Recensione

Super Killer Hornet: Resurrection

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a cura di FireZdragon

Il Verdetto di SpazioGames

4

Ci piacciono i giochi folli, le idee originali, gli esperimenti rivoluzionari e spesso questi elementi sono piuttosto facili da trovare nei titoli indipendenti, un ramo dell’industria predisposto alla sperimentazione e dal quale sono sbocciati non di rado capolavori di indiscutibile bellezza. Abbiamo imparato a non sottovalutare nemmeno una produzione, sia essa sviluppata da una sola persona o basata su concept completamente strampalati. Quando ci è capitato per le mani Super Killer Hornet Resurrection, presentatoci dagli stessi sviluppatori come qualcosa di mai visto prima, abbiamo furiosamente scaricato la nostra copia di Steam e ci siamo gettati a testare il titolo, amanti come siamo degli shoot ’em up e dei bullet hell.

Api assassine e bombi ferociQuesto Super Killer Hornet non si discosta molto dagli standard del genere, proponendo le classiche ondate programmate di nemici che ci attaccheranno in maniera regolare, da superare facendo fuoco all’impazzata e distruggendone il più possibile fino ad arrivare all’enorme boss di fine livello. Per farlo i ragazzi di Flump mettono a nostra disposizione tre astronavi: Hornet, Locust e Mantis, diversificate principalmente dalla tipologia di sparo utilizzato e dalla potenza dei raggi. Le differenze iniziali minime iniziano a farsi interessanti solo mano a mano che il mezzo scelto crescerà di livello raccogliendo bonus speciali durante i diversi stage. Come vengono guadagnati questi bonus è il fulcro di tutta l’esperienza di gioco visto che intervengono somme e calcoli matematici da eseguire velocemente mentre tutt’intorno a noi piovono proiettili da ogni direzione.L’idea folle di questo titolo è stata infatti quella di inserire tutta una serie di numeri che passeranno velocemente sullo schermo e noi, zigzagando tra nemici e ostacoli, dovremo tentare di raccoglierli nel giusto ordine per guadagnarne i benefici.Le somme, le moltiplicazioni o le sottrazioni che dovranno essere eseguite non sono per nulla complesse ma nel caos generale a schermo riuscire a mantenere la concentrazione sarà tutto fuorché immediato, mandandovi spesso nel panico.Saltare questi bonus o addirittura sbagliare i conti non solo non ci fornirà i power up sperati ma anzi ridurrà di un livello la nostra astronave rendendo il gioco ancora più difficile e complicato. La presenza di tre differenti modalità di gioco muta altresì l’utilità dei bonus, trasformandoli da semplici power up durante le partite arcade in preziosissimi secondi da aggiungere al cronometro quando invece ci staremo prodigando a portare a termine le missioni nella modalità time attack.

Dopo tanto clamore scema l’entusiasmoPurtroppo questa idea completamente fuori di testa da sola non può reggere il peso di un genere tecnico e frenetico come quello dei danmaku. Precisione e velocità sono tutto in giochi come questo e quando le basi sono deboli qualsiasi altra aggiunta non fa che far crollare tutto il castello di carte. Il problema maggiore di Super Killer Hornet Resurrection è infatti quello di non riuscire ad offrire nulla che un qualsiasi altro shooter sia capace di regalare al giorno d’oggi dato che, per l’appunto, i soli calcoli matematici non aiutano a rendere il tutto più giocabile o divertente.È una mera aggiunta, una scelta che sarebbe potuta andare bene per un livello extra un po’ diverso dal solito ma assolutamente inadatta a costruirci attorno un’intero videogame. Flump ci regala così uno shooter che fatica ad entusiasmare proprio per via delle sue meccaniche basilari e già abusate in passato, incapaci di creare dipendenza nel giocatore, che dopo un paio di partite e svanito l’effetto novità abbandonerà inevitabilmente il gioco in favore di altro.

Nemmeno il comparto tecnico e grafico invogliano a restare attaccati a SKH – R e gli sprite delle astronavi, così come gli sfondi e le ambientazioni trasudano un pressapochismo difficilmente digeribile dai giocatori più smaliziati.Sia chiaro non ne facciamo assolutamente un discorso di mera estetica ma quando persino la risoluzione non riesce a superare in 640 x 480, a quel punto forse qualcosa nelle basi del progetto era da rivedere sin dall’inizio.Poveri i colori utilizzati nel design delle astronavi e dei nemici e completamente sballata la scelta cromatica di effetti laser e proiettili, in un miscuglio globale completamente fuori contesto. Se pensiamo a produzioni come James Town, tanto per citare il primo che ci viene in mente, questo Super Killer Hornet sparisce completamente schiacciato dal peso dell’inadeguatezza e tutto quello che rimane è una semplice ma efficace colonna sonora ad opera degli inglesi Sixty Fours,capaci di confezionare quattro canzoni inedite incredibilmente d’effetto che vi rimbomberanno in testa a lungo.

– Ottima colonna sonora

– Idea geniale dei calcoli matematici

– Tecnicamente disastroso

– Gameplay basilare

– Manca di tecnicismi

– Pochissimi livelli

4.0

Le buone idee non bastano per avere un prodotto vincente, questo è l’insegnamento più importante che possiamo trarre da questo esperimento. Avere un lampo di genio ma non supportarlo con un gameplay solido o con un comparto tecnico quantomeno azzeccato artisticamente, porta inevitabilmente al fallimento e questo SKH – R è l’esempio lampante di una situazione al limite del sopportabile. Un altro elemento che fa propendere la valutazione per una secca insufficienza è il costo di circa 9 euro su Steam, davvero eccessivi in un mercato come quello di oggi governato da prodotto indipendenti venduti a prezzi ridicoli e da humble bundle capaci di dare da giocare per pochi euro per interi mesi.

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