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Recensione

BigFest

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Avatar di JinChamp

a cura di JinChamp

Pubblicato il 30/12/2015 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

5

C’era una volta una console con un bel touch screen, uno schermo che quasi arrivava all’alta definizione e tante altre belle cosine. Purtroppo però questa console viveva nelle case delle persone un po’ abbandonata a sé stessa, su una mensola o in un cassetto, per lo più coperta da uno strato di polvere e con la batteria quasi (o completamente) scarica. Stiamo ovviamente parlando di PS Vita ed è più o meno questa la situazione di quando l’abbiamo riesumata dalla naftalina per mettere le nostre luride zampacce su un nuovo titolo arrivato in esclusiva per la portatile di casa Sony. Sviluppato da On The Metal Ltd, ecco a voi BigFest.

Big “Theme” FestSoprattutto i giocatori con qualche inverno in più sul groppone ricorderanno certamente la serie “Theme”, gestionali in cui ci si doveva prendere cura dalla A alla Z di un parco di divertimenti, di un ospedale o altro a seconda del titolo specifico. BigFest riprende paro paro queste meccaniche di gioco e rende il giocatore manager di una grossa area in cui organizzare dei concerti.Gli aspetti principali del gioco sono essenzialmente quattro: la location, gli artisti che si esibiranno di volta in volta, il pubblico e gli amici. Inizialmente ci ritroveremo ad aver a che fare con un palco abbastanza spoglio e la completa assenza di servizi per i visitatori. Per aggiungere e migliorare ogni elemento, verremo assistiti da un roadie, lo stereotipo del motociclista badass americano, a cui potremo aggiungerne altri nel corso della nostra partita semplicemente rimettendo in sesto delle vecchie roulotte malmesse. I roadie sono un elemento imprescindibile del gioco e fungono in pratica da countdown. Ad esempio, se volessimo costruire una bancarella che venda bevande calde, una volta selezionata e pagata, verrà avviato il cantiere e questo verrà reso disponibile e fruibile non appena un roadie andrà a completare i lavori, senza le grosse perdite di tempo tipiche dei giochi stile free-to-play. La personalizzazione dell’ambiente è totale e molto varia, gestita in modo abbastanza intuitivo – ma non particolarmente preciso – dal touch screen. All’inizio dovremmo far conto soprattutto con gli elementi di prima necessità, come bagni chimici, pattumiere e chioschetti per le bibite, e solo successivamente potremmo sbizzarrirci tra decine di elementi molto simpatici, rendendo di fatto il concerto sul palco non più l’unica attrazione, quanto quella principale in un ricco luna park.Grande attenzione è posta anche per quanto riguarda gli artisti che vorremo far esibire sul nostro palco. Sarà possibile scegliere, anche scaricandoli utilizzando una connessione ad internet, tra decine di gruppi della scena indipendente, che abbracciano praticamente ogni genere musicale per andare in contro ad ogni gusto. Questi spesso tenderanno a comportarsi come bambini viziati e sarà nostro compito accontentarli, in modo da migliorare la loro performance e di conseguenza l’apprezzamento da parte del pubblico. È dunque importante valutare sia chi si intende far esibire in una serata e soprattutto come gestire la scaletta, altrimenti si innescheranno gelosie tra band che comprometteranno la qualità del concerto.Prendersi cura dei visitatori è probabilmente l’aspetto più divertente, ma anche quello che ci porterà via più tempo. Prendersi cura di loro è la chiave per avere uno show di successo ed aumentare la nostra barra del “vibe”, ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo tantissimi capricci e rompiscatole. Ebbene sì, se è abbastanza normale che un visitatore si lamenti della mancanza di toilette o di lunghe code alle bancarelle, è molto divertente veder arrivare i veri e propri guastafeste. Pazzi nudisti e punkabbestia maleodoranti sono i primi esempi che vengono introdotti nel gioco di individui che si aggireranno insolentemente tra il pubblico, disturbandoli creando malcontento tra tutti gli altri che volevano solo godersi la festa. Il nostro compito sarà intercettarli utilizzando prevalentemente la visuale ampia dall’alto e, quindi, sbatterli fuori senza passare dal via.La vera sorpresa è stata però trovare un elemento social in BigFest. È infatti possibile visitare in qualsiasi momento il concerto di un amico, copiare elementi e assolutamente fare il rompiscatole per rovinargli la festa. Per sopperire alla più che probabile difficoltà a trovare amici, vengono proposti alcuni festival gestiti da personaggi fittizzi, controllati comunque dalla cpu.

Will we rock you?Fatta questa doverosa panoramica degli elementi del gioco, l’interrogativo che vi starete ponendo se siete arrivati a questo punto sarà “BigFest è un titolo che funziona?”, e quindi vi rispondiamo con un sibilinno: probabilmente no.Pur apprezzando l’idea di fondo, l’originalità di aver pescato canzoni tra artisti semisconosciuti comunque orecchiabili e l’immediatezza delle meccaniche, ci è veramente difficile esprimere un parere positivo a riguardo. Un po’ perché il titolo proposto dai ragazzi di On The Metal Ltd ricalca troppo il format tipico dei giochi per smartphone più che semplicemente quelli per console portatili, portando con sé una facilitazione eccessiva del gameplay e privandolo di quella profondità necessaria affinché non risulti noioso dopo un po’ di tempo. Probabilmente riuscirà a conquistare gli appassionati del genere in ogni caso o ad interessare gli amanti della musica con i suoi brani di nicchia, e questi potrebbero chiudere volentieri un occhio davanti alla possibilità di organizzare e godersi il proprio personale Woodstock in miniatura. Come diceva qualcuno, non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace. BigFest potrebbe piacere ed essere goduto da qualcuno che non abbia grosse pretese, che si accontenti di un gameplay semplice ed immediato; in buona sostanza difficilmente potrà essere apprezzato da un videogiocatore esigente. Se cercate un titolo che vi sappia catturare con un gameplay stimolante e che rievochi in voi il ricordo delle vecchie produzioni Bullfrog, la delusione potrebbe essere dietro l’angolo ma potreste decidere di dedicargli alcune ore se siete semplicemente in cerca di un passatempo sfizioso, un po’ mordi e fuggi.Il comparto tecnico è probabilmente quello più trascurato e che farebbe pensare proprio che il progetto sia partito con in mente un ambiente smartphone piuttosto che PS Vita. Anche l’ottimizzazione ha diverse pecche, sia per quanto riguarda la precisione del touch già citata ma anche per un framerate ballerino che è assolutamente ingiustificato per un hardware così performante. 

– Molto accessibile ed immediato

– Simpatico nella sua follia

– Tecnicamente scarso

– Meccaniche abusate che annoiano dopo non molto

5.0

Se aspettavate un buon motivo per rispolverare letteralmente la vostra PS Vita, BigFest non ve ne darà. Un gioco simpatico ed immediato, purtroppo zavorrato da una banalità di fondo che renderà difficile al giocatore anche più casual di appassionarsi, tanto da spingerlo a continuare la propria partita in altre brevi sessioni a venire. Consigliato probabilmente solo ad un pubblico poco esigente e nostalgico dei vecchi gestionali “Theme”, oltre che una piccola chicca per chi ama ascoltare musica originale più di nicchia. Sarebbe stato forse meglio vedere BigFest proposto su un dispositivo mobile, mentre su Vita proprio non riesce – purtroppo – a ravvivare una lineup già povera.

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