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Recensione

Jotun Valhalla Edition

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 08/09/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Sbarcato nella sua forma definitiva lo scorso settembre, limitatamente al mercato PC, Jotun seppe guadagnarsi un discreto seguito, nonostante qualche problema di troppo nel bilanciamento del livello di difficoltà e nella bontà delle fasi puramente esplorative.
Ci era riuscito soprattutto grazie ad un design artistico da urlo (a braccetto con l’altrettanto incantevole The Banner Saga 2) e a boss fight impegnative, lunghe, ben strutturate: tutto questo torna nella Valhalla Edition, che abbiamo recensito per voi nella sua incarnazione per Xbox One.
Varrà la pena sporcarsi le mani di sangue per entrare nel Valhalla?
Non ci resta che scoprirlo.
Dei malevoli
La mitologia norrena, tanto quanto quella greca, dipingeva gli dei come capricciosi e crudeli, entità volubili per compiacere le quali gli uomini erano spesso costretti ad azioni quantomeno discutibili.
I videogiochi hanno trattato in diverse occasioni l’argomento (la saga di God of War è solo la prima a venire alla mente), e questo interessante, sebbene non perfetto, titolo indipendente ruota proprio attorno alle intemperanze delle divinità, vissute dal punto di vista di Thora, guerriera vichinga che, di ritorno da una gloriosa battaglia, si imbatte in una poderosa tempesta, che affonda la nave su cui viaggia e tutto l’equipaggio.
Mentre sprofonda nei meandri oscuri dei fondali marini, con l’acqua gelida che le riempie i polmoni, la protagonista riflette sulla buffa atrocità del suo destino, salvo poi risvegliarsi in un luogo verdeggiante, a lei sconosciuto, riconducibile al Purgatorio nell’iconografia cristiana.
Questo strano posto, sospeso tra il reame terreno e il Valhalla, si chiama Ginnungagap, e qui la sua anima è intrappolata, in attesa di un giudizio finale: solo se saprà impressionare gli dei, giudici severi ed intransigenti, le si schiuderanno le porte del paradiso nordico.
La missione non è esattamente delle più semplici, peraltro: la chiave per garantirsi l’aldilà nel Valhalla è rappresentata dalla sconfitta di sei differenti Jotun, semidei di enormi dimensioni tutt’altro che amichevoli, ognuno dei quali si nasconde nel proprio reame, ai margini del Ginnungagap.
Nessuna ulteriore spiegazione, né sul come agire né sui perché della sua missione, viene fornita, e Thora, come il giocatore, si trova spaesata in lande di cui non conosce la conformazione, i pericoli, i tesori nascosti.
Il guscio del minimalismo narrativo dell’incipit si schiude pian piano, lasciando spazio ad un nocciolo in realtà affatto parco di spiegazioni, riferimenti ai miti norreni e dialoghi esplicativi sottotitolati in italiani, con il parlato islandese che contribuisce molto all’immersione nel mondo di gioco.
Se ambientazione e design artistico fossero gli unici elementi secondo i quali giudicare Jotun Valhalla Edition, il gioco sarebbe da consigliare senza alcun indugio.
Beata solitudine
Venendo al gameplay, il prodotto Thunder Lotus Games si fregia di un paio di punti forti, tra i quali spiccano le boss fight, ma anche di una serie di imperfezioni e scelte di game design discutibili che ne minano la qualità complessiva, pur senza affossarlo del tutto.
Il gioco è fondamentalmente diviso nelle fasi esplorative, che diventano presto tediose a causa della scarsa ricercatezza del level design e della quasi totale assenza di nemici o NPC con cui interagire, e negli scontri con i mastodontici semidei, che invece si rivelano adrenalinici ma, fatalmente, anche brutali in quanto a difficoltà e numero di tentativi richiesti per uscirne vincitori.
Nonostante la bellezza dei paesaggi e un accompagnamento musicale soave, girovagare per i cinque reami alla ricerca dei poteri degli dei e di eventuali power up nascosti dalla vegetazione o dalla prospettiva di gioco risulta gradevole solo all’inizio, con la noia e la ripetitività che subentrano ben presto, a dispetto della breve durata dell’avventura.
Il ritmo complessivo, forsennato durante i combattimenti contro i Jotun, ne risente molto, con un soporifico andirivieni tra una zona e l’altra che sembra, più che altro, un mero riempitivo tra una boss fight e la seguente.
Le peregrinazioni non sono affatto aiutate dalla mappa, tanto stilosa quanto inutile ai fini pratici, e da una interazione ambientale quasi nulla, limitata alle sole sequenze in cui è necessaria la risoluzione di semplici puzzle ambientali per proseguire.
Già dopo un paio d’ore di gioco, si ha la sgradevole sensazione che le fasi esplorative siano quasi un’aggiunta posticcia tra i combattimenti, e che il design del gioco sia partito da questi ultimi, con la susseguente necessità di intervallarle in qualche modo, anche per non ridurre la produzione ad una boss rush venduta come un gioco finito.
Ed è un peccato, perché le potenzialità non mancano e, in qualità di opera prima del team di sviluppo canadese, Jotun lascia intuire il talento e l’amore di Thunder Lotus Games per la mitologia norrena, sulla quale, una volta visti i titoli di coda, ne saprete sicuramente di più.
Quando Jotun verte attorno agli scontri, invece, vero e proprio cuore dell’esperienza ludica, le cose si fanno decisamente più interessanti, vista la scarsità di risorse disponibili per il giocatore e la necessità di memorizzare i pattern d’attacco dei mastodontici nemici, capaci di mandare al tappeto Thora con due colpi: se la ripetizione ossessiva di questi combattimenti, il livello di sfida tarato verso l’alto e l’eccessivo backtracking delle sezioni d’intermezzo non vi spaventano, insomma, potreste godere al meglio di quanto Jotun ha da offrire.

Style over substance
Se non si fosse capito dalla recensione fin qui, o dalle foto a corredo di essa, anche in questa Valhalla Edition per console l’aspetto grafico di Jotun è incantevole: i disegni e le animazioni a mano ricordano film animati di qualche lustro fa, quando i computer non avevano ancora il monopolio, le scelte cromatiche sono inappuntabili e la bellezza dei panorami è valorizzata da una telecamera che sa sempre quando zoomare, quando allargare il campo e quando attardarsi su questo o quel particolare.
Se c’è un appunto da muovere, è che, con due dei tre titoli della serie The Banner Saga già sul mercato, e concorrenti come Titan Souls, l’estetica ha perso forse un pizzico in originalità, ma stiamo davvero cercando il proverbiale pelo nell’uovo.
Nonostante l’inclusione del Valhalla Mode da cui prende il nome questa versione del gioco, in cui riaffrontare ognuna delle sfide ai colossi ad una difficoltà ancora più elevata di quella della campagna principale, l’offerta ludica complessiva rimane francamente insufficiente, se è vero che anche il più curioso e metodico dei giocatori difficilmente raggiungerà le cinque ore complessive di gioco: più realisticamente, al netto dei ripetuti tentativi per battere i Jotun, l’esperienza ludica principale si esaurisce in un lasso di tempo compreso tra le tre e le quattro ore, non esattamente un’eternità, anche in rapporto al prezzo richiesto.

Boss fight entusiasmanti…

Comparto artistico mozzafiato

Ambientazione e doppiaggio affascinanti

…ma con una robusta dose di trial and error

Quantità di contenuti ancora non all’altezza

Tanto backtracking e tanta noia

7.0

Questa Valhalla Edition, che pure non risolve alcuno dei problemi già evidenziati all’epoca dell’uscita su PC, rende Jotun un titolo appetibile per quanti siano alla ricerca di un’esperienza rapida, bella da vedere, dalla difficoltà a tratti proibitiva, impreziosita dalla possibilità di sbloccare, ultimato il gioco, la modalità aggiuntiva Valhalla.

Ci sarebbe piaciuto che il team di sviluppo mettesse mano alle cose che non andavano, dalla mappa puramente accessoria alla totale mancanza di ritmo delle fasi esplorative, passando per la dose probabilmente eccessiva di trial and error.

Considerata anche la modesta quantità di contenuti, il consiglio non è di passare, quanto piuttosto di fare vostro Jotun al primo calo di prezzo.

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