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Recensione

Manhunt 2

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Avatar di AP

a cura di AP

Pubblicato il 16/11/2008 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

“Bene o male, l’importante è che se ne parli”. Questo breve ma significativo motto ci sembrava l’introduzione ideale per un titolo controverso come Manhunt 2. Sviluppato da una Rockstar Game che nonostante i guai avuti dalla sua serie principale GTA, sembra non voler smettere di proporre al pubblico videogiochi dalle tinte forti, questo prodotto ha avuto una pubblicazione che definire travagliata sarebbe riduttivo. Poco prima dell’uscita in America ottenne il rating che si attribuisce solo a giochi per adulti. Siccome il titolo sarebbe stato pubblicato su PS2, PSP e sulla nuova ammiraglia di Nintendo, si decise di sacrificare alcune scene particolarmente violente a favore di una valutazione meno proibitiva. Tutto ciò avvenne mentre avvocati o presunti tali si accanirono contro un gioco decisamente violento, ma non dissimile da prodotti cinematografici quali la serie di Saw o di Hostel, per certi aspetti molto più realistici. Questa pubblicità gratuita portò a conoscenza del problema anche alcuni governi come quello inglese e quello italiano che bandirono il gioco senza pensarci due volte. Solo ora, dopo un anno dalla pubblicazione statunitense ed un’ulteriore censura, il gioco arriva sul suolo europeo e quindi italico. Vediamo di scoprire insieme se tutto questo polverone è stato alzato su un gioco meritevole di pubblicità o su un prodotto mediocre che probabilmente sarebbe passato inosservato.

Stealth violentoCome avrete intuito dal numero due in copertina, questa non è la prima volta che Rockstar propone questo brand al grande pubblico. Il capostipite venne pubblicato nella passata generazione di console e da allora il concept di gioco non è cambiato di una virgola. Se prima il protagonista partecipava involontariamente ad un truculento reality show, questa volta impersonerete il dottor Daniel Lamb, ex scienziato, ora detenuto poco avvezzo alla violenza che incarcerato in un manicomio criminale per motivi sconosciuti dovrà portarsi in salvo scappando da pazienti totalmente fuori di testa e una volta fuori scoprire cosa gli è successo e quale verità si nasconde dietro al fantomatico nome del “Progetto”. Troverà in Leo Kasper, altro ospite del Dyxmor Asylum, un compagno di sventura che lo addestrerà all’omicidio a sangue freddo, pratica utile per eliminare i pericolosi individui che battono la strada che lo porterà alla verità. L’ossatura del prodotto Rockstar si basa fondamentalmente sulla filosofia stealth, in cui occorre colpire il nemico di soppiatto senza farsi vedere o sentire. E’ possibile richiamare la sua attenzione per farlo andare in un luogo lontano dalle altre guardie e qui eliminarlo. Nel caso si venga scoperti ci si può nascondere in zone buie nelle quali delle guardie non particolarmente sveglie smetteranno di cercarvi a meno che non vi vedano nascondervici. Avrete sempre a disposizione un radar capace di indicare i nemici pericolosi che si aggirano nelle vostre vicinanze. Questi saranno visibili su di esso solo se si muoveranno o se faranno rumore e saranno di colore giallo se non vi avranno notato, arancione se sospettosi in seguito ad un rumore da voi prodotto o rossi nel caso vi abbiano scoperto.

Crudeltà vere e presunteLe armi che saranno presenti potranno essere raccolte in giro per il livello e saranno suddivise in categorie: quelle monouso che saranno distrutte dopo una singola eliminazione, quelle da corpo a corpo utili per far fuori il nemico anche se lo si dovesse affrontare in un uno contro uno e infine le armi da fuoco che ovviamente fanno affidamento sul numero di munizioni rimaste. Con questa meccanica si procede per tutti i quindici livelli che compongono il gioco e purtroppo non si segnalano grosse variazioni sul tema poiché tutto quello che dovrete fare durante tutto lo sviluppo della vicenda sarà colpire nell’ombra gli ignari nemici. Qui entra in gioco la parte che nessun benpensante avrebbe mai voluto fosse introdotta ovvero la modalità di uccisione. Arrivati alle spalle di un nemico il vostro personaggio alzerà la mano con cui impugnerà l’arma. In base a quanto terrete premuto il tasto A potrete eliminare il malcapitato con mosse rapide, violente o brutali. Lo schermo applicherà un filtro bianco nel primo caso, giallo nel secondo e rosso nel terzo. Sebbene il nemico venga eliminato qualunque sia il livello di violenza voi scegliate, lo stesso non si può dire del modo in cui lo accompagnerete alle porte dell’aldilà. In base al tipo di arma che brandirete verranno mostrate sequenze di morte diverse che varieranno a seconda del tipo di omicidio scelto. In queste azioni viene poi utilizzato il Wii Remote per simulare ciò che sta avvenendo sullo schermo. Eseguendo i movimenti indicati nelle icone che appariranno si colpirà il malcapitato e lo si eliminerà. Questa feature è stata subito contestata poiché avrebbe dovuto (secondo alcuni individui che probabilmente il gioco non lo hanno mai visto) permettere al giocatore di simulare un esecuzione. Per via di queste preoccupazioni francamente poco credibili, è stata applicata una censura particolarmente invasiva: su queste sequenze animate sono state applicati filtri molto pesanti che difficilmente vi faranno capire cosa sta succedendo sullo schermo. Ciò vuol dire che spesso vi troverete a muovere il controller secondo precise istruzioni ma senza nozione di causa e ciò in un qualunque gioco avvenga, non è mai un buon segno. Se in più un titolo basa molta della sua forza su un tipo di rappresentazione che poi viene stravolta e modificata, la situazione si fa ancora più nera.

In ritardo di un annoSe Manhunt 2 non possiede più caratteristiche peculiari rispetto ad altri titoli di genere, la realizzazione tecnica purtroppo si rifà ad una conversione da PS2, arrivata oltretutto con un anno di ritardo, non per colpe degli sviluppatori. Ciò grava pesantemente su una realizzazione grafica scarna, che ricorda da vicino titoli come i vari GTA usciti nella scorsa generazione di console. Purtroppo però le ambientazioni aperte che hanno fatto la fortuna di quella serie sono qui assenti e l’impatto generale ne risente. A textures slavate e poco definite si aggiungono modelli poligonali molto semplici con animazioni piuttosto legnose. Da quello che si può intuire il maggior lavoro svolto stava nelle esecuzioni ma queste sono state rese poche visibili e incomprensibili, rovinando anche questo aspetto. Se riuscirete a passar sopra a tutti questi problemi potrete godere di un lato stilistico davvero curato, sul quale è stato fatto un grandissimo lavoro riempiendo le ambientazioni con dettagli raccapriccianti e raccontando una storia che potrà appassionare pur senza sorprendere oltre misura.L’impatto sonoro risulta il picco più alto dell’intera produzione, grazie a rumori ambientali inquietanti e decisamente in linea con il mondo malato e folle che viene rappresentato. Il doppiaggio inglese poi è davvero ben recitato e ricco di sfumature e intonazioni che non possono essere colte solo leggendo i comunque presenti sottotitoli in lingua italiana.La longevità risulta discreta grazie al buon numero di livelli, ma la ripetitività delle azioni e la scarsa intelligenza dei nemici difficilmente spingerà ad un secondo giro, magari a livelli di difficoltà superiori. Peccato perchè il periodo di stand-by forzato penalizza irrimediabilmente il gioco, che altrimenti avrebbe potuto ritagliarsi tra le produzioni Wii del primo ciclo di vita, mentre così il risultato finale è decisamente inferiore alle potenzialità complessive di cui questo prodotto disponeva.

– Ambientazioni malate e coinvolgenti

– Comparto sonoro molto valido

– Numerose armi ed esecuzioni…

– Prezzo interessante

– Graficamente risulta datato

– Gameplay alla lunga ripetitivo

– …peccato per la censura

6.0

L’uscita di Manhunt 2 in Europa è minata da un ritardo enorme e da una censura talmente opprimente che riesce a lasciare il giocatore perplesso davanti allo schermo impedendo di godersi un gioco (perché di questo in fondo si tratta) che porta un esplicativo bollino PEGI 18+ in copertina e che quindi dovrebbe essere fruibile solo da maggiorenni. Dietro a questi problemi causati da terzi e indipendenti da Rockstar, si celano comunque carenze grafiche poco tollerabili anche un anno fa e un gameplay incapace di regalare un’esperienza varia e completamente appagante, nonostante la soddisfazione nel superamento di determinati punti sia grande e l’atmosfera malata e sporca al punto giusto. Ne esce un titolo difficile da consigliare, se non a maggiorenni amanti dello stealth capaci di chiudere un occhio sia sulla realizzazione tecnica, sia sulla violenza che è comunque presente nonostante la mannaia della censura si sia abbattuta implacabile su questo prodotto.

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