Recensione

Child of Eden

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a cura di drleto

Avere la possibilità di giocare a Child of Eden dimostra come il mercato videoludico abbia finalmente raggiunto un invidiabile grado di maturità. L’ultimo parto di Tetsuya Mizuguchi è infatti un prodotto molto particolare, che si rivolge ad un’utenza diversa da quella che solitamente consuma il media videoludico. Al pari del suo progenitore, non solo spirituale, REZ, il titolo Q Entertainment è un esperimento di sinestesia, ovvero un’esperienza che va a coinvolgere più sensi contemporaneamente, fondendoli. Child of Eden è infatti un viaggio onirico che vi trasporterà dalla nascita della vita fino al raggiungimento del paradiso, attraverso l’uso di immagini, suoni e vibrazioni, fusi insieme in un’unica opera.

11 settembre 2019Il primo essere umano nato nello spazio inala il suo primo respiro all’interno della stazione spaziale internazionale. Il suo nome è Lumi.

Crescendo, Lumi sogna di toccare la bellezza della Terra. Esprime i suoi sentimenti attraverso la musica e invia i suoi messaggi alle genti della Terra.

Dopo la sua morte, il suo corpo viene preservato e tutti i suoi ricordi e i suoi dati vengono salvati negli archivi.

In questo modo si apre Child of Eden. Il vostro compito sarà quello di aiutare Lumi a salvare Eden, il luogo nel quale tutte le informazioni accumulate dall’umanità nell’arco di millenni sono conservate e dove Lumi è stata fatta rinascere in forma virtuale. Improvvisamente la corruzione si sta facendo strada in questa Rete cancellando tutte le immagini della terra. Partendo dagli albori dell’umanità dovrete ripulire ogni ricordo presente in Eden.

Salva Eden. Salva Lumi.

TravestimentoRacchiudere Child of Eden all’interno di una categoria videoludica ben definita è piuttosto difficile. Il gioco di Mizuguchi, al pari di REZ, è una sorta di via di mezzo tra uno sparatutto su binari ed un rhythm game. Verrete trasportati lungo percorsi predefiniti e tramite il mirino a schermo dovrete cercare di debellare tutte le infezioni che stanno attaccando Eden. Tenendo premuto il tasto A avrete modo di agganciare fino ad otto bersagli (Octolock) contemporaneamente tra quelli che verranno inquadrati dal puntatore. Rilasciato il tasto si farà partire un Laser che andrà ad eliminare tutti gli obiettivi selezionati. Sparando a ritmo di musica otterrete una valutazione da buono ad eccellente, che farà salire il moltiplicatore di punti, fino al fatidico 8x, l’unico in grado di farvi meritare una valutazione finale a cinque stelle. Sbagliando il tempismo di un Octolock dovrete ricominciare da capo l’accumulo del bunus nel punteggio. Premendo X o il grilletto destro, il Laser si tramuterà in un Tracer, una sorta di sparo più veloce, ma meno potente, fondamentale per intercettare i colpi nemici o per danneggiare tutti gli oggetti marchiati di viola. Infine avremo a disposizione l’Euforia, una sorta di smart bomb in grado di eliminare praticamente qualsiasi pericolo presente sullo schermo.Appresi i rudimenti verremo condotti lungo tunnel caratterizzati dai forti colori psichedelici e dalla pulsante musica elettronica, gremiti di nemici da eliminare alternando il tipo di sparo più adatto alla loro tipologia; difendendosi contemporaneamente dai proiettili avversari. Tutto questo fino al raggiungimento del boss finale di livello, decisamente più coriaceo e complesso da battere.L’adattabilità di Child of Eden ad un controllo tramite movimento è legata proprio a queste meccaniche di gioco semplici, mutuate direttamente da quelle sperimentate in REZ, non fosse per il maggior dinamismo della telecamera, in grado di donare maggior fluidità a tutta l’esperienza, un’interfaccia più elegante ed a un comparto grafico rinnovato, che sfrutta la potenza delle moderne console per coinvolgere maggiormente il giocatore. Se non stessimo parlando di un’esperienza che trascende i normali canoni di valutazione, potremmo elencare alcune caratteristiche di gioco, affermando che l’offerta ludica si compone di soli cinque livelli base, al termine dei quali potremo sbloccare un ulteriore livello di difficoltà, un nuovo schema, stilisticamente molto simile a REZ, più tutta una serie di nuove opzioni con le quali personalizzare ulteriormente la propria esperienza, fondamentalmente però sempre uguale.

MoveCon ben quattro mesi di ritardo, arriva finalmente anche su Playstation 3 il capolavoro di Tetsuya Mizuguchi. La confezione per la console Sony contiene fondamentalmente lo stesso gioco, dotato del supporto al Move ed alla stereoscopia. Impugnato il motion controller, il titolo vi proporrà la classica schermata utile a calibrarne i movimenti nello spazio. Lanciato il primo capitolo, il feeling con il sistema di controllo è risultato decisamente immediato, rivelandosi più preciso ed efficace rispetto a quanto provato con il Kinect. Di contro, agitare le mani nell’aria ed interagire muovendo le proprie braccia rendeva l’esperienza ben più originale ed adatta alla particolarità di Child of Eden, sensazione che per forza di cose cede il passo ad un’interazione più classica e prossima a quanto siamo abituati a vedere negli shooter su binari. La meccanica rimane la medesima provata su Xbox 360: passando il cursore controllato dal Move sui bersagli li evidenzieremo, successivamente basterà muovere rapidamente il braccio verso lo schermo per eliminarli. Quest’ultimo comando non viene sempre registrato con precisione, rendendo più complicato la soppressione degli otto target a tempo con la musica e di conseguenza l’ottenimento dei punteggi più alti. Esattamente come nella versione per la console Microsoft, è comunque sempre possibile passare al sistema di controlli classico tramite pad. Non abbiamo riscontrato nessuna miglioria per quanto riguarda il comparto tecnico, arricchito unicamente dal supporto al 3D per i fortunati possessori di un televisore dotato di tale feature. Il magico mondo di luci, colori, frattali e forme geometriche organiche guadagna così una nuova dimensione, rendendo per una volta la stereoscopia un valore aggiunto interessante e da non sottovalutare. Da menzionare assolutamente anche il prezzo di vendita veramente aggressivo, fissato a meno di trenta euro, rendendo ancora più difficile per qualsiasi videogiocatore che osi definirsi tale, trovare una scusa per rinunciare al titolo del creatore di REZ.

KinectNel caso si possegga un Kinect, il titolo Ubisoft è uno dei prodotti che meglio sfruttano le potenzialità della periferica, grazie ad un perfetto adattamento delle meccaniche di gioco, che trovano nella velocità di spostamento delle nostre braccia rispetto ad un cursore, un elemento in grado di migliorare l’esperienza generale. Con la mano destra potrete controllare il mirino, agganciando automaticamente tutti i bersagli toccati. Spostando in avanti il braccio sparerete col Laser. Alzando la mano sinistra il vostro cursore si tramuterà nel Tracer. Sollevando entrambe le braccia si attiverà l’Euforia. Dopo alcune partite utili per affinare i movimenti, dato che un lento cambio di braccio potrebbe causare non voluti sobbalzi di telecamera, l’esperienza Kinect si è rivelata decisamente soddisfacente sia per la precisione sia per la velocità di risposta dei comandi, rendendo in questo modo Child of Eden uno dei prodotti più consigliati, anche se forse stancanti, per il sensore Microsoft.

Capolavoro?Ci fermassimo ai meri numeri, a conteggiare il numero di livelli, i poligoni o le armi da sbloccare non solo faremmo un torto al lavoro di Mizuguchi, ma dimostreremmo di non aver capito Child of Eden. Il lavoro Q Entertainment non si rivolge necessariamente a tutti i videogiocatori in massa, come d’altra parte forse non è nemmeno necessario essere un videogiocatore per poterlo apprezzare (la modalità Senti Eden è lì per questo). Child of Eden è un’esperienza sensoriale, un viaggio alla scoperta di luoghi fantastici, dove all’interno di figure geometriche, animali psichedelici e vorticosi giochi di luce ognuno potrà leggere la storia dell’umanità, un messaggio di speranza, o semplicemente la follia visionaria dell’autore del gioco. Un titolo nel quale ogni vostro movimento e ogni vostro sparo produrrà un suono o un effetto luminoso che andrà a fondersi con la musica o la grafica di sottofondo, che quindi si modellerà in base al vostro gioco, creando un’esperienza unica e coinvolgente nella quale sarete allo stesso tempo fruitori ed artefici di ciò che accadrà a schermo. Child of Eden non è quindi un titolo da “una partita prima di uscire”, ma un qualcosa da gustarsi con calma, nel proprio salotto con le luci soffuse e un buon paio di cuffie sulle orecchie, magari con altri tre pad collegati alla console e posizionati sul corpo o dietro la testa, che completeranno l’esperienza cullandovi attraverso delle vibrazioni aggiuntive. Solo così potrete capire la magia di Child of Eden, solo così potrete capire perché in molti osanneranno questo titolo così come fecero con REZ. E se nemmeno in questo modo capirete cosa abbiamo provato, non vi preoccupate, non siete strani voi, né tanto meno lo siamo noi: come dicevamo Child of Eden non è necessariamente un gioco per tutti!

Lo sapevate che?Tutte le splendide musiche del gioco sono state composte e interpretate dai Genki Rockets, il gruppo musicale dello stesso Tetsuya Mizuguchi e di Kenji Tamai. Inoltre Lumi, la bella protagonista del gioco, è anche la starlette del gruppo, tanto che sia la copertina del primo album, sia alcuni video di Genki Rockets esibiscono la ragazza virtuale nel ruolo di cantante.

– Visonario ed onirico

– Musica eccezionale

– Magnetico

– Non tutti potrebbero apprezzarlo

9.0

Dare un voto a Child of Eden è molto difficile. L’ultimo lavoro di Mizuguchi si discosta come al solito da tutti i canoni ludici conosciuti, proponendo un’esperienza sensoriale che necessita di un adeguato setting ed una certa propensione per essere apprezzata. Child of Eden potrebbe quindi essere, per tutti coloro a cui piace sperimentare, amano la musica elettronica o hanno amato REZ, un capolavoro imprescindibile, mentre tutti gli altri possono tranquillamente farne a meno. Noi lo amiamo, voi?

Voto Recensione di Child of Eden - Recensione


9