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Recensione

Mother Russia Bleeds

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 06/09/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8.5

“Non si decide di diventare tossicomani. Un mattino ci si desta in preda al “malessere” e lo si è“
La scimmia sulla schiena – William S. Burroughs
È l’alba del 1986 e la Solncevskaja Bratva sta divorando lentamente l’Unione Sovietica. Il crimine organizzato ha accresciuto il proprio potere e sta insinuando i suoi tentacoli negli affari del paese, in quelli loschi e nei palazzi del potere. Mentre la brutalità della mafia mette in ginocchio il paese e la situazione politica diventa convulsa e fuori controllo, i sommovimenti popolari iniziano a presentare i prodromi d’una rivoluzione di cui si intravedono già le violente implicazioni. La condizione sociale di chi tenta di resistere è però disperata: la popolazione è sempre più ai margini, la qualità della vita è pessima e una terribile droga, la Nekro, si è diffusa a macchia d’olio e il suo abuso è diventato un atto abitudinario.
Dark Necessities
Sono questi i presupposti da cui parte Mother Russia Bleeds, che si presenta in modo diretto, crudo, senza troppi fronzoli e con una propensione per la violenza e le controversie che non viene celata mai per un attimo. Questa scelta si dimostra sin da subito una carta vincente, perché sottolinea quanto i personaggi siano senza alcuna possibilità di redenzione: un gruppo di folli in un mondo amorale e perso, senza speranza, piegato da contingenze nefaste e dall’assenza di una luce guida. Questo campionario di reietti è inoltre devastato dagli effetti della Nekro, che dà l’illusione momentanea di una forza sovrumana ma provoca terribili allucinazioni e insopportabili malesseri. 
Mother Russia Bleeds è un picchiaduro a scorrimento classico, quasi uno Streets of Rage sotto acidi, che sa come mettere in scena feroci critiche sociali e raccontare – sebbene in chiave alternativa – un periodo storico le cui vicissitudini meno in vista sono forse troppo poco considerate. E lo fa con delle efficaci linee di dialogo che inframmezzano gli otto livelli di gioco, alcuni dei quali – soprattutto nel finale – piuttosto lunghi e impegnativi da portare a termine. La narrazione è dunque presente: prolifera attraverso la bocca dei personaggi, si esprime tramite gli ambienti di gioco e getta una luce oscura sul protagonista che sceglierete, attraverso alcune scene dove la dipendenza dalla Nekro reclamerà il suo conto. Al di là della rivoluzione intestina da aizzare, del paese da difendere con pugno (e calci) di ferro e della volontà di ribellione a un male più grande e organizzato, il protagonista che sceglierete (tra i quattro disponibili) dovrà lottare contro i propri demoni.
Natasha è la donna del gruppo, che disprezza i suoi nemici e non vede l’ora di frantumare crani. Boris è quello che viene definito il maniaco; è completamente fuori di testa e in passato è stato rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Sergei vive in una comunità rom; è orgoglioso, carismatico, impulsivo e gli piace prendersi gioco dei nemici. Ivan è “fratellone” del gruppo, il più quieto e serio, ma anche il più aggressivo e violento. Adora polverizzare, distruggere e schiacciare tutto con le proprie mani.
Il bilanciamento dei quattro personaggio è il più classico che ci possa essere, con Sergei che è il più equilibrato assieme a Boris; Natasha che è la più veloce, ma anche la meno efficace; e Ivan che è il meno rapido, ma in compenso provoca più danni. In termini di mosse a disposizione non ci sono differenze tangibili, ma cambiano talvolta i modi per portare a segno alcuni colpi. Giusto per fare un esempio, il calcio con salto di Boris ha un allungo minore rispetto a quello di Sergei, mentre altri personaggi possono essere più rapidi coi pugni a differenza di altri, sfruttando dunque dei frame per bloccare sul nascere le animazioni d’attacco di alcuni nemici. Si tratta però di differenze minime per chi ha intenzione di portare a termine il gioco a difficoltà normale, mentre avranno un peso maggiore per coloro che vorranno tentare di finire il gioco alla massima difficoltà. In ogni caso, per ottenere il maggior punteggio possibile bisogna variare il più possibile le proprie mosse, anche se ciò vi costringe a scoprirvi maggiormente, soprattutto quando le ondate nemiche diventano davvero molto nutrite.
Oltre al tasto adibito al pugno e a quello per il calcio, è possibile abbinare i colpi di base col salto, oppure effettuare una presa, la quale può tradursi in una successiva proiezione verso uno dei due lati o essere usata per bloccare un avversario mentre si sceglie di devastarlo di cazzotti. I nemici possono essere inoltre picchiati da terra fin quando non muoiono, a mani nude, con armi bianche o con armi da fuoco. Quest’ultime, presenti nelle fasi più avanzate, vanno usate con parsimonia e i proiettili andrebbero sempre indirizzati verso gli oppositori armati, quelli più pericolosi o contro i boss, tutti ben realizzati. Ne esce fuori un bilanciamento globale sempre ottimo, che presenta picchi di asperità solo negli ultimi due livelli.
Consunzione
La meccanica di gioco più interessante è rappresentata dall’uso che si fa della Nekro. Un indicatore a forma di siringa accanto alla barra della salute indica tre tacche di droga da usare: col grilletto sinistro si ripristina una porzione di energia, mentre con quello destro si entra in una sorta di “overdose violenta” dove tutto è accelerato, dai contorni un po’ sbiaditi, forsennato. È una delle migliori giustificazioni a un potenziamento viste nella storia dei videogiochi, un’intuizione a cui vanno dati dei meriti doverosi. La Nekro va estratta con la siringa dai nemici ridotti in fin di vita e in preda alle convulsioni; quelli dalla pelle verdastra ne sono letteralmente gonfi. Attenzione, però: se deciderete di sfondare il loro cranio con un colpo d’arma da fuoco o spappolandoglielo con le mani quando siete in overdose, perderete questa opportunità. 
La particolare modalità berserk dura pochi secondi ma sarà fondamentale nei momenti in cui i nemici su schermo diventeranno troppi. In questi frangenti, una nota di merito va anche alla colonna sonora, che accompagna lo stato di iperattività con musiche accelerate e molto sincopate, mentre le melodie sbiadiscono leggermente in toni più acidi; ciò si nota in modo più evidente in alcuni livelli con tracce di aggressivo e invasato frenchcore e speedcore. Oltre a dare un tocco caratteristico all’elemento più di spicco del combat system (mediamente articolato ma privo di combo), rende bene l’idea delle conseguenze immediate della droga; quelle a lungo termine, invece, le noterete durante l’avventura. Ma non vogliamo rivelarvi nulla, dato che si tratta di qualcosa di assai rilevante all’interno della storia.
Alle ambientazioni cittadine dove regna l’abbandono e la mancanza di decoro urbano sono alternate quelle al chiuso, alcune delle quali – come Il NightClub – volutamente provocatorie. Mother Russia Bleeds non ha paura di mostrare la faccia più oscura e perversa del genere umano, pertanto vi troverete davanti (e sugli sfondi) schiavi sessuali, inquietanti e altissimi uomini in latex, altri in gran sovrappeso che indossano cappucci o maschere da maiale e, assieme a questi, tutta una serie di figure con cui non vorreste mai avere a che fare. Il motivo è presto detto: in Mother Russia Bleeds nessuno può ambire alla salvezza. Tutti sono condannati e maledetti, sporchi, consumati dalla droga e da se stessi, immersi come sono in un mondo che ha bisogno della più violenta delle rivoluzioni.
Ci vorrebbe un amico
Mother Russia Bleeds offre la possibilità di affrontare l’avventura in co-op locale, e vi lascia anche scegliere se attivare o meno il fuoco amico. Se non avete la possibilità di giocare con una persona, si può comunque attivare a ogni missione un bot controllato dall’intelligenza artificiale, ma va ammesso che nella maggior parte dei casi – anche a difficoltà normale – il compagno assurge alla funzione di spalla con limitata forza d’urto, il quale difficilmente riuscirà a togliervi dai casini quando i gruppi di nemici diventano nutriti. Oltretutto, dato che tenderà a subire in media molti più colpi di voi, dovrete gestire con maggior parsimonia le ricariche di Nekro, che in questo caso vi serviranno anche per rianimare il compagno gravemente ferito. Nelle fasi più avanzate può insomma rappresentare un reale motivo d’impaccio, ed è per questo motivo che consigliamo una co-op con un amico o direttamente la campagna in solitaria.
Oltre alla modalità storia, che vi porterà via circa 6 ore (ma potrebbero aumentare, a seconda del vostro grado di abilità e dalla difficoltà selezionata), potrete affrontare le arene. Molte di queste verranno sbloccate man mano che si avanza nell’avventura e contengono al loro interno diverse tipologie di nemici e armi, che possono spostare non di poco l’equilibrio delle partite. In questa modalità ci si trova all’interno di aree circoscritte e bisogna sopravvivere a ondate nemiche sempre più pericolose. Si tratta insomma di una modalità extra per chi ancora non è sazio dopo la storia, che rimane comunque discretamente rigiocabile.
Durante la nostra prova siamo incappati in alcuni bug anche piuttosto gravi, che bloccavano in modo irreversibile il gioco. I ragazzi francesi di Le Cartel, su nostra diretta segnalazione, sono stati celeri e li hanno risolti all’istante, e questo ci fa ben sperare per le successive patch minori che renderanno ancora più stabile il codice. Al di là di ciò, anche il giudizio tecnico rimane molto buono: la realizzazione in pixel art è parecchio ispirata e ha uno stile inconfondibile, molto truculento, ricco di violenza e momenti gore. Mother Russia Bleeds è infatti un gioco rivolto a un pubblico maturo, sia perché ciò che mostra è sempre molto esplicito, sia perché le tematiche che tratta sono delicate. Ma soprattutto, è latore di messaggi universali, terribili ma incredibilmente veritieri. E questo, per un genere come quello dei picchiaduro a scorrimento, rappresenta un decisivo passo in avanti.

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HARDWARE

MINIMI: Sistema operativo: Windows XP/Vista/7/8/8.1/10 x86 or x64 Processore: Intel Pentium Dual Core E2220 (2 * 2400) or AMD Athlon 64 X2 5000+ (2 * 2600) or equivalent Memoria: 2048 MB di RAM Scheda video: GeForce 9500 GT (512 MB) or Radeon HD 6450 (512 MB) Memoria: 4 GB di spazio disponibile

CONSIGLIATI: Sistema operativo: Windows XP/Vista/7/8/8.1/10 x86 or x64 Processore: Intel Core 2 Duo E7300 (2 * 2660) or AMD Athlon 64 X2 6000+ (2 * 3000) or equivalent Memoria: 3072 MB di RAM Scheda video: GeForce GT 610 (1024 MB) or Radeon HD 4650 (1024 MB) Memoria: 4 GB di spazio disponibile

– Stile di gioco classico, con l’aggiunta di alcune ottime meccaniche

– Impegnativo e divertente

– Ottima storia di fantapolitica, droga, mafia e critica sociale

– In co-op con un amico è assai godibile…

-… Ma lo è decisamente meno in compagnia di un bot dall’IA non perfetta

– Qualche bug

8.5

Devolver Digital fa un’altra volta centro. Mother Russia Bleeds è un picchiaduro a scorrimento crudo, violento e provocatorio, che mescola meccaniche di gioco classiche ad altre che si amalgano alla perfezione nel contesto. È capace di raccontare un’ottima storia senza filtri e ricca di argomenti controversi, tratteggiando personaggi spietati e senza scrupoli; ma è anche in grado di mettere in scena tutta la disperazione di chi sta ai margini e vuole lottare per ottenere di nuovo la propria dignità perduta.

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