, avrebbe certamente meritato un minimo di riguardo in più da parte di stampa specializzata e utenza. Lungi dall’essere un capolavoro, il prodotto di SuperVillain Studios presenta comunque qualche caratteristica interessante che non sarebbe male vedere approfondita nei futuri rappresentanti del genere. Sprechiamo qualche parola per analizzarne insieme i pregi e i difetti.

Il sentiero verso la vittoriaIl gioco si basa essenzialmente sulle partite online e, di conseguenza, il livello di difficoltà è assolutamente instabile, in quanto dipende dall’abilità dello sfidante di turno. In questo modo si giocano partite sempre molto imprevedibili e ricche di sorprese ma, d’altro canto, la quasi totale assenza di modalità da giocare in singolo fa sì che non sia possibile migliorare gradualmente, come invece si sarebbe potuto fare con una modalità storia o qualcosa di simile, di cui si sente profondamente la mancanza. Durante le nostre prove, inoltre, ci sono volute diverse manciate di minuti prima di trovare uno straccio di sfidante online. Per cui come si suol dire: oltre il danno, la beffa. Ci sentiamo però di elogiare come il titolo, pur rientrando nel filone dei tower defense strategici, sia assolutamente particolare e pressoché unico nel suo genere. Tanto per cominciare, in Tower Wars non ci sono mai momenti di pausa: una partita può durare anche sessanta o settanta minuti, ma ogni attimo di quest’ultima dovrà essere speso per riflettere rapidamente, piazzare truppe, giocare d’astuzia e via discorrendo. I meccanismi di gameplay, seppure inizialmente non si direbbe, sono piuttosto semplici da apprendere. Ogni giocatore inizia la partita con una porzione di arena sotto il suo controllo, in cui troneggiano un castello e alcune miniere sparse qua e là. Il castello è il cuore pulsante del gioco, poiché quello sarà il forte che dovremo difendere dai nemici, i quali tenteranno costantemente di buttarlo giù per accaparrarsi la vittoria. Con l’oro a sua disposizione, ricavato appunto dalle miniere, ogni giocatore sarà quindi chiamato a creare truppe che seguiranno un percorso dalla propria area al castello avversario, col compito di tener duro e resistere ai colpi nemici per arrivare alla meta finale. Durante il proprio turno, ciascuno sfidante non dovrà limitarsi a spedire soldati in direzione nemica, ma creerà torrette difensive con l’oro a propria disposizione, piazzandole con ingegno in modo da rendere più lungo e difficoltoso il cammino delle truppe altrui. Posizionando accuratamente le torri, si potranno creare veri e propri corridoi tortuosi, oppure rendere impossibile l’attraversamento di un passaggio favorevole per gli oppositori. Al contempo, l’uso delle torrette sarà mirato in base al tipo delle stesse: alcune saranno semplici strutture dotate di balestre o cannoni sulla cima, utili quindi unicamente per far male ai malcapitati. Altre, invece, potranno ad esempio essere di supporto, come quelle adibite a sparare raggi in grado di rallentare l’andamento dei nemici o altre che conferiscono un bonus percentuale alle torrette piazzate negli esagoni adiacenti (il campo di gioco si forma infatti come una grande rete in cui ogni piccola casella ha forma esagonale). In questo ambito c’è da dire che tra upgrade di torri, miniere, castello e vari tipi di soldato, in ogni partita c’è davvero l’imbarazzo della scelta quando si deve scegliere a cosa dedicare i propri quattrini. La chiave per la vittoria è naturalmente un bel trade-off tra la difesa e l’attacco: da una parte sarà sempre necessario pompare balestre e quant’altro per prepararsi alle spedizioni nemiche, mentre dall’altra è chiaro che non si potrà mai vincere senza far crescere le statistiche dei propri combattenti, o sbloccandone addirittura altri tipi sempre più grossi e cattivi. Bisogna chiarire che Tower Wars spinge forzatamente a giocare seguendo certe linee di comportamento prefissate, questo soprattutto a causa dei cosiddetti Battle Points. Questi, si riveleranno presto indispensabili per effettuare anche i più basilari upgrade di miniere e abilità dei combattenti, diventando, all’atto pratico, una valuta importante almeno quanto l’oro. Il problema è che l’unico modo per accumulare questi “punti battaglia” è quello di creare truppe e farle marciare sul territorio nemico, cosa che costringe il giocatore a sacrificare costantemente parte delle proprie ricchezze auree per mandare in avanscoperta gruppi di soldati ogni volta che questo si rivela possibile. E’ un sistema che a volte può apparire leggermente macchinoso, ma probabilmente si tratta della scelta più funzionale per fare in modo che le conquiste in termini di premi dipendano anche dal valore dimostrato in battaglia, o meglio dal tempo di sopravvivenza in territorio nemico. Per diventare potenti sarà quindi necessario sporcarsi le mani e, al contempo, lavorare sull’economia delle proprie risorse destinandole nella giusta misura alle varie attività da svolgere.Da segnalare è infine la presenza di una modalità single-player intitolata “Classic Tower Defense”, in cui al giocatore viene chiesto di sopravvivere, tramite la disposizione delle varie torri nella maniera più opportuna, a quante più ondate di nemici sempre più consistenti e veloci. Non sarà quindi richiesto in alcun modo di gestire i soldati o i percorsi da seguire: tutto ciò di cui ci si dovrà occupare saranno le torrette e i loro upgrade. Nonostante possa servire a giocare un paio d’ore in più del dovuto, la modalità rimarrà un extra davvero accessorio e assolutamente non in grado di sopperire alla mancanza di un comparto “giocatore singolo” come si deve.

Tanti colori, pochi disegniA livello grafico il titolo non si può affatto dire deludente. Già alla prima occhiata è impossibile non rimanere almeno un po’ affascinati da tutta quella varietà di colori e di forme, merito anche di un design che siede agiatamente tra lo steampunk e il medievale. I cali di frame rate sono veramente rari e, anche avvicinando vertiginosamente la telecamera al campo di battaglia, ci si rende conto che tutte le animazioni sono state realizzato con grande cura. Tuttavia, la promettente direzione artistica appena descritta non è stata assolutamente sfruttata a dovere. Questo perché le mappe presenti in gioco si contano sulle dita di una mano, un numero veramente minuscolo per poter anche solo immaginare di rimanerne soddisfatti. Visto l’ottimo lavoro grafico, sarebbe invece stato logico proporre un numero di contenuti più consistente dal punto di vista delle ambientazioni. Nonostante tutto, sottolineiamo che Tower Wars viene offerto al ridicolo prezzo di €6.99, fattore che finisce per salvare il titolo dal baratro dell’insufficienza, ma che assolutamente non basta a considerarlo un’occasione. D’altronde di titoli validi sotto i sette euro, il digital delivery ormai ne è pieno.

– Meccanismo dei percorsi divertente

– Tanti upgrade per soldati e torrette

– Richiede capacità tattiche

– Comparto Single-Player quasi inesistente

– Pochissime mappe

– Appagante solo nelle primissime partite

6.5

Pur vantando qualche idea potenzialmente vincente, il prodotto confezionato dai ragazzi di SuperVillain Studios non è riuscito a convincerci a causa di una mancanza di contenuti a volte imbarazzante. L’aridità di un comparto single-player quasi inesistente costringe il giocatore a cercare match unicamente online, cosa che non sarebbe neanche da considerarsi un difetto, se non fosse che trovare uno sfidante con cui giocare in pace si rivela spesso una vera e propria impresa. Come se non bastasse, sono presenti solo tre mappe a fare da sfondo alle partite da giocare, fin troppo poche se si pensa che il design dei livelli è parte integrante del gameplay.

Altre meccanismi di gioco funzionano e riescono a intrattenere nelle prime ore di gioco, dopo le quali subentra una certa ripetitività che si sarebbe potuta evitare aggiungendo contenuti da sbloccare nel tempo o ricompensando in modi differenti i progressi in-game. Questa volta, insomma, è la povertà di contenuti a determinare il verdetto finale.

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