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Recensione

Stalingrad

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Avatar di Maxduro

a cura di Maxduro

Pubblicato il 02/05/2005 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6.8

Ogni qualvolta una software house si trovi a produrre un titolo con una forte connotazione storica, si trova di fronte ad una scelta necessaria. Deve fatti stabilire in seno al gameplay se sia necessario dare al giocatore completa libertà, e quindi la possibilità di cambiare il corso degli eventi storici, oppure costringerlo a seguire in maniera precisa la traccia della realtà storica raccontata dal gioco. Nella stragrande maggioranza dei prodotti videoludici l’idea è sempre quella di lasciare al giocatore la possibilità di sovvertire completamente il corso degli eventi storici. In questa recentissima produzione Black Bean, al contrario, uno dei principali punti cardine attorno cui ruota l’esperienza videoludica è rappresentato proprio dalla totale aderenza delle missioni affrontate dal giocatore, alla realtà storica contestuale e quindi dall’impossibilità di sovvertirne il corso. Questo elemento conferisce a Stalingrad una notevole efficacia narrativa ed una grande cura per la ricostruzione degli eventi storici a discapito, però, del libero arbitrio del videogiocatore.

In Stalingrad il giocatore dovrà calarsi nei panni rispettivamente, o delle truppe tedesche comandate del generale Paulus o delle forze dell’armata Rossa e affrontare 36 missioni ambientate in una ristretta finestra temporale. L’ambientazione di Stalingrad, infatti, è sita a cavallo del settembre 1942 alla vigilia dell’irruzione tedesca presso la città di Stalingrad, vera testa di ponte per la conquista del territorio sovietico. Stalingrad è a tutti gli effetti un gioco di strategia in tempo reale nel quale saremo chiamati ad affrontare una serie di missioni in cui ci toccherà gestire uomini e mezzi come nella più classica tradizione degli RTS; e difatti Stalingrad di innovativo offre ben poco. Da un punto di vista grafico si nota fortemente l’ispirazione di questo titolo ad un altro classico del genere e cioè Blitzkrieg, di cui Stalingrad ha ereditato completamente il motore grafico.I fondali e gli sprite sono disegnati in grafica bidimensionale, anche se sono decisamente curati e non sfigurano più di tanto rispetto ai moderni concorrenti in 3D. I mezzi di trasporto invece sono realizzati in grafica 3D ed in generale si sposano ottimamente con i fondali. Tutti gli elementi che costituiscono lo sfondo sono distruttibili e calpestabili dai carri armati e dai vari i mezzi di trasporto. Anche le esplosioni e gli effetti dei bombardamenti sono realizzati in maniera encomiabile e contribuiscono in maniera notevole ad incrementare il coinvolgimento del titolo. Gli anni, però, hanno lasciato il segno perfino su un motore così bello all’epoca come quello alla base di Blitzkrieg e di conseguenza risulta impossibile sia ruotare l’inquadratura che zoomare per visualizzare meglio l’azione. Dopo decine di titoli che hanno fatto della libertà di inquadratura del campo di gioco una delle maggiori conquiste in termini di coinvolgimento visivo, ritrovarsi improvvisamente catapultati in un passato in cui tutto è immobile e immutabile risulta decisamente fastidioso. Inoltre anche le collisioni fra i vari oggetti presenti sullo schermo sono realizzate in maniera non sempre convincente. Se da un lato, infatti, è possibile con i nostri carri schiacciare un capanno o una casa in pochi istanti, non sarà possibile investire un soldato che rappresenterà sempre una barriera invalicabile anche per il più corazzato dei nostri mezzi. Un altro grosso limite imposto dal motore grafico utilizzato dagli sviluppatori è l’impossibilità di utilizzare risoluzioni troppo elevate, pena la miniaturizzazione eccessiva delle nostre truppe, in particolare della fanteria. A coronare il tutto, vi è una monotonia generalizzata dei fondali che rappresentando sempre una Stalingrado devastata si differenzieranno solo per la presenza o meno della neve.

Anche il comparto audio del gioco è stato curato dagli sviluppatori in maniera conforme alle aspettative medie di un titolo di questo tipo. Gli uomini pronunceranno gli ordini nella loro rispettiva lingua (già sentito in altri titoli) e le varie azioni di combattimento saranno accompagnate da musiche scelte alla bisogna. Anche gli effetti audio che accompagnano le esplosioni e la movimentazione dei mezzi corazzati sono di buona fattura.

L’interfaccia di gioco e anch’essa decisamente classica. La parte bassa dello schermo presenta un piccolo riquadro portante una serie di icone le quali rappresentano le varie azioni consentite in funzione del mezzo o dell’unità di fanteria che abbiamo selezionato. Queste icone (decisamente piccole per i miei gusti) presentano inoltre dei sottomenù che rendono la gestione delle nostre truppe non sempre intuitiva. Le varie unità possono essere selezionate singolarmente o a formare gruppi più ampi con la classica combinazione di tasti Ctrl più Num. Solo le unità di fanteria non possono essere selezionate singolarmente e devono essere necessariamente gestite in battaglioni. All’inizio di ogni missione avremo a disposizipne una serie di unità con le quali dovremo cercare di conseguire gli obiettivi ma potremo sempre contare su un certo numero di rinforzi che si aggiungeranno ai nostri organici nel corso della missione stessa. Il gioco presenta la possibilità di variare la velocità di avanzamento del tempo e di mettere in pausa quando necessario per impartire gli ordini in maniera più precisa. Il gameplay di Stalingrad è estremamente solido e basato su una cura per la ricostruzione storica notevole. Da citare la presenza di mezzi peculiari di quel periodo e la loro minuziosa differenziazione tecnica o la possibilità di costruire trincee, il che aggiunge certamente spessore tattico.

Fino al questo punto, come avrete intuito, Stalingrad non si discosta molto dalla stragrande maggioranza degli RTS disponibili per PC ed anzi, principalmente a causa dell’età del motore grafico, presenta delle caratteristiche che ne appesantiscono notevolmente la fruizione. Stalingrad, però, presenta anche una peculiarità che lo distingue fortemente da altri titoli simili. Si tratta della estrema cura con cui gli sviluppatori hanno ricostruito gli eventi storici presentati nel corso dello svolgimento delle 36 missioni. Ogni campagna, infatti, non si ispira genericamente all’ambientazione in questione, ma ricostruisce un particolare momento del conflitto in maniera precisa. Innanzitutto un corposo briefing ci introduce ad ogni campagna descrivendoci nei minimi dettagli gli obiettivi della missione e la condizione contestuale del armata Rossa e degli invasori tedeschi. Ogni mappa, inoltre, è stata ricostruita dagli sviluppatori sulla base di reperti cartografici, di fotografie e filmati d’epoca, di immagini satellitari. Tutto il gioco inoltre è pervaso da una percettibile accuratezza narrativa, testimoniata anche dalla presenza di decine di filmati d’epoca che faranno certamente la gioia degli appassionati di storia.Proprio questo che ho descritto però presenta la principale connotazione di Stalingrad ed anche il suo tallone d’Achille. Non tutti i giocatori, infatti, saranno in grado di apprezzare, o semplicemente intenderanno apprezzare, questa mole di dati storici, perdendo il vero valore aggiunto di questo titolo. L’esperienza ludica di per sé, infatti, è decisamente datata e in più minata da una serie di incertezze e limiti tecnici che ne rendono quantomeno ostica una efficace fruizione.

HARDWARE

Requisiti minimi: Windows98/2000/XP/ME; CPU 1GHz o superiore; 256 RAM; scheda grafica con 32MB RAM compatibile con DirectX 9.0c; Scheda audio compatibile direct 9; 1,5GB di spazio su disco fisso.

MULTIPLAYER

Assente.

– Accuratezza della ricostruzione storica

– Schema di gioco solido

– Motore grafico datato

– Assenza della modalità multiplayer

6.8

In conclusione Stalingrad, se osservato senza il sontuoso addobbo della cura per la ricostruzione storica e della mole di filmati e di nozioni relative a quello scontro, risulta un gioco di strategia solido ma senza un grande appeal. La veste grafica è datata, manca un tutorial iniziale, manca completamente la possibilità di giocare in multiplayer, lo schema di gioco è efficace ma che più classico non c’è. Insomma Stalingrad non è un gioco appetibile per la maggioranza dei videogiocatori nonostante il prezzo davvero aggressivo. Rappresenta al contrario una scelta interessante per chi sia appassionato di storia e desideri affrontare uno strategico profondo e dall’appagamento più intellettuale che estetico e perchè no, attraverso un videogame saperne di più su un conflitto che per certi versi ha segnato il destino dell’umanità.

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