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Recensione

Chase:Cold Case Investigations

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 02/11/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

La relativamente breve storia dei videogiochi è tempestata di giochi, e software house con essi, che hanno ricevuto meno attenzione, successo e vendite di quanto avrebbero meritato: il destino comune, per i team di sviluppo autori di perle poco apprezzate, è quello di venire assorbiti, smembrati o, nel peggiore dei casi, chiudere i battenti.
Questo è quello che è successo a Cing, sviluppatore giapponese autore di avventure dal forte taglio narrativo di grandissima qualità (Hotel Dusk Room 215 e Last Window Il Segreto di Cape West sono solo le prime due che vengono in mente) i cui dati di vendita, però, si dimostrarono insufficienti a garantire la prosecuzione della loro carriera videoludica.
Chase: Cold Case Investigations è il loro tentativo di rientrare dalla finestra dopo essere usciti dalla porta.
Misteri irrisolti
Shounosuke Nanase è un detective in forza alla polizia giapponese, un individuo dal carattere ruvido, sempre a metà tra il saccente e l’indisponente, convinto com’è delle proprie capacità e del proprio intuito; Koto Amekura, dal canto suo, pur condividendo il lavoro con Shounosuke, non potrebbe distanziarsene di più a livello emotivo, con modi di fare risoluti ma gentili e un’attitudine scettica alle cose che la circondano.
Attorno a questi due personaggi, dal taglio abbastanza fresco rispetto ai protagonisti dei titoli Cing che abbiamo citato in apertura, Taisuke Kanasaki, game designer già responsabile di alcune tra le avventure più apprezzate uscite sul mercato a marchio Cing, costruisce un intreccio semplice solo all’apparenza, che non lesina dialoghi di un certo peso, finanche un inatteso colpo di scena, ma che inciampa e cade fragorosamente in prossimità del finale.
I due detective fanno parte di una squadra speciale che si occupa dei cosiddetti “casi freddi”, ovvero crimini rimasti insoluti per anni e ormai archiviati, la cui soluzione, spesso, si cela nei particolari, nelle incongruenze, nei dettagli.
Quando squilla il telefono dell’ufficio, allora, e qualcuno lascia intendere che, dietro all’esplosione nel sotterraneo dell’ospedale locale, avvenuta cinque anni prima, potrebbe esserci un omicidio volontario, i nostri due brillanti investigatori si attivano, dando la stura alle vicende che faranno da sfondo alla (breve) avventura.
Se i dialoghi in sé ricordano molto da vicino il livello qualitativo dell’accoppiata di titoli usciti su DS, sono il respiro della storia e il ritmo della narrazione a fallire, troppo limitato l’uno e troppo blando e guidato l’altro.
La passività tipica delle visual novel pesa come un macigno quando non è accompagnata da uno stile narrativo che riesce a compensare con la sua verve, e, purtroppo, la trama dietro Chase: Cold Case Investigations non riesce ad appassionare come i suoi due illustri predecessori.
Chiusi in quattro mura
Più che il plot, comunque, a soffrire della limitatezza di risorse a disposizione del team di sviluppo è stato il gameplay, costretto tra le quattro mura dell’ufficio dei due detective per il novanta per cento del tempo, peraltro assai limitato, di gioco.
In mancanza di qualsiasi opzione per muoversi liberamente tra più location, il giocatore si limita a confrontare delle foto pre e post incidente, ad interrogare sospetti convocati al distretto di polizia e a tentare, in realtà con poco successo, di influenzare il prosieguo della trama tramite scelte multiple disponibili durante alcuni dialoghi.
L’impressione che si ricava da Chase: Cold Case Investigations è quella tipica del “vorrei ma non posso”, dei prodotti che, pur disponendo di buone idee, mancano dei mezzi per metterle in pratica: i puzzle, ad esempio, sono alquanto elementari e poco fantasiosi, e basta un po’ di spirito di osservazione per cavarsela senza troppa fatica.
La durata complessiva del prodotto si ferma a meno di due ore anche per i giocatori più riflessivi, che scendono ad un’ora e mezza appena per quanti, temprati dai due giochi usciti per DS, sanno già come muoversi nei menu e dinanzi ad una scena del crimine: pur essendo convinti che la qualità non si misuri, necessariamente, con il righello della quantità, crediamo che l’offerta ludica sia davvero troppo esigua, soprattutto alla luce del fatto che le sequenze finali appaiono affrettate e poco soddisfacenti.
Chiude il quadro una certa mancanza di libertà per il giocatore, spesso costretto a seguire il percorso obbligato pensato dal team di sviluppo pur avendo compreso con largo anticipo dove il titolo voglia andare a parare, oppure messo dinanzi ad enigmi la cui soluzione appare davvero troppo evidente e telefonata: se i dialoghi, il tratto grafico e l’atmosfera generale riescono a richiamare i momenti migliori di Hotel Dusk e Cape West, sono proprio queste mancanze a livello di gameplay ad impedire a Chase: Cold Case Investigations di replicarne il livello qualitativo.
Il fatto che ci siano anche cose che funzionano, su tutte la caratterizzazione dei nuovi protagonisti e il sistema di interrogatorio, non fa altro che aumentare i rimpianti per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato.
Stile senza troppa sostanza
Il discorso fatto fin qui sul budget modesto a disposizione del (crediamo esiguo) team di sviluppo si applica, ovviamente, anche al comparto grafico, che vive degli alti garantiti da una direzione artistica in linea con i prodotti Cing, e quindi curata, matura e che fa il verso a certe tecniche fumettistiche, e i bassi di una costante mancanza di varietà, di sfondi inanimati, di un set di animazioni ridotto davvero all’osso.
Se abbiamo criticato la brevità dell’avventura, è giusto far notare anche che il prezzo richiesto è invero risibile (5,99 euro) e che, quindi, gli appassionati di lungo corso delle visual novel di stampo investigativo potrebbero volerci fare un pensierino comunque, perché, anche a fronte di un gioco solo sufficiente, le alternative nella ludoteca 3DS latitano, se si escludono i giochi della serie Zero Escape, comunque molto distanti per temi trattati e dinamiche di gioco.
Il lascito di Cing, insomma, merita di meglio di Chase: Cold Case Investigations, e, nonostante questo capitolo interlocutorio, speriamo di rivedere presto sugli schermi Shounosuke e Koto, magari impegnati in avventure più avvincenti e durature.

– Protagonisti azzeccati

– Buona scrittura

– Costa una frazione dei titoli Cing su DS…

– Praticamente una sola location per l’intera avventura

– Finale frettoloso

– …ma offre anche una frazione del loro divertimento

– Enigmi telefonati

6.0

Il paradosso dietro Chase: Cold Case Investigations è che si rivolge agli appassionati di lunga data delle avventura Cing, gli unici che noteranno come il livello qualitativo complessivo, il respiro dell’avventura e i mezzi impiegati siano solo una pallida imitazione dei fasti che furono.

Enigmi troppo telefonati, un ritmo incostante, una durata complessiva insufficiente, e, soprattutto, un finale assai poco soddisfacente gravano come macigni su questa visual novel investigativa, salvata solamente dal costo risicato, dal carisma dei suoi due nuovi protagonisti e da una scrittura mediamente di buon livello.

Speriamo non sia l’ultimo lavoro di Kanasaki-san, ma anche che, per il prossimo, gli si diano gli strumenti per migliorare.

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