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Recensione

Stick it to the Man

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Avatar di Stefania Sperandio

a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Pubblicato il 07/05/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Ogni volta che Sony annuncia i nuovi titoli che saranno inclusi nella Instant Game Collection, sono moltissimi gli utenti che aspettano un grande nome da giocare sulla loro PlayStation 4. In quest’industria, nei tempi recenti, le grandi produzioni sono ovviamente quelle che ottengono la maggior parte dell’attenzione e attirano fette di pubblico più ampie, e non c’è quindi da stupirsi se, quando è stato annunciato che Stick it to the Man sarebbe stato il titolo di maggio per gli utenti current-gen, in molti abbiano sospirato sussurrando “speravo in qualcosa di meglio.”

Sbagliato. Niente di più sbagliato. In un’era di rincorsa ai 1080p e ai 60fps stabili e in cui l’arrivo della next-gen tenta di tradursi in una gara al fotorealismo, la produzione Zoink spicca per la sua fortissima personalità e per tutta una serie di elementi che ne fanno una calamita per chi ha ancora a cuore il divertimento.
Il potere della mente
Il gioco ci proietta nei panni dell’imbranato Ray, collaudatore di caschi anti-infortunistici professionista: il giovane, impegnato a rientrare a casa al termine della sua giornata lavorativa, incapperà in un incidente che lo costringerà a convivere con un misterioso esserino (Ted), che prenderà residenza dentro la sua scatola cranica. Il bello dell’esistenza di Ted è che il mostriciattolo dota Ray di poteri incredibili: solo i due possono vedere il grosso braccio che fuoriesce dalla testa del secondo, e che gli consente di interagire con naturalezza con tutto il mondo circostante. Così, da collaudatore di caschi sfigatello, Ray si ritrova a potersi arrampicare qua e là e, sopratutto, a poter leggere i pensieri degli altri individui. Ed è qui che inizia il divertimento.
Stick it to the Man vi pone al centro di diverse ambientazioni prevalentemente orizzontali, puntando su un efficace design che raramente chiama all’appello la profondità: mentre esplorerete le diverse aree che compongono i dieci capitoli del gioco, ritrovandovi al centro di alcune fasi puramente platform, incontrete diversi personaggi ai quali potrete leggere la mente, e che avrete quindi bisogno di aiutare per proseguire il vostro cammino. Come in delle sorta di side-quest, insomma, vi metterete alla ricerca del loro oggetto del desiderio qua e là nella mappa di gioco, servendovi dell’instancabile braccio viola di Ted per scorrazzare, guardare l’interno di alcuni edifici e leggere il pensiero di chi vi si fa innanzi. I controlli che vi consentono di eseguire queste azioni sono molto intuitivi e ben mappati su DualShock 4: sebbene il gioco non sfrutti il trackpad, l’idea di far fuoriuscire direttamente dal controller le voci che esprimono i pensieri dei personaggi è un colpo di genio estremamente brillante, che vi da davvero la sensazione di essere voi e solo voi, armati di joypad, ad udire cosa sta passando nella mente di chi avete davanti.
Vi imbatterete, tanto per fare un esempio, in un giovane che ha deciso di suicidarsi perché la sua fidanzata lo ha abbandonato in favore di un vecchio mafioso, per il solo fatto che quest’ultimo aveva un abbagliante e seducente sorriso: il vostro obiettivo diventerà allora quello di trovare la fanciulla e fare in modo che si innamori nuovamente del suo ex spasimante. Come? Procurando anche a lui un bel sorriso. Già questo esempio è un buon indice della stravagante e divertente follia di cui è pregno il gioco, che vi richiederà quindi di districarvi di mente in mente per scoprire in che modo potete proseguire il vostro cammino verso l’obiettivo di turno, che sia la casa di Ray o la fuga oltre un cancello sbarrato. L’atmosfera è davvero ben realizzata, la scrittura ispirata e divertentissima, e non ha paura di concedersi battute riservate ai nerd di vecchia scuola, né di scimmiottare qua e là gli esseri umani – quelli veri – e tutte le loro stravaganze.
La lettura delle menti, a cui facevamo cenno prima, è il punto più brillante del gameplay, dal momento che i personaggi pensano ovviamente molto più di quanto non dicano, e vi ritroverete quindi a scoprire metodi per proseguire anche solo ascoltando la mente delle altre persone. Ci consentiamo un appunto sui controlli relativi alla lettura delle menti, che affidandosi allo stick analogico destro ogni tanto portano l’utente, in caso di personaggi molto vicini tra loro, a selezionare il cervello sbagliato. Sarebbe stato quindi utile trovare un modo più schematico per selezionare la persona alla quale leggere i pensieri – anche se bisogna dire che questo difetto non riesce in alcun modo a minare l’esperienza nel suo complesso. 
Una volta fissato un obiettivo, potete vagare per le mappe di gioco alla ricerca di oggetti da raccogliere che potrebbero tornarvi utili: Stick it to the Man vi consente infatti di collezionare degli adesivi (un po’ à la LittleBigPlanet), e di attaccarli in alcuni punti predeterminati, risolvendo così i divertenti rompicapo proposti. Tanto per fare un ulteriore esempio, appiccicare sulla miccia di un cannone l’adesivo che rappresenta le fiamme lo porterà a sparare, o attaccare un’antenna adesiva sopra un televisore consentirà di visualizzare i canali. La raccolta e la gestione degli adesivi, la cui interazione è simile a quella degli oggetti che collezionate durante un’avventura grafica, risulta divertente e stimolante, e vi ritroverete con la mente stuzzicata dalla necessità di comprendere cosa di preciso deve essere attaccato dove per fare contento quel determinato personaggio. Il livello di difficoltà dei puzzle non risulta eccessivamente alto, ma è ben calibrato per fare in modo che l’esperienza rimanga stimolante senza divenire mai frustrante. Alcuni rompicapo vi chiederanno poi di trovare il percorso migliore per oltrepassare dei nemici senza che vi afferrino: in questo caso, dovrete prima esporvi per far partire la rincorsa delle guardie, e servirvi poi del braccio magico per seminarle e procedere oltre. Sebbene riassunto in questo modo possa parere uno schema ludico estremamente semplice, vi assicuriamo che nei livelli più avanzati del gioco dovrete tentare più volte prima di scoprire il percorso esatto, che eviterà al povero Ray una sgradevole scarica di taser. 
Lo stile che conta
Stick it to the Man è stiloso, in tutto e per tutto. Tanto per cominciare, sono stilose e di personalità le scelte ludiche fatte dagli sviluppatori, che hanno optato per un gameplay che attinge dai platform nelle sue fasi esplorative, che vi fa scattare come in un action quando vi ritrovate inseguiti dai nemici che dovete distanziare, e che non ha paura di pescare elementi propri delle avventure grafiche e dei puzzle game. Il cross-over che ne risulta è brillante, ben bilanciato, capace di offrire situazioni sempre divertenti e stimolanti al contempo, e vi renderete ben presto conto che giocare a Stick it to the Man è sorprendentemente piacevole.
Ma non è tutto qui: il gioco è stiloso nel suo aspetto. Come accennavamo in apertura, è sempre più opinione diffusa che next-gen sia sinonimo di fotorealismo, ed in molti vedendo questo prodotto su PlayStation 4 si saranno detti che non è questo il tipo di titolo che ci si aspetta dalla nuova nata di casa Sony. Eppure, Stick it to the Man ha una componente grafica ed artistica eccezionale, che non può passare inosservata: un po’ come in LittleBigPlanet, Ray si muove in un mondo di cartone, sagome e adesivi estremamente ben realizzato, vivace, disegnato con uno stile riconoscibile e cartoonesco. Tutte le ambientazioni rivelano dei designer di indiscutibile talento per la loro struttura, e degli artisti profondamente ispirati per le loro atmosfere. A ciò, dovete sommare lo splendido comparto sonoro, che accompagna le scorribande di Ray con toni jazz perfetti per le luci basse della sua città, e con suoni e melodie sempre adatti ad ogni cambio di atmosfera – quelle oniriche comprese.
Piccolo neo è costituito dalla longevità del gioco, che consta di un totale di dieci capitoli (alcuni dei quali estremamente corti), e si può facilmente terminare in circa quattro ore. Tuttavia, la qualità ed il divertimento offerti sono da non perdere ora che il gioco è nella Instant Game Collection, e valgono sicuramente il prezzo del biglietto anche quando non lo sarà più.

– Divertente, da cima a fondo

– Un piacere per gli occhi e per le orecchie

– Scrittura e atmosfera esilaranti

– Unione di diversi generi ben bilanciata

– Molto corto

– Controlli a volte imprecisi

8.0

Stick it to the Man saprà trascinarvi nella sua atmosfera grottesca e demenziale fin da subito, proponendovi uno stile di gioco fresco e stimolante, mai frustrante. A ciò bisogna aggiungere l’ottimo utilizzo fatto dell’altoparlante di DualShock 4, che si sposa a delle componenti artistiche e sonore di indiscutibile spessore, e ad una scrittura estremamente divertente e di grandissima personalità. Purtroppo il gioco risulta veramente corto, per quanto intenso, e sebbene vi ritroverete al suo termine con un inevitabile sorriso sulle labbra, avrete anche quella vocina dentro (un po’ come Ted dentro Ray) che vi sussurrerà che avreste voluto durasse di più.

Nel complesso, ci troviamo innanzi ad un prodotto valido, ispirato, che non ha paura di sperimentare con le mescolanze di diversi generi, e che riesce a fare una cosa importantissima e non da poco: farvi divertire. E se non è degno di next-gen questo…

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