Recensione

Dynasty Warriors 3

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a cura di Disco Uno

MAZZATE A VASTO RAGGIODynasty Warriors 3 è un picchiaduro a vasto raggio; ciò significa che il godimento offerto da questo titolo si realizza sostanzialmente in tre fasi di gioco: si esplora il territorio alla ricerca di nemici, si trovano i nemici, li si elimina senza alcuna pietà. Se nei piacchiaduro classici il giocatore, controller alla mano, si trovava davanti a uno sfidante e rispondeva nell’immediato ai suoi attacchi, nei picchiaduro a vasto raggio, alla pura lotta è alternata l’esplorazione. Lo scontro è preceduto da un rastrellamento del territorio che accresce l’ansia di eliminazione e rende la sconfitta del nemico ancora più piacevole.I piacchiaduro a vasto raggio sono un genere abbastanza giovane che vanta già ottimi titoli. Tipo State of Emergency, un quasi capolavoro di recente pubblicazione. Per quanto riguarda Dynasty Warriors 3, ci troviamo davanti a un prodotto un poco inferiore a State of Emergency, ma che soddisfa, comunque, le aspettative. Partiamo dagli aspetti negativi del titolo: l’esplorazione. A differenza di State of Emergency, DW3 ha un raggio d’azione piuttosto limitato. In State of Emergency il giocatore si trovava calato in una situazione di panico urbano. La città veniva presa d’assalto dalle bande e oltre a picchiare di brutto, il giocatore esplorava uno spazio metropolitano ben reso graficamente: si aggirava per vicoli come per larghe piazze, picchiava e raccoglieva armi; fracassava vetrine, dava pieno sfogo al proprio ego vandalico, insomma. In DW3 lo spazio si limita a lunghe spianate uniformi la cui monotonia è spezzata solo da qualche alberello o casupola (per altro non accessibile al suo interno). Terra piatta color ocra, magari offuscata da una nebbia lattiginosa o spruzzata da una rada nevicata, ecco il raggio da esplorare di questo videogioco. Passando all’elemento di pura lotta, le cose vanno decisamente meglio. Le mosse per falcidiare i nemici sono tre: la mossa di base che si avvale dell’arma in dotazione del personaggio scelto, la seconda che consiste una rotazione a braccia spalancate del vostro eroe virtuale, permettendo così una veloce ‘mietitura’ a 360 gradi dei nemici che vi circondano, infine la terza che consiste in una sequenza di spazzate micidiali. Inoltre si può variare con alcune combo. Certo, siamo lontani dalle mosse combinate spettacolari dei picchiaduro classici come Tekken o Dead or Alive, ma del resto ogni picchiaduro a vasto raggio più che sull’evoluzioni marziali, punta sul martellamento puro e ossessivo, per quanto riguarda il pestaggio.

STORIA E PUGNISe nella realizzazione DW3 non può essere definito un capolavoro, bisogna ammettere che certi spunti di questa saga sono comunque originali. Come quello di ambientare le battaglie in epoche realmente corrispondenti all’antica storia giapponese feudale. Altro elemento interessante è dato dai personaggi. Per una volta, in un picchiaduro, non ci troviamo davanti ai soliti eroi marziali che sembrano appartenere al cast di un film di Bruce Lee o Chuck Norris, né alle eroine tipo Ling Xiaoyu (Tekken) i cui calci colpiscono più per l’effetto solleva gonna-svela slip che per la loro forza effettiva. Per una volta ci troviamo davanti a eroi dotati di un certo spessore storico, vestiti, anzi, bardati con complicate ed istoriate armature tipiche dell’epoca. La lotta è calata in un contesto epocale preciso (per ogni battaglia sono segnalati luogo e data). I nemici, come gli alleati del giocatore, hanno nomi propri segnalati in un database (opzionabile all’inizio del gioco) che fornisce addirittura una piccola biografia di ciascuno. Peccato che, a lungo andare, le battaglie risultino un po’ ripetitive e a 150, 200 nemici ammazzati, il giocatore si chieda, un po’ spazientito, quando passerà al prossimo livello. Se i soldati semplici sono un po’ fiacchi e passivi, salendo gerarchicamente di grado, ci troviamo davanti a sfidanti dotati di una migliore intelligenza artificiale. Come gli ‘officer’ che arrivano a cavallo, parano gli affondi e, colpendolo, stordiscono l’eroe prescelto fino a circondargli la testa d’una bella aureola di stelle in perfetto stile comics. Comunque, per quanto riguarda la lotta le migliori soddisfazioni, questo gioco, le da se condotto in modalità multiplayer, non tanto versus, quanto in cooperazione. Allora il lato strategico una sua valenza e, incrociando i propri attacchi, i due giocatori riescono a realizzare ‘combo’ a due stupefacenti. Altro lato positivo – e innovativo rispetto all’episodio precedente della saga – è la presenza di una scorta. Durante le vostre esplorazioni sul campo sarete affiancati da due ‘gorilla’ che terranno a bada la marmaglia di soldati semplici mentre voi siete impegnati in combattimenti ben più impegnativi con gli officer.

GRAFICALa grafica merita applausi e fischi. Come detto sopra è scarso il campo esplorativo, più piatto e nebbioso della pianura padana. Un applauso, invece, alla descrizione dei personaggi. Gli eroi prescelti sono vestiti all’ultima moda del tempo con tanto d’armature, stivali, mantelli, capigliature con codini, baffi spioventi e ciglia fiammeggianti, proprio come in un film di samurai. Anche i nemici che affollano l’eroe sono ben delineati. Le scene animate sono poche e veloci, ma è giusto così, in un picchiaduro è inutile perdersi in lunghi ed estenuanti dialoghi.

SONOROIl sonoro non è proprio il massimo. La chitarra elettrica non è il miglior sottofondo a un’ambientazione nel Giappone feudale e le urla dei nemici straziati suonano un po’ ripetitive, come il fragore delle lame.

Grafica soddisfacente nei singoli personaggi, livello di rissosità soddisfacente

Campo esplorativo piuttosto monotono, sonoro stridulo

7

Concludendo, chi cerca dai picchiaduro un ‘approccio primitivo’ del tipo schiaccia (il pulsante) & ammazza (il nemico), non rimarrà deluso. Chi cerca piaceri più sofisticati e vibrazioni più sottili che dal controller si espandono lungo la spina dorsale, rimarrà un po’ perplesso.

Voto Recensione di Dynasty Warriors 3 - Recensione


7