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Recensione

Rugby 15

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Avatar di Francesco Ursino

a cura di Francesco Ursino

Pubblicato il 28/11/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

5

HB Studios ci riprova: dopo aver firmato il non proprio entusiasmante Rugby World Cup 2011, lo studio canadese in questione torna alla ribalta con un nuovo titolo dedicato al mondo della palla ovale. Andiamo a vedere, allora, se questo Rugby 15 riesce a migliorare laddove il suo predecessore falliva in maniera abbastanza evidente.

Dritti verso la metaDisponibile per PC (versione da noi esaminata), PS4, PS3, Xbox 360, Xbox One e Ps Vita, Rugby 15 permette di prendere il controllo di una squadra professionistica e di lanciarsi in differenti competizioni; in questo senso, fa subito piacere notare come siano presenti le licenze ufficiali dei team appartenenti a note leghe tra le quali spiccano Aviva Premiership, Top 14, Pro D2 e Pro12. Mancano invece le licenze relative alle nazionali, sebbene siano contemplati 6 Nazioni e 4 nazioni, così come quelle delle squadre facenti parte della SuperRugby (qui chiamata Southern 15), relative a Nuova Zelanda, Australia e Sud Africa.Quelle che il giocatore avrà davanti saranno delle modalità di gioco abbastanza classiche: si parte dunque dalla partita singola, e si prosegue con la possibilità di creare un torneo personalizzato, e di lanciarsi in una delle competizioni citate poco fa. Peccato per l’assenza di una qualche modalità allenamento, che avrebbe consentito ai meno esperti del rugby di apprendere alcune dinamiche di questo sport; l’unico aiuto in soccorso dei giocatori meno esperti, invece, è un tutorial basato su una corposa sequela di schermate fisse, un espediente tutto sommato poco comodo e intuitivo.Dal punto di vista delle altre impostazioni di gioco, quello che emerge è una sensazione di superficialità che permea un po’ tutta la produzione HB Studios; anche qui, in linea teorica non mancano le opzioni essenziali, come la regolazione della telecamera (con solo due inquadrature selezionabili), e la presenza o meno di fatica e infortuni vari durante le partite, ma alcune scelte lasciano un po’ perplessi. Per cambiare il livello di difficoltà, ad esempio, non bisognerà spulciare il menu opzioni ma si dovrà bensì scegliere, prima di ogni partita, se la IA proporrà una sfida facile, normale o difficile.Un altro fattore da tenere conto, almeno per i giocatori PC, è la totale assenza di possibilità di giocare con mouse e tastiera; si potrebbe facilmente argomentare che in un gioco del genere sia il pad la periferica più adeguata, ma togliere del tutto la possibilità di scelta ai giocatori rientra in quella sensazione generale di poca profondità dell’esperienza espressa in precedenza.

Il difficile ruolo del mediano di mischiaPrima di procedere all’analisi del gameplay, ribadiamo dunque come Rugby 15 appaia come un gioco rilasciato prima del tempo, o semplicemente troppo complesso da realizzare in proporzione al budget a disposizione degli sviluppatori, di sicuro non paragonabile a quello di altre realtà produttrici di titoli sportivi. Spingiamo su questo aspetto perché anche le dinamiche di gioco dimostrano come l’esperienza sia tutto sommato ancora “grezza”, in qualche modo valida ma non del tutto soddisfacente.Riprodurre le diverse situazioni di una partita di rugby in un videogioco è una questione abbastanza complessa, e spesso il tutto tende a risolversi con la traduzione di alcuni momenti concitati, come per esempio le mischie ordinate, in una sorta di button smashing. Rugby 15 tenta in qualche modo di uscire da questa ottica, ma con risultati non del tutto soddisfacenti. Se la gestione della palla è abbastanza classica, col grilletto destro delegato ai passaggi, la dinamica delle mischie aperte si gioca sull’azione dello stick destro. Una volta placcati dagli avversari, se si è portatori di palla, bisognerà avere l’accortezza di premere il grilletto destro per rilasciare la stessa prima dello scadere di una sorta di mini countdown (non fare ciò equivarrà a commettere un fallo), e cercare di riempire prima della squadra avversaria una sorta di indicatore. Per riuscire nell’impresa bisognerà agire proprio con lo stick destro, e premere nuovamente il grilletto destro ma solo dopo che l’indicatore abbia raggiunto il colore verde. Premere con troppo anticipo il grilletto, infatti, equivarrà a una incorretta gestione della palla nella mischia, e quindi a un altro fallo.

Se descritta così la questione sembra un po’ complessa, dopo qualche partita è possibile notare come questa dinamica sia abbastanza sbilanciata a favore del giocatore: anche giocando con squadre non proprio dotate, e a livello difficile, sarà abbastanza semplice realizzare un turnover quando non si è in possesso di palla, e mantenere il possesso nel caso opposto. Tutto questo, evidentemente, trasforma spesso le partite in un monologo della squadra capitanata dal giocatore, il quale avrà sostanzialmente l’opportunità di fare un po’ ciò che vuole; si può scegliere, ad esempio, di insistere sui passaggi laterali fino a che non si apre un buco nella difesa avversaria, ma anche lanciarsi in numerosi up and under e grubber, considerato che anche una volta che la palla è recuperata dagli avversari è molto semplice riappropriarsene con una mischia ben riuscita. Se quindi le mischie che seguono un placcaggio si risolvono quasi sempre a favore del giocatore, le mischie ordinate presentano un altro tipo di dinamica; in linea di massima si tratta sempre di riempire il solito indicatore grazie all’azione dello stick destro, ma in pratica in queste situazioni è molto più complicato riuscire ad appropriarsi della palla, e spesse volte non si comprende veramente perché una delle due squadre riesca a prevalere sull’altra. In ogni caso, la dinamica delle mischie aperte consente a ogni tipo di giocatore di poter vincere senza particolari patemi anche a livello difficile, e questo è un fatto di una certa rilevanza in un titolo dove il multiplayer online è assente, e l’unica possibilità di gioco è costituita da sfide contro la IA e in locale fino a quattro giocatori.Per quanto riguarda la gestione dei calci piazzati, infine, dobbiamo dire come il sistema di controllo attribuisca allo stick destro una nuova e importante funzione, visto che questo elemento del pad è responsabile della potenza data al calcio e della direzione dello stesso. Se da parte del giocatore mettere a segno i calci è questione di pratica e di una certa accortezza nel calcolare la forza del vento, da parte della IA sembra ci sia una certa tendenza a interpretare male queste situazioni di gioco; anche al livello più alto di difficoltà, infatti, gli atleti della squadra avversaria sbaglieranno piuttosto spesso le realizzazioni, specie se più lontane dall’area di meta.

Un gioco che non ha bisogno di presentazioneUna volta compreso come non riuscire a commettere infrazioni a ogni mischia spontanea, e dunque a premere il grilletto destro nei momenti giusti, Rugby 15 si risolve in una serie di ruck e maul in cui il nostro mediano di mischia la fa da padrone assoluto, e in cui il giocatore può permettersi anche tattiche di gioco un po’ sopra le righe. In tutto ciò, la realizzazione tecnica contribuisce a livellare verso il basso il giudizio del prodotto, a causa di alcune problematiche che investono vari aspetti del titolo. In primo luogo, la realizzazione delle animazioni e il movimento della palla presentano qualche incertezza, con passaggi che a volte seguono traiettorie ardite, e giocatori che in alcuni casi si producono in movimenti non proprio cosi naturali e coerenti. Senza dimenticare di citare, poi, alcuni evidenti difetti di programmazione, che portano a volte il mediano di mischia a scomparire sotto il campo a eccezione della testa.Dal punto di vista puramente estetico, invece, il gioco propone una realizzazione carente sotto tutti i punti di vista; la prima cosa che si nota, iniziata una partita, è l’assoluta assenza di presentazione. Dopo il caricamento, il giocatore verrà subito catapultato nel bel mezzo della disputa, a pochi istanti dal calcio d’inizio, mentre alla fine della partita, il fischio dell’arbitro verrà subito seguito dal menu di fine incontro. Si tratta di un difetto abbastanza importante, specialmente per quanto riguarda le partite dove vengono coinvolte le nazionali, cui si va a sommare peraltro anche la presenza di un unico stadio disponibile.Quello che deve far preoccupare davvero l’ipotetico giocatore di Rugby 15, però, è una certa povertà grafica generale, che fa sì che l’intera realizzazione del mondo di gioco, realizzata con Unity, appaia vecchia di almeno qualche anno. Non c’è un vero elemento che risalta in negativo: è proprio l’intero comparto grafico a risultare un po’ sciatto e, ci ripetiamo ancora, realizzato in maniera non soddisfacente.Per ultimo, il comparto audio: la telecronaca in inglese, affidata a Stuart Barnes e Miles Harrison, è un orpello facilmente dimenticabile dopo poche partite, considerata la pochezza di frasi ascoltabili.

– Presenza di licenze importanti

– Comparto grafico povero in ogni suo aspetto

– Assoluta mancanza di presentazione delle partite

– Gestione delle mischie sbilanciata verso il giocatore

– Privo di un qualsivoglia multiplayer online

5.0

Rugby 15 non è il titolo di rugby che i giocatori next-gen stavano aspettando: la produzione HB Studios, infatti, pecca nella parte tecnica, soprattutto quella grafica, nonché in alcune situazioni legate al gameplay. Il giudizio generale non può dunque non tener conto di quella sensazione di superficialità più volte richiamata nel corso della recensione: quello che si ha davanti, dunque, è un gioco che manca di quelle caratteristiche che gli consentirebbero di ottenere un voto anche solo sufficiente. La sola presenza delle licenze di squadre e leghe non può allora risollevare una situazione che, soppesando pro e contro, risulta essere sbilanciata verso questi ultimi.

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