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Recensione

Delta Force: Black Hawk Down

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a cura di Crashman

Pubblicato il 06/10/2005 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

I giochi di guerra si dividono principalmente in due categorie: i simulatori, che ricreano la guerra sotto ogni aspetto e con estremo realismo, e gli arcade, che lasciano decisamente maggiore spazio all’azione. A questa ultima categoria appartiene l’ultimo gioco di Novalogic, Delta Force: Black Hawk Down, sparatutto in terza persona ambientato nella guerra di Somalia, precisamente nel 1993. E’ bene però sapere, visto che il titolo del gioco potrebbe trarre in inganno, che non si tratta di un tie-in dell’omonimo film girato da Ridley Scott nel 2001, ma di un gioco libero da ogni licenza, anche se non si può negare che gli sviluppatori si siano lasciati ispirare dalla pellicola Hollywoodiana per alcuni aspetti del gioco, come ad esempio le ambientazioni. Altra cosa da puntualizzare: il gioco di per sè non è nuovo. Infatti si tratta della conversione su console del Black Hawk Down uscito nella prima metà del 2003, realizzato dalla stessa Novalogic ovviamente.

La guerra e il videogiocoCome detto in precedenza, lo scopo del nuovo Delta Force non è quello di simulare in maniera estremamente realistica e veritiera la guerra, come ad esempio in Operation Flashpoint, ma di mettere il giocatore di fronte ad uno scenario bellico coinvolgente ma allo stesso tempo adrenalinico e avvincente. Scordatevi di pianificare ogni vostro attacco, o di pensare di poter comandare ogni proprio commilitone: in Black Hawk Down il massimo della componente strategica è lo scegliere alcune armi (in molti casi capita che ci siano scelte obbligate) prima di ciascuna missione, o il trovare la giusta posizione per fare fuori i nemici. E visto lo scopo che si pone il gioco, è giusto che sia così; una maggiore profondità non avrebbe fatto altro che snaturare la natura frenetica di questo sparatutto. Le missioni della campagna principale sono 16 e rendono il gioco abbastanza longevo e soprattutto vario, una qualità a dir poco fondamentale e che si incontra sempre meno di questi tempi: le situazioni di gioco sono tantissime, anche nel corso della stessa missione, e anche abbastanza ben congeniate. I problemi iniziano a sorgere quando si prosegue nella campagna di gioco, sperando che il livello di difficoltà si innalzi: questo purtroppo non succede. Il gioco rimane per tutta la sua durata abbastanza semplice, soprattutto a causa della pessima IA che governa i nemici: la loro mira è pari solo al loro spirito di sopravvivenza, ovvero pressoché nulla, e la loro cooperazione per abbattere il nemico (cioè il giocatore) si può riassumere esclusivamente nell’arrivare tutti insieme. Ma l’intelligenza artificiale avversaria non è l’unica ad essere stata realizzata pessimamente: i nostri compagni sono anche peggio, praticamente delle calamite per i proiettili, e preservare la loro vita in alcune situazioni si rivela un’impresa al limite della frustrazione (più che per il numero delle volte che vengono uccisi, tutto sommato esiguo vista la bassa difficoltà del gioco, per la imbarazzante facilità con cui si lasciano colpire). Male, davvero troppo male, soprattutto alla luce dei progressi fatti in questi anni in giochi come Halo e il suo seguito nel campo della intelligenza artificiale. Il sistema di controllo invece è realizzato abbastanza bene, qualcosa da ridire la si potrebbe avere sulla mappatura dei tasti, ma con il tempo ci si fa l’abitudine.Un altro fattore controverso è il sistema di salvataggio: si hanno a disposizione un certo numero di salvataggi per missione, in base alla lunghezza di quest’ultima, e il loro uso lo si può distribuire come meglio si crede durante tutto l’arco della missione. Se da un lato può essere un’ottima soluzione per evitare gli abusi che di solito avvengono in giochi di questo tipo, dall’altro potrebbe portare ad una cattiva amministrazione dei salvataggi messi a disposizione, soprattutto se è la prima volta che si affronta quella missione e non si conosce, ovviamente, il momento in cui potrebbero rivelarsi più utili. Probabilmente sarebbe stata migliore una implementazione dei checkpoint.

Qualità o quantità??Nel caso di Delta Force: Black Hawk Down, sicuramente quantità. Mi riferisco ovviamente all’aspetto tecnico del gioco: il motore muove scenari immensi con una linea dell’orizzonte molto ma molto lontana, ma il prezzo da pagare per un risultato del genere è il poco dettaglio disponibile. I modelli sono soltanto mediocri, mentre le texture sono di una qualità infima e soprattutto piuttosto ripetitive. Inoltre l’engine è afflitto da un difetto piuttosto frequente nei giochi che muovono location di queste dimensioni: il LOD management (cioè la gestione del livello di dettaglio, in base alla lontananza della telecamera) provoca un evidente stacco tra zone dello schermo maggiormente dettagliate (quelle più vicine alla telecamera) e zone meno dettagliate (quelle che invece sono più lontane); lo si nota in particolare nelle zone ricche, per modo di dire, di vegetazione, dove basta osservare l’erba per notare che in realtà è presente sotto forma poligonale solo nelle vicinanze della telecamera. Purtroppo si tratta di un espediente per alleggerire il carico di lavoro della console, ma il risultato non è dei migliori e produce effetti piuttosto antiestetici. L’impatto grafico generale del gioco però è tutto sommato abbastanza buono e di fatto i Novalogic sono riusciti nel loro intento di ricreare un ambiente di vastissime dimensioni e abbastanza verosimile: in questo l’engine compie perfettamente il suo lavoro.Le musiche sono ben realizzate, in linea con lo stile del gioco, mentre gli effetti sonori (come quello ad esempio delle armi, o dei mezzi di trasporto) sono tutt’altro che soddisfacenti. Da segnalare in oltre la localizzazione in italiano che rende il gioco appetibile anche ai meno anglofoni.

– Azione frenetica

– Situazioni di gioco varie

– Location immense

– I.A. dei compagni e dei nemici pessima

– Dettaglio migliorabile

– Sistema di salvataggio controverso

6.0

E’ arrivato su console con 2 anni di ritardo dall’uscita su PC, e purtroppo il peso dell’età si fa sentire, soprattutto nella realizzazione tecnica. L’immediatezza, la caratteristica fondamentale di questo gioco, si rivela al contempo pregio e difetto della produzione Novalogic, ma l’imbarazzante intelligenza artificiale che governa il gioco fa pendere inevitabilmente il titolo verso un giudizio non del tutto positivo. Un vero peccato, se il tasso di sfida e la gestione degli NPC fosse stata migliore il gioco avrebbe meritato di certo molto di più.

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