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Recensione

Red Game Without a Great Name

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Avatar di Aeffe87

a cura di Aeffe87

Pubblicato il 04/01/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6.5

Al di là di qualsiasi altra considerazione si possa fare sul gioco in questione, non riusciamo a fare a meno di sorridere leggendo il titolo con cui il team polacco iFun4all ha scelto di presentare la sua ultima fatica al popolo digitale. Ci viene da interpretarlo, tra l’altro, come vera e propria dichiarazione d’intenti: seppur bizzarro e quindi capace d’attirare un po’ d’attenzione, Red Game Without a Great Name non ha appunto un nome imponente, così come contenuta è la produzione in sé, che ai lidi di Steam – ma anche di PS Vita – arriva oggi sotto forma di porting della versione originaria per dispositivi iOS. In più, parliamo di un’esperienza in cui il colore rosso s’impone come costante, e non soltanto perché iniettato in buona parte degli stage che lo compongono, sessanta scenari in silhouette su sfondo monocromatico. Rosso -di rabbia- potrebbe infatti diventare anche il giocatore a poco tempo dalla prima partita, quando, entrato ormai nel vortice dell’in-game, avrà avuto modo di provare sulla sua pelle gli effetti di una sfida tutt’altro che all’acqua di rose.

Vola, piccione tonto, volaIn un universo di chiara matrice steampunk, dove le strade sono più che altro un dedalo di tubazioni e ferrame assortito, al giocatore viene assegnato il delicato incarico di dirigere uno sgraziatissimo piccione viaggiatore meccanico, qui mezzo di comunicazione privilegiato tra gli individui, da una stazione di posta alla successiva. Essendo un ammasso di rottami senza cervello, il pennuto, se lasciato in balia del suo naturale incedere, è portato a svolazzare spontaneamente da sinistra verso destra. Ne consegue che imbattendosi in qualsiasi ostacolo gli capiti a tiro esso non farà mai nulla per scansarlo. La brutta notizia è che d’impedimenti i livelli sono strabordanti, per di più, neanche a dirlo, tutti votati a provocare la morte del beccuto protagonista. Barriere avvolte nel filo spinato, presse giganti e altre diavolerie riempiono in modo capillare gli ambienti che l’uccello dovrà percorrere, e anche solo il lieve sfioramento con uno di questi oggetti mortiferi equivale a ricominciare l’avanzata aerea da inizio stage, senza possibilità d’appello. Dal canto suo l’utente può tentare di sventare tale sciagura solamente con le poche, esilissime armi a propria disposizione: un mouse e una capacità di reazione non comune. Effetto delle sue radici da prodotto mobile, Red Game Without a Great Name basa difatti il suo gameplay su un’unica meccanica “drag-and-drop”, per cui cliccando sull’avatar spennacchiato, trascinando poi il cursore in linea retta lungo l’inquadratura e rilasciando infine il tasto nel punto desiderato, esso si ritroverà teletrasportato esattamente nella posizione prescelta, senza tuttavia arrestare per un attimo il proprio viaggio dissennato. L’opera iFun4all è questo e poco altro: un incessante -a tratti spasmodico- proiettare il volatile protagonista avanti e indietro sullo schermo, gestendone opportunamente la traversata fino al punto d’uscita del quadro. Quadro che, nel suo automatico scorrimento laterale, inghiotte e annienta ogni cosa, in maniera lenta eppure inevitabile.

Stop the pidgeonSuona quasi superfluo porre l’accento su come un’esperienza del genere, dedita interamente alla prontezza di riflessi del videogiocatore e a un tasso di sfida volutamente elevato, debba fissare i suoi cardini sulla bontà del design dei livelli e sulla responsività del sistema di controllo. Analizzando il primo aspetto, Red Game Without a Great Name vanta livelli che, seppur caratterizzati da una marcata continuità stilistica, sanno comunque distinguersi in termini di varietà strutturale e conseguente differenziazione delle prove poste man mano in essere dal software. Si passa dalla sostanziale agevolezza dei primi stage ad ambientazioni sempre più complesse e machiavelliche, in cui è assai utile – per non dire necessario – sfruttare le pareti levigate al fine di frenare il pennuto e guadagnare qualche fugace attimo per ragionare sull’immediato da farsi. Le sfide si arricchiscono pian piano di power up temporanei da intercettare in aria quali un’invulnerabilità breve e la capacità d’infrangere particolari blocchi di scenario, e in più fasci gassosi che modificano la direzione di volata dell’uccello e sfere per ottenere un boost di pochi secondi. Capire come e in quale istante sfruttare tali potenziamenti è parte integrante della competizione, la quale s’inasprisce ulteriormente laddove si avesse l’intenzione di raccogliere i collezionabili, tre ingranaggi per stage spesso posizionati nelle zone più difficoltose d’attraversare. Ciò detto, l’anima tosta e veloce dell’esperienza rende Red Game Without a Great Name ideale soprattutto per partite di durata medio-breve, sicuramente la modalità di fruizione più idonea affinché la naturale ripetitività delle azioni richieste e il trial & error congenito non sovrastino ogni stimolo nella ricerca della performance perfetta. L’esser stato concepito per un utilizzo su device portatili emerge in questo oltre che, in particolar modo, nel control system, che la conversione PC del titolo -quella da noi esaminata- non riesce purtroppo a valorizzare del tutto. Specie nei quadri avanzati, per spostare adeguatamente il piccione meccanico servono input sempre più repentini e nervosi, che l’accoppiata mano-mouse non riesce perlopiù a restituire con la stessa efficacia di un rapido colpo di dito su touchscreen. I comandi, peraltro, non rispondono sempre con l’estrema precisione che ci aspetterebbe da un sidescroller di simile impostazione, che non di rado oltrepassa i confini del rage game per colpa d’ingenuità tecniche che, pur non eccessive, risultano in tale contesto ben più avvertibili di quanto dovrebbero.

– Divertente se usufruito in sessioni di gioco brevi

– Livello di sfida considerevole

– Stage studiati con criterio e strutturalmente variegati

– La formula può risultare presto ripetitiva

– Curva di difficoltà talvolta disomogenea

– La versione PC soffre la mancanza di comandi touch

6.5

Fermamente ancorato alla sua indole mobile, l’adattamento per computer di Red Game Without a Great Name non riesce del tutto a valorizzare la pur curiosa offerta di questo spigoloso titolo di stampo casual. Passatempo per chi ama perseverare di fronte a sfide ostili e nervose, l’opera iFun4all non perde in questa sua incarnazione la bontà del lavoro svolto dagli sviluppatori in termini di level design, ma è costretta a mostrare il fianco a un sistema di controllo nient’affatto impeccabile e poco consono a comandi diversi da quelli tattili. Per una manciata di euro in meno e la possibilità di beneficiare di un habitat certamente ideale a un’esperienza simile, il consiglio, nel caso il prodotto fosse nelle vostre corde, è di considerare l’acquisto di Red Game Without a Great Name su App Store. Dopo di che, preparatevi a imprecare -genuinamente- come se non ci fosse un domani.

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