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Recensione

Dead Rising 3

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Avatar di FireZdragon

a cura di FireZdragon

Pubblicato il 20/11/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Dead Rising 3 è stato uno dei titoli più discussi della line up di lancio di Xbox One. Capcom Vancouver ha presentato il prodotto negli ultimi mesi mettendo quasi sempre da parte il comparto tecnico, preferendogli invece feature e nuove meccaniche di gioco, nel tentativo di mostrare al pubblico quanto ancora la serie avesse da dire in termini di giocabilità. La scelta tuttavia ha avuto un effetto boomerang, visto che i giocatori, avidi come non mai a inizio generazione, desideravano proprio vedere titoli che mettessero in rilievo i muscoli delle nuove home console e non frame rate ballerini e texture poco definite.
Ci siamo quindi avvicinati in maniera estremamente cauta a questa recensione e non lo nascondiamo, anche abbastanza titubanti sulle capacità del motore di gioco, che negli ultimi mesi ha mostrato più di un punto debole.
Centinaia e centinaia di Braaains
Abbandonati al loro destino Chuck Greene e Frank West, Dead Rising 3 apre le porte a un protagonista nuovo di zecca: il meccanico Nick Ramos di Los Perdidos.
La cittadina americana in questione, dieci anni dopo gli accadimenti di Fortune City, si trova schiacciata sotto il peso di una nuova epidemia di zombie che in meno di quaranta ore rade completamente al suolo ogni ponte di comunicazione con l’esterno, mettendo in grave pericolo i pochi sopravvissuti che ancora lottano con tutte le loro forze per riuscire a scappare dall’orda inarrestabile.
In un setting ormai stra abusato, il nostro eroe si troverà a dover sfuggire dalla morsa degli zombie entro sette giorni, prima che le forze armate, guidate dal generale Hemlock, radano al suolo l’intera area con una esplosione nucleare. Per tre quarti buoni dell’avventura il giocatore si troverà cosi ad affrontare i classici cliché delle sceneggiature a tema zombie, incontrando altri sopravvissuti dal passato misterioso, pazzi sfrenati e bande di sciacalli desiderosi di arricchirsi nel caos generatosi con l’epidemia.
Una storia che non entusiasma e si trascina stancamente fino al colpo di coda, che salva in extremis la produzione, lasciando il giocatore con un po’ di amaro in bocca. Dead Rising 3 passa davvero troppo tempo nell’anonimato e in compagnia di quel retrogusto di già visto e già vissuto che non porta mai a nulla di buono. Tutti i fan che hanno giocato con Chuck Greene in quel di Fortune City, infatti, riusciranno tranquillamente ad anticipare tutti i colpi di scena e i pochissimi twist che la storia di Nick Ramos mette di fronte al giocatore.
Siamo rimasti piuttosto delusi non solo dalla trama, ma anche dai numerosi psicopatici presenti a Los Perdidos, molti dei quali ricalcano in tutto e per tutto i vecchi pazzoidi della serie, includendo talvolta leggere sfumature sul genere ma rimanendo davvero troppo legati al passato.
Neanche quello che doveva essere il motore trainante di tutta la storia, stiamo parlando ovviamente del personaggio principale, ci ha convinto appieno. Nick Ramos è nettamente inferiore ai due protagonisti precedenti, e Capcom Vancouver secondo noi non è riuscita a infondere nell’orfanello dal passato misterioso un carattere forte e deciso tale da farlo entrare subito nel cuore dei giocatori. Nick è senza spina dorsale, un personaggio “buono” e ingenuo, che se fosse stato un semplice comprimario sarebbe stato probabilmente eliminato dal plot nel giro di una manciata di minuti. Ci troviamo così a dover giocare con lui per tutta la durata del tempo e, anche dopo aver finito il gioco e averci passato insieme almeno una decina di ore abbondanti, ancora non riusciamo proprio a farlo entrare nelle nostre simpatie.
Capcom ci ha provato, tentando di costruirgli attorno momenti emozionanti, ma lo stile di Dead Rising in questo caso rovina tutto. Impossibile prendere sul serio una storia struggente quando il nostro protagonista porta un cappello di paglia e una minigonna, ad esempio, e fidatevi, girando per Los Perdidos troverete sempre un costume stupido da indossare che disintegrerà l’atmosfera della trama. Questo, è vero, succedeva anche nei due precedenti capitoli, ma il carisma di Chuck e Frank era talmente superiore da far passare addirittura in secondo piano l’abbigliamento. Il tutto a nostro modo di vedere è influenzato anche da un doppiaggio del protagonista non al top, con una voce forse sin troppo giovanile e pulita che davvero non risulta credibile.
Tempo di gameplay
Per fortuna il titolo si risolleva quando si analizza il gameplay, non solo saldamente ancorato ai canoni della serie, e fortunatamente privo di qualsivoglia timer da tenere sott’occhio, ma anzi migliorato sotto tanti piccoli aspetti.  Non potevano mancare le armi combo da creare, tra le più folli mai viste, ma al contrario del secondo capitolo ora Nick, grazie alle sue doti, può creare oggetti di distruzione in qualsiasi momento, senza raggiungere gli appositi ripostigli. Questo vi darà la possibilità di vagare liberamente per l’intera mappa senza dover restare sempre nei pressi di hotspot fondamentali e dando spazio davvero all’esplorazione. Ci sono ben 101 Blueprint sparsi per Los Perdidos da raccogliere, alcuni dei quali posti in punti facilmente raggiungibili, mentre altri vi faranno davvero sudare sette camicie per essere trovati. Si aggiunge in tal modo un ulteriore piano all’esplorazione, intensificato dalla notevole quantità di collezionabili sparsi per la mappa: dalle settanta statue in edizione limitata di Frank West alle applicazioni ZDC, utili per ottenere bonus opzionali grazie all’applicazione smartglass integrata a Xbox One.
Poche le differenze per quanto riguarda il sistema di combattimento. Nick avrà come sempre la facoltà di utilizzare colpi veloci o potenti, colpire in salto, effettuare prese mortali e schivare i nemici con un’agile rotolata laterale. Sconfiggendo zombie si otterranno Punti Prestigio, grazie ai quali salire di livello e guadagnare bonus passivi con cui sbloccare nuove mosse o ancora aumentare lo spazio nell’inventario, correre più a lungo o essere più performanti alla guida dei veicoli. Veicoli che svolgono un ruolo fondamentale in Dead Rising 3, data la natura free roaming del titolo e le dimensioni, soddisfacenti, della mappa. Le abilità da meccanico di Nick gli permettono di fondere tra loro due mezzi e ottenere così una versione migliorata delle quattroruote utilizzate. Unite due macchine e potrete guidare un mezzo blindato con cannone e nitro, o fondete insieme una moto e un’auto per salire in sella a un bolide con tanto di mitragliatori e mine esplosive.
Ovviamente le combinazioni sono numerose e vi porteranno a creare mezzi gargantueschi quando si entrerà in contatto con ruspe e schiacciasassi: oggetti di distruzioni di massa perfetti per passare sopra alle migliaia di zombie che popolano la città. Tra tutti questi non morti incontrerete anche persone vive da soccorrere, ma queste, al contrario di quanto accadeva in passato non saranno quasi mai un peso.
Salviamo il salvabile
Con una scelta di design che francamente ci lascia un po’ perplessi, i comprimari da salvare delle quest secondarie, ottenibili dopo le prime missioni principali grazie ad un misterioso contatto radio, vi chiederanno semplicemente di compiere per loro dei piccoli compiti, dopodiché potranno essere richiamati dalla vostra base in qualsiasi momento per farvi da guardia del corpo. Sono resistenti, veloci e soprattutto si possono teletrasportare nel caso saliate su un mezzo e li abbandoniate al loro triste destino. Un vero pugno nello stomaco per quanto riguarda l’atmosfera, ma quantomeno sensata come scelta se si considera la loro scarsissima intelligenza artificiale, che li pone solo uno scalino sopra gli zombie che massacrate di continuo, e unicamente perché li avete armati. Oltre a questi personaggi secondari, per la città compariranno in punti precisi i sopracitati sopravvissuti da liberare dall’assedio degli zombie, che vi ricompenseranno con PP bonus in caso di successo e che poi spariranno nel nulla per lasciare spazio a nuove quest.
Nel caso voleste invece cimentarvi con un compagno umano, Dead Rising 3 vi darà la possibilità di giocare l’intera campagna (o uno qualsiasi dei capitoli già completati) insieme ad un vostro amico su Xbox Live. All’inizio della storia, Nick verrà presentato insieme a Dick (bei nomi davvero, brava Capcom) spalla fidata inseparabile, tanto inseparabile che il gioco non lo considera minimamente durante tutta la campagna in single player, lasciando un gigantesco punto di domanda sulla testa di chi non proverà la modalità cooperativa.
Nick e Dick quando agiranno insieme potranno salire sullo stesso veicolo, in molti casi uno utilizzerà la torretta per fare fuoco mentre l’altro guiderà, condivideranno obiettivi e collezionabili raccolti e, in linea generale, si copriranno le spalle a vicenda rendendo il titolo estremamente più semplice. In caso vogliate mettere a dura prova le vostre abilità lasciate perdere la campagna base e dedicatevi alla modalità incubo, dove potrete salvare esclusivamente ai checkpoint invece che ovunque come accade normalmente, e affronterete non morti molto più coriacei e capaci di generare una quantità di danni nettamente superiore alla media.
Un bel Kinect a farci compagnia
Come ben saprete non siamo mai stati fan di Kinect, ma con l’implementazione della nuova periferica su Xbox One la maggior parte dei giochi integreranno specifiche feature per sfruttarla e Dead Rising 3 ovviamente non poteva essere da meno. La funzione principale di Kinect è la capacità di eseguire semplici ordini vocali del giocatore, e infatti il girovagare fra i menù semplicemente pronunciando la categoria che si vuole aprire risulta estremamente immediato, però il tutto ha anche implicazioni nel gameplay, grazie alla possibilità di richiamare gli zombie facendo rumore o di insultare verbalmente gli psicopatici per distrarli dalle loro azioni.
La periferica funziona più che egregiamente e leggerà i vostri comandi senza che dobbiate urlare o scandire esattamente le parole. Si possono utilizzare anche le gesture, alternativamente ai comandi del pad, per liberarsi dalla presa degli zombie o per allontanare i mostri aggrappati ai veicoli, semplici extra integrati in maniera intelligente all’interno del gioco.
Capcom Vancouver quest’anno ha tentato di dare un look più dark al gioco, incupendo le tonalità delle tinte e dando un aspetto agli zombie e all’ambientazione molto più tetro che in passato. È una scelta che non abbiamo apprezzato del tutto, perché Dead Rising fa da sempre della goliardia il suo punto di forza e, sebbene questa sia ancora ben presente con armi folli e situazioni divertenti, il setting iperrealistico in generale non riesce a sposarsi all’umorismo come avremmo voluto. Altro grosso problema risiede nel comparto tecnico. A fronte di un aumento considerevole di zombie sullo schermo (mai prima d’ora avevamo visto qualcosa di simile, tanto che in alcuni momenti sembra di essere in un musou tanti saranno i nemici da affrontare), il frame rate non riesce a rimanere costante neanche sui 30 FPS previsti per il titolo. Praticamente per tutta la durata dell’avventura varieremo dai 20 ai 30 Frame per secondo, con picchi verso il basso che toccano anche i 15 o meno quando sfonderemo vetrate ed elementi distruttibili dello scenario scagliando poligoni ovunque: una situazione inaccettabile visto che Dead Rising 3 gira a una risoluzione di 720p. Altro problema è rappresentato dalle texture, che spesso subiscono rallentamenti nel caricamento e presentano un dettaglio generale non proprio esaltante. Discreta invece l’effettistica, ad eccezione di alcune esplosioni migliorabili e di fiamme bidimensionali che da vicino mostrano una pochezza davvero disarmante.

– Armi combo fuori di testa

– Centinaia di zombie a schermo

– Tanti collezionabili, longevità più che buona

– Rigiocabile

– Problemi nel caricamento delle texture

– Solo 30 FPS, 720p e cali nei momenti più concitati

– Personaggio principale senza carisma

– Trama ormai abusata

7.0

Dead Rising 3 poteva essere il nuovo Dead Rising per eccellenza, vista la grandissima libertà lasciata al giocatore sia per la creazione di nuove armi sia per la possibilità di girovagare liberamente senza timer di sorta o ostaggi a fare da zavorra durante i nostri spostamenti. Purtroppo un carisma del protagonista sottotono e un comparto tecnico di poco superiore alla sufficienza marchiano il titolo come il peggiore della trilogia in campo narrativo. La speranza è che in futuro all’orda di zombie più sfrenata venga affiancata una trama di livello, con personaggi credibili e una storia esaltante che sappiano davvero tornare ai fasti dei primi due capitoli.

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