Recensione

Delta Force: Black Hawk Down

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a cura di pWi

Delta Force: una grande serie? In un periodo nel quale ci si dibatte sempre se i nuovi shooter 3D sono innovativi a tal punto da richiederne una produzione così consistente, ecco che Novalogic decide di immettere sul mercato il quinto episodio della saga che l’ha resa famosa. Questo Black Hawk Down è un gioco di guerra in tutto e per tutto che, come vedremo, sarà in grado di calarci perfettamente nell’atroce atmosfera di un conflitto serrato e pieno di imprevisti come quello della Somalia del 1993. Da questo punto di vista, quindi, le innovazioni dovrebbero essere garantite, ma saranno sufficienti per discostarlo completamente da un genere che, come detto, ormai ristagna nei suoi canoni da fin troppo tempo? Giochi come Soldier of Fortune II, Return Castle to Wolfenstein, Serious Sam non sono sempre la stessa minestra riproposta in tante salse? Insomma, per dirla tutta, il genere degli shooter 3D riuscirà a trovare nuova linfa vitale? Tutte domande a cui non è facile dare una risposta. Certo è che se anche un gioco come Unreal II, invece che di puntare tutto sull’atmosfera e sull’immedesimazione come il suo predecessore, si trasforma in uno shooter 3D “normale” non andiamo tanto bene. A questo punto la risposta definitiva non possiamo che rimandarla a DooM III, che ormai possiamo tranquillamente definire come il gioco più atteso di tutti i tempi: a Carmack la risposta a questa grande attesa. Ma in tutto questo come si cala la serie di Delta Force? Dobbiamo dire che non è che sia stata una delle serie più osannate e protagoniste dell’età d’oro degli shooter 3D. Le prime edizioni rimarranno certamente alla storia per l’indimenticabile motore Voxel, vera innovazione tecnologica nei primi anni ’90. Ma con l’introduzione della grafica accelerata via hardware, un motore del genere andò in disuso e probabilmente fu la causa del mancato successo del secondo e del terzo episodio della serie. L’ultimo Land Warrior si liberava finalmente del Voxel ma non riuscì a prendersi gli onori della cronaca. Adesso, i ragazzi della Novalogic, a cui va un plauso speciale in quanto hanno sempre realizzato i giochi internamente al loro team, hanno comunque deciso di cambiare un po’ tutto, dando al loro ultimo gioco una veste leggermente diversa. Ma andiamo subito a vedere dove stanno le novità.

Ridley Scott e Novalogic: un connubio perfetto Cosa c’entra il mai sufficientemente elogiato regista di Blade Runner e de Il Gladiatore con questo Black Hawk Down? Per i non appassionati del cinema diciamo che nel 2001 è uscito nelle sale cinematografiche di tutto il mondo proprio Black Hawk Down di Ridley Scott, tra l’altro vincitore di due premi Oscar (miglior montaggio al nostro Pietro Scalia e miglior sonoro). Il film narrava della spietata battaglia del ottobre del 1993 a Mogadiscio in Somalia, quando diciessette Black Hawk, tra gli elicotteri da guerra più tecnologici in mano all’esercito americano, attaccano pesantemente la città somala con il tentativo di liberarla dai cosiddetti “signori della guerra”. La missione rientrava nell’ambito dell’operazione “Restor Hope” e vale a dire nell’entrata in guerra delle nazioni occidentali, con l’obiettivo di riportare tranquillità in Somalia e di sfamare le popolazioni locali. Ma la missione in questione non va come dovrebbe e scoppia una battaglia terribile e violentissima tra i marines americani e gli uomini dei “signori della guerra”. Due elicotteri americani sono abbattuti e ben 18 soldati perdono la vita. Capirete bene come un episodio del genere sia entrato nel cuore non solo degli americani, ma di tutto il mondo occidentale che di fronte a queste violenze incomprensibili in un mondo civilizzato come il nostro si trova a doversi misurare nuovamente negli ultimi mesi. Comunque, tornando al nostro gioco, voi vi starete chiedendo cosa c’entri tutto questo. Il gioco della Novalogic si ambienta proprio nelle medesime atmosfere del film di Ridley Scott e, benché manchi una licenza ufficiale, moltissime missioni ricorderanno da molto vicino la trama del film. Anche la stessa Somalia è molto simila a come l’ha ricostruita Scott nel suo film, quindi capirete bene che i punti di contatto fra le due produzioni non sono certamente casuali.

L’ennesimo gioco di guerra Da quando un certo Medal of Honor si è aggiunto al folto catalogo degli shooter 3D per PC, i giochi di guerra non sono più intesi come prima. Il gioco dei 2015, adesso impegnati con Men of Valour, ha così tante innovazioni che è difficile elencarle tutte, ma certamente è il nuovo termine di paragone per produzioni di questo tipo. Black Hawk Down vuole, però, essere un gioco innanzitutto più frenetico e più veloce. Diciamo che questo è un traguardo a cui i programmatori sono arrivati senza problemi. Come vedremo fra un attimo, le battaglie sono assolutamente veloci e, in moltissimi punti, anche frenetiche. La situazione di trovarsi di fronte a ordate di nemici è abbastanza frequente e, in questi momenti, l’unica risorsa che abbiamo è proprio la rapidità di movimenti e di decisioni. Ma, innanzitutto, vediamo come è strutturato il gioco in maniera generale.Una volta lanciato, infatti, assisteremo alla presentazione in full motion video e completamente campionata dalla realtà. Di questi intermezzi ne vedremo altri anche a gioco avviato. La presentazione è una sorta di tributo alle truppe americane che, come sempre, affrontano con coraggio le situazioni più orribili: il tutto è realizzato tramite scene di repertorio realizzate in Somalia. Partito il gioco vero e proprio avremo dinnanzi a noi due modalità principali, le immancabili modalità single player e multi player. Ci liberiamo subito della seconda dicendo che è possibile giocare via LAN e via Internet tramite i server di NovaWorld. Tuttavia, il gioco è assolutamente incentrato sulla modalità single player della quale andiamo subito a vedere la struttura. In pratica, non vi è una trama principale o determinati personaggi principali. O meglio, i protagonisti sono ancora una volta i soldati americani. Il gioco ci propone tre missioni per volta e noi dobbiamo decidere, di volta in volta, quale affrontare. Una volta completata una missione, alle due che precedentemente avevamo scartato ne sarà aggiunta una terza e noi saremo nuovamente richiamati a fare la scelta di poc’anzi. A questo si aggiunge la possibilità di scegliere il nostro arsenale per le battaglie. Per ognuna di queste, infatti, avremo a disposizione sei alloggiamenti, tre dei quali fissi e tre in cui potremo mettere ciò che vogliamo. Quelli fissi sono occupati solitamente da granate fumogene, granate a frammentazione e dal coltello per gli scontri ravvicinati. Invece, per ogni missione, potremo scegliere le altre tre armi a seconda degli obiettivi che dobbiamo raggiungere. In alcune missioni la nostra scelta è, comunque, vincolata, in quanto non possiamo andare sul campo di battaglia con l’obiettivo di dover buttare giù un muro per sbloccare il cammino ai nostri carri senza portare con noi le cariche esplosive sufficienti. Il discorso cambia per altre missioni nelle quali, invece, potremo scegliere tra un arsenale veramente vastissimo. Sostanzialmente, potremo portare in battaglia due armi da fuoco, una per gli attacchi dalla distanza e l’altra per gli attacchi ravvicinati. Nel primo ordine di armi abbiamo mitragliatori veloci come l’M16 o l’M64 o armi di precisione come vari fucili da cecchino. Tra le armi per gli attacchi ravvicinati non mancano invece pistole di piccolo raggio o fucili a pompa. Infine, nell’ultimo alloggiamento disponibile, qualora non abbiamo bisogno di portare con noi le cariche esplosive, potremo piazzare terrificanti lanciarazzi, in modo da far fuori rapidamente i carri nemici.Ma passiamo finalmente al gioco vero e proprio. Come accennato in precedenza Black Hawk Down si dimostra subito assolutamente frenetico: le battaglie si svolgonon con violenti colpi da una parte e dall’altra, ma molto spesso siamo chiamati a penetrare fra le fila nemiche uccidendo centinaia di miliziani avversari. Le nostre armi, d’altra parte, sono velocissime e molto precise, in modo da poter colpire nemici anche molto distanti. Tuttavia, il tutto viene condito anche da alcune sezioni di ragionamento e di prudenza. Non è affatto semplice dover uscire da un anfratto nel quale siamo protetti dalle mura, mentre fuori i soldati nemici ci circodano con carri e armi di tutto rispetto. Quindi, sebbene il gioco risulti sempre molto veloce, in alcune circostanze è bene giocare in maniera accorta e prevedere le mosse degli avversari, proteggendosi anche con le mura della città. Durante la stragrande maggioranza delle missioni noi faremo, inoltre, parte di un team di cinque o sei uomini. I nostri compagni ci aiutano a perseguire i nostri obiettivi ma non fanno molto di più. Sembrano, infatti, assolutamente in balìa delle nostre decisioni e certamente non prendono proprie iniziative. A volte fà, però, piacere vedere che siamo aiutati nei momenti di maggiore difficoltà dall’artiglieria pesante che è costituita da carri o da elicotteri. Niente, però, di non precalcolato: insomma, sempre nello stesso punto arriva un determinato elicottero a tirarci fuori dai guai o cose comunque di questo tipo.Le missioni sono assolutamente molto variegate, rendendo il gioco lontanissimo dalla ripetitività. Ci potrà essere chiesto di scortare un convoglio, di abbattere un muro, di liberare dei priogionieri, di distruggere un obiettivo militare, di distruggere il carico di una nave, di arrivare ad una città nemica oltrepassando un campo minato e così via in una lista praticamente sterminata. E proprio questa diversità costituisce uno dei punti cardine del gioco. Il doversi adattare subito al nuovo tipo di missione, infatti, è la peculiarità principale che ci viene richiesta e, in molte circostanze, prendere le giuste decisioni sul come affrontare le varie situazioni è quello che ci può tirare fuori da quel mattatoio che è la battaglia. I soldati nemici, infatti, sono spesso appostati dietro i luoghi più impensabili o nelle finestre dei palazzi più alti per tentare di cogliere di sorpresa noi o i vari carri. In questo spettacolo di morte (ma ricordiamoci che siamo solo in un gioco!) non mancano i civili e il loro ruolo. Insomma, se per sbaglio ne uccidiamo uno di loro si rivolteranno contro di noi, aiutando i miliziani nostri avversari. Se, invece, ci dimostriamo gentili e ossequiosi con loro, come può succede in missioni nelle quali liberiamo altri civili, ci aiuteranno indicandoci le esatte posizioni dei nemici più nascosti. Insomma, sul campo di battaglia saranno moltissimi i fattori da tenere in considerazione in pochissimo tempo e l’ambientazione della Somalia aiuta moltissimo ad avere la sensazione di trovarsi in un conflitto terribile nel quale più che una vera e propria guerra troveremo quella “guerriglia urbana” che ormai, sciaguratamente per l’umanità intera, sta diventando così famosa.Ma i momenti più divertenti di Black Hawk Down non sono neanche quelli che abbiamo fin’ora descritto e cioè facenti riferimento alle semplici battaglie per le città della Somalia. Infatti, è possibile il fatto di dover affrontare le missioni a bordo dei vari mezzi come carri, elicotteri, piccole imbarcazioni. Vi dico subito che è evidente che i programmatori abbiano riversato molta attenzione a queste sezioni, in quanto risultano assolutamente molto curate e divertentissime. La prima cosa che salta alla nostra attenzione quando dobbiamo compierle è quanto potente possa essere il motore messo a punto dai programmatori della Novalogic. Infatti, capita di dover percorrere moltissimi chilometri anche in una stessa missione, magari a bordo di un elicottero o di un veloce carro. In queste circostanze saremo chiamati a utilizzare le potenti armi disposte sui vari mezzi come i mitragliatori oppure potremo intervenire con le nostre armi canoniche allorché siamo collocati in mezzi che non dispongono di altre bocche di fuoco. Questi momenti sono ancora più frenetici del resto del gioco, in quanto in pochissimi secondi dobbiamo far fuori i nostri obiettivi. Sostanzialmente, potrà capitare di dover uccidere un miliziano nemico con in mano un terribile lanciarazzi prima che questo spari mettendo fuori uso l’eliccottero sul quale montiamo o pericolosi cecchini che possono far fuori velocemente la nostra fanteria e così via di questo passo. Capirete bene che se il nostro intervento non è preciso e rapido potremo incorrere nel game over ed essere costretti a ripetere la missione. Insomma, possiamo muovere qualsiasi critica a Black Hawk Down, tranne quella di essere ripetitivo o, ancor meno, di non essere divertente.Come dicevamo prima, in quasi tutte le missioni di questo quinto episodio della serie di Delta Force saremo accompagnati da altri soldati nostri alleati. In alcune missioni, capiterà anche di dover incontrare dei miliziani pakistani (da sempre politicamente schierati con gli U.S.A.) e di dover continuare la missione insieme a loro. Insomma, ma in tutto questo come se la cava l’intelligenza artificiale del gioco? Purtroppo, dobbiamo rispondere con un mestissimo abbastanza male. Cerco di farvi capire un po’ la situazione. In pratica, alcune missioni si svolgono in grossi campi aperti e, per certi versi, possono quindi essere accomunate con le missioni di Operation Flashpoint. Bene, in queste circostanze come in un po’ tutte le situazioni che il gioco ci metterà di fronte, i nostri compagni di team non sono mai determinanti e in grado di prendere delle decisioni autonome. Sostanzialmente, siamo sempre noi a dover prendere l’iniziativa, mentre loro ci seguiranno pedissequamente. L’unica cosa che potrà capitare, di tanto in tanto, è che ci salvino da un’imboscata alle spalle visto che si trovano con il nemico di fronte, ma spessissimo capita il contrario, in quanto siamo noi a doverli tirare fuori dagli impacci. Per quello che riguarda i nemici avversari le cose non cambiano di molto anzi, se possibile, peggiorano. Infatti, è praticamente impossibile morire in uno scontro a fuoco ravvicinato con un soldato nemico, in quanto non sono assolutamente rapidi e pronti a colpirci, nemmeno quando ci colgono di spalle. E’ vero che le armi dei soldati U.S.A. sono più potenti, precise e più veloci, ma i soldati somali sono troppo poco reattivi per sembrare veri. Purtroppo, tutte queste considerazioni fanno di Black Hawk Down un gioco globalmente troppo facile anche se tutto questo non inciderà più di tanto sul fattore longevità proprio grazie al numero e, soprattutto, alla varietà delle missioni che prima descrivevamo.Una cosa che invece ho considerato come molto positiva è il sistema di salvataggio. Questo oltre ad essere molto semplice, è veramente molto intelligente ed efficace. Insomma, nei giochi di azione in generale, è sempre un problema trovare il giusto sistema di salvataggio. Se da una parte, il mettere dei salvataggi in posti fissi della mappa può risultare frustrante perché si è costretti a ripetere molte volte le stesse parti del gioco, dall’altra può essere deleterio anche lasciare il giocatore completamente libero di salvare quando vuole. In quest’ultima situazione, infatti, non si fà altro che salvare, spezzettando moltissimo il ritmo del gioco. I ragazzi della Novalogic, invece, sono riusciti a mettere insieme le peculiarità di entrambi i metodi, creando un sistema di salvataggio a mio avviso molto vicino alla perfezione. In pratica, a seconda della lunghezza della missione e della sua difficoltà, ci vengono messi a disposizione un certo numero di slot di salvataggio. Questo numero può andare dai due o tre per le prime missioni, ai cinque o sei per le missioni più complesse. In pratica, potremo utilizzare i vari slot nei momenti che riteniamo più opportuni, aggiungendo una nuova, anche se ovviamente minima rispetto a tutto il resto, componente strategica. Una volta che siamo caduti al fuoco nemico, potremo quindi scegliere da che punto ripartire a seconda dei salvataggi che abbiamo effettuato in modo da non essere costretti a ripartire per forza dall’ultimo che, magari, per errore può essere stato effettuato in un momento sbagliato. Ho voluto sottolineare questa cosa perché, come ho detto prima, ritengo che anche il sistema di salvataggi possa essere determinante per il successo di un gioco e, in questo momento, penso soprattutto a titoli quali Resident Evil o Silent Hill che non avevano certamente in questo il loro punto di forza.

Una parolina magica che risponde al nome di bump mapping Abbiamo già accennato al fatto che il motore che i ragazzi della Novalogic hanno realizzato riesce a gestire ampissimi spazi aperti. Pensate che alcune missioni sono dislocate su chilometri e chilometri e che questo spazio viene percorso a bordo di velocissimi elicotteri. Il motore non ne risente minimamente e, anzi, non perde nemmeno in frame rate. A questo aggiungiamo che moltissime superfici, comprese le tute mimetiche dei soldati, le armi e alcune mura, sono ricoperte dal sempre ben accolto bump mapping. Addirittura, in certe occasioni il tutto mi ha riportato in mente DooM III che del bump mapping farà uno dei punti cardine del proprio motore grafico. A questi effetti se ne aggiungono altri di tutto rispetto come il lans flare, gli stupendi effetti del fumo o i pixel shader che vanno a comporre realistiche e bellissime superfici d’acqua. Ma allora perché il voto alla grafica che vedete sotto non è così alto? Quello che non mi ha convinto sono i modelli poligonali sia degli uomini che degli edifici, le texture sempre ripetitive e poco appariscenti e alcune animazioni non sempre realistiche. Tutti questi punti rendono la grafica di Black Hawk Down abbastanza ripetitiva, dando spesso la sensazione di percorrere sempre gli stessi luoghi. Anche il sonoro presenta alti e bassi. Ottimo il suono direzionale, disponibile anche in 5.1, ma scadenti sono a volte alcuni effetti, soprattutto quelli generati dallo sparo delle varie armi. Le musiche sono, invece, abbastanza carine, ma a volte risultano troppo aggressive in quello che rimane comunque uno scenario di morte e distruzione.

– Frenetico

– Sistema di salvataggio semplice ed efficace

– Missioni molto ben congegnate

– Atmosfera ottimamente ricostruita

– Intelligenza artificiale abbastanza deficitaria

– A tratti fin troppo poco realistico

8.3

Pur non essendo grandi appassionati della serie di Delta Force, questo Black Hawk Down ci ha colpiti in maniera favorevole. Innanzitutto, perché è un gioco assolutamente frenetico e, quindi, veramente molto divertente. La diversità e la giusta struttura delle missioni, inoltre, non lo rendono mai ripetitivo e, anzi, riescono a porci di fronte a tantissime situazioni che vanno affrontate in maniera sempre diversa. Un altro punto a favore è certamente costituito anche dall’ambientazione che risulta assolutamente originale nell’ambito videoludico e che, tutto sommato, costituisce un altro elemento positivo di questa produzione. D’altra parte, quello che ci ha convinto di meno è il sistema di intelligenza artificiale che troppo spesso mostra i suoi punti deboli, soprattutto quando deve gestire gli altri uomini del nostro team. Inoltre, in alcune circostanze, Black Hawk Down è fin troppo poco realistico, soprattutto quando ci chiama a compiere dei massacri di massa dovendo uccidere centinaia e centinaia di miliziani nemici in pochissimi secondi. In questi momenti ricorda più giochi come Serious Sam che un gioco di guerra che del realismo dovrebbe fare uno dei suoi punti di forza. In definitiva, tuttavia, Black Hawk Down ci ha massicciamente convinti e, pertanto, lo consigliamo a tutti gli appassionati dei giochi di azione in generale che strizzano un occhio principalmente alla frenesia.

Voto Recensione di Delta Force: Black Hawk Down - Recensione


8.3