Recensione

NieR: Automata

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a cura di Gottlieb

Informazioni sul prodotto

Immagine di NieR Automata
NieR Automata
  • Sviluppatore: PlatinumGames
  • Produttore: Square Enix
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
  • Generi: Gioco di Ruolo , Azione
  • Data di uscita: 23 febbraio 2017 (JPN) - 7 marzo 2017 (USA) - 10 marzo 2017 (EU PS4) - 17 marzo 2017 (PC) - 26 giugno 2018 (Xbox One) - 6 ottobre 2022 (Switch)

Di esperienze che trascendono il senso genuino e puro del videogioco non ne abbiamo ogni giorno, anzi sono sempre meno frequenti, favorendo delle meccaniche molto immediate e che si aprono a una platea sempre più vasta. Non è questa la filosofia di Yoko Taro, director di Drakengard e del tanto criticato NieR, che adesso si lancia nella sua nuova esperienza, il sequel del suo titolo più contestato e meno apprezzato. Abbiamo trascorso poco più di trenta ore con NieR: Automata, accogliendo nella nostra testa tutte le congetture, tutta la retorica, tutte le analisi dialettiche che il director giapponese ci ha proposto, apprezzando ogni possibile innesto di un’esperienza che, mai come stavolta, è andata oltre il semplice divertimento pad alla mano. 

2B Anni dopo la fine di Nier, la Terra è stata dilaniata dalla battaglia tra l’umanità vestita da ultimo baluardo difensivo e l’esercito di macchine guidate dagli invasori arrivati da un altro mondo. La prima invasione ha costretto gran parte dell’umanità a fuggire dal pianeta, trovando rifugio e asilo sulla Luna, divenuta la nuova base di vita e di prosperità. Legati, però, alla loro casa originaria, gli umani hanno deciso di provare a riprendersi ciò che apparteneva loro, inviando così sulla Terra un gruppo di androidi, la squadra YoRHa, per combattere gli invasori. A differenza delle macchine, gli YoRHa hanno volontariamente deciso di rinnegare qualsiasi tipo di emozione e hanno rifiutato di essere riconosciuti con un nome, che ha ceduto il passo a delle sigle formate da lettere e numeri. Guidato dal Bunker, una base di ricognizione posizionata nell’orbita sopra la Terra, l’androide numero 2 modello B, conosciuto come 2B, segue le istruzioni del suo comandante per debellare l’assalto dei Goliath alla Terra. A supportare il modello femminile ci sarà un androide Scanner, il numero 9 modello S, noto come 9S, condizionato da un’emotività molto più forte e dal latente desiderio di essere e pensare come un umano, cercando di apprendere quanto più possibile sul passato dei propri padroni. La loro missione sarà quella di supportare la Resistenza e porre definitivamente fine al conflitto che sta dilaniando la Terra ancor più di quanto non abbia fatto con le prime invasioni. Il loro percorso, però, sarà travagliato dalla necessità di cedere il passo all’emotività, all’affetto e alla tristezza, giungendo all’importante quesito che li porterà a domandarsi: può un androide piangere?Lo scenario creato da Yoko Taro, in linea con tutto ciò che ha saputo raccontarci il director nei suoi anni di lavoro, ha una forza narrativa che si inerpica non soltanto nell’avventura che abbiamo tra le nostre mani, ma anche nella nostra testa: la profondità di ciò che ci viene narrato sta non tanto nel mostrarci il conflitto sulla Terra, ma sul farci ragionare sulle sensazioni e sulle esperienze degli YoRHa 2B e 9S. Il loro incontro con alcuni personaggi incredibilmente forti e caratterizzati, come la biomacchina Pascal, che ha rigettato l’ordine di combattere, e Adam & Eve, gli antagonisti della vicenda, trasmette la passione che Taro ha inserito nei suoi personaggi e quanto ognuno di essi sappia consegnarci, nei loro dialoghi, il disagio di una macchina che ha scoperto il sentimento. La storia procede in maniera piacevole, con tutti i dialoghi scritti in maniera precisa e mai fuori posto, facilmente comprensibili e lasciando il giusto spazio alla supposizione, ma ad arricchire l’esperienza narrativa è sicuramente l’escamotage dei multipli finali. Sarà infatti necessario terminare Nier: Automata almeno tre volte per poter arrivare ad avere un quadro completo di ciò che sta accadendo sulla Terra e poter, così, comprendere adeguatamente ciò che circonda 2B e 9S. Soprattutto perché ogni run ci vedrà nei panni di un determinato personaggio, godendo così del punto di vista di tutti i protagonisti della vicenda, e ogni volta che ricominceremo il gioco avremo modo di assistere a delle scene completamente nuove che arricchiscono i dubbi, le domande e l’anelare perpetuo di una risposta alla domanda di cui sopra: può un androide piangere?

Or not 2B2B è un personaggio forte, incredibilmente stoico, che ha deciso di rinnegare qualsiasi tipo di emozione e di fraternità, anche nei confronti di 9S, che diventerà il suo inseparabile compagno di battaglia nel tentativo di recuperare il dominio della Terra. Nonostante il suo carattere spigoloso e l’incavo del cuore completamente ghiacciato, 2B trasuda femminilità in ogni suo bullone, nel suo muoversi, nel suo correre, nel suo essere una donna solenne e draconiana: la prima run di Nier: Automata è un piacere stilistico, oltre che narrativo e del gameplay, che viene meno quando ci ritroveremo nei panni di 9S per la seconda run. L’androide scanner, infatti, è abbastanza all’opposto di 2B: nonostante la sua esperienza sul campo di battaglia, il suo animo è dilaniato dalla solitudine del suo ruolo, che in ogni caso non lo ha temprato, anzi lo ha indebolito. Adolescenziale nel suo modo di porsi, risulta spesso espansivo ed entusiasta per qualsiasi piccola dimostrazione d’affetto da chi lo circonda, senza però mai perdere occasione di scetticismo verso ciò che non conosce. La sua inclinazione all’essere umano è forte e spesso denotata dal suo analizzare e scandagliare tutti i luoghi della Terra dove un tempo l’umanità viveva nella sua quotidianità. A mancare, nel suo modo di essere, è anche la capacità di essere letale, venendo meno ai dettami che sono stati indicati agli YoRHa: NieR Automata, infatti, non teme mai di essere sanguinolento, non ha mai paura di far prevalere la forza del sangue e dell’avversario infilzato. La missione va portata a termine, a ogni costo, e per farlo Platinum Games ripropone il proprio cavallo di battaglia, ossia un gameplay dinamico e frenetico, che necessariamente costringe a scendere a compromessi, come vi avevamo segnalato nel corso dell’ultimo hands on. Non aspettatevi che Nier: Automata possa competere con gli open world tripla A che di recente sono arrivati sul mercato, innanzitutto perché l’open world non è come lo intendiamo nel periodo post The Witcher 3 o Final Fantasy XV, ma è molto più story driven, e anche perché il ricercare i 60fps – non sempre stabili su PlayStation 4 – costringe il dettaglio a essere molto più sporco e meno rimpinguato. Occasionalmente vi capiterà di notare degli sfarfallii quando vi ritroverete a correre molto rapidamente, soprattutto ai lati della mappa, e i pop-in saranno abbastanza frequenti: avere 2B potenziata con i chip, che analizzeremo a breve, significa spingere molto in là il motore di Nier: Automata, creando un effetto che può disturbare in alcuni anfratti. Maggior velocità può essere raggiunta anche sfruttando le cavalcature, così da coprire le distanze in un tempo ancora minore e dare un’utilità non solo scenica ad alci e cinghiali. In ogni caso l’ambiente nel quale ci muoviamo è decisamente vario, sebbene infarcito dalle lacune di cui sopra: dal punto di vista dello stile è tutto apprezzabilissimo, così come è piacevole scoprire in che modo è stata ricreata la distopia della Terra, distrutta dalle macchine. Molti degli scenari sono incantevoli, dal punto di vista dello stile, a partire dal parco divertimenti, che offre delle inquadrature cinematografiche che attestano l’attenzione alla regia di Taro Yoko, che nei movimenti di camera sembra quasi un director per il grande schermo piuttosto che per console; altri, invece, sembrano meno ispirati, spogli e poco curati, creando un equilibrio che viene risolto dalla poetica rappresentazione visiva della narrazione. Quello che invece è incredibilmente forte nella resa tecnica è il movimento di telecamera, sempre preciso e mai fastidioso, capace di modificare, più nella prima parte che nell’open world, la visuale su ciò che accade, spostando il battle system da un ecosistema aperto a uno a scorrimento laterale, quasi da beat’em up. Allo stesso modo le animazioni risultano curatissime, come è logico aspettarsi da Platinum Games, denotando l’enorme dettaglio in tutte le macchine che dovremo combattere in qualità di nostri avversari. Nier: Automata, insomma, è uno stile unico e irripetibile che prende vita in una quasi totale magnificenza, alla quale vengono tarpate le ali da delle necessità tecniche alle quali, stavolta, non ci si poteva sottrarre. Anche per questo, tirando le somme, non è possibile contestare le problematiche tecniche di cui sopra, perché la velocità dinamica di 2B vale più di un dettaglio poco curato. 

PrototipoPiù di quanto sia accaduto in Nier, in Nier: Automata il vero re del palcoscenico è il gameplay, sia perché è la battaglia il vero motivo per il quale ci ritroviamo sulla Terra, sia perché stiamo parlando di un titolo firmato Platinum Games. Il combattimento ha un sistema incredibilmente profondo di meccaniche e di soluzioni, che combinano gli attacchi melee delle nostre armi, una pesante e una leggera (per 2B, mentre per 9S le cose cambiano), ma anche la potenza di fuoco del nostro pod, che ci accompagna in ogni nostro movimento e che col tasto R1 ci permette di sfruttare una forte feature da tps. Ci metterete un po’ a padroneggiare adeguatamente i colpi di spada, i proiettili e la schivata, ma quando ci riuscirete, dopo le prime ore, vi ritroverete dinanzi a uno spettacolo stilistico di grandissima fattura. Citando la schivata, tra l’altro, arriviamo a quello che è un marchio di fabbrica decisamente forte degli sviluppatori, sin dai tempi di Metal Gear Solid Rising e Bayonetta: riuscire a schivare al momento giusto il colpo del nostro avversario ci permetterà di rispondere fuoco al fuoco con un’azione fortemente spettacolare, spesso sollevando dal terreno la macchina avversaria e colpendola in cielo con una combo altrettanto forte. 2B, grazie al sistema di upgrade dei chip, arriverà sul finire del gioco che risulterà quasi del tutto invincibile se riuscirete a usare tutto in maniera adeguata, indovinando sempre il timing della schivata e sfruttando scientemente gli attacchi del pod, che può essere declinato con una mitragliatrice, dei laser o anche degli espedienti magici che modificano le condizioni del terreno, facendo comparire delle lance o variando la gravità attorno a noi. Il vostro equip vi permetterà, poi, di avere due diversi set, utili per modificare, a battaglia in corso, le armi cui affidarvi: spadoni, asce, armi a una sola mano, pugni, tutto ciò che vorrete potrà essere usato, a patto che l’abbiate acquistato o trovato, e magari anche potenziato. Chiariamo che non esiste il crafting come lo intendiamo in maniera consuetudinaria, ma potremo potenziare determinate armi stesso dai mercanti, portando loro determinati oggetti richiesti. Allo stesso modo potremo fare con i nostri chip: d’altronde 2B è un androide e come tale ha un corpo che funge da involucro, all’interno del quale si inserisce una memoria che appartiene all’androide in maniera primordiale. La memoria sarà espandibile fino a cento blocchi e potrete decidere a vostro piacere come comporre la scheda madre, inserendo dei dettagli per l’HUD, come per esempio far comparire il livello di esperienza, la barra HP degli avversari, la minimappa e così via, ma anche dei veri e propri potenziamenti: tra questi i più utili si riveleranno essere quelli che a ogni colpo inflitto, a ogni avversario sconfitto, vi darà un recover dell’energia, che potrà avvenire anche dopo tot secondi trascorsi senza subire alcun tipo di danno. Nelle battaglie contro i boss più coriacei sarà questa la strategia più importante, perché se dopo un colpo che vi ha quasi steso deciderete di tenervi lontani dall’obiettivo potrete continuare a infliggere danni con il vostro pod, dalla distanza, e beneficiare a ogni colpo di un recover della vostra barra HP. Nel caso in cui, invece, doveste morire, Nier: Automata ha pronto uno scimmiottamento al sistema di Dark Souls: il vostro corpo rimarrà lì dove sarete morti e dovrete andare necessariamente a recuperarlo, pena la perdita di tutti i chip acquistati e fusi, situazione decisamente punitiva. Una volta raggiunto e riottenuto il vostro equip potrete scegliere se semplicemente inglobare parte delle ricompense in voi o se riattivare l’androide, rimasto senza alcun tipo di personalizzazione visiva: la vostra memoria, d’altronde, verrà, nella fase post-mortem, re-inserita in un altro corpo, che sarà uguale a quello precedente, mentre il vecchio rimarrà spoglio di qualsiasi elemento che lo contraddistinguerà. L’androide riattivato, e quindi non riassorbito, vi farà da alleato fino a quando non morirà, gettandosi a capofitto nella battaglia, quasi come un kamikaze. La meccanica, almeno a livello soggettivo, l’abbiamo apprezzata più dal punto di vista dell’idea che della resa pratica, perché dopo averlo fatto due o tre volte, abbiamo sempre preferito inglobare l’esperienza del nostro precedente corpo, tranne quando abbiamo avuto la necessità di gettare un’esca tra le mani del boss di turno. C’è da dire che con le attività di rete attive, avrete modo di trovare i corpi di altri giocatori caduti in battaglia, leggendo i messaggi lasciati nel momento del loro KO, proprio come in Dark Souls e avendo a disposizione le stesse opzioni che avrete sul vostro corpo. 

A2Nier: Automata non è un jRPG come la terminologia vorrebbe farci intendere. Al di là dell’exp ottenuta in battaglia che ci farà salire di livello e i chip da modificare e potenziare, non ci sono altri aspetti che perfezionano la caratterizzazione del personaggio. Il titolo di Yoko Taro è molto più legato al flow della corsa, al ritmo da mantenere per arrivare fino in fondo e correre verso l’obiettivo, non senza dimenticare però la presenza delle numerose sub-quests a nostra disposizione. Per lo più saranno incarichi che dovrete portare a termine andando al punto B e tornando al punto A, pertanto niente che ci ha davvero spinti a completarle fino all’ultima proposta. Alcune ci hanno invitato a delle sfide di corsa – com’è logico che si chieda di fare a un androide come 2B – o anche a delle sfide con un maestro di judo, arrivando alle classiche richieste di ricerca e di ritrovamento, fino a un curiosissimo investimento da fare in alcuni brevetti di una biomacchina pronta a vantarsi del suo genio. Molte delle sub-quests, come avrete intuito, risultano interessanti esclusivamente per come vengono presentate e per come vengono poste, non tanto per la richiesta e per la realizzazione: nonostante ciò, comunque, andare a esplorare meglio alcune zone dell’open world perché richiesto da una missione è il modo migliore per conoscere la Terra come 2B e 9S sono costretti a conoscerla. L’esplorazione, inoltre, per quanto non sia incredibilmente vasto il mondo, vi permetterà di mettere alla prova anche le vostre capacità di platforming e anche l’intuito nel raggiungere determinati posti per proseguire nella vostra avventura. In questo vostro correre sui terreni distrutti sarete inevitabilmente accompagnati da una colonna sonora incredibilmente ispirata. Cantata in maniera solenne, gestita come un accompagnamento sacrale a quello che è il vostro camminare su una terra completamente distrutta e una coltrice che ha visto il conflitto prendere piede a più riprese negli ultimi secoli, la colonna sonora, così come il sound design di Nier: Automata si candidano per un ruolo da protagonisti in questo 2017, confermando, così come fatto dal primo Nier, una grande attenzione per quello che è il dettaglio più importante per l’accompagnamento di un’esperienza videoludica. Allo stesso modo il doppiaggio – che abbiamo preferito impostare sull’originale giapponese tenendo i sottotitoli in italiano – è ispirato e ben recitato, conferendo il giusto pathos e la resa adeguata per apprezzare l’intero lavoro. Non da meno ci è sembrato quello inglese, sicuramente più fedele nei fonemi androidiani, ma nel complesso quello nipponico ci ha dato l’idea che meritasse molta più fiducia e spazio. Ogni effetto, poi, è al posto giusto, adeguato e mai fuori posto, creando un’armonia totale che vi spingerà a tenere sempre il volume un po’ più alto del normale.

Oltre AutomataNieR: Automata non è soltanto il gameplay che vi abbiamo raccontato fino a ora, però, il che va ad arricchire ancora di più l’offerta videoludica di Taro Yoko. La nostra esperienza inizia in maniera completamente diversa a quella che poi ci accompagnerà in tutta la nostra avventura, perché saremo a bordo di un esoscheletro à la Zone of the Enders, in un moderno Space Invaders, a respingere i nostri avversari volando nei cieli sopra la Terra e sparando missili. Tale sessione tps si rinnoverà a più riprese nel corso del gioco, proponendoci degli scenari sempre più complessi e più impegnativi dal punto di vista della strategia e della tempestività, per evitare sia i colpi avversari quanto per andare a segno con i nostri. La loro frequenza non sarà altissima, ma l’ideale per spezzare l’eventuale monotonia del gameplay di base, così da dare ancora più dinamismo alla vostra esperienza finale. Non finisce, comunque, qui, perché 9S, che a differenza di 2B è un androide scanner, ha la possibilità di attivare come mossa speciale la manomissione: non soltanto questa speciale feature vi permetterà di aprire gli scrigni che nel corso della run con 2B non avete potuto aprire, ma allo stesso tempo vi permetterà di annientare i vostri avversari dall’interno, entrando nei loro circuiti e vincendoli in un arcade game nel quale impersonerete un chip digitale capace di sparare piccoli colpi laser. Un meccanismo che abbiamo apprezzato soprattutto contro i nemici più complessi da buttar giù e soprattutto nel momento in cui, stanchi del solito combattere, abbiamo voluto provare qualcosa di diverso, nella seconda run. Tale escamotage sarà utile anche nei momenti più concitati della battaglia, se isolati, considerato che 9S non è un provetto spadaccino come lo è, invece, 2B: allo stesso modo, narrativamente parlando, è stato abbondantemente affascinante inserirsi nella testa di un androide per modificarne i circuiti o riattivarli, in caso. Un modo come un altro per sottolineare che in NieR: Automata le possibilità sono tantissime, ma anche per concedervi l’ennesimo punto di vista, quello delle biomacchine, che potranno essere manomesse, comandate e guidate grazie alle capacità di 9S. L’ennesima riprova che Yoko Taro non ha lasciato niente al caso e che ogni angolo di questa Terra distrutta può essere visitata, toccata con mano e vissuta.

– I personaggi sono ottimamente caratterizzati

– La trama è toccante, profonda

– Gameplay dinamico e pieno di sfaccettature

– Colonna sonora memorabile

– Ambienti non eccessivamente vari

– Graficamente non è esente da difetti

9.0

Yoko Taro ha fatto dell’imprecisione tecnica un marchio di fabbrica che è stato confermato in Nier: Automata: non per questo però il suo titolo non va premiato per tutto ciò che è riuscito a offrirci nelle sue circa trenta ore di gioco, per un totale di tre run. Se la prima ci ha tenuti impegnati per circa 15 ore, le altre sono volate, grazie al mantenimento dei progressi ottenuti, ma tutte ci hanno incredibilmente colpito per le scelte narrative e per la capacità di sorprenderci in ogni momento, persino alla terza run. Perché, ricordiamo, ognuna di esse viene affrontata in maniera diversa e con scene inedite. Un’idea narrativa da premiare, così come l’intero stile del gioco, unico e impreziosito dal gameplay di Platinum Games, una certezza nei giochi action. Nier: Automata resta un lavoro ottimo, infastidito esclusivamente dalla resa grafica non ottimale, che scende a troppi compromessi e dal suo nascondersi dietro il genere, che non sarà mai aperto a una platea così vasta da assicurare a Yoko Taro l’ingresso nell’Olimpo. Sul Monte, però, ce lo portiamo noi, più che volentieri.

Voto Recensione di NieR Automata - Recensione


9

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