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Recensione

Mario Party Star Rush

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 05/10/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Nonostante i sedici anni di onorata carriera, con ben tredici titoli all’attivo, la serie di Mario Party non è una delle più longeve di mamma Nintendo, che, peraltro, si occupa direttamente dello sviluppo solamente a partire dall’episodio del 2012, uscito su Wii.
Fu infatti solamente su Nintendo 64, terza console casalinga della grande N, che la serie vide il suo debutto, sviluppata da Hudson Soft, che se ne è occupata per quasi un decennio: Mario Party Star Rush, oggetto di questa recensione, rappresenta il quattordicesimo capitolo in totale e il quarto portatile, e le aspettative, dopo la prova solo sufficiente di Island Tour (trovate la recensione su queste pagine, ovviamente) non erano delle migliori.
Addentriamoci nell’analisi e vediamo come se la cava l’ultima fatica della casa di Mario.
Prima l’antipasto
Se la portata principale del banchetto organizzato da Nintendo e ND Cube è rappresentata, senza ombra di dubbio, dalla Lotta dei Toad, l’antipasto, forse meno gustoso ma comunque molto ricco, è rappresentato dal gran numero di minigiochi (ne abbiamo contati all’incirca cinquanta in totale) nei quali è possibile cimentarsi al di fuori della modalità madre.
I più riusciti, a nostro parere, sono Corsa palloncini, che riprende le dinamiche di base della modalità principale, ovvero la raccolta sfrenata di più stelline possibili, sottraendo dall’equazione le sfide con boss e miniboss, Blocchi Boo, la versione made in Nintendo dei classicissimi puzzle match-three che hanno invaso il mercato per anni, e Fulmina-Torre, una delle poche attività espressamente dedicate al single player che riesce a divertire.
Quest’ultima si può riassumere in una versione edulcorata dell’arcinoto campo minato in dotazione ad ogni computer con sistema operativo Windows: se ci avete speso ore, magari nei pomeriggi morti in ufficio, qui troverete pane per i vostri denti.
Il rovescio della medaglia è rappresentato da minigame che sembrano più atti a fare numero ed offrire una maggiore varietà che non a spiccare sugli altri in quanto a divertimento offerto: Monetathlon e Tipi da Concerto appartengono entrambi a questa categoria, il che non esclude che possano incontrare i gusti di un’utenza particolarmente variegata come quella che si propone di raggiungere Mario Party Star Rush.
Il primo consiste in una corsa che impegna entrambi gli schermi di 3DS, in cui il numero di stelline raccolte influenza direttamente l’andatura del nostro marciatore, mentre il secondo offre una versione lite di un rhythm game, proponendo sfide a tempo di musica sulle note dei motivi più famosi e spassosi dei franchise di Mario.
Niente di ignominioso, intendiamoci, ma nemmeno niente di memorabile: è fisiologico che in un pacchetto che comprende così tante attività alcune divertano meno di altre.
Tutte queste attività possono essere giocate da uno a quattro giocatori (con l’eccezione del già citato Fulmina-Torre), sostituiti da bot in caso non si disponga di tre amici umani: inutile dire che questa è la più grande discriminante del prodotto, che sa regalare ore di divertimento se fruito in compagnia ma non riesce ad offrire in single player un’esperienza che valga il costo del biglietto.
Primo piatto a base di Toad
La star dello show (perdonateci il gioco di parole..) è sicuramente La Lotta dei Toad, modalità principe, all’interno della quale sono confluiti gli sforzi più evidenti degli sviluppatori per modernizzare e snellire l’esperienza classica dei Mario Party.
In un sol colpo, con un coraggio che fin qui era mancato a tutti i precedenti team di sviluppo che avevano lavorato al franchise, ND Cube si è sbarazzata dell’attesa che tutti i giocatori terminino i loro turni, del collo di bottiglia rappresentato dalla rigida impostazione da gioco da tavolo, con un percorso predeterminato, e della necessità di scegliere il proprio personaggio ad inizio partita.
Adesso non solo è possibile lanciare i dadi e muoversi in contemporanea con gli altri concorrenti, con attese minime solamente nel caso in cui uno di questi ultimi si attardi nel portare a termine una data azione, ma si possono scegliere strade alternative, valutando i rischi derivati da un percorso all’apparenza più denso di nemici o di palloncini, ovvero di minigiochi da affrontare.
I personaggi del Regno dei Funghi sono invece arruolabili strada facendo, e il loro aiuto si rivela fondamentale in molti frangenti: controllando tutti dei Toad di colore diverso, i giocatori si sentono eguali come non mai, anche se poi, di fatto, le loro possibilità di vittoria dipendono anche (se non soprattutto) dal fattore fortuna.
Boss e miniboss compaiono infatti in maniera del tutto randomica sulla mappa, favorendo ora l’uno ora l’altro giocatore, considerando che il primo a raggiungerli ottiene il diritto a sfidarli per primi: il peso dell’alea si fa raramente insostenibile, comunque, perché un minimo di pensiero strategico può comunque aiutare, soprattutto quando c’è da scegliere la via più conveniente per arrivare a destinazione.
Certo, adesso, essendo sempre nel campo visivo degli altri concorrenti, vengono meno tattiche e mezzucci che erano diventati un must per i veterani della serie, ma la quasi totale eliminazione dei tempi morti è un bene troppo grande, sull’altare del quale era necessario sacrificare qualcosa.
Il risultato è una modalità ritmata, snella, che può essere affrontata sia in sessioni da appena quindici minuti sia in comode maratone da un’ora, in caso degli scontri più accesi con altri tre umani.
Nota di merito per le assurde sfide contro i boss, tra macchine volanti, scope magiche e dadi truccati (!): se non vi strapperanno un sorriso anche dopo una giornataccia, poche altre cose potranno.
Più Mario Party per tutti
Al di là di un comparto tecnico colorato e vivace, ma che risente delle limitazioni dovute all’hardware ospite, Mario Party Star Rush si segnala per una feature particolarmente interessante, che può aprire a nuovi scenari per il futuro dei party game su console portatili: la modalità Guest.
Tramite un download totalmente gratuito dal negozio digitale di 3DS, infatti, chiunque può scaricare la versione Guest, un pacchetto di dimensioni inferiori rispetto al download completo, che consente di accedere a quasi tutte le funzioni multiplayer del prodotto: per funzionare, la modalità Guest necessita di essere collegata ad una versione completa del gioco.
Così facendo, in un gruppo di quattro amici, è sufficiente che uno solo proceda all’acquisto di Mario Party Star Rush per godere tutti della bontà dei suoi minigiochi competitivi: le limitazioni sono molte meno rispetto al Download Play, comunque presente nel pacchetto, e  l’esperienza di gioco ne beneficia non poco.
Noi stessi abbiamo utilizzato questa feature per la nostra recensione, collegando un secondo 3DS a quello dove avevamo riscattato il codice review, e possiamo dirci soddisfatti della novità.
Non guasta, poi, la piena compatibilità del gioco con tutti gli amiibo che siamo riusciti a testare (e ne possediamo una cinquantina…), con effetti diversi a seconda della statuina e del minigioco selezionati: ogni miniatura si comporta in maniera peculiare, e a guadagnarne, ancora una volta, è il divertimento.
Se Nintendo e i suoi team second party proseguiranno su questa strada, lavorando magari sull’appetibilità del prodotto anche per i giocatori che possono contare su tre amici solo sporadicamente e sull’intelligenza artificiale dei bot, la serie potrebbe tornare all’antico splendore.

– La Lotta dei Toad è spassosissima

– Versioni Guest gratuite sono una grande trovata

– Con tre amici è l’apoteosi del divertimento…

– IA rivedibile in certi frangenti

– …da soli ancora non vale il prezzo richiesto

7.5

Mario Party Star Rush rappresenta un passo avanti sostanziale rispetto non solo ad Island Tour, precedente episodio portatile, ma per l’intero franchise: l’eliminazione dei troppi tempi morti e l’introduzione delle versioni Guest aprono a scenari promettenti per il futuro di una serie che stava pericolosamente scivolando verso l’oblio.

C’è ancora da lavorare sulla godibilità dell’esperienza in single player, a beneficio di quanti possano contare solo occasionalmente su un gruppo di amici, sull’intelligenza artificiale dei personaggi gestiti dalla CPU e su alcuni minigiochi meno divertenti, ma la strada è tracciata, e l’acquisto è consigliato a tutti coloro che adorano il caro vecchio multiplayer locale.

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