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Recensione

I Fiumi di Alice

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Avatar di Naares

a cura di Naares

Pubblicato il 23/03/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Un tempo molto diffuse su PC, le avventure grafiche punta e clicca sono andate incontro ad un lento e progressivo declino nel corso degli anni ’90, e l’intero genere sembrava destinato all’oblio fino ad una decade fa. Tuttavia, la fioritura del mercato indipendente da una parte e la recente diffusione di sistemi di controllo touch, hanno permesso a questo tipo di produzioni di tornare in voga. Su smartphone e tablet poi, le avventure grafiche sfruttano in modo naturale i controlli touch, da sempre uno dei più grandi ostacoli del gaming su mobile. Andiamo allora a scoprire questo I Fiumi di Alice, la nuova avventura grafica realizzata dai semi-sconosciuti Delirium Studios Evolution. 
Come in un sogno
Il gioco è un’avventura grafica molto standard, più simile al recente – e ottimo, seppur breve – Hamlet che ad esponenti classici come Monkey Island o Broken Sword. 
Nel gioco impersoneremo appunto la piccola Alice, una ragazzina che si troverà improvvisamente dentro un sogno, in un mondo di fantasia e tra personaggi più o meno improbabili. Il nostro obbiettivo sarà risolvere gli enigmi architettati dagli sviluppatori, al fine di ottenere quattro libellule e arrivare alla giusta conclusione della nostra avventura. 
Controlleremo la piccola protagonista esattamente come ci aspetteremmo da un gioco del genere. Toccare un punto sullo schermo ci permetterà di spostarci fino alla posizione desiderata, mentre tenendo il dito su un punto di interesse vedremo apparire il classico menù a croce. In questo caso potremo decidere se interagire con l’oggetto, parlare, osservare, oppure cambiare zona. Qualora non potessimo compiere una o più di queste azioni i pulsanti verranno opacizzati. 
Per il resto possiamo aspettarci lo standard, con un inventario dove conservare gli oggetti, l’autosalvataggio e via dicendo. 
La trama del gioco è quasi inesistente: piuttosto che usare i classici dialoghi, i designer hanno scelto di far comunicare i vari personaggi attraverso pittogrammi. Quando andremo ad interpellare un NPC potremo dunque scegliere l’argomento della discussione in base agli oggetti presenti nel nostro inventario, e le risposte si presenteranno come semplici immagini che dovremo interpretare alla meno peggio. Un’idea piuttosto originale, che però riesce solo in parte: tante volte i contenuti saranno troppo astrusi perché il giocatore possa realmente comprenderli, e ci sarà piuttosto da lavorare con la propria capacità di intuizione. 
Questo è un bel problema, perché il gioco risulta spesso dispersivo, lasciando il giocatore a vagare senza sapere bene cosa fare, domandandosi in quale area concentrarsi in un dato momento dell’avventura. Per certi versi si potrebbe dire che I Fiumi di Alice non faccia assolutamente nulla per venire incontro al giocatore, in maniera simile a quanto era solito in titoli quali Myst o Riven, che potevano però contare su un diverso grado di immersività. 
Gli enigmi sono di per sé mediamente impegnativi, ma il problema più grande sarà proprio capire a quale di essi dobbiamo dedicarci, in particolare in determinate fasi dell’avventura. Ciò crea una sensazione di discontinuità tra le varie parti dell’avventura, che in qualche modo sembra mancare di coesione interna. La curva sarà estremamente ripida in particolare all’inizio, mentre man mano che procederemo nell’avventura riusciremo ad entrare nella logica del gioco.
In linea di massima questo titolo sarà molto apprezzato da chi ha pazienza e non si scoraggia nell’andare alla deriva quasi del tutto privo di indizi. È cosa certa però che i giocatori più casual si arrenderanno nel giro di poco tempo, frustrati da un’impostazione generale che non si basa sugli standard semplicistici e accessibili del gaming moderno.
I più hardcore troveranno senza dubbio pane per i propri denti. Se da una parte la difficoltà degli enigmi non comporterà veri e propri “blocchi” nell’avventura, abbiamo molto apprezzato il design di alcuni di essi, che ci ha costretto ad armarci di carta e penna e pianificare le sequenze di risoluzione, in maniera simile a quanto facevamo nei primissimi anni ‘90. Se da una parte ciò può apparire anacronistico, si tratta di un’impostazione di gioco che coinvolge il giocatore in maniera più completa. Come già detto non si arriva alle eccellenze (per molti troppo estreme) di capolavori come Myst, ma sembra che i developers siano riusciti ad imboccare una giusta via. Certo, a patto che abbiate la pazienza e la voglia di giocare in questo modo.
In linea di massima se siete cresciuti con il motore SCUMM, le avventure punta e clicca della Lucas, The Watchmaker e Gabriel Knight, sapete esattamente cosa vi aspetta. Se nel 2014 una sfida di questo tipo non vi spaventa, allora I Fiumi di Alice è certamente il gioco che fa al caso vostro.
Arts
Il gioco presenta uno stile grafico molto accattivante. Ambientazioni e personaggi sono stati disegnati a mano, con una linea molto particolare e adatta al tema onirico della produzione. Il tratto è tipicamente occidentale, per molti aspetti riconducibile ad alcuni artisti contemporanei francesi, con un richiamo ad un malinconico minimalismo e in alcuni casi al decadentismo. Ciò ha permesso la creazione di alcune ambientazioni davvero evocative (un paio di queste sono visibili nei nostri screenshot), quasi dei quadretti che ci invitano a riflettere sulla questione del videogaming come arte. Un plus valore che tutti gli occhi più raffinati sapranno di certo apprezzare.
Non c’è la ricchezza di dettagli che possiamo trovare in titoli quali il già citato Broken Sword, ma l’impatto generale resta di altissimo livello, proprio in virtù di una direzione artistica ineccepibile.
Dopo un tema principale della colonna sonora molto ispirato, tutto il resto della OST si assesta su livelli più che buoni, con una media decisamente superiore rispetto anche a produzioni più blasonate. 
Se tante volte le avventure grafiche preferiscono temi musicali tenui o addirittura assenti, gli sviluppatori hanno scelto in questo caso un approccio diverso, con risultati ottimi. A dirla tutta alcune delle aree di gioco non saranno accompagnate da alcun tipo di musica, ma questo sarà giustificato da scelte di design inerenti la zona stessa.
Nulla da dire riguardo gli effetti sonori invece, tutto sommato anonimi, e comunque non presenti in grandi quantità.
Dal punto di vista tecnico abbiamo un unico, piccolo appunto: i quadri di gioco sono mediamente piccoli, e non sapere esattamente cosa fare ci porterà a cambiare area con una certa frequenza. Proprio il cambiamento di zona comporterà dei tempi di caricamento non lunghi, ma fastidiosi nel loro essere frequenti. Si parla di circa cinque secondi per volta, che per scenari così minuti sembrano un po’ eccessivi. La situazione migliora comunque con dispositivi top di gamma o il più possibile aggiornati, e non compromette in maniera determinante l’esperienza di gioco. 

– Piacerà molto ai veterani del genere

– Alcuni enigmi davvero ben disegnati

– Direzione artistica eccellente

– Dispersivo per chi non è abituato ai classici del genere

– Adatto solo a un pubblico hardcore e dedicato

– Prezzo elevato

8.0

I Fiumi di Alice è un’avventura grafica impegnativa. Non tanto per la difficoltà degli enigmi, tutto sommato nella media, ma per scelte di design che non aiutano il giocatore e non indicano la via da seguire. I più navigati ne apprezzeranno il livello di sfida, mentre chi non è cresciuto a pane e Lucas farebbe meglio a rivolgersi ad altri prodotti, in quanto le alternative su mobile sono davvero tantissime. Un plauso per la componente artistica della produzione, davvero molto ispirata, che da sola regala quel mezzo punto in più alla nostra valutazione.

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