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Recensione

Okamiden

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Avatar di Aegrod

a cura di Aegrod

Pubblicato il 18/03/2011 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8.8

Ben cinque anni fa usciva sul mercato, con un’accoglienza pressoché tiepida sia da parte di critica ma soprattutto di pubblico, uno dei migliori titoli dell’arco vitale di Playstation 2, ossia Okami, prodotto da Capcom e sviluppato dagli allora Clover Studio. Il motivo per cui non ricevette la dovuta attenzione è facilmente rintracciabile nel fatto che uscì in concomitanza con l’Xbox, prima esponente della next generation, che andò ad offuscare il potenziale espresso da Playstation 2 sia a livello grafico che di giocabilità. Come ben si può comprendere il gioco con protagonista il dio lupo Amaterasu e il samurai Susano non ebbe il successo sperato, nonostante l’ottima fattura, ed ottenne uno scarsissimo risultato in termini di vendite, sancendo inoltre la fine dei Clover Studio, oggi gli indipendenti Platinum Games.Oggi Capcom – o meglio un team interno ad essa di nostalgici dell’originale – è riuscita nell’intento di riutilizzare l’idea di Okami e di riproporla sui doppi schermi di Nintendo DS. Ironia della sorte, anche stavolta Okamiden, questo il titolo del gioco, si appresta ad uscire in concomitanza con una nuova console, il 3DS. Si tratta di vera e propria hybris da parte degli sviluppatori? A quanto pare la scaramanzia non è di casa in Giappone.

Il ritorno dei demoniCronologicamente la trama di Okamiden si svolge ben nove mesi dopo la vittoria di Amaterasu e Susano contro il demone Orochi. Nonostante la sconfitta del mostro qualcosa non va e nel mondo riappaiono dal nulla esseri malefici e dalle sembianze demoniache. Ben presto il motivo viene individuato dalla dea dei fiori Sakuya: causa di tutto ciò è la mancanza di fede e di rispetto negli dei da parte del genere umano, carenza che facilita il passaggio dei demoni dal loro al nostro mondo. Sakuya decide così di rievocare il Lupo Bianco per riportare la pace, ma al suo cospetto appare il piccolo e apparentemente innocuo Cibiterasu. Nulla da temere, visto che il folletto Issun – nell’episodio precedente compagno di viaggio di Amaterasu – suggerisce di fargli ripetere lo stesso viaggio della madre del dio dalle fattezze di lupo, in modo tale da recuperare i propri poteri durante la traversata del Giappone e scoprire da dove effettivamente proviene la nuova minaccia demoniaca. Nel corso dell’avventura si avrà modo di incontrare nuovamente vecchi amici, come il già citato Issun, “l’eroe” Susano e sua moglie Kushi (che in Okami era la sua fidanzata), che hanno dato alla luce un pargolo di nome Kuninushi, nato nove mesi dopo la sconfitta di Orochi ma, nonostante questo, con le fattezze di un bambino di sei o sette anni. Nel corso del gioco si scoprirà la storia del piccolo guerriero e il motivo di tale discrepanza cronologica, una delle chiavi di volta dell’intera trama. Accanto alle vecchie conoscenze faranno la loro comparsa nuovi compagni d’avventura, come Kuninushi stesso, la sirenetta Nanami, l’attrice Kagura, Clow proveniente dalla luna e l’uomo dalla testa di bestia, Manpuku. Insieme lotteranno per allontanare la minaccia del regno dei demoni dal paese del Sol Levante. Particolarità interessante di Okamiden è che i nostri alleati non fungeranno solo da comparse nella lotta contro il male, bensì saranno caratterizzati da una loro storia personale che si dipanerà man mano che si proseguirà nel gioco, senza mai risultare banale o noiosa, e gettando le basi per un certo attaccamento da parte del giocatore. Interessante inoltre il fatto che la trama venga svelata lentamente, fattore che vi permetterà di avvicinarvi ai protagonisti della storia e, allo stesso tempo, di condividerne il medesimo senso di smarrimento e confusione di fronte agli eventi che vengono proposti: soprattutto nella prima decina di ore di gioco non vi sarà possibile capire contro chi o cosa dovrete lottare per riportare la pace.

Un pennello per la vittoriaNel corso del gioco Cibiterasu dovrà scovare i luoghi in cui risiedono le varie divinità, in modo tale da ottenere il loro aiuto ed in particolare le loro tecniche divine. Queste ultime consistono nel disegnare direttamente sullo schermo inferiore di Nintendo DS le azioni necessarie a risolvere enigmi ed a sconfiggere i nemici – esattamente come accadeva in Okami – ma questa volta il giocatore avrà dalla sua la possibilità di utilizzare a dovere lo stilo della console Nintendo. L’esecuzione di queste tecniche è facilissima – basterà seguire la semplice descrizione fornita dalla relativa divinità e ripeterla. Ad esempio, durante uno scontro, basterà tracciare una linea retta che taglia in due un nemico per tentare di metterlo fuori gioco. Ma le possibilità di utilizzare lo stilo e le relative tecniche non sono infinite, tutt’altro, e dunque dovrete sempre tenere d’occhio l’indicatore di inchiostro a vostra disposizione e valutarne bene la quantità prima di andare a sprecarlo inutilmente. Nel corso del gioco si avrà la possibilità di andare ad incrementare tale riserva, così come quella della vita, compiendo missioni e guadagnando la “fede” di colui che ci ha assegnato la quest da compiere, o ridando vita all’ambiente corrotto dalle entità demoniache. Una nota di merito va anche all’adattamento del sistema dei comandi, o meglio ad un “ripensamento” dello stesso; il passaggio da un joypad con un elevato numero di tasti come il Dualshock alla piccola tastiera da sei bottoni più un D-pad, sarebbe potuto sulla carta risultare impossibile; invece il bilanciamento tra l’uso dei controlli di movimento convenzionali e lo stilo di Nintendo DS fa sì che essi risultino pratici e funzionali per l’utente già dopo qualche minuto di gioco. Secondo elemento fondamentale del gameplay, oltre all’utilizzo del pennino, è dato dall’esplorazione, che si inserisce in un perfetto contesto degno di Zelda. Infatti nel corso dell’esplorazione, per poter proseguire, dovrete utilizzare le varie tecniche acquisite man mano nel corso dell’avventura e magari ritornare sui vostri passi per esplorare zone che prima non erano accessibili grazie alle nuove abilità apprese. Terzo ed ultimo elemento fondamentale sono i combattimenti finali con i boss, nel corso dei quali dovrete essere in grado di utilizzare al meglio le tecniche fino ad allora ricevute dalle divinità, magari riuscendo anche a combinarle per ottenere maggiori risultati: infatti, il solo attacco talvolta non sarà sufficiente, ed in alcune situazioni dovrete essere in grado di trovare elementi dello scenario che, se sfruttati adeguatamente con i poteri a disposizione, porteranno inevitabilmente alla vittoria.

Una realizzazione da sognoGraficamente il titolo Capcom si attesta su livelli eccelsi, con un utilizzo del cel shading degno del predecessore ma soprattutto degno di un quadro del Giappone tardo medievale disegnato tramite una tecnica chiamata Sumi-e o Suibokuga, la quale utilizza pennelli ed inchiostro nero. Ovviamente Nintendo DS non dispone della stessa potenza mostrata da Playstation 2 e dunque i programmatori hanno dovuto adeguare la dimensione degli scenari e delle ambientazioni, senza però rinunciare mai alla qualità degli stessi. Menzione particolare per la decisione di rappresentare tutti i protagonisti del gioco con sembianze di bambini. Lo stesso Cibiterasu è un cucciolo di lupo, così come Kuni e gli altri comprimari appartengono all’infanzia e come loro anche le varie divinità che avremo modo di conoscere. Meno attenzione è stata prestata nella realizzazione dei vari personaggi presenti nei villaggi, i quali si distinguono per qualche piccola differenza nelle vesti o addirittura solo per il colore di quest’ultime. Stesso discorso per i nemici che incontrerete, distinguibili solo per la loro differente appartenenza ai quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua. Si torna a livelli eccelsi con la rappresentazione dei vari boss, decisamente dettagliati e mai banali.Altro piccolo capolavoro nel capolavoro è dato dal reparto sonoro: le musiche sono decisamente ben fatte, mai ripetitive ed orchestrate magistralmente con ampio utilizzo di strumenti tipici della terra del So Levante, come un determinato tipo di tamburo giapponese chiamato Taiko, gli immancabili flauti e qualche raro accompagnamento vocale. Inoltre, la melodia che accompagna l’avventura è condizionata anche dal tipo di ambiente in cui ci si muove: ad esempio, nel caso in cui vi doveste trovare in un’area ancora sotto l’influenza demoniaca, l’accompagnamento musicale sarà melanconico e lento, per poi diventare più veloce e briosa nel momento stesso in cui esorcizzeremo l’area stessa, canto di uccellini annesso.Simpatica anche l’idea – così come nel predecessore – di non doppiare i protagonisti, bensì di dotarli di particolari “versi” e relegare il compito di narrare la storia ai dialoghi scritti, salvando in questo modo la caratterizzazione fiabesca e mitologica che il titolo intende preservare.

– Stile grafico

– Colonna sonora

– Utilizzo del pennino

– Scarsa rigiocabilità

– Rare imprecisioni della telecamera

8.8

Ad una settimana dall’uscita del 3DS, il buon vecchio Nintendo DS ci stupisce ancora una volta con questo Okamiden. Visivamente originale, capace di proiettare il giocatore in un quadro giapponese medievale, ineccepibile dal punto di vista della giocabilità e graziato da accompagnamenti musicali di eccezionale qualità. L’unico dubbio che potrebbe assalire il possessore di Okamiden dopo solo poche ore di gioco è: non è stato un pò troppo prematuro da parte di Nintendo abbandonare i due schermi di Nintendo DS per rivolgersi alle tre dimensioni della nuova console quando è ancora in grado di sfornare simili capolavori?

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