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Recensione

Defender's Quest: Valley of the Forgotten DX

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Avatar di Nicolò Bicego

a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Pubblicato il 05/04/2018 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Uscito originariamente nel 2012 su PC, Defender’s Quest: Valley of the Forgotten aveva ottenuto una valutazione universalmente positiva da parte di critica e pubblico, grazie al suo sapiente mix di tower-defense e RPG e alla sua personalità unica, testimoniata anche dal peculiare character design dei protagonisti dell’avventura. A quasi sei anni di distanza, gli sviluppatori hanno deciso di rilasciare una versione rinnovata del gioco anche su PS4 e Xbox One, denominata Defender’s Quest: Valley of the Forgotten DX. Una traduzione perfetta o un motivo per rimanere fedeli alla storica accoppiata di mouse e tastiera? Scopriamolo.
La valle dei dannatiLa storia si apre con la nostra protagonista, Azra (il nome può essere però cambiato a piacimento, così come quello di tutti gli altri personaggi), bibliotecaria regale, che viene gettata in un luogo misterioso chiamato semplicemente la fossa, che accoglie tutti i malati colpiti da una malattia che sembra non avere cura. La malattia trasforma i malati in Revenants, creature infernali che sembrano essere incapaci di morire. Azra scopre però non solo di essere immune alla malattia, ma anche di poter entrare in un mondo a metà tra quello dei vivi e quello dei morti, dove può dare battaglia ai Revenants e donare finalmente loro una morte che li liberi dalla loro esistenza mostruosa. Nonostante la cupa premessa, Defender’s Quest sa essere anche marcatamente ironico, soprattutto grazie alle interazioni tra i diversi protagonisti, tra cui spunta certamente Slak, il primo guerriero ad affiancarsi ad Azra nel suo viaggio. La storia viene narrata attraverso schermate fisse su cui scorrono i dialoghi, ed è sempre possibile muoversi avanti e indietro in una scena per rileggere con calma quanto sta accadendo su schermo. I personaggi, disegnati in uno stile a due dimensioni, sfoggiano un design particolare che dona una personalità unica e piacevole al gioco, e che rende ancora più piacevole seguire una storia che, di per sé, non mancherà di appassionare. Purtroppo, il gioco è completamente in inglese (sono selezionabili anche francese e tedesco), dunque è richiesta una buona conoscenza della lingua per poter seguire le vicende narrate. Il comparto tecnico del gioco non sarà sicuramente ciò per cui Defender’s Quest verrà ricordato, ciò nonostante anche l’aspetto grafico delle battaglie, che sfoggia uno stile decisamente retrò, risulta piacevole da vedere nella sua semplicità.
Una maga contro orde di demoni
Il fulcro di Defender’s Quest è la componente tower-defense. In ogni battaglia avremo a disposizione una mappa in cui distribuire i nostri personaggi (chiamati difensori). Azra avrà una posizione fissa all’interno di essa, e il nostro obiettivo sarà eliminare tutte le ondate di nemici senza che la sua barra della salute arrivi a zero. Per evitare che ciò accada, dovremo essere molto accorti nel posizionare i restanti personaggi, che si aggiungeranno nel corso della trama. Chiaramente, più personaggi ci sono sulla mappa e più facile sarà gestire il numero di nemici, che continueranno ad arrivare da punti prefissati sulla mappa fino al termine delle ondate. Bisogna anche tenere conto, però, del fatto che evocare un difensore ha un costo in termini di Psi (la nostra barra della magia) per Azra. Ciascuno di essi appartiene ad una classe, dotata di abilità diverse: Slak, ad esempio, è uno spadaccino, dunque menerà fendenti rivolti ai nemici che passano vicino alla sua posizione, mentre Ketta è una ranger armata di arco che può, pertanto, colpire anche nemici più distanti. Una volta posizionati i personaggi, il gioco farà tutto da solo, e sarà richiesta solo un’attività limitata da parte del giocatore. Potremo ad esempio fornire un boost ai nostri personaggi, aumentando la loro velocità d’azione, utilizzare le magie di Azra, o ancora richiamare un difensore per risposizionarlo. Tutto questo ha un costo in termini di Psi, dunque dovremo stare attenti nel pianificare le nostre mosse, in quanto lo Psi si ricarica soltanto con l’uccisione di nemici. Per aiutarci nella pianificazione, nel corposo menù sempre presente sullo schermo sono presenti tasti per rallentare e velocizzare l’azione di gioco (accessibili rapidamente tramite L1 e R1), e potremo anche fermare lo scorrere del tempo per pensare con calma alla mossa successiva. Dallo stesso menù è anche possibile impartire ordini ai personaggi, chiedendo dare priorità nell’attacco ad un certo tipo di nemici (più forte, più vicino, più debole, più lontano, e così via). In questo frangente si nota come, per quanto buono sia il lavoro svolto, l’accoppiata di mouse e tastiera rimanga il modo migliore per giocare un titolo come Defender’s Quest, in quanto muoversi attraverso l’intricato menù tramite l’analogico risulta fin troppo spesso complesso e confusionario. Ciò nonostante, con un po’ di abitudine è possibile passare oltre questo difetto e godersi l’avventura anche su console.
Giovani avventurieri crescono
Una volta terminata la battaglia, si svela la componente rpg del titolo. Ogni personaggio, infatti, guadagnerà punti esperienza: questo si tradurrà poi in punti abilità da spendere nella personalizzazione del personaggio. Ciascuno di essi, infatti, è in grado di imparare due tipi di abilità: i tratti, skill passive che non necessitano di attivazione in battaglia;  e le tecniche, da attivare manualmente durante gli scontri. E’ dunque fondamentale spendere i punti in modo sensato e coerente con il proprio stile di gioco. Fortunatamente, gli sviluppatori hanno inserito anche la possibilità di riassegnare i punti spesi in precedenza, lasciando quindi spazio per i ripensamenti. La componente rpg si mescola perfettamente con quella tower-defense e rende l’esperienza di gioco notevolmente più profonda. Oltre alle abilità, è anche possibile acquistare armi per personalizzare l’equipaggiamento del proprio team. E’ anche possibile, inoltre, acquistare nuovi membri del gruppo, che però non compariranno nelle scene legate alla storia. La difficoltà delle battaglie è selezionabile, e più sarà alta la difficoltà, più saranno ricche le ricompense: un incentivo per chi volesse arrivare a potenziare al massimo la propria squadra di guerrieri. Gli scontri riescono a rimanere freschi e divertenti per l’intera durata del gioco (intorno alle dieci ore), nonostante Defender’s Quest pecchi vistosamente in quanto a varietà di nemici. Essi sono infatti divisi in poche tipologie, e ci troveremo essenzialmente ad avere a che fare con gli stessi avversari per tutto il corso del gioco, soltanto in colorazioni diverse.

– Storia appassionante

– Gameplay profondo e divertente

– Mix riuscito di tower-defense e rpg

– Ci vuole tempo per abituarsi al sistema di controlli su console

– Mancanza di diversità nei nemici

8.0

Defender’s Quest: Valley of the Forgotten DX è un titolo particolare, che mescola sapientemente tower-defense e rpg, riuscendo più che discretamente nel suo intento. Chi ama i giochi basati sulla strategia e sulla pianificazione troverà qui pane per i suoi denti, grazie anche ad una storia appassionante che sa essere al contempo cupa e ricca di ironia. Peccato per il sistema di controllo, non proprio perfetto su console, e per la scarsa varietà di nemici, che impediscono al gioco di raggiungere una valutazione più alta.

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