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Recensione

Stella Glow

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 06/03/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Arrivato in occidente “postumo”, visto che Imageepoch, che si è occupata del suo sviluppo, ha chiuso i battenti qualche mese fa, Stella Glow va ad aggiungersi alla stellare libreria di giochi di ruolo giapponesi disponibili per Nintendo 3DS, proponendo meccaniche di gioco collaudate e già viste in decine di prodotti similari ma anche una solidità invidiabile e un divertimento su più livelli, che potrebbe accontentare tanto i neofiti (di più) quanto i veterani, cresciuti a pane, Tactics Ogre e Final Fantasy Tactics (di meno).Di certo, dopo averlo giocato per svariate decine di ore, mi sono trovato a chiedermi come mai uno studio capace e brillante come quello nipponico si sia trovato costretto a chiudere i battenti: la risposta, probabilmente, sta nella mancanza di coraggio nel proporre qualcosa di nuovo.

Alto e le sue stregheL’arco narrativo di Stella Glow si esaurisce in un tempo variabile tra le trentacinque e le cinquanta ore, a seconda di quante missioni secondarie deciderete di intraprendere e di quanti dialoghi troncherete sul nascere, e ruota attorno ad Alto, un eroe puro di cuore che personifica molti dei cliché tipici dei giochi di ruolo di matrice orientale, dall’immancabile amnesia all’indistruttibile ottimismo, passando per un altruismo innato.Tre anni prima degli eventi narrati nel gioco egli viene accolto in casa da Lisette e sua madre, e trattato come uno di famiglia: quando, allora, il piccolo villaggio rurale in cui conducono una vita pacifica e bucolica viene assaltato da una strega e dalla sua guardia del corpo, che ne trasformano gli abitanti in statue di cristallo, il nostro alter ego si scaglia contro i malfattori, ottenendo solo una sonora sconfitta.A questo punto si palesa il primo dei (telefonati) colpi di scena di cui è punteggiata la trama:lo shock di vedere sua madre cristallizzata, in congiunzione con un misterioso ciondolo donatole da Alto, trasforma Lisette in una delle famigerate Streghe, quella dell’Acqua, e, grazie ai suoi poteri, i due ragazzi riescono a salvarsi dalla furia distruttrice di Hilda, solo per essere portati a corte ed arruolati, giocoforza, nel corpo imperiale deputato a fermare la Strega della Distruzione.Nel mondo di Stella Glow, infatti, la musica è stata sottratta agli uomini come punizione per la loro arroganza e solamente donne dotate di poteri magici, come le Streghe, possono cantare: per comporre una melodia capace di spezzare l’incantesimo malvagio scagliato da Hilda, Alto, Lisette e tre cavalieri della guardia reale partono alla ricerca delle altre Streghe, nel tentativo di fare fronte comune e contrastare le forze malvagie.Come per molti altri aspetti della produzione, il sostrato narrativo pesca a piene mani dai precedenti lavori di Imageepoch (i due Luminous Arc, in particolare), per portare in scena una vicenda banale e ritrita, all’interno della quale, però si muovono una manciata di personaggi interessanti, su cui spiccano Rusty e Mordimort.Se l’abbondanza di cliché e il riciclo di topoi tipici del genere non vi urtano, potreste perfino godervi l’intero viaggio fino alla sua conclusione.

Inno alla classicitàLa citazione costante e lo sfruttamento di meccaniche ampiamente consolidate nell’ambito del sottogenere di riferimento rappresentano il leit motiv della coproduzione Atlus – Sega, con tutto ciò che ne consegue in termini di mancanza di originalità ma anche di semplicità d’approccio.Intervallate da fasi dialogiche deputate a portare avanti la storia, le protagoniste sono le battaglie, svolte su campi dalle dimensioni ridotte (quasi a voler favorire il corpo a corpo) e su una classica griglia a scacchi inquadrata di tre quarti: il giocatore viene messo al comando di un party che crescerà di ora in ora, e che si compone di maghe, dotate di incantesimi devastanti ma non particolarmente prone ad incassare danni, combattenti all’arma bianca e figure in un certo qual modo intermedie.Tutto ciò che regola l’andamento delle schermaglie e la gestione del party tra di esse risulta preso di peso da produzioni similari: il sistema di magie fa il verso a quello delle Materie di Final Fantasy VII, lo svolgimento degli scontri non si discosta in alcun modo da ogni SRPG sbarcato su 3DS (e su DS prima di esso) negli ultimi dieci anni e, come aggravante, il livello medio di difficoltà ondeggia tra il facile e il ridicolmente facile, soprattutto quando, nella seconda metà dell’avventura, il giocatore avrà accesso ad un buon numero di canzoni.Queste ultime, prerogativa delle Streghe che entreranno a far parte della squadra, potranno essere cantate con l’aiuto del nostro alter ego e colpiranno tutti i nemici presenti sulla mappa, sbilanciando ulteriormente la situazione a favore del giocatore: il sottoscritto, che pure adora il genere e lo gioca da vent’anni, non ha mai visto la schermata di game over in poco meno di quarantacinque ore di gioco, giusto per fare un esempio.Come tutti i titoli che non osano, affidandosi a meccaniche rodate e risapute, comunque, Stella Glow è capace anche di divertire e di offrire ore ed ore di intrattenimento a quanti si vogliano avvicinare ai giochi di ruolo strategici con questo titolo, o, comunque, lo abbiano fatto da poco: le possibilità strategiche sono limitate ma ogni nuova feature del sistema di combattimento è molto ben spiegata, e la gentilezza della curva di apprendimento è tale da perdonare anche qualche scelta errata da parte del novellino.Mi spingerei ad affermare che l’ultima (in tutti i sensi) fatica Imageepoch sia un reskin particolarmente elaborato dei due Luminous Arc giocati su DS anni fa, solo che, nel frattempo, il genere si è popolato di un certo Fire Emblem Awakening, dei due ottimi Shin Megami Tensei Devil Summoner e del venturo Fire Emblem Fates, solo per rimanere al parco titoli delle console portatili di casa Nintendo: ecco, quindi, che la semplice riproposizione di stilemi funzionali ma un po’ stanchi porta ad un discreto titolo (qual è Stella Glow) piuttosto che ad uno imperdibile.

Carinerie e scivoloniChiudiamo la nostra disamina con l’aspetto tecnico, per il quale va fatto un distinguo: se, a livello meramente artistico, la produzione raggiunge livelli più che accettabili, con talking heads ben disegnate e un character design generalmente di buona fattura (sebbene strettamente legato alla tradizione nipponica), la resa tecnica si dimostra invece abbastanza deludente, con modelli poligonali abbastanza poveri e ricoperti di texture spigolose e rigide.L’unico aspetto in cui il titolo eccelle, probabilmente, è strettamente legato agli argomenti trattati, ovvero quello musicale: la colonna sonora si giova dei pezzi (cantati in giapponese, laddove il titolo è doppiato in inglese, invece) che verranno utilizzati dal giocatore anche in battaglia, e, più in generale, la musica rappresenta un elemento fondamentale della progressione nella storia e del mondo di gioco, com’era stato anche nelle pluricitate precedenti produzioni di Imageepoch.Tornando invece ai neofiti, difficilmente questi non apprezzeranno lo stile chibi dei personaggi durante le battaglie e le procaci (e mediamente svestite) signorine che vanno a comporre il cast di protagonisti.

– Ideale per i neofiti…

– Longevo

– Meccaniche solide

– …ma troppo basilare per i veterani

– Livello di sfida quasi nullo

– Uguale a decine di suoi congeneri

7.0

Stella Glow è un breviario ideale per approcciarsi al genere degli strategici a turni di matrice giapponese: la defunta Imegeepoch si è accontentata di produrre una sorta di compendio della loro decennale esperienza di sviluppo, piuttosto che provare a battere strade nuove, dando così vita ad un gioco di ruolo discreto, che fatica a differenziarsi da molti congeneri, ma, nel contempo, può garantire svariate ore di divertimento a chi è incuriosito da questo tipo di giochi ma ne teme la complessità.

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