Recensione

Sushi Striker, la sacra arte del sushi

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Oltre alle sue icone più conosciute, grazie alle quali reitera da anni formule ludiche che funzionano come orologi svizzeri, mamma Nintendo si diverte, di quando in quando, a proporre nuove IP in maniera quasi silenziosa, sperimentale, senza troppa paura di osare, ma, nel contempo, senza rischiare troppo.
Sushi Striker The Way of Sushido corrisponde perfettamente a questa descrizione: sviluppato internamente in collaborazione con indieszero (società second party già autrice di titoli come i Nes Remix e i Theatrhythm Final Fantasy), giunge su Switch e 3DS portando in dote quintalate di sushi e un’azione frenetica.
Basteranno per saziare la fame di pesce crudo di noi occidentali?

Senza sushi non vale la pena

Vi siete mai chiesti se la vita senza sushi meritasse di essere vissuta?
La domanda è assai meno superflua di quanto sembri: questo piatto, a lungo rimasto confinato sul suolo nipponico, è divenuto uno dei cibi più popolari in tutto il mondo negli ultimi vent’anni grazie al graduale processo di globalizzazione cui la società è andata incontro.
I gusti sono gusti, certo, e regnano sovrani, ma è difficile negare che il sushi sia un piatto particolarmente goloso, ed, essendo abbastanza versatile (viene preparato prevalentemente con pesce crudo, ma non mancano le alghe, i vegetali e le uova di pesce), riesce generalmente ad incontrare i favori di larghe fette della popolazione.
Sushi Striker The Way of Sushido è il modo più bizzarro che i giapponesi hanno di omaggiare uno dei piatti simbolo della loro cucina: nei panni di Musashi (nome tipico della cultura nipponica, spesso associato a personaggi particolarmente positivi e capopopolo assortiti), il giocatore dovrà assistere ad un plot e a dei dialoghi assolutamente fuori di testa, all’insegna del non sense più totale.
Si va dalla sconvolgente scoperta di alcuni personaggi che mangiano il pesce e gettano via il riso (sacrilegio!) a poteri speciali che immobilizzano il bersaglio, costringendolo a guardare l’avversario mentre pasteggia con il sushi: ad opporsi ci sono l’Impero, potente e cattivo come da tradizione, e la Repubblica, i quali, dopo le sanguinose guerre del sushi (?!?) hanno bandito il consumo del pesce crudo.
Il terzo addendo è il Fronte di Liberazione del Sushi, nel quale il nostro giovane eroe si arruolerà, dietro consiglio di uno sconosciuto che gli donerà uno spirito del sushi, Jinrai, che accompagnerà il nostro durante tutta l’avventura, elargendo consigli con una voce profonda assolutamente dissonante rispetto all’aspetto del personaggio.
Se lo scopo del team di sviluppo era quello di strappare un sorriso, l’obiettivo può dirsi pienamente raggiunto: nonostante i dialoghi si dilunghino un po’ troppo in certi frangenti (storica debolezza di molti prodotti provenienti dal paese del Sol Levante), le scenette riuscite sono numerose e i momenti in cui l’assurdità delle situazioni e dei personaggi disegneranno un sorriso sul viso del giocatore si moltiplicheranno presto.
Per quanto non fosse necessaria una trama all’interno di un action puzzle game, indieszero ha preferito non lasciare nulla al caso, e da parte nostra non possiamo che apprezzare lo sforzo.

In punta di dita

Come spesso accaduto con i puzzle game più riusciti, il gameplay alla base di Sushi Striker è dannatamente semplice da digerire (pun intended), tanto per chi è cresciuto a pane e Tetris quanto per i neofiti: lo scopo è unire piatti di sushi dello stesso colore mentre questi ci passano dinanzi come in un ristorante sushi-go-round, disposti su tre file più una quarta che è condivisa con l’avversario.
Dopo aver unito due o più piatti del medesimo colore, Musashi mangerà il sushi che essi portano in dote, svuotando i piatti che saranno lanciati contro l’avversario come nemmeno nelle migliori scene de “La guerra dei Roses”; nel contempo, il sushi ingerito riempirà le barre degli attacchi speciali (tre, come il numero di spiriti del sushi che è possibile portare in battaglia) e quella del Festival, ovvero una fase in cui gli attacchi infliggeranno danni maggiorati.
Se non ci avete capito nulla, non temete: Sushi Striker è uno di quei prodotti più facili da giocare che da descrivere, e vi basterà guardare un video di gameplay sul tubo o giocarci per tre minuti (tre di numero, davvero) per trovarvi perfettamente a vostro agio.
Certo, tra riuscire a vincere una partita per il rotto della cuffia e diventare dei venerati guerrieri sushi ne passa, ma la pratica e la crescita di livello fanno miracoli.
Stanti queste basi, le varianti da tenere in considerazione sono davvero tante, alcune delle quali possono decretare una vittoria in vece di una sconfitta: la velocità dei nastri trasportatori è sicuramente un fattore, come l’abilità nello scegliere il momento giusto per attaccare manualmente invece di affidarsi all’autolancio, ovvero all’attacco automatico che avviene quando il tavolo dinanzi a Musashi è ricolmo di piatti vuoti.
Altro fattore da non trascurare è rappresentato dai succitati spiriti del sushi: al di là di Jinrai, che accompagnerà il nostro sin dalle prime battute, ve ne sono altri novantanove rinvenibili in giro per le mappe, ognuno con la sua abilità peculiare, capace di cambiare completamente l’approccio agli scontri.
Si va dal rubare i punti vita all’avversario con ogni piatto lanciato al cambiare il sushi nei piatti randomicamente, passando per una manciata di secondi di invulnerabilità o la classica abilità per recuperare punti ferita: a seconda delle circostanze, con battaglie specifiche che portano in dote regole uniche, sarà allora opportuno scambiare gli spiriti alla bisogna, ottimizzando l’output di danni o proteggendosi adeguatamente.
L’avanzamento avviene su una mappa a nodi classica, e al termine di ogni battaglia, si viene valutati per la performance appena prodotta: qui risiede uno dei pochi aspetti problematici del gioco, che tiene primariamente conto del tempo impiegato nell’elargire i voti (che vanno dalla lettera D per una performance scarsa alla S per una eccellente) e risulta, di conseguenza, abbastanza iniquo nelle sue valutazioni.
Capiterà spesso di riuscire a collezionare tre stelle su tre, portando a termine compiti secondari come avere la meglio entro tot tempo o utilizzando solo due abilità, e vedersi comunque appioppata una C solo perché si sono impiegati troppi secondi per finire l’avversario.
Poco male, comunque, perché, soprattutto dinanzi ad alcuni boss della parte finale dell’avventura, sarà necessario un po’ di grinding, e allora rigiocare mappe già completate unirà l’utile al dilettevole.
Ciò che maggiormente convince del titolo sviluppato da indieszero è la velocità a cui tutto si muove, coniugata ad un modello di gioco che allieterà le serate di grandi e piccini, senza deludere i veterani dei puzzle game di azione, che potranno complicarsi la vita indossando il kimono nero, che dimezza i punti ferita del giocatore ma garantisce maggiori ricompense a fine battaglia.

Da 3DS a Switch

Nell’analizzare il comparto tecnico della coproduzione indieszero/Nintendo non si deve dimenticare che il titolo era inizialmente in sviluppo solo per le console della famiglia 3DS, con tutto ciò che ne consegue in termini di arretratezza dell’hardware e di limitatezza in termini poligonali e di memoria.
Il travolgente successo di Switch (e la presenza di uno schermo tattile), ha spinto la grande N a portare il progetto anche sulla sua nuova ammiraglia, e, nel passaggio, il titolo ha guadagnato una serie di filmati in stile anime che dubitiamo sarebbero stati inclusi se fosse stato pubblicato in esclusiva su 3DS: oltre a essere tremendamente buffi, questi filmati impreziosiscono la progressione del titolo e spezzano il ritmo delle sfide a colpi di piatti, oltre a rappresentare l’apice artistico della produzione.
Durante le furiose battaglie, invece, al di là della risoluzione, maggiore su Switch, le due versioni si somigliano, a testimonianza di come non sia esattamente l’aspetto tecnico la punta di diamante di Sushi Striker.
Ciò che però la produzione perde in termini meramente visivi lo guadagna non solo nella quantità e vivacità della palette cromatica, ma anche nella musiche di accompagnamento e, soprattutto, nella longevità complessiva.
Per quanto riguarda le prime, che pure non brillano per quantità (e qui torniamo alle limitate disponibilità di memoria che il formato cartuccia impone), siamo nell’alveo dei tormentoni estivi che impazzeranno tra qualche settimana, con motivetti che si insinueranno nella testa del giocatore per non uscirvi più, tanto che vi troverete a fischiettarle, a console spenta, anche sotto la doccia o mentre vi preparate la cena.
Benissimo anche la longevità complessiva: chi vorrà limitarsi a completare la campagna principale avrà da fare per almeno una quindicina di ore, facilmente prolungabili se si vuole ottenere l’accesso ai livelli segreti per ogni area (collezionando un dato numero di stelle), mentre i maniaci della valutazione, che vorranno prendere la S in ogni stage, potrebbero tranquillamente raddoppiare la durata complessiva.

Frenetico e divertente

Umorismo demenziale a go – go

Perfetto in modalità portatile…

Offerta ludica di spessore

Sistema di valutazioni da rivedere

…un po’ meno in modalità TV

8.0

Come molti action puzzle prima di lui, capaci di fare la fortuna delle console ospiti (e in particolare di quelle Nintendo), Sushi Striker The Way of Sushido si rivela un titolo tremendamente divertente, che fa del gameplay frenetico ma non privo di risvolti tattici il suo marchio distintivo.

Il titolo sviluppato da indieszero sotto etichetta Nintendo si fa preferire in sessioni brevi e in modalità portatile, tradendo così le sue origini di esclusiva 3DS, ma, grazie ad una mole di contenuti da non sottovalutare e a timidi elementi da gioco di ruolo, riesce a farsi apprezzare anche sul lungo periodo.

Avremmo rivisto il sistema di valutazione a fine livello, ma, nel disegno più ampio del prodotto, questo difetto non pesa in maniera eccessiva.

Buone abbuffate di sushi a tutti!

Voto Recensione di Sushi Striker, la sacra arte del sushi - Recensione


8