Recensione

I Pilastri della Terra Trilogia Completa Recensione

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a cura di SirFran Snee

Il buio del Medioevo esce a rivedere il sole e l’altre stelle del Ventunesimo secolo con un titolo spuntato nell’agosto 2017, riportando in auge una storia che ha incrociato il cammino di diverse generazioni, prima letterario, poi televisivo, ora videoludico. Parliamo della più recente produzione di Daedalic Productions, che porta su diverse piattaforme la versione punta-e-clicca del romanzo di Ken Follett, I Pilastri della Terra
 La storia riportata non è ovviamente completa dall’inizio alla fine del romanzo, ma la fedeltà a quest’ultimo viene sottolineata proprio dalla divisione del titolo in tre libri, andando a comporre una versione completa con tutti i tre volumi videoludici prodotti. Ognuno di questi è giustamente composto da diversi capitoli, e la sensazione sarà davvero quella di leggere un romanzo, o meglio, vederlo, giocarlo, viverlo. 
Figlio della raffinatezza verbale e narrativa di Follett e della lunga esperienza di successo di Daedalic, ci immergiamo subito nelle rigidità dell’inverno in una Kingsbridge del 12 secolo, dove guerra e povertà non sembrano essere ragioni sufficienti per scoraggiare la costruzione di una cattedrale, anzi. Sono proprio questi i motori propulsori che spingono il popolo a erigere un luogo promettente salute e protezione.
Ma si sa, la letteratura ci ha già insegnato diverse volte che oscure trame vengono ordite all’ombra delle cattedrali, come accadde secoli dopo a sud dell’Inghilterra, in una vicenda che coinvolse un gobbo, una zingara, un soldato e un vescovo a Notre-Dame. 
Qui la storia non si allontana di molto, anche se non è (solo) l’amore conteso per una donna a essere la causa scatenante sottesa alla narrazione: il monaco Philip diventa prevosto dell’abbazia di Kingsbridge, mentre un ragazzo di nome Jack viene cresciuto dalla madre fuorilegge, Ellen, al riparo di una foresta, e Aliena, la figlia del conte, viene contesa da tantissimi pretendenti, più interessati al territorio ereditabile che al sincero amore per la donna. 
Saranno questi tre personaggi così diversi fra loro a ritrovarsi uniti nel corso della storia e puntare alla costruzione di una delle più grandi e importanti case di Dio che siano mai state erette sulla Terra, ma a quale prezzo? Attraverso quali peripezie?
Un gioiello artistico
Il dolore senza sconto alcuno, la legge del taglione e le austerità del cupo medioevo si riscontrano in questo gioco, dove domina incontrastata l’attenzione ai dialoghi e alla grafica; non per nulla possiamo ammettere di essere di fronte a una sorta di romanzo interattivo, ma dalla raffinatezza superiore ad alcuni titoli recenti di produzione indipendente, come l’indie Eselmir e i cinque doni magici
Strutturato come avventura grafica piuttosto basica nelle dinamiche di gameplay, che si limitano a un po’ di esplorazione, disseminando parecchi dialoghi e qualche enigma, il primo episodio de I Pilastri della Terra racconta la prima parte del libro, fino all’incendio che porta alla distruzione della cattedrale di Kingsbridge e l’inizio dei lavori per la costruzione della nuova chiesa. Anche i capitoli e volumi successivi non si discostano dalla trama originale, seguendo dunque la falsa riga del libro originale. 
Tutta questa bellezza è davvero impeccabile? Finché si tratta del comparto grafico non abbiamo dubbi: lo stile unico e originale delle immagini richiama molto bene quello delle illustrazioni in 2.5D. Una grafica accurata dunque, che ben si accompagna all’idea di romanzo illustrato che la software house vuole srotolare sotto i nostri occhi. Non meno meritevoli di menzione sono le melodie che nel complesso danno vita alla colonna sonora del titolo in questione, che entra così in competizione con quella scritta per la serie televisiva, nata dall’orecchio magistrale di nientepopodimeno che Trevor Morris.
Il destino è nelle nostre mani
Guardando invece alle meccaniche di gioco, lo splendore del diamante che abbiamo fra le mani viene un po’ limitato dalla polvere della basicità di alcune caratteristiche. Strutturato come avventura grafica piuttosto basica nelle dinamiche di gameplay, che si limitano a un po’ di esplorazione, disseminando parecchi dialoghi e qualche enigma, abbiamo trovato l’inizio del gioco piuttosto lento e dalla narrazione che ingrana difficilmente la marcia giusta per partire a un ritmo superiore alla sonnolenza.
Come aveva spiegato diversi mesi fa il direttore creativo Matt Kempke, I Pilastri della Terra punta più al pubblico di appassionati del libro che ai videogiocatori; sarà forse per questo che il gameplay è notevolmente ridotto all’osso e non ci sono grandi misteri da risolvere, nemmeno per quanto riguarda l’esplorazione e la quantità di comandi. Purtroppo le défaillances non lasciano illesi nemmeno i movimenti stessi dei personaggi, affetti da bug non rarissimi e da movimenti non troppo fluidi e innaturali. Il vero cuore del gioco dunque si “riduce” a comparto artistico e ingaggio del giocatore nei momenti di dialogo, grazie anche a una trama non lineare, piena di decisioni più o meno importanti da prendere in una manciata di secondi e decidere la sorte dei personaggi, o deviare il corso della storia. 
Questo significa anche che, coerentemente con il genere del gioco, le nostre decisioni modificheranno anche le vicende narrate nel secondo e terzo volume, senza che gli sviluppatori perdano in modo decisivo però le redini della carica emotiva della storia, soprattutto quando la trama si farà sempre più ardua per Aliena e Jack. Ciò significa anche che sono previsti finali diversi, permettendo al giocatore di scrivere la sua storia nel vero senso della parola e rendendoci un po’ più protagonisti attivi delle vicende che vivremo.

grafica accurata e unica nel suo genere

colonna sonora mozzafiato e coinvolgente

narrazione accurata e trasposizione fedele dei fatti del romanzo

Bug che non hanno motivo di esistere in una produzione targata Daedalic

Gameplay ben poco accattivante e senza tratti originali degni di nota

8.0

In conclusione, si può affermare con tutta tranquillità che si percepisce un crescendo costante di tensione e coinvolgimento nella storia man mano che si macinano capitoli, senza notare (purtroppo) particolari migliorie tecniche da un volume al successivo, ma senza guastare la narrazione e lasciando inalterato il gusto storico ed epico della narrazione.

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8