Recensione

Of Orcs and Men

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a cura di jewel

In periodi stracolmi di uscite interessanti come questo, non è rara l’occasione di perdersi prodotti che pur essendo passati in sordina meriterebbero una chance di entrare nelle console della grande utenza. Of Orcs and Men, titolo creato da Cyanide Studio e Spiders, non godendo di una campagna pubblicitaria abbastanza ostentata è stato eclissato, soprattutto nelle ultime fasi dello sviluppo, dall’uscita dei soliti attesissimi titoli di cui si sente parlare ogni giorno sui rotocalchi digitali. A qualche giorno dall’arrivo sugli scaffali dei negozi, abbiamo finalmente avuto l’occasione di analizzare da cima a fondo il gioco completo e di renderci conto che, pur mostrando evidenti carenze, questo role-playing game si prende il rischio di provare qualcosa di diverso dal solito. Cosa, quest’ultima, che può soltanto far bene a un’industria che tende a girare in cerchio fin troppo spesso.

Storia di un orco e del goblin che gli insegnò a far bruttoCome si può intuire dal titolo, Of Orcs and Men racconta in sostanza la storia di un secolare conflitto tra pelleverdi e umani. Guidati dall’insaziabile imperatore Damocle, questi ultimi avevano più volte, nel corso del tempo, tentato di superare i confini delle proprie terre per appropriarsi di quelle degli orchi, che pur essendo in netta inferiorità numerica e tecnologica, erano inizialmente riusciti a difendersi più che bene. Questo almeno fino alla decisione dell’imperatore di innalzare un enorme muro per difendere il suo dominio dalla minaccia verde, evento capace di attirare l’attenzione di elfi e nani che, preoccupati per le dimensioni assunte dal conflitto, pensarono bene di schierarsi dalla parte dei più simili umani. All’inizio del gioco ci ritroviamo a vestire i panni di Arkail, un orco particolarmente violento che appartiene a uno dei pochi gruppi di guerrieri sopravvissuti ad anni di battaglie e scontri sanguinosi. Molti pelleverdi sono ormai schiavi degli uomini, ma il nocciolo duro dei Bloodjaw, di cui fa parte il nostro protagonista, mira ancora a riprendersi ciò che gli spetta e riaffermare il potere del popolo degli orchi. E’ con queste prospettive che Arkail viene incaricato di partire alla volta del celebre muro nemico, col compito di superare quell’ostacolo e di arrivare al cospetto dell’imperatore per ucciderlo con le proprie mani. Certo, si tratta di un compito arduo, ma a fiancheggiare l’irascibile Ark ci sarà un alleato particolarmente utile: il goblin Stige, maestro nel campo della furtività e grande conoscitore dei territori dell’impero.Buona parte delle fasi narrative del gioco metterà l’accento sul rapporto tra i due protagonisti appena descritti, caratterizzati inizialmente da modi di fare totalmente agli antipodi. A questo proposito c’è da dire che i dialoghi tra Arkail e Stige, o tra loro e gli svariati personaggi secondari, saranno sempre interessanti e strutturati in modo da tenere alta l’attenzione del giocatore. Complice anche la tendenza del goblin a usare un linguaggio piuttosto volgare e infilare doppi sensi in discussioni di qualsiasi genere. Per quanto riguarda il ritmo narrativo, questo parte forse un po’ a fatica, ma consumando ore di gioco la trama è capace di regalare colpi di scena e sequenze davvero epiche cui risulta difficile non appassionarsi. Da segnalare è infine la possibilità di prendere decisioni che incideranno anche con un certo peso sul progredire della storyline.

Army of Two: Green EditionIl titolo utilizza una visuale in terza persona piuttosto vicina alle spalle dei protagonisti, offrendo al giocatore la possibilità di spostarsi in qualsiasi momento dall’orco al goblin o viceversa. Il personaggio non controllato seguirà automaticamente l’altro, per cui la scelta solitamente verrà dettata solo in base ad esigenze strategiche o, perché no, estetiche. Il più delle volte sarà però consigliabile portarsi avanti con Stige, dal momento che lui sarà l’unico tra i due in grado di rendersi invisibile per un tempo limitato ed evitare così di mettere in allerta i nemici di turno. E’ un’abilità piuttosto utile lungo l’intero corso del gioco, anche perché nel caso in cui riesca ad arrivare alle spalle di un nemico in modalità invisibile, Stige potrà eseguire una kill silenziosa sgozzando il nemico a sorpresa. Of Orcs and Men si avvale di una struttura a zone, dei veri e propri livelli che il giocatore non dovrà far altro che percorrere dall’inizio alla fine uccidendo tutti i nemici che si mettono in mezzo lungo la strada. Questo è un primo grosso difetto del gioco in realtà, visto che questa stessa formula si ripeterà senza sosta fino alla fine del gioco e che, soprattutto, salvo qualche rara eccezione le mappe saranno sempre dei dannati corridoi lineari senza via di scampo. L’eccessiva ripetitività viene solo in minima parte attenuata dalla presenza di scenari suggestivi e ambienti a volte veramente ispirati, ma di questo parleremo più avanti. Il combat system è il vero cuore pulsante di Orcs and Men, caratterizzato da meccaniche che puntano molto sul ragionamento tattico e sulla pianificazione. Funziona più o meno così: in qualsiasi momento il giocatore sarà in grado di far rallentare l’azione al limite del possibile tramite la pressione di un unico tasto e, in questo assetto, avrà la possibilità di scegliere quali saranno le prossime quattro azioni che i protagonisti dovranno realizzare in battaglia. In particolare queste saranno divise tra abilità offensive, difensive e speciali per quanto riguarda l’orco, e abilità corpo a corpo, a distanza e ancora speciali per il subdolo goblin. In base alla situazione starà quindi a noi decidere se utilizzare attacchi che possano far crollare l’armatura del nemico oppure altri in grado di stordirlo per qualche secondo. Arkail e Stige potranno poi anche interagire in vari modi, ad esempio rianimandosi a vicenda qualora uno solo dei due muoia in battaglia, oppure utilizzando il “lancio del goblin” per fare esattamente ciò che potete immaginare. Il sistema di combattimento risulta quindi più che convincente in sé e per sé, ma molto spesso la presenza di fastidiosi problemi tecnici finisce per intaccare la qualità delle fasi di brawling. La telecamera, prima di ogni altra cosa, si incastra a casaccio e impazzisce negli scenari più angusti, mentre con meno frequenza (ma provocando lo stesso grado di fastidio) capita che sia lo stesso targeting system a non funzionare correttamente. C’è anche da dire che i combattimenti si svolgeranno sempre seguendo la stessa formula (orco e goblin contro un mucchio di soldati) e, fatta eccezione per quel pizzico di stealth, anche a furia di menar fendenti prima o poi si sentirà una notevole sensazione di deja vu.

Nell’ottica del “gioco di ruolo” puro e semplice, è senz’altro da segnalare la presenza di un sistema a livelli atto a regolare l’apprendimento delle abilità e la crescita delle stats dei personaggi. Combattendo in battaglia si guadagnerà ogni volta un tot di esperienza e, allo scattare del livello successivo, si potrà decidere, sia per Ark che per Stige, se spendere il punto guadagnato per migliorare la forza, l’agilità, la resistenza o quant’altro sia di vostro interesse. Assieme al punto statistiche si otterrà sempre anche un punto abilità da spendere nei tre differenti rami di cui vi abbiamo parlato prima. Niente male infine la presenza di un bel numero di armi, armature ed equipaggiamento di vario genere di cui potranno disporre i nostri verdissimi protagonisti. Questi item potranno essere ritrovati in forzieri e casse disseminate nei livelli oppure acquistate in alcuni determinati punti durante la campagna. In questi stessi posti si potranno di solito effettuare anche upgrade dell’equipaggiamento utilizzando punti commercio ottenibili vendendo vari oggetti in inventario che magari non si utilizzano più. Quello di migliorare le armi risulta comunque un processo piuttosto banale, tramite il quale semplicemente si incrementeranno i punti danno, la stabilità o altri bonus già posseduti dal pezzo.

Tecnicamente qualcosa è andato stortoPer quanto riguarda il comparto tecnico Of Orcs and Men risulta tutto meno che impeccabile. Nel corso delle circa quindici ore di gioco che il titolo è in grado di regalare, saranno molto frequenti i cali di frame rate e i momenti in cui il gioco dovrà bloccarsi improvvisamente per caricare il prosieguo del livello. Ad affiancare questi problemi troviamo poi ombre che pop-uppano in continuazione e texture in alcuni ambiti veramente povere. Va tuttavia sottolineato che l’atmosfera e lo stile grafico restano convincenti e si legano più che bene con i toni maturi e maestosi della narrazione. Stessa cosa vale per una colonna sonora che riesce a inserirsi sempre alla perfezione in ogni ambito, con coinvolgenti pattern di violino nei momenti più topici e un grande uso di percussioni nelle fasi d’azione più concitate. In generale dal punto di vista stilistico non avremmo potuto chiedere molto di meglio.

– Storia coinvolgente, dai toni maturi

– Due protagonisti caratterizzati come si deve

– Gran numero di abilità da apprendere

– Fin troppo ripetitivo

– Percorsi eccessivamente lineari

– Più di qualche problema nel comparto tecnico

7.0

Nel tentativo di offrire al giocatore un’esperienza fresca e diversa dal solito, Of Orcs and Men finisce per essere un mix di elementi che funzionano piuttosto bene e di altri che incidono in modo decisamente negativo sulla qualità della produzione. Il combat system, ad esempio, si avvale di idee interessanti basate sulla pianificazione e sul ragionamento tattico, ma in molte occasioni rischia di non essere apprezzato a causa dei vari problemi di natura tecnica che i ragazzi di Cyanide Studio e Spiders non sembrano aver curato con la dovuta attenzione. Il gioco è poi fin troppo lineare, al punto che dopo cinque o sei ore al massimo si potrà già avvertire una certa ripetitività che, purtroppo, rimarrà nei paraggi fino ai titoli di coda. Si salvano invece la narrazione e il tratto stilistico, entrambi fattori evidentemente ispirati e in grado di catturare l’attenzione del giocatore in svariate occasioni.

Voto Recensione di Of Orcs and Men - Recensione


7