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Recensione

Mortal Kombat 4

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Avatar di Makinit

a cura di Makinit

Pubblicato il 16/09/2006 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Mortal Kombat è ricordata da molti giocatori come la più violenta e sanguinosa saga di picchiaduro. Unica valida alternativa al dominio di Street Fighter 2, MK era visto come una sorta di evasione dai “tecnicismi” del concorrente Capcom, e… sì, prima di Virtua Fighter, era SF a tenere in mano la coppa come gioco di combattimento più tattico. Nel 1997 uscì l’episodio che diede una piccola svolta alla serie, trasponendola per la prima volta nel mondo del 3D, senza snaturare la meccanica e l’atmosfera tipica.

Meglio il 3D?Fino a questo episodio, la grafica 2D dei MK si basava sulla digitalizzazione di attori veri, strizzando l’occhio al realismo (esasperato, direi). In MK4, la trasposizione in 3D presenta dei modelli piuttosto scarni, composti da poligoni mal collegati tra loro; inoltre la fluidità dei movimenti è pressoché nulla e quasi tutti risultano “blocchettosi” e, alle volte, poco piacevoli a vedersi. Ma considerato i tempi antichi e che ancora la PlayStation doveva ancora far conoscere di cosa fosse realmente capace, il risultato non è così disarmante: ma ad un giovane videogiocatore una grafica di questa qualità farà accapponare la pelle. Se quindi tecnicamente non si poteva gridare al miracolo nemmeno all’epoca, è indubbio che l’atmosfera tipica della serie sia rimasta inalterata, con scenari, personaggi (vecchi e nuovi) e “fatality” che rievocano i “bei vecchi tempi”. Altro marchio di fabbrica rimasto invariato è, appunto, quello delle fatality, le famose mosse che permettono di infierire sull’avversario sconfitto, ora spezzandogli l’osso del collo, ora mozzandogli gli arti. La loro utilità è praticamente nulla, ma la soddisfazione di eseguirle è grande e sono quasi tutte ben congegnate e mai banali, riservando spesso molte sorprese.

Il vecchio e il nuovoLa meccanica di gioco rimane quasi totalmente inalterata. Ciascun combattente dispone di una manciata di mosse, combatte usando due diverse graduazioni di calci e pugni (basso-debole, alto-forte), può pararsi o correre mediante apposito tasto e ha a disposizione più fatality. Anche la velocità d’azione è rimasta quasi invariata, ma la versione PlayStation soffre qualche rallentamento di troppo rispetto a quelle Nintendo 64 e PC.In questo episodio ogni personaggio, nonostante la grafica 3D, segue un binario preferenziale prestabilito. L’unico modo per muoversi oltre questo binario orizzontale è premere l’apposito tasto, che ci farà eseguire un piccolo passo; alquanto discutibile potrebbe apparire l’impossibilità di camminare normalmente lungo l’asse verticale, ma forse questo è stato deciso per evitare di snaturare troppo la serie, mantenendola il più possibile nel 2D. Ulteriore innovazione è la presenza di armi. Ogni giocatore, premendo una specifica sequenza di tasti, può estrarre una propria arma personale e combattere con uno stile leggermente diverso: ma non appena si viene colpiti l’arma cade per terra e saremo costretti a raccoglierla per poterci combattere nuovamente. Il tutto risulta equilibrato (in quanto le armi sono potenti) ma è molto facile perderle, inoltre si possono anche sfruttare elementi usa-e-getta dello scenario, come sassi o altro ancora.Ciò che connette maggiormente il vecchio con il nuovo sono i personaggi. Le vecchie conoscenze si comportano esattamente come negli episodi precedenti, pur avendo nuove mosse. Mentre si può notare una minore importanza data ai colpi “critici”, come lo storico uppercut, altro marchio di fabbrica della serie.

Dall’arcade con amoreLa grafica della versione arcade risulta essere superiore a quella della controparte PlayStation. In compenso questa guadagna alcuni extra esclusivi, fra cui le classiche modalità aggiuntive (torneo, pratica, team battle, ecc.) e personaggi segreti (sbloccabili solo mediante codici). Le sequenze finali della versione arcade (così come quella Nintendo 64) erano realizzate con la stessa grafica del gioc;, invece su PlayStation e PC tali sequenze sono state rifatte completamente in ottima (per l’epoca) Computer Grafica, risultando molto d’impatto. Fra tutte le versioni disponibili, la migliore risulta essere quella per PC, in quanto gode di una grafica molto simile a quella arcade, dei filmati in CG e di un fantastico libretto a fumetti ispirato alla serie.

– Un classico MK in 3D

– Solida e veloce giocabilità

– Finali realizzati in CG

– Tante modalità

– Grafica inferiore alla versione da sala giochi

– E’ un MK classico: lo si ama o lo si odia

7.0

Si tratta di un Mortal Kombat classico, la giocabilità non viene snaturata col passaggio al 3D. Invece vengono aggiunte le nuove armi, i nuovi personaggi, tante nuove fatality. Chi non ha mai digerito i meccanismi dei precedenti episodi non apprezzerà nemmeno questo capitolo. A questo tipo di giocatori consiglio però di dare comunque un occhiata a MK4, magari da un amico. Si tratta di un gioco che, pur non essendo di certo esente da difetti, è diventato un cult.

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