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Recensione

Knytt Underground

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Avatar di Naares

a cura di Naares

Pubblicato il 07/01/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Knytt Underground è, nella scena indipendente, un gioco per certi versi atipico, risultato finale della passione e dell’esperienza di Nicklas Nygren, che proprio grazie a questa serie è riuscito a farsi apprezzare da un gran numero di giocatori costruendosi con merito un nome importante. Dopo essere già arrivato su altre piattaforme il buon Knytt Underground approda adesso anche sul paddone di Wii U, pronto a farci immergere ancora una volta in un genere adventure esplorativo tipico di altri tempi.
Viaggio al centro della Terra?
Il gioco si divide in tre capitoli principali, con i primi due a fare da preludio all’ultimo, perfetta sintesi e summa di quanto realizzato da Nygren con le sue opere di maggior successo. Considerata la natura indipendente del progetto stiamo parlando in tutti i casi di un’opera davvero imponente dal punto di vista quantitativo, con mappe ben ramificate e un numero di ambienti (o “quadri”, in puro stile 8bit) notevolissimo. 
Il gioco presenta un’ossatura da platform arricchita da una buona dose di enigmi e da uno spirito volto all’esplorazione. Ed esplorare sarà il verbo più appropriato per comprendere appieno lo spirito di questo Knytt Underground, che metterà a nostra disposizione un mondo vastissimo da scoprire quadro dopo quadro.
Nonostante i tre capitoli del gioco siano accessibili fin dall’inizio il particolare design spingerà il giocatore a procedere con ordine. Ci ritroveremo dunque nei panni di Mi, una ragazzina che guideremo attraverso le profondità del sottosuolo in un mondo abitato da curiose creature. Il nostro personaggio non potrà fare molto più che correre, interagire con le altre persone (il sottosuolo è infatti divenuto dimora del genere umano) e arrampicarsi quasi su ogni tipo di superfice. In determinati frangenti acquisiremo dei poteri temporanei che ci permetteranno di risolvere gli enigmi presenti sul nostro cammino, trasformandoci ad esempio in una sfera di luce o volando da una parete all’altra. In linea di massima i puzzle sono piacevoli ma non troppo impegnativi, e si sposano bene con una curva della difficoltà medio/bassa e con un approccio al gioco molto rilassato. 
La storyline principale verrà delineata da alcuni dialoghi e cut scene cui ci imbatteremo con maggiore frequenza nel primo capitolo dell’avventura. Diversamente dalle altre produzioni di Nygren la sensazione è infatti che in questo Knytt Underground si sia voluto dare uno spazio più importante alla sceneggiatura. L’impegno ha però dato dei risultati a nostro avviso mediocri, con una prima parte del gioco che appare più curata sotto questo profilo, andando però a mettere sempre più da parte trama e personaggi per fare largo alla giocabilità e all’esplorazione. E ciò non è necessariamente un male. Knytt Underground sembra quasi burlarsi della seriosità e della pomposità di cui sono carichi molti dei videogame moderni, e con la sua giocabilità per certi versi “pulita” cerca di riportarci a un passato in cui bastavano dei semplici pretesti per immergerci in avventure comunque indimenticabili.
Tempo di rimbalzi 
Il secondo capitolo di gioco ci metterà nei panni di un nuovo personaggio, che alla velocità e alle abilità di climbing della nostra Mi contrapporrà una sua perenne necessità di rimbalzare (saremo a tutti gli effetti una palla!). Questo espediente fornisce la scusa per reinterpretare l’intero ambiente in cui ci muoveremo, portandoci ad un approccio più simile a quello di un platform canonico. Una variazione dunque netta rispetto al gameplay del primo capitolo, eppure altrettanto convincente per bontà e qualità. 
Ma le cose si faranno davvero interessanti solo nel terzo capitolo, momento in cui ci renderemo conto di aver avuto a che fare quasi  con dei lunghi tutorial, volti più che altro a spiegarci i vari sistemi di controllo introducendoci al mondo del gioco. Torneremo infatti a vestire i panni di Mi, solo che questa volta avremo la possibilità di cambiare forma e trasformarci nella sfera del secondo capitolo, assicurandoci una rinverdita libertà di azione, nonché l’uso di metodologie più elaborate per affrontare i vari puzzle e l’ambiente circostante. Dal punto di vista della giocabilità è giusto allora andare a sottolineare la naturalezza di questo crescendo, che darà al giocatore tutto il tempo per essere metabolizzato senza forzature di sorta. A detta di alcuni proprio questo elemento potrebbe rappresentare un difetto: il gioco è stato infatti accusato di avere dei ritmi troppo lenti, con tempi morti spesi semplicemente nell’esplorazione delle innumerevoli stanze di cui è composto il nostro mondo sotterraneo, quasi vagabondi di un universo inutilmente vasto e per questo spiazzante.
A nostro parere questo non è necessariamente vero. Knytt Underground vive in relazione diretta con la sua particolare direzione artistica, che come altri prodotti eccellenti gioca con luci ed ombre, con sfondi tratti dal mondo reale e con l’arte di fonderli nel digitale delle nostre avventure. Questo gioco non è adrenalina né desidera esserlo: più simile ad un buon libro Knytt Underground chiede di essere sfogliato con leggiadria e calma, con uno spirito rilassato che si concilia a lunghe sessioni sul pad di Wii U, a TV spenta, magari a letto e sotto le coperte. Nessuna ossessione per riflessi fulminei né sfide per i nostri pollici tali da mettere in difficoltà un hardcore gamer. Knytt Underground sa scorrere dolcemente, e questo è a nostro avviso il suo pregio più grande.
Emergendo dal sottosuolo
Non che si tratti di un titolo perfetto, sia ben chiaro. Per quanto ci sia stato uno sforzo da parte di Nygren la trama e la sceneggiatura sono due punti molto deboli all’interno della produzione. Cercare una storia d’alto livello o personaggi indimenticabili sarebbe da parte nostra infruttuoso, perché al di là di un abbozzo generale è chiaro che il perno del titolo continui ad essere l’ottima qualità del gameplay.
I giocatori più tradizionalisti e non inclini allo sperimentalismo tipico del mercato indie potrebbero inoltre trovare il gioco noioso, senza riuscire magari a lasciarsi trascinare dalla bellezza delle ambientazioni, che a conti fatti sono composte da una miriade di “stanze” e possono dare un forte senso di disorientamento. 
Per quanto i generi siano molto diversi, Knytt Underground ha molto in comune con i primi capitoli della serie Metroid. Il senso di vagabondaggio è presente e pressante, così come la consapevolezza di essere esploratori di un mondo sconosciuto, alieno, per tanti aspetti selvaggio e per altri magico. Del capolavoro Nintendo manca certo tutta la componente action e la grande profondità della sceneggiatura, ma se parliamo di pure e semplici sensazioni abbiamo a che fare con dei prodotti che condividono qualcosa nel profondo. E scusate se è poco.

– Direzione artistica eccellente

– Gameplay molto solido

– Rilassante come pochi altri

– Livello di sfida basso

– Trama poco consistente

– Lo stile rilassato può portare alla noia

8.0

Knytt Underground non è un gioco per tutti. Richiede calma, cerca sensibilità artistica, invita a immergersi nelle sue splendide ambientazioni. Se cercate una sfida per i vostri riflessi o un prodotto in qualche modo canonico cercate altrove. Questo titolo indie è pensato per accompagnare chi, stanco dopo una giornata di lavoro, voglia semplicemente staccare la spina e godere di un prodotto accessibile, senza se e senza ma. Il nostro consiglio è di provarlo. Se farà o meno al caso vostro lo sentirete immediatamente.

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