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Recensione

Planet of the Apes: Last Frontier, la recensione del gioco sul Pianeta delle Scimmie

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Avatar di Marcello Paolillo

a cura di Marcello Paolillo

Editor-In-Chief

Pubblicato il 21/11/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Chi è appassionato di cinema non può non conoscere la saga de Il Pianeta delle Scimmie, tornata alla ribalta negli ultimi anni grazie al riavvio cinematografico omonimo (iniziata con L’Alba del Pianeta delle Scimmie e proseguita poi con Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie e infine il più recente The War – Il Pianeta delle Scimmie), il quale ha riscosso un buon successo di critica e pubblico grazie al dramma intimista della scimmia Cesare e della sua ascesa al potere, il tutto narrato con inaspettata profondità e poesia. Ora, a diversi mesi dall’uscita nelle sale dell’ultimo capitolo della trilogia, il team Imaginati ha deciso di portare l’universo cinematografico delle scimmie senzienti su console con Planet of the Apes: Last Frontier e lo fa sfruttando la ben congegnata tecnica delle avventure narrative (sulla falsariga dei titoli Telltale, per capirci). Sarà l’alba di una nuova era per le scimmie anche nel mondo dei videogiochi?

Umani cattivi uccide scimmie
Come accennato poche righe più in alto, Planet of the Apes: Last Frontier si presenta di primo impatto esattamente come un gioco targato Telltale, in cui la storia la fa da padrone attraverso le numerose sequenze narrative atte a raccontarla in ogni minimo dettaglio. Ed esattamente come The Walking Dead, Batman: The Telltale Series o Game of Thrones, non ci saranno cervellotici rompicapo o fasi esplorative ad attenderci, bensì solo una moltitudine di scenette non interattive in cui di tanto in tanto – più in particolare, ogni venti o trenta secondi circa – saremo chiamati a prendere decisioni drastiche attraverso vari bivi a risposta multipla. Schierarsi da una parte o dall’altra, premere o no il grilletto, salvare o lasciar morire un determinato personaggio: tutto in Last Frontier avrà un peso e una conseguenza concrete ai fini della narrazione, considerando inoltre che l’intera vicenda avrà luogo diverso tempo dopo L’Alba del Pianeta delle Scimmie, dipanandosi progressivamente in base alle scelte prese dal giocatore. Ghiotta occasione quindi per tutti coloro che desiderano conoscere bene le vicende di Cesare, subito dopo l’inizio della rivoluzione che cambierà per sempre il destino della razza umana. Resta infatti intatta quella sensazione di straniamento, fondata innanzitutto dall’incapacità di schierarsi completamente con l’una o l’altra fazione. Le scimmie partiranno ovviamente svantaggiate, essendo solo all’inizio della loro “rivoluzione” che le porterà poi sul piano più alto della catena alimentare, così come però sarà difficile non parteggiare per gli umani, visto e considerato che la storia racconta anche di un gruppo di uomini che sopravviveranno (oppure no) in base alle scelte che prenderemo. Sarà difficile quindi schierarsi con l’una o l’altra fazione, esattamente come nei film da cui questo tie-in trae ispirazione, ma è altrettanto vero che l’entusiasmo si spegnerà man mano che ci addentreremo in una storia che di emozionante avrà ben poco. Al di fuori dell’ovvia possibilità di incappare in finali multipli, la durata generale realmente bassa – quasi quanto un lungometraggio vero e proprio – non farà sì che l’avventura appena vissuta rimanga impressa molto a lungo. Si gioca e si dimentica in fretta, senza colpo ferire. 
Se perderemo sarà un pianeta delle scimmie
La stessa tecnologia del “performance capture” sulla quale si sono basati gli attori della trilogia di film dedicata al Pianeta delle Scimmie è alla base della resa grafica di Planet of the Apes: Last Frontier e il risultato, al netto dei limiti strutturali, è decisamente riuscito. Il tocco di Andy Serkis – vero e proprio maestro nel trasportare sul grande e piccolo schermo personaggi digitalizzati riprodotti sulla sua persona – c’è e si vede, così come il Cesare del videogioco non ha nulla da invidiare (o quasi) a quello visto nei film di recente uscita. Il sempreverde Unreal Engine ovviamente farà il resto, considerando inoltre che il giocatore non avrà alcun controllo diretto né sulla regia né tantomeno sulla gestione delle telecamere virtuali. Tradotto, si vedrà solo ciò che il gioco vorrà mostrarci in quel determinato momento. Sì, proprio come al cinema. E se l’idea di avere tra le mani un cosiddetto “film interattivo” sarà pressoché costante e totale, anche la colonna sonora metterà il suo carico da novanta, proponendo di fatto le stesse sonorità ascoltate nei lungometraggi, inclusi i versi dei primati.Cosa non va, quindi, nel titolo Imaginati? Innanzitutto, l’idea che un videogioco debba ereditare pressoché tutto dal medium cinematografico è in questo caso controproducente e a tratti sconfortante: dove Telltale solletica il palato con ciò che avverrà nel “prossimo episodio”, in Planet of the Apes: Last Frontier non vi sarà tensione o curiosità reale verso un capitolo numero due. Tanto che, francamente, sarà difficile per molti decidere di rigiocarlo daccapo per vedere così i vari finali alternativi. Così come questi, a conti fatti, non è che differiscano così tanto tra di loro (dopotutto, se avete visto i film sapete benissimo come andrà a finire la storia). Certo, il ritmo piuttosto accelerato fa si che il giocatore rimanga con le mani ancorate sul pad per tutta la breve durata dell’avventura, sebbene di volta in volta manchi quel tocco particolare e quel guizzo creativo ravvisabile in un qualunque titolo di David Cage, incluso il non proprio perfetto Beyond: Due Anime. Un vero peccato che la rivoluzione delle scimmie sia quindi morta sul nascere, prima ancora di cominciare veramente.

Atmosfera suggestiva

Ottima resa delle scimmie…

… peccato che il resto non sia all’altezza

Narrazione lenta e diluita

Davvero troppo breve

6.0

Pur non tradendo le basi della trilogia cinematografica omonima, specie dal punto di vista estetico, Planet of the Apes: Last Frontier tenta l’approccio da avventura narrativa senza però spiccare né per inventiva, né per ritmo generale. La presenza di alcuni personaggi visti nei film e un’atmosfera tutto sommato coinvolgente mal si legano a una lentezza dei dialoghi disarmante e a una durata che, spiace dirlo, non è accettabile neppure se si è amanti sfegatati delle pellicole dedicate al Pianeta delle Scimmie. E ciò è un vero peccato, considerando che il carisma di Cesare meritava ben altro trattamento.

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