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Recensione

Dead to Rights: Reckoning

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Avatar di Chris7285

a cura di Chris7285

Pubblicato il 09/08/2005 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Dead to Rights: Reckoning si presenta come un gioco d’azione in terza persona in pure stile Max Payne. Questo titolo, come è ormai d’abitudine per il primo filone di uscite per Psp, segue le orme di Dead to Rights 1 e 2, sviluppati per console casalinghe. Sarà un gioco innovativo o ci troviamo di fronte all’ennesimo porting, privo di valore personale ?

Un ostaggio e tanti cattiviSi comincia con la presentazione di una trama del gioco molto superficiale e ovvia: Jack Slate, il protagonista, ex poliziotto ora ricercato da forze dell’ordine e da criminali, durante la ricerca dell’assassino di suo padre, riceve una lettera che lo informa sul rapimento di una bambina; lo scopo del gioco? Salvare la piccola dal braccio malvagio della Triade e della milizia. Come si può facilmente immaginare, la storia non è l’elemento fondamentale sul quale si basa il titolo, essendo questo un evidente tentativo di creare una sottotrama del maggiore Dead to rights 2.

Sparare all’impazzataPurtroppo questo titolo è viziato da una semplicità e una linearità sconcertanti: pur essendo presenti, all’inizio di ogni livello, gli obbiettivi della missione, sarà sufficiente liberare una zona da tutti i cattivi di turno e passare a quella successiva, per riaffrontarne altri. Questo, purtroppo, è tutto ciò che offre Dead to Rights. Come spiegato poco sopra, Jack non ha amici né tra le forze dell’ordine, né tra la malavita: ecco allora scatenarsi una vera caccia all’uomo dove il vostro alter ego virtuale ne sarà la preda. Purtroppo l’intelligenza artificiale dei vostri cacciatori non sarà mai sublime, come ci si vorrebbe giustamente aspettare, nemmeno al livello di difficoltà più elevato. I boss non sono carismatici e non si differenziano di molto dai semplici nemici se non per il fatto di essere più resistenti ai proiettili della vostra arma e di essere in grado di controbattere con colpi più devastanti.Il gameplay di Dead to Rights: Reckoning ha molti elementi in comune a quello di Dead to Rights 2 per le console maggiori. E’ possibile sparare mirando normalmente la nostra vittima oppure gettandoci in slow motion, in puro stile Matrix e Max Payne, per evitare i colpi nemici e rispondere di conseguenza.Il discorso armi è, invece, altalenante: ci sono profonde discrepanze tra armi a lungo e a corto raggio. La mitragliatrice, ad esempio, ha una potenza molto ridotta ed è quindi meno devastante, mentre basta un colpo ben mirato di shotgun per eliminare chi ci si pone innanzi. Se ci si trova alle spalle o comunque abbastanza vicini a un nemico, sarà possibile effettuare una presa che disarmerà il marrano senza doverlo per forza uccidere. La novità che sarà subito visibile dalle prime battute è che Jack è accompagnato, durante il corso della sua avventura, dal fido cane Shadow, molto utile per stanare i nemici nascosti in rifugi organizzati alla bene meglio, come casse o materiali di vario genere. Il cane, come una perfetta arma da guerra, attaccherà il personaggio da voi selezionato, finendolo completamente in un secondo momento. Nel caso il nemico in questione fosse un boss, lo stordirà solo per un attimo, permettendo a Jack di colpire con il proprio fuoco senza pietà. Per quanto riguarda la difficoltà globale si può dire che inizialmente sarà possibile selezionare solamente due livelli: ‘facile’ e ‘normale’. Dopo aver portato a termine, una prima volta, tutte le missioni, si aggiungerà la modalità ‘difficile’, l’unica in grado di crearvi davvero dei problemi.

Giocabilità e longevitàUn elemento a favore di questo Dead to Rights: Reckoning è l’immediatezza dei comandi: vi basteranno solo pochi istanti per imparare appieno come selezionare velocemente le armi con la croce direzionale, muovere il personaggio con l’analogico o far attaccare Shadow.La longevità, come spesso accade per i portatili, si attesta su livelli medio – bassi: per completarlo una prima volta vi basteranno circa quattro ore di gioco; davvero poco, se si calcola che non è un replay game, quindi, pur sbloccando un terzo livello di difficoltà, a fatica riaccoglierete l’umd nella vostra fida Psp. In soccorso a questa durata ridotta, interviene il multiplayer, che permette a quattro players di sfidarsi in arene poco estese; queste, insieme a diversi personaggi, saranno sbloccabili in base al nostro progresso nella modalità storia.

TecnicaA una prima occhiata, il titolo di Namco sembra davvero impressionante per la veste grafica; solo proseguendo nella storia ci sia accorge quanto questo non sia vero: personaggi davvero ben realizzati e caratterizzati con textures di buona qualità, si contrappongono a ambientazioni metropolitane davvero scarne, prive di qualsiasi elemento evocativo. Infatti, è proprio la mancanza di accuratezza che penalizza di più questo Dead to Rights: Reckoning; un vero peccato visto che alcune trovate, come l’effetto slow motion e l’impiego di Shadow, sono ben sfruttate ma prive di altrettanto supporto estetico. Il motore grafico, in alcune occasioni (soprattutto nelle zone più “affollate”), rallenta in maniera abbastanza evidente, scornando il ritmo del gioco.Il comparto audio compie in maniera discreta il proprio dovere, senza cadere nell’infamia ma anche senza coprirsi di lode: effetti sonori appena accettabili (alcuni spari sembrano più dei difetti delle micro casse Sony, piuttosto che colpi veri e propri) e una colonna sonora che riprende motivi ‘noir’ in stile Max Payne, per poi spostarsi su altri brani più concitati (questo avviene, soprattutto e logicamente, durante le sparatorie).

– Graficamente più che sufficiente

– Controllo del personaggio facile ed immediato

– Gameplay ripetitivo

– Trama banale

– Potenza delle armi squilibrata

– Poco longevo

6.0

Purtroppo, Dead to Rights: Reckoning, non offre al giocatore quegli istanti di divertimento spensierato che un titolo per portatile dovrebbe dare. Questo gioco soffre notevolmente soprattutto per la banalità della trama, poco coinvolgente, per una realizzazione tecnica segnata da alti e bassi (ottima caratterizzazione somatica dei personaggi che si muovono all’interno di pessime ambientazioni) e patisce una longevità non eccelsa (quattro ore sono poche, anche per un titolo destinato a una console portatile). Quello che però affligge più di tutti gli elementi precedentemente elencati, è la ripetitività e la noia che questa crea: nulla di particolarmente complicato da fare se non sterminare chi ci si para di fronte, senza nemmeno pensare a ciò che si sta facendo. Peccato visto che molti elementi sono piuttosto discreti e, magari,qualche accorgimento in più avrebbe innalzato questo titolo ad un vero must da avere a tutti i costi. La realtà non è così e, quasi sicuramente, Dead to Rights: Reckoning cadrà nell’anonimato senza lasciare alcun segno plausibile.

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