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Recensione

Tales of Eternia

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Avatar di Fabfab

a cura di Fabfab

Pubblicato il 21/02/2006 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Dopo sei mesi dal lancio europeo, è finalmente tempo di giochi di ruolo anche su Psp: gli appassionati potranno infatti deliziarsi con il lancio, praticamente contemporaneo, di due remake molto attesi. Il primo è quello del Breath of Fire III di Capcom, il secondo –più succulento – è quello di “Tales of Destiny II”, per l’occasione rinominato Tales of Eternia. Il gioco sarebbe praticamente il terzo episodio della gloriosa saga di Tales of Destiny, che uscì nell’ormai lontano 1996 su SNes: ma non c’è da preoccuparsi se anche non l’avete giocato, un po’ come per la saga di Final Fantasy ogni episodio fa storia a sé e non presenta collegamenti con gli altri.

When worlds collides!Trattandosi della riproposizione di un vecchio (uscì ai tempi della prima Playstation) jrpg, è difficile aspettarsi particolari innovazioni in termini di trama e gameplay ed infatti la struttura è delle più classiche: guideremo il solito party di ragazzini che partono dal loro bucolico villaggio per poi trovarsi sulle spalle l’inaudito peso di dover salvare il proprio mondo. L’avventura si snoda attraverso villaggi, dove chiacchierare con gli abitanti e comprare equipaggiamento, e dungeon, in cui sconfiggere mostri e ostici boss, il tutto collegato attraverso la classica, spoglia world map ed una miriade di incontri casuali.Protagonisti della storia sono due giovani amici d’infanzia, il guerriero Reid e l’esperta di arti marziali Farah. La tranquilla vita condotta fino ad allora cambia quando i due assistono all’atterraggio di una capsula aliena dalla quale escono una misteriosa ragazza, Meredy, e il suo buffo animaletto, Quickie. Meredy parla un linguaggio del tutto sconosciuto e non riesce a farsi capire dagli altri, ma appare subito evidente che ha bisogno di aiuto: quando viene allontanata dal villaggio, per timore che possa portare guai, Reid (al quale la ragazza sembra fin da subito molto legata) e Farah decidono di accompagnarla. Prima di proseguire coinvolgono nell’avventura anche un quarto membro, lo studioso Keele, ed ecco bello e formato il party iniziale…Pur se molto classica, tuttavia, la trama di gioco si dipana in maniera chiara ed efficace; a questo si aggiunge una caratterizzazione dei vari personaggi – protagonisti e non – piuttosto buona, che permette di apprendere molto su di loro, i loro gesti ed il loro carattere, finendo inevitabilmente per affezionarvisi.

A zonzo per il mondoNel mondo di Tales of Eternia ci si sposta attraverso la più classica delle mappe tridimensionali con visuale isometrica dall’alto, non particolarmente ricca di dettagli ma chiara e funzionale: su di essa il rigido sprite del protagonista zompetta allegramente a destra e a manca, visitando i luoghi utili al prosieguo dell’avventura. In questa sezione i combattimenti sono piuttosto frequenti (ma è permesso ridurli utilizzando particolari oggetti) ma per fortuna è anche possibile decidere di accamparsi per recuperare le forze.Una volta entrati in una delle locazioni accessibili, si passa dal tridimensionale ad un lussureggiante mondo bidimensionale, estremamente dettagliato e colorato, una vera gioia per gli occhi.Le cittadine sono assolutamente classiche: si parla con tutti per reperire informazioni, si esplorano case e magazzini, ci si ristora nell’albergo oppure si comprano e si vendono oggetti ed equipaggiamento negli appositi negozi. Gli agglomerati urbani non sono mai molto grandi, ma in ognuno di essi c’è sempre qualcosa da fare, tipo partecipare ad un minigioco o trovare il cuoco misterioso che ci insegnerà una nuova ricetta.Anche i dungeon sono esattamente come uno se li aspetta: mostri e tesori! La loro linearità è saltuariamente interrotta da facili enigmi, ma comunque un buon lavoro di level design li rende sempre piacevoli da affrontare.

Guerrieri e cuochiTrattandosi di un gdr i personaggi sono liberamente equipaggiabili con oggetti che potenziano le loro abilità ed inoltre diventano più forti man mano che guadagnano punti esperienza e crescono di livello. Naturalmente ogni personaggio è caratterizzato da una classe differente, che gli conferisce abilità uniche: non manca nemmeno l’elemento magico che serve a potenziare gli attacchi o a supportare i propri compagni. Sono presenti anche le invocazioni (Summon), che vanno però guadagnate tramite il sistema della C Cage, una gabbia atta a contenere gli spiriti chiamati Craymel.Il sistema di combattimento è molto particolare, come da tradizione della saga. Una volta ingaggiata battaglia veniamo trasportati in un’apposita schermata 2D dove lo scontro avviene in tempo reale: al giocatore (ma anche agli avversari) sono permessi unicamente movimenti orizzontali e non c’è alcun livello di profondità, per cui protagonisti e nemici si muovono tutti sullo stesso asse, generando spesso una gran confusione a causa del sovrapporsi degli sprite. L’utente agisce attraverso varie combinazioni di tasti che permettono di attaccare, parare, schivare o usare i poteri a propria disposizione: gli altri membri ci supportano sotto il controllo di una buona I.A. che può essere opportunamente indirizzata (decidendo formazione e tipi di abilità da usare per ogni membro del party) prima e durante la battaglia. In ogni momento è comunque possibile mettere in pausa e richiamare il menù di gioco, magari per dare un ordine urgente. Quanto più vengono usate certe abilità, tanto più il personaggio riesce a utilizzarle con sempre maggiore efficacia, quindi è importante non trascurare mai di ricorrere a tutte le skill a nostra disposizione, per non rischiare di trovarle inefficaci proprio quando potrebbero tornare utili. Nel complesso si tratta di un giusto compromesso tra immediatezza e profondità, dato che le battaglia non durano mai troppo a lungo, ma i nemici più forti richiedono un minimo di criterio nell’affrontarli per poter essere sconfitti.Disseminati in giro per il mondo esistono inoltre decine di ricette diverse da raccogliere e collezionare ed il cui utilizzo può tornare molto utile quando ci si trovi nella necessità di doversi curare o contrastare uno stato alterato, specie se rimasti privi di appositi item.Da segnalare, infine, la presenza di numerosi e (quasi sempre) simpatici minigiochi, non essenziali ai fini della trama ma che possono rappresentare un rilassante passatempo tra un combattimento e l’altro.

Psp styleLa trasposizione di un gioco per la vecchia Playstation uno sulla moderna Psp può creare qualche problema, specie se i programmatori non lavorano come si deve: fortunatamente non è questo il caso, anche se qualche ombra nel lavoro dei Tales Studio è comunque riscontrabile.Innanzitutto bisogna dire che l’adattamento di un vecchio gioco per console casalinga alle esigenze di una console portatile è stato svolto in maniera eccellente: il formato video è stato esteso per adattarsi al formato widescreen del monitor Psp, con conseguente miglioramento della resa, specie durante i combattimenti. Inoltre sono stati eliminati i Save Points, sostituiti da un più opportuno sistema di salvataggio che permette di memorizzare i propri progressi in qualunque momento. Oltre a questo aggiungiamo il fatto che gli scontri sono sempre molto veloci, che l’indicatore dello stato della batteria è sempre in primo piano e che, infine, i caricamenti sono molto rapidi, tutti elementi che permettono di godere al massimo dell’esperienza di gioco sulla propria console.La grafica di gioco è prevalentemente in 2D, se si esclude mappa del mondo (piuttosto spoglia, come già detto). Il look generale è fumettoso, dettagliato e coloratissimo: quasi tutti gli ambienti di gioco sono un vero piacere per gli occhi, anche se – naturalmente – l’interazione con gli stessi è prossima allo zero. Durante i combattimenti, però, è impossibile non notare la pixellosità degli sfondi, che evidentemente non sono stati adattati alla maggiore risoluzione della Psp.Molto belli e curati i vari personaggi, ma il character design, per quanto simpatico e anime oriented, risulta alla fine un poco anonimo; anche l’animazione degli sprite appare votata al risparmio, rendendo i vari attori virtuali un poco rigidi nel portamento. In compenso assisteremo a molte buffe scenette con onomatopee ed espressioni facciali buffissime. Molto belli anche gli spezzoni animati, realizzati secondo lo stile degli anime giapponesi.Nel complesso un comparto grafico molto old style, ma che fa ancora la sua bella figura, grazie anche allo spettacolare schermo della Psp.L’audio si avvale di una buona colonna sonora ad opera dello specialista Motoi Sakuraba; inoltre molti dei dialoghi sono stati doppiati in un inglese perfettamente comprensibile, anche se con interpreti decisamente atoni (e vedere gli sprite dei protagonisti che – ad esempio – saltano dalla gioia mentre la loro voce risulta sempre calma e piatta fa uno strano effetto).La longevità, infine, si attesta su ottimi livelli: anche correndo dritti alla meta occorrono minimo una trentina di ore, anche se giocando normalmente è più che probabile che il tempo di gioco raddoppi.

– Ad oggi il miglior jrpg per Psp

– Caricamenti veloci, salvataggi diffusi

– Perfetto per gli amanti del classico jrpg…

– …ma sconsigliato a chi sia in cerca di innovazioni

– Manca l’italiano

8.0

La line-up europea di Psp ha finalmente un valido gioco di ruolo giapponese su cui poter contare, il che è indubbiamente un bene. Remake di un vecchio titolo per Playstation, Tales of Eternia si presenta come un ottimo jrpg old-school, con in più tutti quegli elementi unici che hanno reso molto amata la serie dei “Tales of…” di Namco.

D’altronde proprio nella sua natura di remake risiede il limite principale di questo titolo: non troverete nulla di innovativo, nulla che non sappia di già visto, a partire dal solito gruppo di ragazzini che deve salvare il mondo per proseguire con gli ormai obsoleti combattimenti casuali. Niente di male, rivivere un grande classico fa sempre piacere, purché la cosa non diventi una costante e i vari produttori non vedano la Psp come un’occasione unica per propinarci versioni più o meno aggiornate di titoli usciti sulla vecchia Playstation, un po’ come accaduto al GameBoy, diventato una sorta di SNes 2.

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