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Recensione

Symphony of Eternity

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Avatar di Ctekcop

a cura di Ctekcop

Pubblicato il 30/10/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Il mondo dei videogiochi mobile sembra ormai aver virato verso titoli vari in grado di regalare brevi e immediate esperienze. Eppure c’è sempre stata una grande richiesta, un bisogno inconscio da parte di molti videogiocatori di avere a disposizione qualcosa di più sui loro smartphone.

Il genere dei gioco di ruolo giapponese ha sempre dato l’idea di poter ben figurare sugli ormai nemmeno più così tanto piccoli schermi touch. Eccezion fatta per qualche titolo gratuito di buona fattura, come Zenonia 4, e rari porting di alto profilo, come per esempio l’ottimo Chrono Trigger o il recente Lunar Silver Story Touch, il genere ha latitato e ha fatto fatica a trovare una sua dimensione. Gli sviluppatori giapponesi difficilmente hanno portato i loro giochi con tempismo oltreoceano lasciandoli spesso a sostenuti prezzi fuori mercato venendo inesorabilmente stritolati dalla concorrenza.
Ebbene ora a colmare questo clamoroso buco, qualche mese dopo il successo della versione anglofona, ci pensa la localizzazione in italiano di Symphony of Eternity disponibile sia per IOS che per Android. Vero JRPG o esperienza ludica troppo annacquata?
Una storia vagamente appassionante
Il regno viene sconvolto da un colpo di stato durante il quale la famiglia reale viene brutalmente massacrata. Laishutia, la principessa di Eashtend, riusce a mettersi miracolosamente in salvo grazie all’eroico sacrificio delle sue guardie del corpo. Poco dopo, ancora in fuga, si imbatte in Kreist, un onorevole e integerrimo avventuriero, e il suo amico nonchè golem di pietra Dauturu. Ecco così creato il nostro party di protagonisti. I tre si lanciano alla ricerca di una pietra magica in grado di esaudire i propri desideri esplorando durante il corso di questa lunga avventura un mondo ricco e variegato.
Dialoghi e personaggi si rivelano senza dubbio ben scritti, forse giusto un pelo troppo prolissi i primi mentre i secondi alternano personaggi interessanti e divertenti ad altri più fastidiosi, quasi insopportabili. Il vero problema è una storia che procede lentamente, sostanzialmente poco interessante, non lontana dagli ormai banali cliché cui il genere ci ha abiutato sin troppe volte.
JRPG d’annata
Il gameplay vero e proprio si divide tra esplorazione e combattimenti.
Il mondo si scopre attraverso una grande mappa bidimensionale. In alcuni punti specifici, come le città o gli ingressi dei dungeon presso foreste, vulcani o rovine, si viene proiettati su una telecamera decisamente più prossima al nostro party che consente anche di vedere le creature ostili che popolano l’ambiente. Particolare infatti la possibilità di schivarle in molti frangenti; non si ha a che fare con i per molti fastidiosi combattimenti casuali.
Questi ultimi sono ovviamente a turni, in linea con la tradizione, e presenta una certa profondità tattico strategica a partire dalla microgestione del party. Comoda, almeno quando si tratta di affrontare nemici poco pericolosi, la possibilità di far combattere i propri eori in maniera automatica. Inoltre è fondamentale equipaggiarli con gli ultimi ritrovati in termini di armi, scudi e corazze mentre guadagnando esperienza si possono ripartire punti nelle varie abilità e imparare nuove skills. A mischiare le carte ci pensano dei kit appositi che portano in dote abilità speciali.
Per fortuna tutti i meccanismi e le regole che governano il gioco sono tuttosommato ben spiegate nella sezione di aiuto sempre comodamente raggiungibile tramite il menù di pausa.
I difetti sono quelli intrinseci al genere. Più nello specifico si arriva in alcuni momenti, in particolare quando si devono affrontare certi boss, dove si è costretti a livellare pesantemente, a maggior ragione se è stato schifato qualche combattimento. È inoltre fondamentale ricordarsi di salvare spesso visto che il salvataggio automatico latita. Per fortuna è possibile farlo in qualsiasi momento tranne che durante i combattimenti.
2D forever
Tecnicamente parlando Symphony of Eternity punta tanto, forse addirittura troppo sul fattore nostalgia.
La grafica è volutamente in bassa definizione ma purtroppo non sempre di facile e immediata lettura. Durante i combattimenti gli sfondi sono spesso spettacolari, così come i diversi tipi di nemici che si possono incontrare, mentre le timide animazioni non fanno gridare al miracolo anche se potrebbero generare un velo di nostalgia. Ciò che più convince sono i piccoli quadretti dei personaggi in puro stile anime che appaiono durante i dialoghi. 
Anche le musiche proseguono sulla stessa linea nostalgica proponendo temi interessanti e galvanizzanti i quali però ovviamente alla lunga finiscono per stancare inesorabilmente.
Il sistema di controllo è complessivamente molto intuitivo e ben implementato anche se non sempre funziona perfettamente. In particolare in alcuni casi toccare il punto esatto dello schermo per indicare la direzione non porta agli effetti sperati e schivare gli avversari si rivela più arduo del previsto. L’uso del sistema di controllo del D-pad digitale visualizzato a schermo mitiga questo problema senza risolverlo completamente. Anche durante l’uso delle pozioni si deve usare il proprio dito per toccare uno dei personaggi e talvolta è facile selezionare quello sbagliato.
Piccola nota la mancata traduzione di alcune voci ma si tratta sicuramente di una piccola svista che verrà risolta con i prossimi aggiornamenti.

– Localizzato in italiano

– Longevo

– Controlli non sempre impeccabili

– Storia non particolarmente entusiasmante

– Grinding

7.5

A conti fatti Symphony of Eternity è un buonissimo JRPG, uno dei pochi tradotti in italiano. Non consiste certo in una rivoluzione ma ha senza obra di dubbio tutte le carte in mano per appagare i fan del genere i quali non dovrebbero porsi alcun problema nello sborsare i 7 euro richiesti sullo store Apple. (solo 3 euro invece sul Play Store Android)

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