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Recensione

Black Mesa

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Avatar di Specialized

a cura di Specialized

Pubblicato il 19/09/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8.5

Per giocare a Black Mesa bisogna scaricare il pacchetto eseguibile direttamente da questo sito. Una volta installato il tutto, si deve poi procedere a scaricare anche il Source SDK 2007 dalla sezione Strumenti di Steam.
Quattordici anni fa Half-Life ridefiniva l’intero panorama degli sparatutto in prima persona cambiandolo per sempre. Non solo corridoi, armi e medikit da raccogliere e mostri da uccidere. Il capolavoro di Valve Software introduceva infatti una profondità di gioco mai vista prima, inserendo anche elementi platform ed enigmi, un ambiente di gioco immersivo come pochi e un sottotesto da survival-horror difficile da dimenticare. Trovate e invenzioni che 14 anni fa sconvolsero un po’ tutti e che cinque anni fa hanno spinto una quarantina di sviluppatori “a tempo perso” a creare un remake di Half-Life. Black Mesa è infatti un rifacimento di quel classico del ’98 abbellito con il motore grafico di Half-Life 2 (il Source Engine), potenziato nel comparto sonoro e rivisto anche nell’intelligenza nemica, nel design dei livelli e in altre importanti elementi di gioco. In più (aspetto da non sottovalutare) è completamente gratuito e ripropone fedelmente quasi tutto Half-Life con l’esclusione dell’ultima parte sul pianeta Xen. Gli sviluppatori hanno già promesso di continuare l’opera di rifacimento anche per gli ultimi livelli del gioco, ma sinceramente, contando che anche nel ’98 l’epilogo di Half-Life fu bistrattato da quasi tutti (se non deriso), non si tratta di una grave mancanza e comunque Black Mesa offre già così com’è una decina di ore di gioco.
Il restyling che ti aspetti
Rituffarsi dopo quasi tre lustri nei laboratori sotterranei di Black Mesa trasmette una forte emozione e non solo per ragioni nostalgiche. Il restyling grafico, seppur non paragonabile ai migliori FPS odierni, è notevole e settando tutte le opzioni grafiche al massimo (e ce ne sono parecchie) l’impatto visivo è quasi insperato. Ambienti più ampi e dettagliati, volti dei PNG più definiti e realistici, animazioni più fluide. Non che fosse insperato rendere più bello un FPS di 14 anni fa, ma considerando la natura totalmente volontaria del progetto e la vastità del gioco, il risultato è davvero notevole e già immaginiamo cosa potrebbe venir fuori se team di questo genere si mettessero a rifare altri classici degli anni ’90. Lo stesso comparto audio vede la presenza di nuove musiche e di nuove linee di dialogo; queste ultime non sono tutte riuscite (alcune risultano fin troppo piatte), ma anche in questo caso lo sforzo nel fornire sempre qualcosa di nuovo va assolutamente premiato e l’atmosfera, già splendida di suo, diventa ancor più affascinante grazie alla nuova colonna sonora. Sempre in ambito tecnico abbiamo riscontrato anche qualche piccolo difetto. Oltre ad almeno quattro o cinque crash sperimentate in circa dieci ore e alcuni bug che hanno già avviato l’iter per una patch correttiva, le schermate di caricamento sono numerose e spezzano non poco la fluidità di gioco comparendo anche nei momenti meno opportuni. Come piccola consolazione c’è da dire che è proprio il Source Engine (e non un difetto del remake) a non permettere l’esplorazione continua di grandi ambienti senza caricarne le varie sezioni, ma a parte queste piccole magagne l’esperienza con Black Mesa si è dimostrata all’altezza della situazione e i frutti dei cinque anni di sviluppo si vedono chiaramente. 
Quattordici anni e non sentirli
Il bello di rigiocare a questo restyling di Half-Life è anche nel rendersi quanto siano cambiati gli FPS da allora ad oggi. Black Mesa è infatti uno sparatutto molto più impegnativo della media odierna; non ci sono mappe o quest log, la salute non si rigenera automaticamente, i nemici sono ancora più tosti e veloci rispetto alla versione originale e non aspettatevi intelligenze artificiali che vi dicono cosa fare o dove andare. Ne esce un gameplay quasi rigenerante, impegnativo al punto giusto (i livelli di difficoltà sono tre) e con solo pochi momenti di frustrazione, che come nel ’98 sono ancora oggi quelli legati al platform. Andando a memoria, gli sviluppatori hanno eliminato qualche passaggio più ostico verso il finale, ma le sezioni di salto in prima persona sono da sempre una scommessa rischiosa per qualsiasi gioco in soggettiva e Black Mesa, che non ha certo la fluidità e i controlli di Mirror’s Edge, non fa eccezione. Superato questo scoglio, il capolavoro di 14 anni fa rimane però tale con tutti i suoi pregi e i suoi pochi difetti, che tra l’altro non sono stati ingigantiti nel corso degli anni come invece capita con altri classici del passato rigiocati oggi. Questo remake è insomma consigliato sia ai fan di vecchia data, che di certo non si ricorderanno alla perfezione ogni metro percorso a Black Mesa, sia a chi non ha mai incrociato la propria strada con quella di Gordon Freeman e non può assolutamente perdersi una simile pietra miliare.

– Completamente gratuito

– Il gioco non ha perso un briciolo di bellezza

– Ottimo restyling grafico

– Manca l’ultima parte su Xen

– Qualche bug da sistemare

– Alcune sezioni platform sono ancora frustranti

8.5

Avremmo premiato un progetto come Black Mesa anche se fosse stato a pagamento, ma giocarselo gratuitamente non può che innalzare ulteriormente la valutazione finale. Questo remake di Half-Life riconferma infatti sia l’assoluta validità del gioco a quasi quindici anni di distanza dalla sua uscita, sia l’ottimo restyling grafico portato avanti da un team di oltre quaranta sviluppatori su base assolutamente volontaria. Il risultato, seppur ancora un po’ acerbo per qualche sbavatura tecnica e non privo di bug, convince pienamente e le novità introdotte non fanno altro che aggiungere prestigio e longevità a un progetto da lodare sotto tutti i punti di vista.

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