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Recensione

Kuon

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Avatar di Stefy

a cura di Stefy

Pubblicato il 12/06/2005 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

5.5

Un uomo è svegliato nel cuore della notte da un’inquietante nenia intonata da un bambino. Impaurito e curioso allo stesso tempo, l’uomo si avvia lungo il corridoio illuminato da una piccola lanterna: davanti a lui vi è solo un buio carico di tensione ove il canto si fa sempre più vicino e la sua psiche sempre più angosciata, ma chi o cosa può essere? Cosa succede? Occhi indiscreti fanno capolino da una fessura, si ode un fruscio, una presenza. Quando sta per voltarsi, ormai è già troppo tardi ed il tutto assume una terrificante sfumatura di rosso, rosso sangue…Questa è la scena iniziale del filmato, di grande impatto si, ma anche già vista e rivista in uno dei tanti psycho horror provenienti dal lontano oriente. Eppure il pubblico ci insegna che a distanza di anni dalla sua nascita, il survival horror funziona ed è ancora molto gradito. Saprà questa nuova produzione ritagliarsi una piccola fetta di successo? Saprà mostrare qualcosa di nuovo? Andiamolo a vedere insieme.

Misticismo e scienze arcaneSin dall’inizio, Kuon si svolge all’interno di una imponente residenza, nel Giappone del XII secolo, un’ambientazione che affonda le sue radici nella storia medievale pervasa da misticismo e scienze arcane. Il gioco si divide in due capitoli principali con due distinti personaggi, ciò significa che ci troveremo a ripercorrere lo stesso cammino più volte: Utsuki è la protagonista della fase Ying, o capitolo della luce, nonché la figlia di un prete esorcista chiamato ad impiegare le sue doti spirituali per liberare la suddetta magione dalle pesanti maledizioni che gravano su di essa. Avendo perso i contatti con il padre, Utsuki sceglie di recarsi al maniero assieme alla sorella Kureha, per riuscire a ritrovare il padre scomparso.L’altro personaggio principale è Sakuya, che affronterà la fase Yang o capitolo dell’oscurità. Sakuya, in qualità di discepola del prete esorcista, arriva con un gruppo di apprendisti inviato dal prete per purificare la magione e la sua gente. Al termine delle due storie verrà sbloccato un ulteriore capitolo giocabile detto appunto Kuon, destinato a tirare le fila di tutta la vicenda.

Quando variare è un’arte…Gran parte del gioco è incentrato sui frenetici e confusionari combattimenti con le creature che popolano la villa. Entrambe le ragazze possiedono un’arma standard, un coltello per una ed un ventaglio per l’altra, entrambi poco efficaci per difendersi in extremis dalle creature delle tenebre che infestano il palazzo, ma le ragazze sono anche state istruite nelle complesse arti oscure dell’esorcismo e possono quindi sfruttare il potere di diversi talismani, da ritrovare lungo il percorso, per invocare svariati tipi di incantesimi come dardi di ghiaccio o infuocati oppure richiamare dal mondo degli spiriti una serie di creature magiche in grado di combattere i mostri al loro posto. Di fronte a questo arsenale magico anche la creatura più potente soccombe ai colpi magici in pochi attimi e tutto è finito. Kuon soffre di un grave sbilanciamento di difficoltà rendendo l’azione molto semplice senza mai arrivare a coinvolgere veramente, tale difficoltà si riscontra anche negli enigmi, poco gratificanti da risolvere, in quanto limitati al ritrovamento di determinati oggetti. Praticamente non c’è da usare il cervello! Parlando dei fantasmi presenti, ci ritroveremo davanti un generoso numero di spettri che faranno la loro comparsa per perseguitare le due ragazze, come anime erranti, e i gaki, spiriti con sembianze umane assetati di sangue, unica presenza di un folto stuolo di mostri tradizionali della mitologia nipponica. Purtroppo tali creature non rievocano neanche lontanamente quelle descritte dalla letteratura giapponese dell’epoca in cui è ambientato la vicenda, privando il gioco di una parte di fascino. Direttamente da Clock Tower, è possibile per le due ragazze cadere preda del panico in seguito all’apparizione di un consistente numero di fenomeni paranormali, ma il particolare addestramento di entrambe permette comunque loro di riprendere il controllo mediante la meditazione, attivabile con la pressione di un tasto. Causa modesta agilità di Sakuya e Utsuki e della limitata reperibilità di amuleti magici sparsi nella villa, è consigliabile risparmiare il più possibile le forze per la fase esplorativa che ci condurrà a percorrere, continuamente, i tetri giardini e le sale buie della magione. Occhio anche a come impiegare gli amuleti: consultate bene la mappa per non ritrovarsi ad aprire porte che magari portano ad uno stesso corridoio, finendo così con lo sprecare i preziosi amuleti. Il gioco, in ogni modo, si snoda lento e senza entusiasmo o colpi di scena, non c’è pathos, è solo una passeggiata tra i particolari giardini e templi della residenza, ora aprendo porte ora raccogliendo diari e documenti ora trovando gli oggetti che ci aiutano a sconfiggere le anime che vagano nelle ambientazioni. Si è sempre lì in attesa, a chiedersi: ma quando arriva la parte più difficile? E intanto si arriva alla fine del gioco.

Costumi e ambienti d’epocaIl comparto grafico di Kuon combina fondali poligonali di tale cura da richiamare la tradizionale e pittoresca grafica in due dimensioni a modelli tridimensionali con un buon livello di dettaglio per personaggi e mostri che si fondono bene con tutto il resto, pur sempre sfoggiando movenze non troppo fluide e qualche “sfaccettatura” di troppo. La pecca maggiore è comunque costituita dalla mancanza di espressività dei volti, molto particolareggiati ma purtroppo privi di movimenti labiali, elemento che rende difficile distinguere il personaggio che parla durante le sequenze di intermezzo quando sono presenti più interlocutori. Le ambientazioni ricostruiscono perfettamente il Giappone dell’epoca, con realizzazione fedele dei costumi e delle aree sia interne che esterne con i toni del rosso e del giallo che predominano la scena, il tutto poi avvolto dall’oscurità rischiarata tenuemente dalla piccola lanterna. Un effetto grafico notevole è il sangue, che ricopre quasi tutte le superfici dando un tono raccapricciante alla scena, facendo da contraltare alla serie di nemici dal character design assolutamente non terrorizzante.

Rumori sinistriLa colonna sonora è costituita da pochi brani intensi ma brevissimi, e soprattutto da una nutrita serie di effetti sonori adeguati ai singoli contesti in grado di far accapponare la pelle anche ai più coraggiosi. Non c’è nessuna musica durante il gioco. L’unica cosa che può essere sentita sono i passi del personaggio, il canto angosciante dei bambini, e dei canti liturgici strani. I pochi effetti sonori comprendono i gemiti dei fantasmi, le porte che cigolano, il lento scorrere del ruscello, ma possono essere sentiti di tanto in tanto. Viene fatto ampio uso di sequenze “shock” e apparizioni inaspettate per cogliere di sorpresa il giocatore ad ogni angolo, molto efficaci soprattutto durante le battute iniziali. Concludendo la localizzazione è totalmente in inglese, e, per i meno esperti, non permette di seguire la trama in tutti i suoi dettagli.

– Ambientazione medievale affascinante

– Realizzazione tecnica gradevole

– Poco coinvolgente

– Scarsa longevità

5.5

From Software riesce dunque a ricreare in un colpo solo le atmosfere lontane del periodo feudale giapponese ed un naturale senso di angoscia legato alla tradizione folkloristica di quel popolo, di indubbio fascino soprattutto per quanti si dimostrano interessati agli aspetti culturali della terra del Sol Levante.

Il titolo presenta tuttavia i suoi difetti, ed anche evidenti, come enigmi semplicissimi, creature che non hanno nulla di raccapricciante. Ispezionare gli stessi ambienti, anche se con personaggi diversi, non fa altro che indicare l’intento dei programmatori di appoggiarsi a schemi di gioco già consolidati senza osare alcuna innovazione. Nel complesso Kuon presenta una realizzazione gradevole, ma certo non si piazza tra i migliori giochi a sfondo horror. Se si è amanti del genere, e non troppo esigenti, potrebbe essere un buon acquisto.

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