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Recensione

Bioshock Infinite: Burial At Sea Part 1

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Avatar di Kaname

a cura di Kaname

Pubblicato il 16/11/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

“No Gods or Kings. Only Man.” Queste furono le parole che ci accolsero quando, nell’agosto del 2007, discendemmo per la prima volta nelle profondità dell’Oceano Nordatlantico e mettemmo piede a Rapture, l’utopica città sottomarina protagonista degli eventi del primo Bioshock. Parole imponenti e cariche di significati che, in un certo senso, fungevano da monito per quello ci avrebbe atteso una volta varcata la soglia di quell’immensa opera architettonica ormai divorata dal caos e dalla corruzione che da sempre accompagnano la storia dell’uomo. Gli orrori e le aberrazioni che abbiamo incontrato e affrontato in seguito hanno contribuito a plasmare una delle serie di maggiore successo di questa generazione che, con tre capitoli all’attivo, promette di poter intrattenere ancora a lungo. Se con Bioshock Infinite si era optato per un completo cambio di locazione, portandoci nei vasti cieli di Columbia, con Burial at Sea si è voluti tornare, in un certo senso, alle origini della serie, in quel luogo che stupì e appassionò un così gran numero di giocatori. E’ proprio a Rapture che iniziano nuovamente le vicende ma, questa volta, Rapture è diversa; essa è ancora la prosperosa e anticonformista città libera idolatrata dai propri fondatori e abitanti che non abbiamo avuto modo di conoscere se non attraverso testimonianze indirette e racconti. Come ben sappiamo, tuttavia, la situazione sarebbe presto precipitata drasticamente.

Ricordi del mareE’ il 31 dicembre 1958 e la scena che ci accoglie una volta avviato il gioco è fin troppo familiare. Ci troviamo nuovamente in ufficio dall’aspetto fatiscente, polveroso e con una flebile luce che filtra attraverso le imposte socchiuse, quando vediamo entrare una ragazza dall’aspetto fin troppo noto a noi giocatori ma che lascia visibilmente perplesso il povero Booker De Witt. Il compito che ci verrà affidato dalla nuova, seducente Elizabeth sarà, ancora una volta, quello di trovare una ragazza ma, per non rovinarvi eccessivamente la sorpresa, eviteremo di fornire informazioni eccessivamente dettagliate. La trama, infatti, è chiaramente l’elemento portante su cui si fonda questo atipico add-on, permeato da un’atmosfera noir ottimamente mescolata alle tonalità vibranti che hanno caratterizzato Bioshock Infinite e al particolarissimo design in stile art decò della Rapture dei primi due capitoli. Una trama che, tuttavia, si sviluppa in modo piuttosto blando per tutta la brevissima durata della nuova avventura del signor De Witt, eccezion fatta per un considerevole crescendo nelle fasi finali che risollevano solo in parte il giudizio finale. Per quanto appagante e soddisfacente per i più nostalgici, l’esplorazione della Rapture pre-decadente è circoscritta ad appena un paio di aree e, ben presto, ci ritroveremo in una zona dalle tinte più cupe, impegnati ad affrontare le numerose schiere di ricombinati che cercheranno di ucciderci senza pensarci due volte. Chiaramente nessuno si sarebbe aspettato di girovagare spensieratamente per tutta la durata del capitolo, ma era comunque auspicabile una maggiore varietà di situazioni che, ormai, risultano essere troppo simili tra loro e cadono spesso e volentieri nell’eccessivamente banale e prevedibile. Manca insomma quel tocco di classe che aveva permesso al Bioshock originale di distinguersi dalla concorrenza ed eccellere sotto tutti i principali aspetti che compongono un videogioco di successo.

Le siringhe non vanno più di modaAnche il gameplay si ripresenta grossomodo invariato, ma con alcune piccole modifiche che hanno destato inizialmente qualche perplessità. Essendo tornati a Rapture, chiaramente, sono ritornati anche i tanto amati plasmidi. Plasmidi che, tuttavia, sono di fatto dei Vigor sotto mentite spoglie sia come tipologia d’effetto che come modalità di somministrazione. Niente siringhe di Eve da far impallidire anche il più tenace dei tossicodipendenti, bensì i più pratici flaconi dei Tonici Vigor di Bioshock Infinite. Al vecchio roster, tra l’altro, si aggiunge il nuovo Freddo Inverno che, come facilmente intuibile dal nome, permetterà al giocatore di congelare gli avversari e farli a pezzi a colpi d’arma da fuoco o con un montante ben assestato con il fidato Skyhook. Skyhook che fa il suo inaspettato ritorno, ma come arma corpo a corpo piuttosto che come vero e proprio fulcro dell’esperienza di gioco come lo era stato a Columbia. La sua effettiva utilità, infatti, è limitata ad una manciata di occasioni e fornisce unicamente una sorta di approccio alternativo alla situazione piuttosto che un elemento portante attorno a cui è stato sviluppato il level design. Tutto sommato nulla di inaspettato, vista e considerata la particolare collocazione della città ma, a tal riguardo, rimane spontaneo chiedersi se tale accessorio sia stato nuovamente introdotto solo per la sorta di siparietto antecedente la sua acquisizione o per una vera e propria predisposizione di gameplay. Un ben più gradito ritorno è costituito invece dalla ruota di selezione delle armi. Per quanto il sistema ben più limitato di Bioshock Infinite incentivava, in un certo senso, un approccio più ponderato e strategico alle situazioni, il considerevole numero di avversari e punti di respawn che dovrete affrontare in Burial At Sea fanno sì che la possibilità di avere tutte le principali bocche da fuoco a disposizione in ogni momento sia una gradita variazione. A tal proposito è doveroso segnalare l’introduzione di una nuova divertentissima arma chiamata Teleforno, una sorta di amplificatore in grando di sparare dei raggi a microonde capaci di far letteralmente esplodere i malcapitati di turno.

Meraviglie dell’arroganza umanaCome già anticipato, la direzione artistica di Bioshock Infinite – Burial At Sea è, ancora una volta, di primissimo livello e lo stesso si può dire per il level design, efficace e condito con una discreta varietà di proposte. I più meticolosi non avranno problemi ad esplorare in lungo e in largo la nuova Rapture e trovare tutti gli audio-diari e le simpatiche citazioni sporadicamente disseminate per le varie aree di gioco, ma sarà comunque un piacere cimentarsi nell’impresa. Accompagnamento musicale azzeccatissimo e realizzazione grafica di tutto rispetto fanno da contorno a quello che, sinceramente, sarebbe potuto essere un prodotto di gran lunga più interessante se sviluppato più accuratamente. Da segnalare alcuni bug minori relativi all’IA di Elizabeth, la quale svolge comunque un ruolo più che soddisfacente, e ad alcune animazioni che appaiono eccessivamente goffe e forzate in alcuni frangenti. Vera e propria spina nel fianco rimane comunque la longevità, in particolar modo considerato il costo tutt’altro che irrisorio per questo primo capitolo. A livello Normale l’avventura è durata all’incirca 3 ore, dedicando una buona fetta di tempo all’esplorazione e alla contemplazione delle grazie architettoniche e non. Chiaramente aumentando il livello di sfida si può in parte sopperire a questa mancanza ma, a fronte dei 15€ richiesti per il solo Episodio 1, il giudizio non può che essere negativo per quanto riguarda il connubio longevità/prezzo.

– Rapture è sempre uno spettacolo per gli occhi

– Potenziale narrativo ottimo ma…

– Elizabeth più in forma che mai

– Buon livello di sfida

– Longevità scarsa

– …narrazione piuttosto blanda e insipida

– Poca varietà di situazioni

– Skyhook completamente accessorio

7.5

Dopo l’ottimo Bioshock Infinite eravamo in molti ad attendere con trepidante attesa questa prima parte di Burial At Sea, in particolar modo per la promessa di riportarci nella tanto amata Rapture e concederci uno scorcio del suo stato antecedente al crollo totale. Attesa che, purtroppo, è stata ripagata solo a metà. Una longevità molto bassa e una scarsa varietà di situazioni di gioco non permettono infatti al titolo di eccellere come sperato. Mezza delusione anche dal punto di vista della trama, con un incredibile cliffhanger finale che lascia con il fiato sospeso, ma che accompagna molto blandamente il resto della vicenda. Apprezzatissima invece la nuova Elizabeth per il suo notevole cambiamento estetico ma anche interiore. L’innocente ragazza di Bioshock Infinite è ormai una donna matura e decisa, il che fa ben sperare per l’Episodio 2 in cui, teoricamente, impersoneremo proprio lei.

In sintesi un acquisto che ci sentiamo di consigliare unicamente qualora abbiate preso in considerazione il Season Pass del titolo, che altrimenti si rivela essere un esborso economico tutt’altro che indifferente se considerata la necessità di investire altri 15€ per la seconda parte dell’opera. Una vera occasione mancata.

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