Recensione

Layers of Fear: Inheritance

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Disease, insanity, and death were the angels that attended my cradle, and since then have followed me throughout my life” – Edvard Munch
Di Layers of Fear abbiamo già parlato nella nostra recensione, mettendo in luce gli aspetti più interessanti legati a una trama dove il distacco dalla realtà del protagonista condizionava gli eventi di gioco. L’opera di Bloober Team fondeva “le ossessioni di un dramma familiare dai contorni torbidi e malsani con le terribili suggestioni allucinatorie di un pittore con irrecuperabili problemi mentali“, concentrandosi sull’inferno personale dell’artista, alla continua ricerca del suo capolavoro perfetto. Il DLC Inheritance, che può essere portato a termine anche in un’ora, attua un cambio di prospettiva e ci fa calare nei panni di sua figlia.
Innocence Faded
la conduzione di gioco di Inheritance non si discosta molto dalla disavventura messa in scena in Layers of Fear, e anzi rimarca con forza alcuni degli aspetti più riusciti del titolo originale. Tra questi, una menzione d’onore spetta alle inquietanti scene in cui la realtà sfuma via lasciando il posto a delle visioni grottesche e surreali, che fanno nascere non pochi interrogativi sul torbido passato della ragazza. In tal senso, Inheritance viaggia su due binari paralleli che si intersecano più volte nell’arco dell’avventura: il primo convoglia quella che è a tutti gli effetti una variazione sul tema di Layers of Fear, che condivide il medesimo scenario (“il maniero, che pare respirare affannosamente e scricchiolare sotto l’insostenibile peso della nequizia umana“); il secondo fa invece avanzare un convoglio carico di ricordi d’infanzia, quelli poco sereni e problematici della ragazzina, vessata da un padre ormai alla deriva, pazzo. 
Queste parti funzionano però a metà, perché se da un lato si ha modo di approfondire alcuni retroscena sulla giovane donna e sul pittore, dall’altro vengono presentate alcune scelte di design che lasciano un po’ a desiderare. 
Le sezioni in questione sono realizzate con una prospettiva dal basso per simulare la visuale di una bambina in tenera età. Le porte sono enormi, così come la mobilia e, di conseguenza, i finti pericoli che in nessun modo possono scalfire la protagonista. Le strade da seguire sono sempre a senso unico, gli enigmi davvero elementari e il level design appare forzato. Lo si evince – giusto per fare qualche esempio – da alcuni pontili di legno posti tra un divano e un tavolo o tra due davanzali sospesi nel nulla, che lasciano capire in modo evidente quanto alcune soluzioni siano raffazzonate e poco coerenti con l’idea che si vorrebbe imprimere nelle menti dei giocatori. Un altro esempio è senz’altro il mini dedalo all’inizio del DLC, che allunga un po’ il brodo e vi costringe a trovare la strada in mezzo a dei cartonati.
A questi elementi artefatti e di debole ispirazione artistica si aggiunge poi la scarsa efficacia dell’atmosfera, che impallidisce rispetto a quella ben costruita in Layers of Fear. L’intenzione di dare un taglio onirico alle sezioni dove riaffiorano i ricordi, in fin dei conti, deve dunque scontrarsi con una realizzazione di fatto altalenante e poco convincente.
I break down walls to find you
Alle sezioni che pescano a piene mani dai ricordi d’infanzia – dicevamo – se ne alternano altre ambientate nel maniero, in sostanza identico a quello che il pittore attraversava in lungo e in largo. L’unica differenza che si nota è il tono ancora più cupo, con poche luci e una palette cromatica che fa di tutto per impedire il discernimento della masserizia. Ecco dunque spiegata l’introduzione della torcia, che si rivela a conti fatti solo un oggetto di poco conto e per giunta mal utilizzato, che avrebbe potuto al contrario aumentare il senso di tensione (pressoché nullo, a essere onesti) durante l’esplorazione. 
Inheritance non aggiunge nulla di nuovo alla formula già apprezzata in Layers of Fear; al contrario, fa qualcosa in meno per quanto riguarda l’atmosfera e presenta una trama in gran parte prevedibile, poco sviluppata e con non pochi stereotipi. diversamente da quanto viene mostrato nel finale, l’unica vera eredità lasciata in dote dal padre alla figlia è il precario stato di salute mentale, aggravato da situazioni e usanze scellerate di una quotidianità infetta e folle, dove mai mancavano le angherie. 
La storia viene subita dal giocatore, che deve piegarsi alle esigenze della trama e deve avanzare fino alla scena finale senza mai sentirsi davvero al centro della vicenda. Sebbene sia interessante avere una “seconda campana” che possa narrare o comunque lasciar capire la genesi della follia e il suo sviluppo nella psiche del pittore, ci saremmo aspettati qualcosa di più forte da questo DLC, che si limita invece ad approfondire la figura del padre. I file di testo, a tal proposito, sottolineano aspetti già di pubblico dominio, mentre l’infanzia della ragazza pare più uno strumento tramite il quale viene appena arricchito il background dell’artista. Mancano, in definitiva, le ottime intuizioni che hanno fatto di Layers of Fear un horror interessante, allucinante e psichedelico.

– Cambio di prospettiva e protagonista

– Approfondisce la figura del pittore

– Prevedibile e con soluzioni riprese dal gioco originale

– Scelte di level design un po’ forzate

– Più fiacco e con meno mordente rispetto a LoF

6.0

Inheritance riutilizza alcune delle soluzioni già adottate da Layers of Fear, dando agli utenti la possibilità di vivere la vicenda attraverso gli occhi della figlia del pittore folle. Le sezioni ambientate nel passato, che costituiscono la gran parte del DLC, sono però le più deboli, viziate da alcune scelte di level design discutibili. Pochi, invece, i guizzi della trama, che avrebbe dovuto lasciare uno spazio maggiore alla protagonista e approfondirne di più il carattere e la tribolata esistenza.

Voto Recensione di Layers of Fear: Inheritance - Recensione


6